giovedì 24 dicembre 2020

Smartworking

In questi mesi il coronavirus ha rivoluzionato la vita di molti italiani: scuole chiuse e in tanti costretti, o cortesemente invitati, a lavorare da casa. In passato lo chiamavamo telelavoro, ed era, più che una realtà, un sogno. In primavera, nelle zone a maggior rischio virus, molte aziende, anche quelle che non erano preparate al lavoro da casa, hanno avviato una sorta di «smart working di fatto». In molti, in questi mesi, stanno parlando di gigantesca opportunità per accelerare l’adozione di massa di quel lavoro agile di cui si parla da anni.

Riflettiamo su vantaggi e limiti del telelavoro. Stare lontano dall'ufficio ci fa capire quanto siamo importanti all'interno della nostra organizzazione: per chi si sente indispensabile (vedrà che il mondo continua anche senza di lui) e per chi pensa che il suo lavoro sia poco più che inutile (vedrà invece che i colleghi hanno bisogno di lui). E poi: cosa cambia se incontriamo un cliente dal vivo o lo sentiamo al telefono? Come funziona una riunione a video?

Il lavoro agile sin teoria piace a tutti: le aziende risparmiano e i dipendenti sono più rilassati, hanno più tempo libero, risparmiano sulle spese di viaggio, evitano di rimanere intrappolati nel traffico, possono gestire meglio i figli. Ci sono anche dei lati negativi naturalmente. Stare in ufficio vuol dire parlare più facilmente con i colleghi: una riunione in video-conferenza non è la stessa cosa di una riunione dal vivo. Guardarsi negli occhi quando si devono prendere decisioni importanti è sempre meglio.

Nel futuro forse la soluzione migliore sarà un giusto mix di lavoro da casa e in ufficio.

domenica 20 dicembre 2020

Cosa sono i pagamenti digitali

Il settore dei pagamenti digitali è in continua crescita ma nel 2021 , in Italia, potrebbe addirittura mettere le ali. I primi segnali positivi stanno già venendo da questo fine anno. Il meccanismo del Cashback (se paghi in digitale il governo ti rimborsa una percentuale della spesa)  sta mettendo le ali alle spese con carte ed app.

Rapidità, comodità e modernità sono le principali caratteristiche dei pagamenti digitali: in una società moderna e attiva digitalmente 24 ore su 24 è inevitabile che anche i settori di vendita e pagamento subiscano radicali modifiche.

Fino ad ora il metodo più diffuso è stato quello con carte: bancomat e carta di credito. Inserisco la carta nel pos o addirittura, per piccole somme con il più semplice contactless (avvicino alla carta). Potremmo classificare nei pagamenti elettronici anche i bonifici ormai comunemente eseguiti dal cliente senza andare direttamente in banca: dal pc ma ancora più comodamente dalla app della banca.

Infine in grande sviluppo ci sono tutte le modalità di pagamento con app dallo smartphone. in Italia per esempio ha avuto molto successo Satispay, nel nostro territorio molto diffusa, perchè nata a Cuneo.

Sono molti i vantaggi del pagamento elettronico: la maggior parte dei pagamenti digitali offre al cliente una valida copertura assicurativa per la merce acquistata online. In molti casi è possibile ottenere rapidi rimborsi in caso di restituzione del prodotto e risarcimenti validi nell’eventualità di una truffa.

I consumatori desiderano sicurezza ma anche semplicità e velocità: i pagamenti digitali sono ultraveloci. Con il pagamento digitale, se vado all'estero non mi devo procurare la moneta del luogo. Nessun problema per il cambio moneta.

venerdì 11 dicembre 2020

Tesla Semi, il tir elettrico


Le riprese effettuate nei pressi di Fremont rendono finalmente l'idea della potenza del camion elettrico Tesla. L'accelerazione bruciante è una delle tante caratteristiche dell'auto elettrica. Spesso si sente parlare di normali auto elettriche capaci della stessa accelerazione di auto sportive come Ferrari o Lamborghini.

Stavolta però l'accelerazione sotto la lente non è di un'auto o di una due ruote, ma di un mezzo molto molto più grande e pesantee allora fa ancora più effetto.

Quando si parla di mezzi pesanti, come il camion elettrico Tesla Semi, pensare a un'accelerazione improvvisa è decisamente meno scontato. Basta però guardare il video qui sotto per rimanere impressionati. Nel filmato girato da un utente nei pressi di Fremont (California) è stato immortalato un prototipo del camion di colore grigio, che dopo aver affrontato una curva a sinistra, trovandosi di fronte il rettilineo, è protagonista di un inaspettato scatto.

Nel breve video si può chiaramente vedere che il Semi guadagna velocità in modo incredibilmente rapido se si pensa che stiamo parlando di "bestione" con rimorchio. Il Tesla Semi privo di rimorchio del resto accelera da 0 a100 in circa 5 secondi (20 secondi con rimorchio a pieno carico).

Le prestazioni del Semi sono assicurate da quattro motori elettrici della stessa tipologia di quelli che troviamo sulla Tesla Model 3. La sua autonomia, stando alle recenti dichiarazioni di Elon  Musk, dovrebbe attestarsi intorno ai 1.000 km.




martedì 1 dicembre 2020

Tanta tecnologia italiana protegge i piloti di F1


L'incidente di Romain Grosjean durante il GP di Formula 1di domenica in Bahrain sarà ricordato a lungo per la sua drammaticità. Fortunatamente e questa è la cosa più importante, il pilota ne è uscito con le sue gambe. Per lui solo alcune ustioni soprattutto alle mani a causa dell'incendio scoppiato a seguito dell'impatto della sua monoposto contro le barriere protettive della pista. Qualcuno ha addirittura "gridato al miracolo".

In realtà, se il pilota oggi può sorridere ancora lo deve alla grande sicurezza che hanno raggiunto le monoposto di F1 che dal 2018 dispongono anche del sistema Halo che proprio in questa occasione ha salvato la vita a Grosjean. Ma cos'è e come funziona Halo?

Si tratta di un tubo curvato, in titanio, che sta davanti alla testa del pilota. Inizialmente i piloti non lo volevano perchè limita la visuale, ma possiamo dire che ha salvato già la vita di almeno due piloti.

C'è anche un po' di Italia in questa tecnologia. VSystem un'azienda di Fiorano (non a caso città vicino a maranello dove ha sede la Ferrari) è uno dei produttori del sistema. Halo deve resistere a forze spaventose di impatto di circa 10 tonnellate. 

Anche la scocca, l'abitacolo di Grosjean, è prodotta in Italia dalla Dallara. La cosiddetta cellula di sopravvivenza è realizzata in carbonio e rinforzata da strati di kevlar, materiale impiegato anche nei giubbotti antiproiettile. 

Molto importante anche la tuta che indossava il pilota, sempre italiana, visto che è stato avvolto dalle fiamme per 27 secondi riportando solo leggere ustioni. Sono realizzate in tre strati traspiranti di Nomex e deve resistere a 800 gradi.



sabato 28 novembre 2020

Treno a idrogeno Alstom

L'Alstom di Savigliano (nata in tempi antichi sotto il nome FIAT Ferroviaria, poi venduto alla multinazionale francese), guarda decisamente verso il futuro e sta producendo treni all'avanguardia.

Si tratta del «Coradia iLint», convoglio alimentato a celle a combustibile a idrogeno, che ha già percorso oltre 180 mila chilometri sulle strade ferrate di Germania e Olanda in oltre un anno e mezzo di sperimentazione e poi è entrato in servizio in Germania e da poco anche in Austria.

Si tratta di un treno progettato per linee ferroviarie minori non elettrificate e oggi servite da inquinanti treni diesel. L'uso dell'idrogeno invece è completamente pulito: il gas idrogeno alimenta le celle a combustibile che producono l'energia elettrica che fa muovere il treno.

I primi 6 treni, a cui ne seguiranno subito 8, entreranno in funzione sulle linee lombarde nel 2023 

Il «Coradia iLint» può trasportare fino a 320 passeggeri. È il primo treno passeggeri regionale al mondo con una dotazione di celle a combustibile per convertire idrogeno e ossigeno in elettricità, eliminando così le emissioni inquinanti legate alla propulsione. Il treno è silenzioso e la sua unica emissione è vapore acqueo. Ha un'autonomia di circa mille chilometri.

