mercoledì 28 novembre 2018

L’auto senza autista debutta nel traffico di Torino

Non solo California. L'auto a guida autonoma fa le prove anche a Torino, in mezzo al traffico e ha portato il Sindaco Chiara Appendino a fare un giro per la sua città. L'autista ha le braccia conserte e i piedi immobili. Non tocca il volante né i pedali: non sterza, non frena, non accelera né si preoccupa di seguire la strada. Non ce n’è bisogno. Ci pensa l’auto.
L’auto a guida autonoma è un atto di fiducia e una liberazione: basta stress al volante, fa tutto da sola. Basta superare la sensazione di panico che istintivamente ti assale nel sapere che il volante sterza da sé. Ieri per la prima volta due vetture senza conducente hanno attraversato il traffico di Torino. L’hanno fatto nel giorno del «Vtm», il meeting sui veicoli a guida autonoma. Una rivoluzione di cui, per l’Italia, Torino è punto cardinale: qui si sperimenterà l’auto senza pilota, su un circuito di 35 chilometri che gli esperti hanno tracciato con i tecnici del Comune.
Trasmette sicurezza la precisione con i cui sensori riconoscono gli oggetti intorno all’auto e li riproducono su uno schermo che segnala anche le distanze da rispettare per evitare pericoli. Basta essere razionali e ammettere che, alla fine, possono calcolare e rilevare ostacoli con più accuratezza dell’occhio umano. Quando il semaforo è rosso l’auto non inchioda bruscamente ma rallenta e, quando - grazie alla tecnologia 5G che si sperimenta sempre a Torino per conto di TIM - le infrastrutture stradali sapranno dialogare con ogni vettura sarà lo stesso semaforo a comunicare con l’auto il tempo di attesa.
La guida nel traffico procede senza intoppi. Merito di una tecnologia fondata su alcuni fattori. Ogni vettura ha un rilevatore che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie attraverso un impulso laser e alcuni moduli per intercettare i punti ciechi. Ci sono, a seconda dei modelli, fino a 20 telecamere che coprono ogni direzione. Il futuro dell'auto autonoma è legato asl 5G (la rete ultraveloce): quando le auto potranno dialogare con gli oggetti esterni, e non solo vederli, si potranno evitare alcuni inconvenienti, vedi il «rosso» bruciato dalla vettura ieri proprio mentre a bordo c’era la sindaca. Un inconveniente dovuto al fatto che il software non è ancora in grado di dialogare con il semaforo, ma, in questo caso, si è affidato all’auto che precedeva.
Torino, capitale dell’auto, si candida a inaugurare un concetto di mobilità rivoluzionario: nuovi modelli, sistemi di guida avanzati, un processo di digitalizzazione di veicoli e informazioni e il progressivo passaggio all’alimentazione elettrica.
Perché ora l’auto a guida autonoma decolli mancano tre aspetti e sarà proprio compito della sperimentazione affrontarli. Il primo è legato alla legislazione, in ritardo nel regolamentare i veicoli che si guidano da soli. Il secondo punto è la mancanza di una rete 5G così diffusa da permettere la connessione di tutti i dispositivi. E, infine, ci vuole una svolta culturale che porti le persone a fidarsi delle auto.

lunedì 26 novembre 2018

Cosa è il 5G ?

