venerdì 10 gennaio 2020

Le tecnologie che cambieranno per sempre la nostra vita a partire dal 2020

Entro la fine di questo decennio che si sta avviando l’uomo vedrà cose che 5 anni fa sembravano fantascienza e raggiungerà una qualità di vita inimmaginabile. Ecco alcune tecnologie innovative che rivoluzioneranno il nostro mondo.
La tecnologia già da molti anni sta trasformando il mondo come lo conosciamo e per lo più lo sta facendo in modo silenzioso e con livelli di progresso misurabili quotidianamente anche da semplici cittadini. Dall’alimentazione alla sanità, dall’erogazione dei servizi pubblici alla gestione della mobilità urbana, basta uscire di casa la mattina per accorgersi che la rivoluzione digitale è parte integrante di ogni nostra azione e ci aiuta a fare cose che pensavamo si vedessero solo comodamente seduti al cinema.
Realtà Aumentata: questo arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni digitalizzate e non riconoscibili dai tradizionali cinque sensi, aiuteranno i chirurghi a vedere letteralmente all’interno dei loro pazienti, riducendo in modo drastico i costi sanitari e i rischi operatori. Questa tecnologia avrà poi infinite applicazioni: dalla creazione di un nuovo modello di formazione scolastica (EdTech), all’esplorazione digitale delle opere d’arte esposte nei musei (ArtTech), dalla protezione dei lavoratori che operano in condizioni pericolose all’acquisto via web di un appartamento a Dubai senza averlo mai visto fisicamente (PropTech).
Carne coltivata in laboratorio: la nuova frontiera della sostenibilità ambientale e della ricerca di un cibo di qualità ma senza i rischi per la salute, sarà ad esempio la produzione della carne in laboratorio (AgriTech), un’innovazione alimentare (eFood) che contribuirà anche ad uno sfruttamento responsabile ed etico delle risorse legate all’agricoltura industriale (eFarm).
Materiali plasmonici: i tessuti nano-controllati dalla luce saranno potenzialmente utilizzabili per qualsiasi cosa, dalla realizzazione del mantello dell’invisibilità alla Harry Potter - che nella realtà esiste già grazie ad una società canadese e permette di nascondere una persona, un’automobile oppure un intero edificio - alle più serie nano-particelle capaci di ingannare ed uccidere il cancro.
Computer quantistici: per capire il valore di questa innovazione, basti pensare che uno di questi super elaboratori che sfrutta le proprietà degli atomi per aumentare la propria capacità di calcolo, è stato in grado a fine 2019 di risolvere in poco più di 3 minuti un’operazione che ad un computer tradizionale avrebbe richiesto 10.000 anni. Ecco perché é oggetto di un ambizioso programma di innovazione quantistica finanziato da Commissione Europea con 1 miliardo di euro (FinTech).
Elettroceutica: in ambito sanitario, alcune malattie come l’epilessia e la depressione sono già trattate oggi usando l’elettricità (MedTech). In futuro, la bioelettronica affiancherà farmaci e biotecnologie (BioTech) nella cura di malattie come emicrania, obesità ed artrite, diminuendo la dipendenza dai farmaci ed aumentando l’efficienza del sistema immunitario umano.
Assistenti personali super-avanzati: l’Intelligenza Artificiale è ogni giorno sempre più capace di pensare e di agire razionalmente, basti ricordare le auto a guida autonoma. Tra qualche anno potremo avere Aiutanti Digitali (sistemi hardware e programmi software) capaci di confrontarsi con noi su qualsiasi argomento della nostra vita quotidiana, così da avere un punto di vista costruito per essere sempre obiettivo ed etico.
Impianti cellulari per curare le persone: grazie alle nanotecnologie (NanoTech), verranno impiantate nei corpi dei pazienti minuscole “fabbriche farmaceutiche” per rilasciare al bisogno la giusta dose di principio attivo esattamente nella parte del corpo da curare (eHealth).
La tecnica del Gene Driver: la medicina di precisione (HealthTech) sarà la nostra migliore alleata; infatti, l’attivazione di reazioni genetiche a catena nell’uomo attraverso il così detto “editing genetico”, consentirà di danneggiare una specifica patologia oggi non curabile e funzionerà come acceleratore per la diffusione nel corpo di una cura semplice ed alla portata di tutti.
Farmacologica e Intelligenza Artificiale: la combinazione degli algoritmi e dei Big Data potrebbe accelerare enormemente la progettazione molecolare di nuovi farmaci, riducendo al minimo la sperimentazione e consentendo una drastica riduzione dei tempi necessari alla Ricerca e Sviluppo per trovare terapie salvavita.
Medicina personalizzata: i farmaci di nuova generazione potranno essere personalizzati in base alle caratteristiche del nostro corpo, consentendo così ai medici di valutare in modo univoco il rischio personale del paziente ed allo stesso tempo di prescrivere terapie mirate sul singolo individuo, con la riduzione degli effetti collaterali ed una qualità della vita eccezionale.
In altre parole, alla teoria del “quanto sarà bello navigare in 5G” dobbiamo velocemente sostituire il “cosa potremo fare” con questa tecnologia che permette già oggi di far interagire gli oggetti contenuti in quelle due già citate sale operatorie con persone fisiche in camice verde, e non rischiare di elogiare maggiormente la velocità della SIM del nostro smartphone nell'uso della nuova chat rispetto alla possibilità che quello stesso 5G ci può offrire per salvare delle vite. 
La tecnologia sta per trasformare il nostro futuro: siamo davvero pronti per questo?