Germania e Francia sono molto interessate al suo sviluppo, perché oltre il 40% delle loro linee non è elettrificato. Ma anche in Italia, e soprattutto in Piemonte, dove il reticolato ferroviario regionale è piuttosto sviluppato, l'interesse è alto, visto che il 33% delle tratte funziona con locomotori diesel.

lunedì 16 novembre 2020

Gli acchiappa-virus


I media sono pieni di notizie brutte. Ma a volte ci sono storie che danno speranza. Questa è una di quelle. Parlo della coppia, marito moglie, che hanno inventato il vaccino più promettente che sconfiggerà il Covid 19.

Si chiamano Ugur Sahin e Oezlem Tuereci, sono entrambi turchi, arrivati in Germania da bambini. Sono loro le due menti geniali a capo della BioNTech, la società farmaceutica tedesca che insieme all'americana Pfizer ha messo a punto il vaccino che pare abbia un'efficacia pari al 90%.

Una storia, la loro, di immigrazione di successo. Sahin, figlio di immigrati arrivato in Germania con la madre all'età di quattro anni, oggi è nella lista dei 100 tedeschi più ricchi del Paese. Sahin è anche professore di oncologia (la materia che studia i tumori). Veste preferibilmente in camicia e jeans e viaggia in bicicletta. la ricchezza non gli ha dato certamente alla testa.

Lui e sua madre arrivarono nel 1969 in Germania, dove il padre lavorava alla fabbrica della Ford di Colonia: il piccolo Ugur si convincerà presto che da grande la sua professione sarà la medicina. 

Si racconta che la passione per la medicina sia tale che anche la mattina del loro matrimonio i due fossero ancora al lavoro in laboratorio, e lì sono tornati dopo la cerimonia. Fondarono la loro prima azienda nel 2001, che 15 anni dopo venne acquisita da un colosso giapponese della farmaceutica. La BioNTech Sahin la fonda nel 2009, con la moglie.

A gennaio Sahin legge il primo rapporto scientifico sull'esplosione del virus a Wuhan e capisce che di lì a poco sarebbe scoppiata una pandemia. Decide così di affiancare alla ricerca sul cancro quella sul nuovo coronavirus.

sabato 7 novembre 2020

TIR fotovoltaico in sperimentazione


Un importante marchio svedese dei veicoli industriali per autotrasporto intende sviluppare un rimorchio per camion ricoperto di pannelli fotovoltaici, la cui energia alimenterà le batterie di un Tir ibrido (con motore tradizionale e con motore elettrico).

Il nuovo camion (nell’immagine,  dal sito Scania), sarà testato dalla compagnia svedese Ernst Express. La stessa compagnia di autotrasporti ha già collaborato con Scania per sperimentare la prima strada elettrica al mondo, dove i camion possono viaggiare agganciandosi con i pantografi a una linea elettrica aerea (un po’ come i tram/filobus).

Il rimorchio, spiega una nota, sarà lungo 18 metri: i pannelli solari, installati sui lati e sulla copertura, copriranno un’area totale di 140 metri quadrati.

Scania si aspetta che i pannelli ridurranno i consumi, con il soleggiamento svedese, quasi del 10%, mentre con irraggiamenti come quelli del sud della Spagna la riduzione sui consumi potrebbe arrivare al 20%.

martedì 27 ottobre 2020

Perché studiare?

Lo studio “a memoria”, ossia “a pappagallino” funziona per esercitare la memoria, appunto. Ma ha un grande limite: “stacca” una parte del cervello (quella che serve a capire) e la mette a riposo. Il risultato è che, di un testo imparato a memoria, si comprende davvero ben poco. Quindi, per esempio, se il prof entra nel dettaglio e chiede “Sì, ma cosa significa?”, il rischio è quello di non aprire bocca.

Si può fare a meno dello studio? No: per capirlo dovete abbandonare per un momento l'aula, il banco, lo zaino, le verifiche e i problemi di matematica. E provare a guardare più lontano, a qualcosa di molto più grande. L'uomo è riuscito a evolvere, a passare dall'uso della ruota all'arrivo sul pianeta Marte perché ha elaborato le informazioni che possedeva; le ha trascritte (non appena ha imparato a farlo); le ha catalogate.

Secoli dopo secoli, queste informazioni sono diventate sempre di più. Le biblioteche hanno avuto il compito di trattenerle come tesori preziosi, e poi di condividerle. Oggi queste “informazioni” sono a disposizione di tutti: gli studenti, nel loro primo percorso di studi, apprendono “i fondamentali” di ogni materia. Questi dati – la storia della letteratura, dei fatti, la geografia, la matematica, le lingue – se ci pensate bene, vi permettono di diventare protagonisti del mondo. Per esempio, vi fanno capire in quale continente vivete; quale forma di governo regola il vostro Paese; quali battaglie sono state combattute perché tutte le persone fossero finalmente libere.

Quando, poi, si tratterà di decidere quale scuola superiore frequentare, il mondo della conoscenza si aprirà ancora di più: a questo punto sarete voi a scegliere, tra tutte le “materie” che avete incontrato, quella che più vi incuriosisce o vi interessa. Il medico, l'ingegnere, l'insegnante, il giornalista, l'agricoltore: ogni professione richiede una formazione specifica, anche questa risultato di decenni di stratificazioni di conoscenze, che oggi vengono rese disponibili nella loro forma più aggiornata.

Lo studio, in pratica, vissuto da piccoli, da adulti, da anziani, ha sempre la stessa funzione: fornisce gli strumenti per capire la realtà, presente e passata.

giovedì 22 ottobre 2020

Che cos'è la memoria RAM?

La memoria RAM è un tipo di memoria volatile (cioè quando si spegne il computer, i dati al suo interno vengono persi) in cui il tempo di accesso ad ogni singolo dato è indipendente dalla sua posizione o dalla quantità di dati immagazzinati. Il suo acronimo appunto è Random Access Memory

Si contrappone alle altre memoria, come Hard Disk, SSD o CD/DVD per la posizione privilegiata all’interno della scheda madre. Infatti, sono studiate per dialogare direttamente con il processore, e per farlo, devono essere molto reattive.

Proviamo, con l’immaginazione, a costruire un computer. Per prima cosa avremmo bisogno di un processore, il componente fondamentale che permette di effettuare tutte le operazioni e gestire i processi. Per poterlo usare però, avremmo anche bisogno di una serie di dispositivi di ingresso (tastiera, mouse, monitor touch screen, …) e dei dispositivi di uscita (monitor, stampante, …). In questo modo abbiamo tutto il necessario per lavorare, ma si porrebbe un problema. Dove salvo il lavoro che sto svolgendo? A questo punto, aggiungiamo anche una memoria di massa (Hard Disk o HDD) dove è possibile leggere e scrivere in modo permanente i dati. Ora tutto funziona, ma non benissimo. Il computer risulterebbe sbilanciato, con un processore che elabora miliardi di informazioni al secondo, ma che deve attendere i tempi biblici della memoria di massa per l’immagazzinamento dei dati. Come risolvere il problema? Aggiungendo un ulteriore componente: la memoria RAM, che è molto più veloce rispetto alla memoria di massa. Così facendo, possiamo far dialogare il processore con questa tipologia di memoria che, a sua volta, quando deve salvare i dati in modo permanente, comunica con la memoria di massa.

Quanta RAM occorre installare? Verrebbe da dire che più RAM ha il computer, meglio è. E in effetti è vero! Ma come sempre, non bisogna guardare sempre e solo alla quantità, ma anche alla qualità. Ecco alcune indicazioni.

Latenza - Questo parametro riveste un ruolo importante nel valutare le prestazioni della memoria RAM e può essere definito come il tempo di reazione della memoria. Minore è la latenza, più la memoria è prestazionale. Normalmente questo valore viene riportato nelle confezioni con un numero preceduto dalla sigla CL (ad esempio CL14)

DDR - Lo standard attualmente più diffuso per le memorie RAM sono le DDR (Double Data Rate) nelle quali i dati vengono trasmessi su due vie ottenendo il raddoppio della velocità della memoria. Ad oggi, le memorie più performanti sono le DDR4 ma sono prossime a uscire le prime memorie DDR5, che dovrebbero offrire una maggiore velocità di trasferimento dati con un ridotto consumo energetico.