La tecnologia 5G è la nuova generazione per le telecomunicazioni mobili che cambierà le nostre vite
Il termine sta per quinta generazione, e descrive il nuovo standard per le telecomunicazioni, che sarà molto più veloce e potente dell’attuale 4G o della precedente 3G. Praticamente con la rete 3G abbiamo cominciato a scambiarci immagini e video, con la 4G anche in alta definizione. La 5G utilizza una banda wireless a frequenza più alta, chiamata millimeter wave, che consente di trasferire più dati e più rapidamente. Il segnale però copre distanze minori, e questo significa che per attivare il nuovo sistema bisogna rinnovare le antenne, più piccole ma più vicine tra loro.
Secondo la compagnia americana Verizon, sarà 200 volte più rapida della tecnologia 4G. Altri sono più prudenti, e prevedono una velocità superiore di dieci o tre volte. La International Telecommunication Union ha stabilito che il sistema dovrà avere la capacità di trasmettere 20 gigabyte al secondo. 
I vantaggi tecnici saranno principalemente tre: più velocità, maggiore latenza (prontezza di risposta), e la capacità di collegare molti più apparecchi nello stesso tempo. La maggiore rapidità consentirà di trasmettere più dati, più in fretta. La minore latenza aumenterà l’affidabilità. La possibilità di connettere simultaneamente un numero maggiore di strumenti permetterà di sviluppare funzioni come l’Internet of Things (internet delle cose), che consentirà a tutte le apparecchiature di una casa di parlarsi. 
Le potenziali applicazioni rivoluzionarie della tecnologia 5G sono molte. La più ovvia sta nella velocità e nella quantità dei dati che potremo trasmettere. Lo sviluppo delle auto autonome senza guidatore verrà accelerato, così come la realtà virtuale e aumentata, i giochi in streaming, le telecamere per la sicurezza, il riconoscimento facciale. I medici potranno fare interventi e riabilitazione a distanza. Nelle fabbriche migliorerà la gestione dei robot, e nelle strade, nei porti e negli aeroporti il traffico. La connessione non sarà più limitata a smartphone, tablet o computer, ma tutte le apparecchiature nelle nostre case si parleranno. Le smart cities diventeranno realtà, mentre anche allo stadio vivremo esperienze in tempo reale ora impensabili. 
I primi esperimenti sono già in corso, ad esempio a New York, ma il sistema diventerà attivo nel 2020. In Italia Vodafone lo sperimenterà su Milano TIM invece su Torino.

giovedì 15 novembre 2018

L'Era della plastica

Così gli studiosi hanno definito l'età contemporanea, prendendo in prestito una delle scoperte che più ha cambiato la nostra epoca. La plastica, infatti, non esiste in natura ma è un materiale di sintesi che viene ricavato in laboratorio attraverso procedure chimico-fisiche.
Da queste trasformazioni si ottiene una sostanza composta da filamenti che in gergo tecnico si chiamano "polimeri".
Ad inventare questo materiale destinato a cambiare le sorti del mondo è stato un italiano, lo scienziato ligure Giulio Natta che proprio per questa scoperta nel 1963 vinse il Premio Nobel per la Chimica. Dopo un viaggio in Germania, dove già da anni si studiavano i polimeri allo scopo di creare un materiale che imitasse e sostituisse materiali costosi come legno, ceramica o avorio, Giulio Natta ritorna in Italia e applica quanto ha imparato nel campo industriale.
Natta fa in modo che la storica azienda Montecatini stringa un accordo col Politecnico di Milano e grazie a questa collaborazione e a quella con il collega tedesco Karl Ziegler, compie passi avanti nello studio dei polimeri. L'11 marzo 1954 scrive sul suo diario: «Inventato polipropilene», il materiale nuovo che verrà commercializzato con il nome di Moplen e che verrà usato dalla Montecatini per produrre i primi recipienti, scolapiatti e giocattoli di plastica. Questo nuovo materiale diventa indispensabile perché può essere modellato in qualsiasi forma, è resistente, colorato e pure impermeabile.
In realtà una specie di plastica - la "bachelite" - era stata inventata anni prima dall'americano Leo Baekeland: si trattava di una resina ricavata dal petrolio con cui si iniziarono a costruire utensili da cucina e tubi che però - una volta rotti - non si potevano più riciclare.
Da questa intuizione poi alla fine degli anni Trenta nacquero altri materiali della famiglia della plastica: fu inventato il teflon per cavi elettrici, abiti impermeabili e rivestimenti di padelle, il mylar - scoperto per caso dalla NASA alla ricerca di un materiale da mandare nello spazio e adoperato oggi per coperte termiche - ma soprattutto il nylon, con cui nascono le setole degli spazzolini, tende, corde e calze.
Oggi nessuno si sognerebbe di fare una pubblicità alla plastica. E invece guardate cosa succedeva a metà del secolo scorso.