giovedì 9 gennaio 2020

118 Piemonte

Nel 2019 il 118 Piemontese si è messo in moto 421 mila volte. Tante sono le missioni che la macchina del soccorso formata da 316 medici, 524 infermieri e 29 mila volontari del soccorso ha portato a termine sul territorio regionale. Numeri che fotografano la realtà del Dipartimento 118, uno dei più efficienti e preparati a livello nazionale.
Questo il bilancio presentato ieri dal dipartimento di maxi-emergenza regionale (EMT) all'aeroporto di Levaldigi in provincia di Cuneo.
Sono state illustrate anche le grande novità del 2020: fra non molto i cittadini comunicheranno non solo più tramite audio ma anche attraverso lo scambio di chat e di immagini. Il servizio di emergenza 118 piemontese, primo in Italia, sarà in grado di connettersi in tempo reale con il luogo dell'intervento o lo scenario dell 'incidente. L'innovazione permetterà una migliore gestione della situazione. Perché l'operatore non avrà solo orecchie, ma anche occhi sul luogo dell'intervento.
Le uscite dell'elisoccorso ammontano a 2955. Grande l'impegno dei comuni per le aree di atterraggio notturno, ormai salite a 162 (43 in provincia di Cuneo) su tutto il territorio regionale. Gli elicotteri del 118 sono inoltre dotati, da quest'anno, di un nuovo dispositivo medico per la ventilazione del paziente.
Tra le attività del dipartimento c'é un fiore all'occhiello: la struttura di maxi-emergenza 118 regionale, dotata di un ospedale da campo italiano certificato dall'Oms, che ha svolto ad aprile e maggio la sua prima missione internazionale in Mozambico ed è poi stato donato all'ospedale di Beira.
L'ospedale da campo si avvale di medici, infermieri e tecnici provenienti da tutte le aziende sanitarie regionali.

martedì 7 gennaio 2020

Acciaio e cemento non sono materiali ecosostenibili

Come abbattere la valanga di emissioni della produzione di acciaio e cemento?

Le industrie di acciaio e cemento producono ogni anno il 16% dei gas serra, tanti quanti quelli di tutti gli Stati Uniti. Tagliarle è un'impresa complessa, ma alcune aziende e centri di ricerca ci stanno lavorando.

Mentre ci si accapiglia su come produrre elettricità senza emissioni, su come far marciare auto e camion a batteria e persino sull'opportunità o meno di usare gli aerei, ben pochi riflettono su come abbattere le emissioni di due settori che producono il 16% dei gas serra del mondo: le industrie dell’acciaio e del cemento.

Forse se ne parla poco perché riuscire a fare qualcosa in merito è un’impresa disperante, sia per le difficoltà tecniche, sia perché si tratta di prodotti di uso così generale.

Solo di acciaio, per dire, ne vengono prodotti 1,8 miliardi di tonnellate nel mondo ogni anno, che finiscono in migliaia di prodotti diversi, con un metodo di produzione che è una “festa” per le emissioni di CO2 dagli altoforni che bruciano carbon coke.

Ma anche la produzione del coke, che si fa arrostendo il carbon fossile nelle cokerie, produce tanta anidride carbonica, oltre al mix di altri gas tossici.

Dall’altoforno esce poi ghisa, una lega ricca in carbonio, che va trasformata in acciaio in convertitori a ossigeno, producendo, indovinate un po’, altra CO2. Infine l’acciaio, scaldato a 1000 °C, viene trasformato in barre, tondini rotaie, lamiere, in grandi laminatoi, che emettono la CO2 prodotta dalle centrali che forniscono l’elettricità per il processo.

Visto però che il primo passaggio in altoforno da minerale a metallo, da solo, è responsabile della metà delle emissioni, intanto si potrebbe provare a cambiare quello.

Per farlo si possono usare gas riducenti diversi dal CO del coke: all’Ilva di Taranto, per esempio, si sta valutando la possibilità di usare il metano, che sempre CO2 fossile produce, ma almeno salterebbe eviterebbe le emissioni derivanti dalla produzione del coke.

Ma c’è chi studia anche una soluzione ben più radicale: usare l’idrogeno, che produrrebbe, come scarto della reazione con l’ossido di ferro, solo vapore acqueo.

Ci sta lavorando una azienda siderurgica svedese con tre impianti sperimentali di conversione del minerale con idrogeno. L'idrogeno i qualche modo bisogna produrlo, per esempio con elettrolisi dell'acqua, ma se per farlo si usassero energie rinnovabili, cioè separando l'idrogeno dall'ossigeno,  ecco allora che avremmo un ferro a emissioni zero. Si sa già che un acciaio del genere costerà il 30% in più: tantissimo per un'industria che già fatica a tirare avanti. Potrà esistere solo se verranno sovvenzionate queste tecnologie innovative e puniti con dazi i metodi tradizionali che producono fiumi di CO2.

Ma, viene da pensare, c’è proprio bisogno di produrre ancora acciaio? Non potremmo farcela con il solo riciclo del rottame di ferro?
Il riuso del rottame comporta solo la sua fusione in forni elettrici, che, se alimentati con energia a zero CO2, non comportano emissioni. E ridurrebbe anche i danni ambientali minerari e le emissioni per il trasporto del minerale. Ma gli esperti ci dicono di no: l’acciaio da riciclo contiene troppo impurità, altri metalli, che lo rendono adatto per fare rotaie o tondini per l’edilizia, ma non acciaio inossidabile o lamiere per automobili. Fino a che non si troverà un modo di purificare l’acciaio da rottami durante la fusione, bisognerà continuare a produrne di nuovo da minerali.