Le memorie RAM, proprio per le loro prestazioni, sono molto costose. Al momento dell’acquisto di un computer, non bisogna però sottovalutare l’importanza di tale componente, soprattutto se vogliamo che il computer sia performante anche dopo 3 o 4 anni dall’acquisto. Oggi un nuovo pc non deve avere meno di 8Gb di RAM.

mercoledì 21 ottobre 2020

Realtà aumentata e realtà virtuale


Anche conosciuta con l’acronimo AR, la Realtà Aumentata arricchisce l’esperienza delle persone in real-time sovrapponendo informazioni e contenuti digitali tridimensionali nell’ambiente reale attraverso l’utilizzo di dispositivi mobile o dispositivi indossabili di ultima generazione.

Gli elementi digitali, che “aumentano” la realtà, vengono visualizzati attraverso un dispositivo come Smartphone o Tablet. Inoltre, sono disponibili altri sensori come i dispositivi di visione (occhiali a proiezione sulla retina), di ascolto (auricolari) e di manipolazione (guanti). Tali dispositivi aggiungono informazioni multimediali alla realtà già normalmente percepita. La Realtà Aumentata, grazie all’utilizzo dei dispositivi, ha la potenzialità di arricchire  di informazioni e contenuti la vita di ogni persona.

Posizionando il dispositivo nel punto in cui si desidera inserire il contenuto, viene fissato l’oggetto digitale e si amplifica la realtà dell’Utente che accede a contenuti ed informazioni aumentate aggiuntive.Un chiaro esempio di Realtà Aumentata è il famoso gioco Pokemon Go. Con la videocamera dello smartphone si inquadra una parte della città e le realtà aumentata vi aggiunge i simpatici Pokemon da catturare.

La realtà virtuale (virtual reality, VR) invece simula la realtà effettiva in un ambiente digitale. Le persone sono immerse in un ambiente in cui le percezioni naturali dei cinque sensi non sembrano essere più presenti, in quanto sostituite da altre. La distinzione tra realtà aumentata e realtà virtuale tuttavia non è così netta: si parla anche di realtà mista (Mixed Reality), dove VR e AR si collocano adiacenti e non sono più due concetti opposti. La mediazione avviene solitamente in tempo reale. Le “informazioni” del mondo reale che circonda l’utente vengono catturate da un flusso video di una telecamera e combinate con i contenuti virtuali in un mix di realtà e virtualità.

Con l’evoluzione e l’avvento dei nuovi dispositivi indossabili le informazioni digitali non sono più decontestualizzate su uno schermo piatto. Esse vengono proiettate virtualmente attraverso degli ologrammi nel punto in cui si svolge l’azione. La realtà aumentata può essere utilizzata dalle aziende per efficientare i processi produttivi, per assistere l’operatore durante la riparazione e manutenzione di un macchinario, per il training e la formazione del personale a distanza: sviluppi promettente si attendono dal mondo sanitario.

venerdì 9 ottobre 2020

Pneumatici airless: non si forano mai


Qualcuno sta studiando pneumatici airless, senza camera d’aria e a prova di foratura. Lo sviluppo è in fase molto avanzata e la Bridgestone, grazie a quasi 90 anni di esperienza  è in pole position per l’arrivo nella produzione in serie. Sarà la mobilità del futuro, gomme airless caratterizzata da pneumatici con battistrada una struttura molto resistenti a buche, forature e privi di manutenzione. 

“Questo innovativa tecnologia – spiegano i tecnici della Bridgestone - elimina la necessità di gonfiaggio ed azzera tempi di inutilizzo e pericoli connessi ad eventuali forature. Nasce dallo studio su un Rover lunare in via di sviluppo, che sarà impegnato in una missione di esplorazione spaziale Internazionale”.

Il team di chimici e ingegneri è insomma al lavoro, e c’è anche “tanto tricolore” in questo progetto visto che Bridgestone Italia è all'avanguardia. Questi pneumatici eliminano la necessità di gonfiaggio e sostanzialmente cancellano i rischi e la perdita di tempo causati dall’avere una gomma a terra: sono gli aspetti fondamentali di quello che per Bridgestone deve essere lo pneumatico del futuro: connesso, silenzioso, leggero, efficiente, durevole e per questi motivi più sostenibile.

venerdì 2 ottobre 2020

Io viaggio in bici


La cittadina di Gussago (Brescia) ha lanciato il progetto “IO VIAGGIO IN BICI!”, con lo scopo di ridurre l'utilizzo delle auto per andare al lavoro, finalizzato alla riduzione dell'inquinamento e all'aumento del benessere della popolazione grazie alll'attività fisica derivante dall'uso della bicicletta. 

A beneficiarne saranno lavoratori e studenti residenti a Gussago che abbiano raggiunto almeno i 16 anni di età e che si impegnino ad adottare come modalità di spostamento la bicicletta per il percorso diretto casa-lavoro-casa, casa-scuola/università-casa o casa-stazione bus/treno. 

Ai cittadini che aderiranno al progetto l’Amministrazione Comunale di Gussago corrisponderà un incentivo economico di 25 centesimi di euro a chilometro per un tetto massimo di 50 euro/mese.  Il tragitto ed i relativi chilometri percorsi saranno monitorati e verificati dall’app Wecity.

Al termine del progetto il Comune verificherà il numero di cittadini che avranno utilizzato la bicicletta e l’incremento della stessa quale ordinario strumento di mobilità urbana, la riduzione di emissioni di CO2 e di particelle inquinanti calcolata in base ai KM percorsi dai partecipanti, gli effetti sul traffico, gli effetti sulla salute e sul benessere dei cittadini coinvolti.

I partecipanti parteciperanno ad uno studio che ha lo scopo di verificare quali sono i punti della città critici, pericolosi e difficili da percorrere in bicicletta e sui possibili interventi di miglioramento.

sabato 19 settembre 2020

Cos'è Studiare?


Cos'è “studiare”? Come si fa? Studiare significa leggere un certo contenuto, rileggerlo, chiudere il libro ed essere capaci di ripeterlo. A memoria? No, rielaborandolo con parole proprie. Lo studio è la capacità, che tutti possiedono, di mettere in ordine informazioni, ed essere in grado, successivamente, di esporre, di rispondere a domande specifiche, anche saltellando da un tema all'altro.
Ma se non si può imparare a memoria, come si può studiare per bene e per davvero? Veramente alcuni segreti ci sono. Appassionarsi alla materia: se studio qualcosa che mi interessa faccio molto prima, se niente mi interessa allora è una gran noia. Essere curiosi e fare domande all’insegnante è una buona strada per capire e andare a fondo.
Come ci si appropria di un vocabolario? Negli anni, con lo studio, la lettura, anche di libri divertenti, mica solo di scuola, e, ancora una volta, con la curiosità, la voglia di capire.
Un secondo segreto è senz’altro saper selezionare le informazioni davvero importanti: in questo i libri ci aiutano perché sono evidenziate, in grassetto, in colore. Infine è importante avere un buon vocabolario (non il libro di carta ma la quantità di parole che conosco): come posso esprimere ciò che ho studiato se non ho le parole giuste per esprimermi?.
Buon anno scolastico.


mercoledì 16 settembre 2020

Una foresta urbana nel cuore della città


La nuova torre di Brisbane (Australia) si sviluppa su 30 piani e comprende 382 appartamenti, un tetto giardino, servizi residenziali e un parco pubblico aperto al piano terra. L'edificio prende ispirazione dall'ultima tendenza dell'architettura dei giardini verticali e ricrea un ambiente naturale anche a livello del suolo dove sono state inserite delle colonne di forma organica che popolano il parco come tronchi d'albero.

Con oltre 1000 alberi e più di 20.000 piante selezionate tra 259 specie autoctone, la torre di Koichi Takada Architects mira a diventare l'edificio più verde del mondo e ad avere parte attiva nel luogo in cui sorge, aumentando la biodiversità e riducendo l'impronta ecologica della città.

L'edificio sfrutta la luce e la ventilazione naturale, le facciate sono schermate dalla vegetazione, isolano l'edificio fisicamente e visivamente dal sole, dal vento e dalla pioggia, e forniscono anche un isolamento termico e solare naturale. L'uso di pannelli solari, il riciclo dell'acqua piovana e l'utilizzo di materiali naturali ed organici rendono la torre autosufficiente e sostenibile, a bassa manutenzione per il futuro.

venerdì 11 settembre 2020

Ferrari vs Lamborghini


Un aneddoto racconta che Ferruccio Lamborghini decise di aprire la sua casa automobilistica in seguito a un diverbio con Enzo Ferrari. Del resto, i due sono noti per avere avuto, in vita, un carattere piuttosto forte.

