domenica 24 maggio 2015

Orti verticali nel nostro futuro

Non è sicuramente un caso che il Giappone sia un Paese all’avanguardia nell’agricoltura indoor: è una nazione con aree coltivabili limitate, ulteriormente ridotte dopo l’incidente nucleare di Fukushima. Inoltre, è un paese altamente tecnologico, nel quale aziende come Fujitsu, Sharp, Toshiba, Sony e Panasonic, con estrema duttilità e lungimiranza sono disposte a investire in ricerca agricola con l’istituzione di coltivazioni verticali in vari loro ex stabilimenti.
Vediamo dunque le caratteristiche degli orti indoor: gli ortaggi (ad esempio lattuga, spinaci, rucola, basilico) vengono coltivate un stabilimenti in cui si trovano scaffali a vari piani, illuminati da LED a bassissimo consumo e regolati in modo da fornire la frequenza adatta per attivare la fotosintesi clorofilliana. L’acqua viene fornita a gocce e senza il minimo spreco, grazie a sensori che controllano il fabbisogno delle singole piante.
E un succinto elenco dei vantaggi:
* enorme risparmio di acqua, fino al 99% rispetto all’agricoltura tradizionale negli impianti più all’avanguardia nei quali anche l’umidità viene re-immessa in circolo.
* nessun uso di pesticidi: in un ambiente dove il computer regola temperatura, umidità e CO2 nell’aria e dove gli operatori indossano camice, guanti e mascherine non ci sono batteri né agenti contaminanti. I vegetali prodotti sono privi di residui chimici.
* riduzione dei fertilizzanti del 75%.
* ciclo produttivi rapidissimi e raccolti pari a più del doppio dell’agricoltura tradizionale.
* produzione di prodotti esteticamente perfetti (soltanto il 3% viene scartato, contro il 30-40% degli ortaggi prodotti nei campi).
Per il momento i costi dell’agricoltura verticale sono ancora alti: si risparmia su acqua e fertilizzanti, ma le spese per la tecnologia e l’energia elettrica rendono il processo sostanzialmente costoso quanto l’agricoltura tradizionale. E’ però auspicabile che con il passare del tempo i costi dei macchinari possano diminuire sensibilmente e a quel punto, quando sulla terra ci saranno 9 miliardi di persone da sfamare e le risorse idriche saranno sempre più ridotte, quella dell’agricoltura indoor sarà una strada obbligata.

venerdì 22 maggio 2015

Carta riscrivibile

Dall'Università delta California arriva la carta riscrivibìle sulla quale si può stampare e cancellare fino a 20 volte prima di gettarla, usando semplicemente la luce. Il segreto è nell'uso dei coloranti che consente alle lettere stampate di restare leggibili per più di tre giorni. Il materiale potrebbe essere usato soprattutto per i quotidiani.
Il processo chimico alla base è semplice: il materiale viene reso fotosensibile grazie a uno spessore formato da strati di sostanze chimiche che, al passaggio di luce ultravioletta, vengono alterate e modificate in modo da assumere le sembianze delle lettere alfabetiche. Però questi strati possono tornare al loro livello originario stimolando il materiale con il calore a circa 115 gradi. Una scoperta niente male, se pensate che nel mondo si consumano ancora 362 milioni di tonnellate l'anno per documenti cartacei.

martedì 19 maggio 2015

Il futuro è dell'auto ibrida

Secondo Bosch il futuro prossimo della mobilità è ibrido. Nella visione del colosso tedesco, il motore elettrico non è "nemico" di quello a combustione e non lo sarà ancora per molti anni. Anzi, la loro unione rappresenta il futuro e uno valorizza al meglio l'altro.
Una delle chiavi del successo delle ibride (ma ancor più delle elettriche al 100%) è il costo delle batterie: Bosch prevede che entro il 2020 si dimezzerà.
Come noto, la UE si è data vincoli molto stringenti in termini di emissioni da qui ai prossimi anni che obbligheranno tutte le Case a montare motori ibridi sui SUV.
L'auto elettrica sarà sempre più connessa alla rete grazie allo smartphone e alla APP di Bosch.

