domenica 28 ottobre 2018

Il ponte più lungo del mondo

Dopo otto anni di lavori e 20 miliardi di dollari di spesa la Cina ha concluso un’altra impresa spettacolare: un ponte di 55 chilometri, compresi 6 chilometri di tunnel sottomarino e tre isole artificiali per gli snodi, che collega Hong Kong a Zhuhai nella Cina continentale e Macao. Ridurrà da oltre 3 ore a circa 30 minuti i tempi di collegamento tra le tre città della Grande Area della Baia, e le altre di una regione con una popolazione complessiva di 60 milioni di abitanti. È studiato per durare 120 anni e resistere a terremoti di 8 gradi Richter.
È il ponte dei record: il più lungo del mondo sul mare. Sono state utilizzate 420.000 tonnellate d’acciaio e 1,08 milioni di metri cubi di cemento, 14 mila operai e una flotta di 100 navi per i lavori. Sono stati usati anche accorgimenti per preservare i delfini bianchi della baia e non ostacolare la navigazione dei mercantili (il tunnel sul fondale serve anche a questo).
Le aziende di costruzioni italiane vengono spesso chiamate a realizzare grandi lavori nel mondo, o a risolvere problemi impossibili, e in questo caso è toccato all’italiana Trevi, specializzata in fondazioni, posare in mare 450 piloni di cemento speciale iper-tecnologico. L’intervento, non previsto all’inizio, è stato richiesto in seguito all’improvviso slittamento di un’isola artificiale. Chiamata d’emergenza, Trevi è riuscita in poco tempo a organizzare un enorme cantiere per consolidare e stabilizzare la parte dell’isola artificiale soggetta a slittamento. L’intervento è riuscito e i lavori sono stati ultimati da poco. Trevi ha incassato circa 9 milioni di euro ma al di là della cifra, che non pesa molto sui bilanci di un gruppo di costruzioni di rilievo mondiale, è importante che il lavoro sia stato apprezzato dai responsabili cinesi dell’opera e anche da altri potenziali committenti nel mondo, tanto che già si parla di nuovi incarichi.

sabato 20 ottobre 2018

Nucleare, una tecnologia in declino

La spinta verso l'energia nucleare sembra orami arrestarsi: più passa il tempo più diventa una tecnologia complicata e costosa rispetto alle nuove chance energetiche entrate in campo negli ultimi anni.
Nel 2017 e nella prima metà del 2018 sono stati installati nel mondo solo 7 nuovi gigawatt di energia nucleare, sui 257 gigawatt di nuova potenza complessiva installata. La nuova potenza in rinnovabili è stata di 157 gigawatt. Nel 2017 la potenza nucleare installata è cresciuta a livello globale solo dell'1%, mentre quella solare del 35% e quella eolica del 17%. Le nuove centrali nucleari si trovano quasi tutte in Cina (6), poi in Russia (2) e in Pakistan (1). Secondo il rapporto, la tecnologia atomica con il tempo diventa sempre più costosa, per le misure di sicurezza, la manutenzione dei vecchi impianti e lo smaltimento delle scorie, mentre le rinnovabili costano sempre di meno. I paesi che continuano ad investire sul nucleare lo fanno perchè permette di sviluppare anche il settore militare.
Soprattutto la Cina, affamata di energia e di potenza militare, tiene ancora in vita una tecnologia atomica. Ma al tempo stesso è il principale investitore al mondo nelle rinnovabili, visto che non ha molti giacimenti di idrocarburi e soffoca nel fumo delle centrali a carbone. 
Nel frattempo la Cina ha il primato della corsa alle energie pulite, con investimenti, nel 2018, doppi rispetto a Europa e USA, ed è in primo piano nello sviluppo delle auto elettriche.

lunedì 8 ottobre 2018

Riciclo dei Rifiuti

Un tempo, prima di buttare via qualcosa, i nostri nonni ci pensavano più di una volta. Cercavano di riutilizzare il più possibile. Quando qualcosa si rompeva la riparavano e la gettavano solo nel caso in cui fosse diventata logora e inutile: oggi tutto è cambiato.
Sebbene l'uomo abbia sempre prodotto rifiuti, negli ultimi decenni il progresso e il consumismo (cioè l'acquisto e il consumo di beni materiali), con la sua filosofia poco ecologica dell'usa e getta, ha fatto esplodere il problema. Buttiamo via di tutto, dai vecchi giocattoli alle automobili, dai piatti alle lavatrici, dai computer ai mobili. Per non parlare dei resti della spesa (scatolette, imballaggi per i prodotti, bottiglie di plastica e di vetro, avanzi di cibo).
Per evitare di essere sommersi dai rifiuti, ipotesi non del tutto da trascurare, dobbiamo smaltirli. Come? Una parte riciclata oppure bruciata negli inceneritori, mentre tutto il resto finisce in discarica, dove poi viene sepolto. Quando una discarica è piena se ne fa un'altra.
Naturalmente le discariche creano più di un problema. Innanzitutto bisogna avere spazio a disposizione per farle, poi non sono certo un modo per risolvere la questione dei rifiuti. È come nascondere lo sporco sotto un tappeto, non lo vedi, ma c'è. E cosa succederà quando sotto il tappeto non ci starà più niente? In ogni caso, uno dei principali problemi delle discariche è la perdita di liquami tossici che colano e a volte vanno a inquinare il terreno e le falde acquifere, grandi serbatoi naturali di acqua che poi finisce nelle nostre case. Non va dimenticata, inoltre, la puzza prodotta dalla fermentazione dei residui organici. È soprattutto per questo motivo che la gente non le vuole nel proprio territorio.
Come abbiamo detto, una parte dei rifiuti, invece di finire in discarica, viene portata negli inceneritori per essere bruciata ad alte temperature. Il calore sviluppato con la combustione può essere trasformato in vapore per produrre energia elettrica oppure può essere utilizzato per il riscaldamento delle case.
Gli impianti in grado di fare questa operazione sono chiamati termovalorizzatori. A Brescia si trova uno dei più grandi d'Europa, capace da solo di far fronte a un terzo del fabbisogno di riscaldamento della città. Recuperare energia dai rifiuti è sicuramente un modo intelligente di smaltirli, anche se qualcuno sostiene che le emissioni degli inceneritori alla lunga possano essere nocive per la salute. Ecco perché la maniera migliore per svuotare le discariche è imparare a riciclare. Proprio su questa ultima possibilità si gioca una partita importante rispetto alla salvaguardia dell'ambiente. In questo modo, infatti, si recuperano materie prime, si risparmia energia e nelle discariche finiranno solo i prodotti che non possono essere riutilizzati.
Negli ultimi anni l'Italia ha fatto molti passi avanti nella raccolta differenziata. Dagli uffici statistici dell'Unione Europea (Eurostat) ci dicono che siamo fra i primi in fatto di riciclo. Non ve lo aspettavate eh? Purtroppo ci sono ancora forti disparità fra le diverse regioni. Al nord che ha adottato in buona parte la raccolta porta a porta la differenziata si avvicina al 70% , al centro siamo sul 50% , al sud intorno al 40%. Tuttavia bisogna dire che anche la media europea è abbastanza bassa: i Paesi dell'est hanno ancora molta strada da fare in questo campo. Mentre in Paesi del nord Europa, solitamente molto virtuosi, lo sono anche in questo campo ma con una tradizione più spostata verso i termovalorizzatori e quindi meno improntata al riciclo.
Per una volta siamo fra i primi della classe.