Finché Ferruccio Lamborghini è imprenditore nel settore dei trattori, per lui le auto sportive non sono che una passione. Per esempio, possiede ben due Ferrari, ma con il marchio del Cavallino non si trova come vorrebbe. Così, nel 1962, si reca a Maranello per parlare direttamente con Enzo Ferrari. Il problema che Lamborghini fa notare al Drake è la frizione: secondo lui è troppo piccola per le supercar della casa di Maranello e gli suggerisce di studiare una soluzione. Ferrari, però, si infiamma subito. "Il problema non è la frizione - risponde – il problema è Lei che non sa guidare le Ferrari e rompe la frizione."

La risposta di Ferruccio arriva altrettanto veloce e schietta. E suona come una sfida. "Caro Ingegnere, non comprerò più le sue macchine. Da ora in poi le auto me le faccio io, così sono sicuro che andranno come piace a me." Detto fatto: un anno dopo Ferruccio fonda a Sant'Agata Bolognese la casa automobilistica Lamborghini. Lo scopo, mai nascosto, sarà proprio quello di costruire l' "auto perfetta".

lunedì 7 settembre 2020

A Milano l'insalata cresce in laboratorio


È in atto una rivoluzione alimentare. Riguarda i sistemi di coltivazione, complici l’innovazione tecnologica e un approccio progettuale che si confronta con il cambiamento climatico, la diminuzione delle risorse e la crescita vertiginosa della popolazione mondiale.

Sembra futuro, invece è già qui, alle porte di Milano, dove entro l'anno aprirà la fattoria verticale più grande d’Europa: Planet Farms. Parliamo, in particolare, di colture idroponiche – dette anche “fuori suolo” e con ridotto apporto d’acqua.

Ambienti di coltivazione simili a laboratori hi-tech, incontaminati – a cui si accede in camice e occhiali – e controllati, dove le condizioni ottimali per la crescita sono costanti, mentre tutto il processo è tracciato. Una produzione che accorcia le distanze con il tessuto urbano e vede serre verticali realizzate in ex edifici industriali e spazi architettonici dismessi.

Primi sono stati gli americani di Gotham Greens che, partiti con l’attività nel 2011, contano oggi nove serre urbane negli States, mentre a Shangai si pensa di dare vita ad un vero e proprio distretto di vertical farming dedicato ad innovazione ed attività educative.

L’eccellenza italiana nel settore non ha tardato a manifestarsi. Alle porte di Milano, a Cavenago, entro l’anno aprirà i battenti Planet Farms che con i 9.000 mq batterà il primato europeo del settore. È un progetto pilota per una rete di produzione da sviluppare in seguito tra Inghilterra, Svizzera e il resto d’Italia.

venerdì 4 settembre 2020

La Guerra dei Microchip


Sono piccoli, invisibili ai più, eppure senza di loro il nostro mondo interconnesso non potrebbe funzionare. Si tratta dei “chip”, mattoni fondamentali dei nostri dispositivi, che grazie a materiali semiconduttori permettono processare e elaborare segnali elettrici. Ora questi piccoli ma essenziali componenti sono al centro dell’ultima battaglia della guerra fredda tecnologica tra Cina e USA che sta già creando non pochi problemi per l’Europa.

Il presidente americano Donald Trump ha infatti deciso di bloccare le forniture di chip con tecnologia americana alla cinese Huawei. Siccome al momento qualsiasi chip di fascia alta nel mondo richiede almeno un po’ di tecnologia statunitense, Huawei potrebbe essere in difficoltà con le forniture già a inizio 2021. La mossa fa parte della strategia americana per impedire alla cinese Huawei di avere il predominio nello sviluppo del 5G.

L’Unione europea aveva accettato a gennaio di ridurre la sua dipendenza dalle apparecchiature cinesi per le future reti 5G, ma le capitali nazionali hanno interpretato in modo diverso l’urgenza. Polonia e Repubblica Ceca, stanno seguendo gli USA per impedire l’accesso di Huawei al loro mercato. Altri Paesi come Francia, Germania e Italia stanno ancora cercando un compromesso.

mercoledì 2 settembre 2020

Passaggio a Nord-Est


A causa del riscaldamento globale il passaggio a Nord-est che collega lungo il Polo Nord l'Oceano Pacifico con l'Atlantico è ormai diventato una rotta commerciale vantaggiosa. Dalla Cina al maggiore porto europeo di Rotterdam (passando a sud attraverso il Canale di Suez) occorrono 48 giorni di navigazione, in estate con il passaggio a nord-est libero solo 35 giorni, un risparmio del 30% (da 20 mila a 15 mila km). Un bel vantaggio ma che rivela il precario stato di salute del nostro pianeta. Tra il 2030 e il 2050, secondo gli esperti il passaggio, potrebbe essere libero tutto l'anno.

Il primo tentativo su questa rotta risale al XV secolo, ma fu l'esploratore svedese A. E. Nordenskiold a raggiungere il Pacifico nel luglio del 1789. Era partito nel luglio del 1788, ma restò bloccato dai ghiacci nello stretto di Bering per 10 mesi. Dai primi del 900 ci furono altri numerosi tentativi, finché nel 1932 il rompighiaccio Sibirjakov riuscì a percorrerla. L’apertura del passaggio alla navigazione internazionale è datata però 1967, grazie alla realizzazione di navi-rompighiaccio a propulsione nucleare. Oggi il periodo estivo in cui il passaggio è libero si allunga sempre di più.

La rotta Nord Ovest, quella che a Nord del Canada fa comunicare l’Oceano Atlantico con la zona dell’Oceano Artico adiacente allo Stretto di Bering, fu invece attraversata completamente per la prima volta in due anni tra il 1903 e il 1905, mentre fu una nave canadese a compiere la prima traversata in meno di quattro mesi nel 1944. Finalmente, nel 1969, la petroliera rompighiaccio statunitense Manhattan seguì la rotta del passaggio di Nord-Ovest aprendo una via commerciale per il trasporto del petrolio dell’Alaska fino alla costa atlantica degli USA e all'Europa occidentale.

lunedì 31 agosto 2020

Il Buco di Viso


Il Buco di Viso è una galleria scavata nella roccia viva alla quota non indifferente di quasi 3000 metri sootto il colle delle Traversette nell'alta Valle dl Po. Lo scavo iniziò nel 1478 per volere del marchese di Saluzzo Ludovico II, in accordo con il re di Provenza Renato D’Angiò e durò 18 mesi, con lo scopo di agevolare il passaggio di merci da un versante all'altro delle Alpi. 

Il Marchesato di Saluzzo necessitava di una via di commercio alternativa ai passi controllati dai Savoia, in particolare per evitare i dazi imposti sull'acquisto del sale proveniente dalle saline della Provenza. 

Nel corso dei secoli, non solo il sale passò attraverso il Buco di Viso, ma anche canapa, lino, olio di noce e tutto ciò che, prodotto nel Monferrato o nel Saluzzese, poteva essere appetibile per i mercati franco-provenzali.

Inoltre, di qui passarono anche gli eserciti di Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I, fino alla temporanea chiusura della galleria durante la Rivoluzione Francese.

Per molti anni l'uscita sul lato francese è stata difficoltosa a causa dell'intasamento da detriti. L'ultima ristrutturazione del 2014 vi ha posto rimedio e oggi il passaggio è agevole.



 



lunedì 17 agosto 2020

La città del quarto d'ora

Era una buona idea ma rimasta teoria. Ora, anche in conseguenza della pandemia, a Parigi fanno sul serio e il progetto sta diventando realtà. Salire in metropolitana per raggiungere l'ufficio, usare il bus per arrivare in palestra al centro sportivo, fare la spesa all’ipermercato si sono trasformati in un problema di rischio contagio. Così si sono di nuovo accesi i fari su la Ville du quart d’heure teorizzata per Parigi da un docente della Sorbona, Carlos Moreno, partendo da questa considerazione: «Viviamo in città frammentate, dove spesso lavoriamo lontano da dove viviamo, dove non conosciamo i nostri vicini, dove siamo soli, dove soffriamo».