Inquinamento luminoso

Quasi il 100% delle popolazioni dei paesi più sviluppati vive sotto cieli illuminati da luce sprecata, circa il 70% della popolazione italiana non ha mai visto la Via Lattea e molte delle stelle che hanno permesso, grazie al loro studio, enormi progressi scientifici all'umanità non sono più osservabili dalle nostre città e questa non è solo una perdita per la ricerca scientifica ma sopratutto una perdita per tutta la collettività. Infatti l'inquinamento luminoso incide sui comportamenti di molte specie animali, insetti e vegetali, i cui effetti a cascata si riflettono sulle attività umane e sull'economia in generale, senza dimenticare gli effetti sul ritmo circadiano dell'uomo, i cui disturbi comportano una serie di patologie che condizionano fortemente la vita dell'uomo. come la relazione Maria Luisa Rastello

Se osserviamo l'immagine notturna della nostra penisola da un satellite, possiamo rimanere meravigliati dalla bellezza dell'immagine ma subito risulta evidente quanto tutta quella luce che si riflette verso l'universo sia inutile. Ogni anno i Comuni italiani spendono 1,6 miliardi di euro in energia e manutenzione degli impianti e si stima che si potrebbe risparmiare il 35% solamente indirizzando la luce emessa nella direzione giusta. Se consideriamo che solo la Città di Torino con oltre 96mila punti luce di illuminazione pubblica, sopporta una spesa annua di circa 10 milioni di euro per la manutenzione e 14 milioni per consumo di elettricità è facile capire quanto si potrebbe risparmiare.

sabato 16 maggio 2015

Rifiuti elettronici: un terzo dell’e-waste arriva da Usa e Cina

Un recente studio delle delle Nazioni Unite ha stimato che nel 2014 sia stato stabilito il nuovo record della spazzatura elettronica: 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti come frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici, televisori, computer e telefonini. La stessa ricerca ha rivelato che solamente un sesto di questa spazzatura viene correttamente riciclata.

L’elemento più paradossale che emerge da questa ricerca è che sono i Paesi che hanno un più forte coscienza ambientalista a produrre i maggiori quantitativi di rifiuti pro-capite: la graduatoria relativa al 2014 vede in testa la Norvegia con 28,4 kg pro-capite, seguita da Svizzera (26,3 kg), Islanda (26,1 kg), Danimarca (24 kg), Gran Bretagna (23,5 kg), Paesi Bassi (23,4 kg) e Svezia (22,3 kg). Al decimo posto ci sono gli Stati Uniti con 22,1 kg, ma vista la sua popolazione i consumatori statunitensi incidono tantissimo sul “peso” globale dei rifiuti elettronici. Cina e Stati Uniti insieme producono il 32% dei rifiuti complessivi.

Il dato sui rifiuti elettronici evidenzia quanto ampia sia la forbice fra i Paesi più avanzati e quelli del Terzo Mondo o in via di sviluppo: la media di rifiuti elettronici del continente africano è di appena 1,7 kg pro-capite all’anno.

Se si riuscisse a riciclare al 100% questa quantità di rifiuti, si potrebbe generare una ricchezza quantificabile in 52 miliardi di dollari.

giovedì 14 maggio 2015

Sos dell'ONU: la Terra mai così calda da 800 mila anni

Resta poco tempo per salvare la Terra. Non è mai stata così calda da 800 mila anni a questa parte e, se entro la fine del secolo le emissioni di gas serra non saranno ridotte a zero non ci saranno più speranze. Questo vuoi dire cominciare fin da subito a lasciare petrolio, carbone e gas nel sottosuolo, a progettare motori e sistemi di riscaldamento che non usino combustibili fossili, a cambiare il nostro modo di vivere per salvare noi stessi e le generazioni future.
Il riscaldamento globale è colpa dell'uomo per il 95% degli scienziati che lo hanno studiato. Non c'è più tempo da perdere: se non si agisce subito, le conseguenze saranno devastenti per la nostra civiltà e annulleranno gli sforzi fatti finora per combattere fame e povertà
Si diffonderanno nuove malattie, molte aree costiere saranno sommerse, numerose specie di animali si estingueranno, i campi diventeranno aridi, le foreste spariranno, si lotterà per il cibo, ci saranno migrazioni di massa e guerre per la sopravvivenza.
Il rapporto propone di ridurre del 50% le emissioni di gas serra tra il 2010 e il 2050, unica condiziono per evitare di superare la soglia dell'aumento di 2 gradi centigradi rispetto all'era industriale, considerata il confine oltre il quale non si potrà più tornare indietro.
Ma i Paesi in via di sviluppo non ne vogliono sapere di essere costretti a riduzioni pari a quelle dei paesi occidentali, che hanno cominciato prima a emettere gas serra e hanno responsabilità storiche delle quali bisogna tenere conto.

martedì 12 maggio 2015

Deforestazione, occorre fermarla

Il 22 aprile si è celebrata, in tutto il mondo, l’Earth Day, la Giornata della Terra. Quest’anno il WWF ha lanciato un appello contro la deforestazione.

Il 38% della superficie forestale originaria del Pianeta è già stata persa. Attualmente soltanto il 31% della superficie del Pianeta è ricoperto di foreste e vengono persi 50 campi da calcio ogni minuto.

Nella graduatoria dei 10 paesi che nel decennio 2000-2010 hanno deforestato di più, dopo il primo posto del Brasile, l’Australia che supera l’Indonesia, terra di conquista per le aziende produttrici di olio di palma e di carta.

1) il Brasile
2) l’Australia
3) l’Indonesia,
4) la Nigeria,
5) la Repubblica di Tanzania,
6) lo Zimbabwe,
7) la Repubblica Democratica del Congo,
8) la Birmania (Myanmar),
9) la Bolivia,
10) il Venezuela.

Le maggiori cause sono la crescente domanda di carta, la “fame” di terra per un agricoltura che deve soddisfare la richiesta di una popolazione crescente, la legna per le abitazioni e la filiera che produce soia, olio di palma, carne e pelli da trasformare. L’Europa, anche se non è presente nei quartieri alti di queste poco onorevoli classifiche sulla deforestazione, ha comunque le proprie responsabilità visto che i maggiori consumatori mondiali di prodotti derivati da processi di deforestazione illegali arrivano sui mercati dell’Unione Europea.

Ma c’è un altra percentuale allarmante: solamente il 15% delle foreste che rimangono nel pianeta si troverebbero in buone condizioni ecologiche.

E a rischio è anche l’acqua dolce visto che i serbatoi dell’acqua continentale sono i grandi ecosistemi forestali, su tutti la Foresta Amazzonica che custodisce 100mila km di corsi d’acqua.

domenica 10 maggio 2015

Expo 2015, cibo e architettura si fondono nei padiglioni di tutto il mondo

Il primo maggio è iniziata ufficialmente la manifestazione "Expo 2015", l'esposizione universale dedicata al tema "Nutrire il pianeta. Energia per la vita".

Durante tutto il periodo dell'evento, che terminerà il 31 ottobre 2015, sono in programma spettacoli, incontri, convegni, manifestazioni sotto il comune denominatore del cibo, con la possibilità per tutti i paesi del mondo di mostrare le proprie eccellenze.

Oltre i contenuti proposti dalle singole nazioni, la manifestazione si caratterizza come un vero e proprio trionfo dell'architettura contemporanea, grazie alla realizzazione di progetti unici, con forte attenzione all'innovazione tecnologica e con marcato approccio sostenibile.

Sono presenti oltre un centinaio di padiglioni con diverse aree tematiche realizzate da architetti di fama mondiale e da aziende nazionali e internazionali.

Ogni padiglione ha lo scopo di esprimere la cultura del Paese che rappresenta, col meglio della tecnologia e l'utilizzo di materiali diversi, dai più tradizionali ai più raffinati. Razionalismo ed espressionismo si alternano e si uniscono.

Ecco dunque padiglioni in forma arborea, di semi o di chicchi quali segni di scultorea valenza; ci sono forme organiche tondeggianti e forme con viluppi fantastici; ci sono strutture lineari che invitano a fluire, e altre accentratrici e centripete che invitano a restare.


Le immagini dei principali padiglioni

venerdì 8 maggio 2015

Rendering, cos’è e quali sono i suoi vantaggi

Fino ad alcuni anni fa i cosiddetti “disegni tecnici” dominavano la scena della progettazione, erano lo strumento con cui il progettista (architetto, ingegnere, geometra…) forniva tutte le informazioni necessarie: altezze, quote, distanze dalle strade, volumi, spessori dei muri, superfici vani, etc.
Tuttavia, questi disegni lasciavano ampio spazio all’immaginazione del cliente.
Oggi le cose stanno cambiando.
Grazie alla continua evoluzione nel campo del “computer graphics” siamo in grado di ottenere una serie di vantaggi prima impensabili, sia sul fronte della progettazione stessa che su quello della presentazione del progetto al cliente.
Infatti, grazie all’uso di software di progettazione possiamo ottenere una serie di vantaggi, come ad esempio una precisione millimetrica sia nel calcolo di superfici e volumi che nel computo metrico, e la possibilità di mostrare al cliente viste tridimensionali foto realistiche immediatamente comprensibili e molto fedeli alla realtà.
Con il termine rendering  si definisce un'immagine artificiale molto realistica a partire da un modello tridimensionale elaborato al computer. Il modello geometrico realizzato viene rivestito con colori del tutto uguali ai materiali reali (texture) e illuminato mediante fonti luminose che riproducono quelle naturali o artificiali.
Dopo aver creato un’immagine statica, i fotogrammi possono anche essere visti in sequenza generando una vera e propria animazione: ad esempio è possibile “passeggiare” virtualmente attraverso i vani di una stanza.
Quindi, se una fotografia ha la funzione di illustrare qualcosa che già esiste, un rendering ha lo scopo di illustrare un’idea, un progetto, un modello che ancora non esiste, ma come se esistesse davvero!

Ecco quindi che il rendering fotorealistico diventa fondamentale nell’attività di progettazione architettonica.