Racchiusa in un diagramma circolare che ricorda l’Uomo vitruviano di Leonardo, la “città del quarto d’ora” secondo la visione proposta è una metropoli nel cui quartiere puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno in 15 minuti da casa. Uno strumento per la trasformazione ecologica della città, migliorando al contempo la vita quotidiana degli abitanti e, si può aggiungere, evitando quella ressa sui sistemi di trasporto pubblico che va assolutamente evitata in tempo di epidemie.

È una rivoluzione urbana, la Ville du quart d’heure, che si basa sull’innovazione tecnologica: come ci dimostrano i giorni in quarantena, per molti il lavoro da remoto, magari da uffici in coworking (lavorare insieme) di quartiere è possibile. Come è possibile curarsi ad alto livello a poca distanza da casa: basta che l’ambulatorio sia inserito in una rete di telemedicina di qualità. Praticare sport amatoriale, acquistare alimentari di qualità: senza imporre il chilometro zero per legge, il commercio di prossimità è una realtà consolidata e da difendere. Occorre ripensare gli spazi comuni dei quartieri, riqualificando strade, piazze e incroci, migliorando la qualità della vita.


giovedì 13 agosto 2020

Bici elettriche in rapida crescita in Europa

Le bici elettriche conquistano sempre più consumatori in Europa: un sondaggio dice che 1 su 5 dei residenti nel Vecchio Continente è pronto ad acquistare una bicicletta elettrica entro la fine dell'anno.

Di tutti gli intervistati, l'8% già possiede una bicicletta elettrica, mentre l'11% di chi si dichiara interessata all'acquisto sottolinea di non usare abitualmente una bici classica. In totale, circa il 17% di tutti i cittadini del Vecchio Continente è favorevole all'acquisto.

Il colosso giapponese Shimano valuta che 1 italiano su 3 intende provare la pedalata elettrica nei prossimi mesi. In quasi tutte le nazioni, in particolare in Svizzera e in Danimarca, la mobilità elettrica su due ruote conquista soprattutto i giovani, con i maggiori acquirenti nella fascia tra i 18 e i 24 anni.

In merito ai possibili impieghi, il 31% dichiara di voler usare la bici elettrica per il tempo libero, mentre il 28% per recarsi al lavoro. Ancora, il 32% è attratto da queste soluzioni per percorrere tragitti più lunghi rispetto alle classiche biciclette, il 30% per migliorare le proprie condizioni di salute e il 22% per ottenere effetti a livello di umore.

Naturalmente, vi sono delle differenze sostanziali all'interno della stessa Europa. Mentre nei Paesi del Nord i cittadini sono già molto abituati al ricorso alle biciclette - in Norvegia il 78% dei residenti pedala almeno una volta al mese - al Sud si tratta di un mercato relativamente nuovo. Per questa ragione, al Nord si tende a pensare alle elettriche come un semplice strumento per ridurre la fatica negli spostamenti, mentre al Sud come una nuova opportunità per modificare l'intera mobilità urbana.

martedì 11 agosto 2020

Auto elettriche: 1 milione di colonnine nel mondo

Auto elettriche, il numero di colonnine di ricarica oggi disponibili supera il milione: sul podio la Cina, seguita dall'Europa con 200.000 stazioni.

I possessori di un'auto elettrica, come sapete hanno necessità di ricaricare le batterie. Chi possiede l'autorimessa ricarica facilmente durante la notte. In ogni caso la "stazione di benzina" dell'auto elettrica è una colonnina di ricarica. Sono ormai un milione le stazioni di ricarica disponibili in tutto il mondo. Un numero forse non ancora sufficiente per garantire la piena autonomia su tutte le strade ma almeno le grandi città ormai sono coperte.

La maggior parte delle colonnine di ricarica si trova in Cina, seguita a ruota dall'Europa. In questi due continenti l'attenzione per le auto elettriche è la maggiore a livello mondiale, tuttavia negli ultimi mesi si è assistito anche a un'impennata nell'America del Nord, sia negli Stati Uniti che in Canada.

Proprio negli Stati Uniti, una spinta potrebbe provenire dalle ormai imminenti elezioni presidenziali. La nazione non vede ancora una grande penetrazione di auto elettriche sul mercato, tanto che i consumatori appaiono dubbiosi e poco informati sulle potenzialità di questa tecnologia, così come ha svelato una recente ricerca. Tuttavia, la campagna elettorale ha posto al centro del dibattito politico la necessità di una mobilità più sostenibile. Le elezioni potrebbero fare una grande differenza. I democratici sono molto aggressivi sia sul tema delle auto elettriche che dell'infrastruttura di ricarica.

Tornando in Europa, invece, sono i Paesi Bassi ad aggiudicarsi la prima posizione sul fronte dell'elettrico. Le colonnine di ricarica sono pressoché ovunque, anche se il mercato dell'auto elettrica non risulta ancora particolarmente vistoso. A livello globale, entro il 2040 potrebbero esservi 12 milioni di stazioni di ricarica.

venerdì 7 agosto 2020

Jumbo 747, va in pensione

Il progetto Boeing per costruire l’aereo passeggeri più grande della storia risale al 1965, ora va in pensione.  Non è un aereo, da oltre mezzo secolo è l’aereo. O meglio: la «regina dei cieli», come lo chiamano gli appassionati. Per la sua forma — rimasta unica —, per le sue prestazioni, per lo spazio a bordo e il servizio di qualità offerto in particolare ai fortunati del piano di sopra, dove di solito ci sono le poltrone di Prima classe e di Business.

Un po’ per gli anni, un po’ per la tecnologia (quattro motori consumano un bel po’ di kerosene) e un po’ per il coronavirus (che ha inferto un duro  colpo al trasporto aereo), per il Boeing 747 è arrivato il momento di atterrare ed entrare nei musei della storia dell’aviazione.

Alcuni esemplari resteranno ancora per qualche anno perché efficaci per il trasporto merci o delle alte cariche dello Stato (come i due Air Force One della Casa Bianca) ma ufficialmente il 747 esce di esce di scena a favore di velivoli mediamente più piccoli e che consumano meno.

Al 747 s’inizia a lavorare nel 1965 con l’intenzione di realizzare il più grande velivolo per il trasporto passeggeri mai costruito. L'idea nuova è innalzare la cabina, creando un secondo livello per aumentare lo spazio per i sedili: nasce la gobba sopra la cabina di pilotaggio. Il più grande jet aveva bisogno anche di un’ampia area di lavoro: sorge così lo stabilimento di Everett, nello Stato di Washington, che è ancora oggi l’edificio più voluminoso, lungo mille metri e largo 500.

Il 9 febbraio 1969 il 747 decolla per i primi voli di prova, a gennaio 1970 il volo inaugurale con passeggeri, da New York a Londra. È un trionfo per questo bolide lungo 70 metri e un’apertura alare di 64 in grado di trasportare oltre 500 persone. Da allora ne sono stati realizzati — in diverse versioni — oltre 1.550 esemplari, compresi i 22 che hanno volato con il logo di Alitalia e quello modificato dalla Nasa per trasportare lo Space Shuttle.

lunedì 27 luglio 2020

L'albicocca

La mela armena. Così i romani chiamavano l'albicocca, perché pensavano che venisse dall'Armenia. Ma in realtà il frutto viene da più lontano: alla Persia, se non addirittura dalla Cina. In ogni caso da quel favoloso frutteto del mondo che fu l'Oriente, un oriente mitico più che geografico. Una location esotica, una terra da mille e una notte piena di misteri e ricca di primizie. Nei dialetti rimane traccia dell'origine armena: in piemontese per esempio l'albicocca è ancora chiamata armugnan.

Arrivò dopo le conquiste di Alessandro Magno, sulle rive del Mediterraneo. Conosciuta in Europa grazie ai Romani all'inizio dell'era cristiana, ebbe un periodo di oblio durante il Medioevo. Furono gli Arabi a reintrodurre la coltivazione dell'albicocco attorno al X secolo, non solo per finalità gastronomiche ma anche a scopi farmacologici.

Primizia significa in origine il nome dell'albicocca che deriva dal latino praecocum, letteralmente «precoce». Con questo termine i romani inizialmente chiamavano tutte quante le primizie. Ma quando questa parola finisce sulla bocca degli arabi diventa al-berquq. È il passo decisivo verso i nomi moderni del frutto arancione, come lo spagnolo albaricoque, il francese abricot, l'inglese apricot, il tedesco Aprikose e il nostro albicocca. Così a furia di rimbalzi fra Oriente e Occidente, l'albicocca finisce per diventare la primizia per antonomasia.  A riprova del fatto che l'origine di un cibo è il racconto di un millenario ping-pong fra le culture, di un rimescolamento di idee, di passioni, di gusti. Una storia di migrazioni gastronomiche, di meticciati alimentari. Proprio come capita ai viaggiatori, gli alimenti passando da una terra all'altra finiscono sempre per assomigliare al paese che visitano, ne assumono insomma gli umori anche senza volere. 

È quel che capita alle albicocche quando arrivano a Napoli e trovano la loro terra promessa ai piedi del Vesuvio, in quella lava nera come la pece e fertile come una madre. In quel crocevia del Mediterraneo sospeso, come diceva Goethe, tra il bello e il terribile, quella che fu la mela armena si carica della straripante energia del vulcano. La vampata di rossore che illumina il velluto arancione della sua pelle delicata è il segno caratteristico che l'albicocca si è fatta vesuviana. Duecentotrenta minerali diversi distillati dalla terra, eruzione dopo eruzione, fanno la differenza. Perché le pendici del vulcano non sono soltanto il giardino più fertile del mondo ma un'autentica, inarrestabile colata di sapore.

La buccia del frutto è di colore variabile dal giallo pallido al rosso aranciato. La sua polpa, vivace e preziosamente profumata, oltre ad essere piuttosto nutriente e' ricca di sali minerali e vitamine, utili nella terapia delle anemie, dei difetti della vista e del mal d'orecchi. 

Nella cosmesi popolare l’albicocca e' stata sempre accoppiata anche alla cura della pelle. L’olio ottenuto dai suoi semi, racchiusi nel nocciolo, e' molto efficace sia per il trattamento delle smagliature che delle rughe.
Particolarmente digeribili, le albicocche possono essere consummate fresche, secche, sciroppate e anche sotto forma di succo. Ai piu' golosi, ricordiamo che e' proprio a base di albicocche la marmellata usata per farcire la squisita torta Sacher, celebre specialita' della tradizione dolciaria Viennese. Scelta veramente felice, dato che l'unione tra il sapore a tratti acidulo di questo frutto e quello denso del cioccolato, nonostante l'apparente contrasto, ha generato una delle piu' grandi delizie del mondo.

Il bacino del Mediterraneo, è comunque la zona di maggior diffusione dell’albicocca, dove si raccoglie circa il 60% dell’intera produzione mondiale. Altre importanti zone produttive sono l’Asia Minore, la California e l’Europa orientale. I principali paesi produttori di albicocche sono, nell’ordine, Turchia, Russia, Spagna, Italia, Stati Uniti, Francia e Grecia.

In Italia si producono più di 1.800.000 quintali di albicocche all’anno e ben l’84% del raccolto si ottiene in sole quattro regioni: Campania (38,7%), Emilia-Romagna (26,6%), Basilicata (13,3%) e Sicilia (5,5%), in queste zone la pianta dell’albicocco trova le sue condizioni ottimali per crescere e produrre.

venerdì 17 luglio 2020

Il grande ritorno del Plexiglas

Il Polimetilmetacrilato (PMMA per le persone più familiari) è uno dei grandi protagonisti della “fase due” della pandemia, quella in cui il grande picco iniziale dei contagi è passato e si cerca di ritornare alla vita normale limitando i rischi di un ritorno del virus. Il PMMA, un materiale plastico trasparente e molto resistente, è l’ideale per costruire scudi, divisori e cabine chesono comparse un po’ dovunque per proteggere le persone dalle particelle volanti cariche di virus emesse durante una conversazione, tossendo o, semplicemente, respirando.

Il Plexiglas venne inventato da Otto Röhm, il chimico tedesco che alla fine degli anni Trenta fondò la Röhm & Haas, oggi Röhm GmbH. L’azienda iniziò producendo vetri di sicurezza per le automobili che avevano al loro interno uno strato di materiale acrilico. Negli anni la società fondata da Röhm ha perfezionato i suoi metodi di lavoro e ha iniziato a sviluppare materiale altamente tecnologici, come i fogli di materiale plastico utilizzati nell’industria aerospaziale.

Quasi nessuno utilizza il nome tecnico per definire questo materiale diventato improvvisamente così utile. In genere si parla di “Plexiglas”, che però è una parola come “Scottex” o “Tetrapak”: cioè è il nome commerciale di un oggetto specifico, prodotto da un certo marchio e diventato poi il nome di tutti gli oggetti simili, anche quelli prodotti dalla concorrenza.

Il PMMA (abbreviato metacrilato) esiste dagli anni Trenta, quando diverse società brevettarono materiali plastici trasparenti e molto resistenti. Oggi la fabbrica tedesca che lo registrò con il nome “Plexiglas” - la Röhm GmbH - stava passando un brutto periodo prima dello scoppio della pandemia. L’azienda soffriva in particolare per le difficoltà del settore automobilistico e delle costruzioni, i suoi due principali clienti. Il nuovo piano industriale, dei proprietari che lo scorso luglio avevano acquistato l’azienda per 3,2 miliardi di euro, prevedeva tagli alla produzione e riduzione degli orari di lavoro negli impianti della società più colpiti dalla crisi.

A partire da marzo, però, la divisione che si occupa di produrre il Plexiglas ha visto un improvviso aumento della domanda. Dal giorno alla notte il Plexiglas è diventato onnipresente e necessario. Fino ad oggi, la produzione di Plexiglas non era un business particolarmente eccitante: offriva ridotti margini di guadagno ed era sottoposto a ciclici crolli della domanda e quindi del prezzo. Negli ultimi anni il settore aveva ricevuto una piccola iniezione di energia grazie alla crescente domanda di schermi per gli smartphone ma aveva dovuto fare i conti con la crisi nella vendita di automobili, dove il Plexiglas e i suoi equivalenti sono utilizzati per la produzione delle luci interne all’abitacolo e negli indicatori del cruscotto. 

A partire dai mesi di marzo e aprile le cose sono iniziate a cambiare. Decine di governi in tutto il mondo hanno reso obbligatorio installare divisori e separatori in quasi tutti i luoghi pubblici. Ospedali, ristoranti, cinema, teatri e uffici hanno iniziato ad acquitare massicciamente pannelli di metacrilato, il materiale più leggero, economico e resistente per questo scopo.

venerdì 10 luglio 2020

Il camion elettrico è all'orizzonte

Dall’Europa agli Stati Uniti l’industria dei veicoli si sta preparando a cambiare pelle: auto e camion elettrici premono alle porte delle fabbriche e sarà sempre più difficile scansare questa rivoluzione, anche se finora il suo percorso è stato parecchio tortuoso.
La California ha appena stabilito un sistema di quote obbligatorie, che partirà nel 2024,  per la vendita di camion elettrici a batterie o idrogeno. Con quote crescenti fino al 2035 quando la maggioranza dei camion venduti dovrà essere a zero emissioni.
Insomma la California ha posto quella che dovrebbe diventare una pietra miliare per la rivoluzione elettrica dei trasporti “pesanti”, volta a ridurre l’inquinamento provocato dall’ingente traffico delle merci su gomma, guardando sia alle consegne nei centri urbani sia alle lunghe percorrenze.

Volkswagen deve ancora scontare il suo “peccato originale”, quel dieselgate scoppiato nel 2015 quando si scoprì che il colosso di Wolfsburg stava manipolando i software dei motori diesel per barare sui test delle emissioni. Ora deve dimostrare che la sua corsa verso la mobilità elettrica è reale.

La fabbrica di  Zwickau, dopo 6 milioni di auto benzina e diesel sfornate dal 1990 al 2000 a marchio Volkswagen, sta per essere trasformata in un un impianto totalmente dedicato alle auto elettriche: 330.000 veicoli già dal prossimo anno. 

La Germania ha varato un piano di incentivi per le sole auto elettriche mentre l'Italia tentenna: gli incenti vengono dati sia per auto elettriche sia per auto termiche con motore euro 6. Insomma, bisogna guardare avanti senza inciampare nuovamente nel diesel, altrimenti c’è il rischio di allungare molto la strada verso la rivoluzione elettrica.

la vendita di auto elettriche dunque aumenta ma lentamente e i buoni risultati dal punto di vista emissioni sono rallentati dal crescente numero di SUV venduti, con emissioni non proprio bassine.

mercoledì 24 giugno 2020

Polveri sottili e Covid 19

Alcuni ricercatori hanno cominciato a ragionare sulla correlazione tra inquinamento da polveri sottili e diffusione del recente coronavirus. La diffusione della mortalità per il virus infatti non è stata uniforme sul territorio italiano. All'Ospedale San Raffaele di Milano è stato prodotto uno studio che ipotizza una maggiore sensibilità e mortalità al virus nelle aree in cui le persone da anni respirano area ricca di PM10 e PM 2,5.  Chi è stato infettato in aree urbane inquinate ha manifestato sintomi respiratori più gravi rispetto a chi, prima della sua infezione, ha respirato aria più pulita. E in un gran numero di casi, a parità di età, questa differenza ha fatto da discrimine tra la vita e la morte.

Lo studio ha evidenziato che nelle regioni italiane con livelli di inquinamento da polveri ultrasottili (PM2,5) più elevate (Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna)  con concentrazione media di PM2,5 nel febbraio 2020  da 39 a 30 microgrammi per metro cubo, la mortalità è stata il doppio (14%) di quella registrata in regioni meno inquinate  (7%) (Toscana, Marche e Liguria) con livelli di PM2,5 più basse (da 12 a 5 microgrammi per metro cubo). E nelle regioni più inquinate anche il tasso di ricoveri intensivi e quelli ospedalieri è risultato statisticamente maggiore.

Gli autori hanno ipotizzato che anche gli alti livelli di NO2, che caratterizzano le regioni italiane in cui si sono registrati i più elevati tassi di mortalità, possano essere una concausa  di questo disastro sanitario. Il biossido di azoto crea una produzione anomala di  una proteina (ACE-2) a cui si attacca il virus. Più molecole di proteina sono attaccate e meno il corpo sa difendersi dall'infiammazione.

martedì 9 giugno 2020

Lo scioglimento dei ghiacciai


Il 6 febbraio scorso il Servizio meteorologico argentino ha registrato un caldo record nella zona dell’Antartide, con un picco di 18,3°C a mezzogiorno. È la temperatura più alta dal quando - nel 1961 - si è cominciato a registrare. Il 90% delle calotte polari della penisola Antartica sta scomparendo, provocando l’innalzamento del livello del mare che minaccia grandi città costiere e piccole isole.

Al polo opposto, l’Artico si sta surriscaldando due volte più velocemente rispetto al resto del pianeta. I ghiacciai in Groenlandia si sciolgono sempre più rapidamente. È una reazione a catena: a causa delle alte temperature, la neve si scioglie ed espone i ghiacciai sottostanti ai raggi solari che ne provocano lo scongelamento.

Lo scioglimento dei ghiacciai sta interessando anche catene montuose come l’Himalaya, il Kilimangiaro, le Alpi e i Pirenei. I ghiacciai delle Ande si stanno ritirando e rischiano di scomparire del tutto. Il livello degli oceani sta aumentando a causa dello scioglimento dei ghiacciai e delle temperature più alte del mare. L’acqua calda infatti ha un volume maggiore rispetto a quella fredda.

Di questo passo, entro il 2100 il livello del mare potrebbe aumentare dai 26 centimetri a un metro. Diverse isole del Pacifico, tra cui le Maldives, sarebbero sommerse. Popolose aree costiere sono sotto minaccia: Bangladesh, Vietnam, Paesi Bassi e la costa orientale degli Stati Uniti.

sabato 6 giugno 2020

Il modello Toyota o Toyotismo

Il "Modello Toyota" (Toyotismo) - Toyota Production System (TPS) -  è un modello di organizzazione della produzione, alternativo rispetto a quanto pensato da Henry Ford nella produzione di massa basata sulla catena di montaggio. Come Taylor si pone gli obiettivi di miglioramento della produttività della fabbrica ma superando i tanti lati negativi del taylorismo.

Il Modello Toyota è orientato al rispetto delle persone che fanno parte del sistema, all’utilizzo efficace del tempo di ciascun componente e alla convinzione che il contributo di ogni persona è fondamentale.

Sviluppato tra gli anni 1940 e 1950 da alcuni manager della Toyota, si basa sul concetto di “fare di più con meno” e utilizzare quindi le risorse a disposizione con l’obiettivo di incrementare la produttività della fabbrica. Viene anche chiamato Lean Production, in italiano potremmo tradurre "produzione snella".

Alla fine della devastante guerra che ha coinvolto il Giappone, la Toyota si trovava in condizioni gravissime di mancanza di risorse.  Oggi la Toyota Motor Corporation è - con Volkswagen - la maggiore azienda automobilistica mondiale con una produzione di circa dieci milioni di veicoli l’anno. I risultati straordinari dell’applicazione di questo modello organizzativo hanno reso popolare il metodo della produzione snella.

L’essenza alla base della filosofia Lean è l’eliminazione di tutto quello che è superfluo e appesantisce il processo produttivo generando costi invece che valore.

Ecco alcuni punti fondamentali del modello Toyota:
  1. tutta l'azienda ha un unico obiettivo: raggiungere la migliore qualità, al prezzo più basso e nel minor tempo;
  2. l'eliminazione degli sprechi;
  3. l’eliminazione degli stock e delle giacenze in fabbrica,  ridurre i tempi di  stazionamento dei materiali fermi in attesa di essere lavorati per velocizzare l’intero processo.
  4. se la macchina individua un malfunzionamento si ferma in automatico per permettere di correggere il problema ed evitare che si ripeta. In questo modo la macchina non necessita più del controllo continuo dell’uomo.
  5. ordine e della pulizia delle postazioni di lavoro

In fondo, il segreto del metodo Toyota è questo: la continua ricerca della perfezione. Niente di quello che è stato fatto fino ad oggi può considerarsi definitivo, ma tutto è migliorabile.

E' tutto positivo? Non proprio, ma i difetti potete trovarli voi, o ve li racconterò la prossima volta.

mercoledì 3 giugno 2020

Il treno a idrogeno piemontese sta per partire

Lo stabilimento ferroviario di Savigliano (CN) oggi Alstom, multinazionale francese presente in tutto il mondo, un tempo Fiat Ferroviaria, lavora al treno a idrogeno da anni. Si tratta del «Coradia iLint», convoglio alimentato a celle a combustibile a idrogeno, che ha già percorso oltre 180 mila chilometri sulle strade ferrate di Germania e Olanda in oltre un anno e mezzo di sperimentazione.
Perchè un treno a idrogeno? Perchè un grossa percentuale delle ferrovie minori non è elettrificata e quindi vi transitano convogli trainati da locomori diesel, con i relativi problemi di inquinamento ambientale.
Come funziona un treno a idrogeno? Le celle a combustibile, alimentate dall'idrogeno, a emissioni zero, producono elettricità e quindi il treno diventa nuovamente elettrico come tutti gli altri.
I test sono ormai terminati e il treno è pronto ad entrare in produzione. Lo stabilimento di Savigliano potrà produrne quaranta destinati a due land (regioni) tedeschi, dove andranno a sostituire i locomotori diesel.
Il «Coradia iLint» può trasportare fino a 320 passeggeri. È il primo treno passeggeri regionale al mondo ad entrare in servizio con una dotazione di celle a combustibile per convertire idrogeno e ossigeno in elettricità, eliminando così le emissioni inquinanti legate alla propulsione. 
Il treno è silenzioso e la sua unica emissione è vapore acqueo. Ha un'autonomia di circa mille chilometri. Lo sviluppo della propulsione è un progetto Alstom degli stabilimenti tedeschi e francesi, ma lo scheletro del Coradia è saviglianese.
Germania e Francia sono molto interessate al suo sviluppo, perché oltre il quaranta per cento delle loro linee non è elettrificato. Ma anche in Italia, e soprattutto in Piemonte, dove il reticolato ferroviario regionale è piuttosto sviluppato, l'interesse è alto, visto che il 33 per cento delle tratte funziona con locomotori diesel. I primi Coradia potrebbero entrare in servizio nei Land del Nord della Germania nel 2022.

lunedì 1 giugno 2020

Inquinamento indoor da monossido di carbonio

Il monossido di carbonio si forma quando c’è una “cattiva combustione” di composti organici che contengono carbonio (come metano, carbone, pellet o legname) perché nell’ambiente viene a mancare ossigeno, ad esempio perché la stanza non viene aerata a sufficienza. Sono perciò pericolosi gli impianti di riscaldamento difettosi o installati scorrettamente, i bracieri in ambienti chiusi, caldaie, camini o stufe che funzionano male o vengono rimesse in funzione dopo tanto tempo: un classico, la casa di vacanza dove si va per Natale che si trasforma in una camera a gas perché il camino non “tira” bene o la stufa non è stata controllata a dovere.
Le conseguenze sulla salute dipendono dalla durata dell’esposizione al gas e dalla sua concentrazione: si hanno stanchezza, mal di testa, nausea e vomito nei casi lievi, per arrivare a confusione mentale, perdita di coscienza, dolore toracico, cardiopalmo, convulsioni e coma nei casi più gravi. Fino alla morte: le vittime sono tante e di ogni età, perché l’avvelenamento da monossido di carbonio può colpire davvero chiunque.

Una cucina con fornelli e forno a gas non in perfetto stato o in cui sia stato tappato il foro richiesto dalle normative per areare i locali è pericolosa: nelle nostre case sigillate l’ossigeno può venire a mancare più spesso di quanto si creda. In questi casi si verifica un’esposizione leggera ma prolungata al gas, che non dà effetti eclatanti immediati ed è difficile da riconoscere  ma fa parecchio male. Spesso si crede che una volta smesso di respirare monossido tutto sia sistemato. In realtà il gas provoca danni a lungo termine, ad esempio sul sistema nervoso centrale: la conseguenza più comune è la comparsa di disturbi cognitivi e di memoria. Inoltre, oggi sappiamo anche che chi è stato esposto al monossido ha, negli anni successivi, una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari. 

La prevenzione è il mezzo più semplice per evitare guai: le regole sono semplici e vanno dalla manutenzione regolare e attenta degli impianti termici alla verifica del tiraggio e della pervietà delle canne fumarie dei camini, dall’aerare sempre bene le stanze a non modificare da soli gli apparecchi per riscaldare, controllandone periodicamente i requisiti di sicurezza. L’errore più comune è otturare le prese d’aria nelle cucine: lo fanno in tanti, per non far entrare aria fredda durante l’inverno. Altrettanto indispensabile non usare bracieri o barbecue in ambienti chiusi.  Infine, esistono in commercio rilevatori di monossido che possono essere utili.

giovedì 28 maggio 2020

Google Play Libri

Google Play Libri è come la propria libreria di casa con vari scaffali e scompartimenti in cui trovare tutto ciò che può essere relativo alle storie, siano esse raccontate attraverso le parole con gli ebook oppure a voce con gli audiolibri. Si può così archiviare in tutta comodità la propria raccolta con i libri digitali importati, quelli scaricati da altre fonti oppure quelli presi proprio dallo store di Google gratis o a pagamento.

È disponibile non solo per Android, ma anche su iOS di Apple dunque su iPad e iPhone e da qualsiasi computer via browser. Scopriamo tutte le informazioni su questa applicazione ricca di varie funzionalità per gli amanti dei libri e scendiamo nel dettaglio su come si può usare, come si effettua il download e installa in modo facile e veloce.

Google Play Libri è l’app che da un lato conserva e dall’altra permette di scaricare e acquistare audiolibri e ebook. Strettamente connessa dunque allo store di Google Play, può andare a pescare tra milioni di volumi che possono essere romanzi, così come saggi, guide o fumetti. Una volta scaricati gratis o a pagamento, si potranno fruire liberamente anche offline

Non ci sono abbonamenti mensili, ma si paga – eventualmente – soltanto ciò che si vuole acquistare. Ogni libro sullo store ha una propria pagina con una piccola anteprima, che diventa naturalmente ascoltabile anche per gli audiolibri.

Dai libri si può scorrere facilmente tra pagine e capitoli, c’è la possibilità di cercare nel testo così come di apporre appunti e note che vengono salvate su Google Drive, diventando anche condivisibili. Aprendo un fumetto oppure un manga si può sfruttare la funzione Zoom per una lettura più comoda. Infine, con l’impostazione Luminosità notturna si regola in automatico il colore di sfondo e la brillantezza dello schermo per addormentarsi meglio.

Ecco il tutorial di Ernesto Tirinnanzi


lunedì 25 maggio 2020

Sfogliami.it, le mie pubblicazioni sfogliabili

Sfogliami.it è un'applicazione free in italiano che permette di convertire un file PDF in formato sfogliabile simile a un ebook (Flipbook). Estremamente semplice da utilizzare: è sufficiente caricare il file PDF. Alcune funzionalità aggiuntive sono attivabili a pagamento.

Possiamo caricare su Sfogliami.it il PDF di un libro, un fumetto, un volantino, una rivista, un racconto illustrato, un manuale, un articolo, una relazione o ricerca, la tesina d'esame. Vuoi mettere avere la tesina on-line sfogliabile come un e-book.?

L'operazione di trasformazione è automatica e riceveremo una email una volta terminata. 
Avremo a disposizione la pubblicazione digitale e sfogliabile nel nostro archivio personale e potremo: tenerla privata, oppure condividerla nei social media, inviare il link ai nostri contatti, renderla scaricabile.


venerdì 22 maggio 2020

Condividere lo schermo con Meet


L'esame quest'anno si farà con Meet e quindi direi che dovete avere una certa dimestichezza nella condivisione dello schermo. Sarò importante per non perdere tempo ma passare al sodo. Pasticciare in quel momento vorrebbe dire andare in ansia, e non è veramente il caso. Dimostrarsi competenti nel gestire il pc, specie quest'anno, vi darà molti punti a favore. In particolare gestire Meet, magari anche in modo migliore di quanto non sappia fare un insegnante medio, visto che fino a 3 mesi fa non avevamo l'abitudine all'uso di questi strumenti, sarà segno di una certa maturità.

In particolare cosa dovremo fare? Dovremo stare in chiamata su Meet e vederci. Ci saranno tutti gli insegnanti, la dirigente, l'allievo. Nel frattempo molto probabilmente ognuno di voi vorrà far vedere al consiglio di classe il proprio lavoro: potrebbe essere, come sapete, un documento, una presentazione, un video, un disegno, un'immagine, una mappa. 

Allora bisogna sapere dividere lo schermo in due finestre e presentare il lavoro ma continuando a vederci. Vi consiglio di guardare questo video più volte, fare delle prove con un amico. Se avrete un video da far vedere, c'è qualche particolarità in più perché non solo l'immagine ma anche l'audio dovrà essere trasmesso e allora guardate QUI.





martedì 19 maggio 2020

Piemonte miniera per l’auto elettrica

Fra le materie prime fondamentali per la costruzione delle batterie per le auto elettriche c'è il cobalto. Parlando di minerali rari e preziosi spesso si parla di Africa, per esempio del Congo, che possiede le più ricche miniere di cobalto. Oggi invece, vi sembrerà strano, parliamo di Piemonte, dell'altro Piemonte che sta Ivrea, Varallo Sesia e Verbania.
La società australiana Alligator Energy, specializzata nell’estrazione di nickel, cobalto e uranio, ha ricevuto il via libera da parte della Regione Piemonte per cominciare la perforazione di alcuni campi minerari nei quali sono presenti questi metalli rari. L’annuncio arriva direttamente dall’azienda australiana.
Il cobalto è il metallo prezioso della rivoluzione green, alla base degli accumulatori elettrici che permettono alle vetture ibride di viaggiare senza consumare petrolio. Il prezzo del cobalto, dopo una lunga corsa fino a 100 mila dollari a tonnellata, è crollato negli ultimi anni a 30 mila dollari. E quindi le batterie elettriche potrebbero risultare sempre meno costose, rendendo le auto elettriche più a buon mercato.
La cattiva notizia è che si comincia a perforare anche le montagne del Piemonte, in campi minerari abbandonati da 70 anni. E non tutti gli ambientalisti vedono favorevolmente l’attività estrattiva tra laghi, torrenti e montagne ad alta densità turistica.