giovedì 30 giugno 2011

Estate: il sorpasso dei maschi

studiare.jpg«A 15 anni le femmine sono più capaci dei maschi nella comprensione e nello stabilire connessioni tra elementi testuali diversi. Un dato questo che si accompagna a una propensione a leggere di più e a una più forte varietà di tipologie di letture nelle attività extra scolastiche».


È il commento di uno specialista di istruzione che affronta le ultime analisi dell'Invalsi (Istituto per la valutazione del sistema educativo) e dell'Ocse-Pisa, il rapporto che misura il livello degli studenti quindicenni in 65 Paesi.


Accade in tutto il mondo, ma in Italia il divario è più forte. I ragazzi faticano a capire quello che leggono e il problema non riguarda soltanto la scuola, visto che la comprensione di un testo è uno degli strumenti minimi per la vita di tutti i giorni. 


Anche stavolta il Sud fa peggio del Nord. E forse per trovare la spiegazione, bisogna uscire dalle aule e guardare al tipo di lettura dei teenager. Le ragazze non si limitano ai fumetti e allenano la mente a essere più elastica e quindi pronta alla comprensione del testo.


Un esperto va alle radici: «Pensiamo a cosa hanno fatto questi studenti prima di arrivare a 15 anni. Giocato, soprattutto». La chiave è lì: le bambine parlano con le bambole, fanno finta di prendere il té con le amichette, nei loro giochi di ruolo il linguaggio è più sollecitato.


I maschi, invece, fanno la partita a pallone, si rincorrono in bicicletta, la loro attività è molto più fisica. La differente dimestichezza con le parole è il risultato di questi comportamenti. 


Per fortuna che poi arriva l'estate e i giochi tornano a prendere il sopravvento sui libri: con la bicicletta e la racchetta da tennis i ragazzi recuperano e, talvolta, superano le ragazze.

mercoledì 29 giugno 2011

Come si diventa un genio

Un genio in pannolino Streaming Megavideo.jpgGenio si nasce o si diventa? Il quesito è vecchio come quello dell'uovo e la gallina. Adesso arriva una risposta "scientifica", il primo studio analitico sulla questione. Il verdetto è che non si nasce genio, ma esiste il modo di poterlo diventare. Coraggio, dunque, c'è una possibilità quasi per tutti. Non è necessario avere un alto quoziente intellettivo: contano l'ambiente, lo studio e soprattutto la forza di volontà.


Ad affermarlo è una ricerca compiuta dall'Università di Cambridge pubblicata sul settimanale britannico New Scientist. In sintesi, gli esperti concludono che nel cosiddetto "genio" non c'è nulla di innato e magico. Si tratta semplicemente di una peersoona capace di lavorare sodo e con alle spalle qualcuno che l'ha aiutato nella formazione.


Secondo le ultime ricerche del Dna, l'influenza dei caratteri ereditari ha un peso di gran lunga inferiore a quello dell'ambiente (sociale e affettivo) in cui si cresce. Sarà una certezza scientifica, ma non una novità. Lo scrittore americano Ernest Hemingway, premio Nobel per la letteratura nel '54, sosteneva che il genio è 1% inspiration (ispirazione creativa) e 99% perspiration (traspirazione, sudore).


I ricercatori inglesi non fanno altro che aggiornare questa formula: 1% di ispirazione, 29% di buone scuole, 70% di fatica. Lo studio inoltre suggerisce una specie di "regola del 10": occorrono almeno 10 anni di pratica, di lavoro serio e intenso, per raggoingere il successo. Un'analisi su 120 atleti, attori, artisti, matematici e scienziati, rivela, che, ogni singola persona esaminata ha impiegato almeno un decennio di applicazione prima di ottenere riconoscimenti internazionali. In più, quasi sempre, chi ce l'ha fatta ha avuto un sostenitore, e cioè una figura chiave che lo ha incoraggiato lungo il percorso.


La Cambridge University cita casi famosi: Mozart suonava il violino a 3 anni e componeva sinfonie a 7, ma soltanto al termine dell'adolescenza ha prodotto la musica che lo ha reso un gigante; Einstein era uno scolaro mediocre e svogliato, solo quando si è applicato rigorosamente al campo che lo appassionava è diventato "l'uomo più intelligente del mondo". Prima di arrivare al successo planetario, i Beatles hanno speso almeno sette anni in prove su prove. La stessa regola vale per i campioni dello sport.

mercoledì 22 giugno 2011

La lampadina accesa da 110 anni

livermoore.jpgMai una battuta di arresto, mai un tentennamento. La lampadina di Livermore è flebile ma è accesa da 110 anni.


Negli Stati Uniti è diventata una leggenda vivente la lucina che incessantemente brilla nella caserma dei pompieri della cittadina della California nientemeno che dal 1901.


Nonostante i suoi 60 watt di potenza, il lumino è alimentato per fornire solo 4 watt. Ai pompieri era stata regalata da un benefattore per aiutarli a trovare al buio le lanterne a petrolio.


E ora ha oltrepassato con vitalità e onore anche il 18 giugno 2011: centodieci anni di vita ininterrotta che nessuno sa spiegarsi. Regolarmente registrata nel Guinness dei primati, la lampadina di Livermore è ormai un'istituzione negli Stati Uniti che ne hanno fatto un simbolo di resistenza. La luce che ha illuminato il Paese per oltre un secolo anche nei momenti più bui e difficili.

sabato 11 giugno 2011

L'Acqua a Milano costa un quarto di quella di Firenze

acqua pubblica.jpgA due giorni dai Referendum arrivano i dati della nona indagine nazionale sulle tariffe del servizio idrico di Federconsumatori. I prezzi dell’acqua aumentano in maniera generalizzata, ma è notevole la differenza da città a città. Dalla rilevazione Milano, con una società di gestione pubblica che è un vanto per il capoluogo lombardo anche come contenimento degli sprechi, risulta essere fra le più economiche mentre Firenze è la più cara. A Milano una bolletta annua media dell’acqua si aggira sui 115,36 euro, mentre a Firenze, con gli stessi consumi si spendono 478,05 euro. Che questo abbia a che vedere con le ragioni dei promotori dei referendum sull’Acqua Pubblica (contrapposte a quelle del comitato del No)? La risposta dipende dalla vostra opinione sul tema.

L’elaborazione di Federconsumatori permette di stabilire che dai dati delle 93 città campione “emerge che nel 2010 per un consumo annuo pari a 200 metri cubi, ovvero il consumo medio di una famiglia tipo, si è pagato mediamente 310,99 euro all’anno“. Le cifre cambiano quando si considera un consumo pari a 100 metri cubi, il dato medio per le famiglie meno numerose. La spesa media scenda a 137 euro, ma Milano resta comunque la più economica con appena 60 euro mentre ad Agrigento si arriva a pagare 207,46 euro. In generale “la bolletta media del 2010 si è rivelata più cara, rispetto al 2009, del 6,85% e le previsioni tendenziali ad aprile per il 2011 fanno stimare aumenti del 6,5% su base annua“. In alcune città, come Carrara, Massa e Rieti si arriva a rincari superiori al 30%. Un’autentica impennata.

Ecco la classifica delle 10 città con l’acqua più cara:

    1. Firenze,
    2. Pistoia,
    3. Prato,
    4. Agrigento,
    5. Arezzo,
    6. Urbino,
    7. Grosseto,
    8. Siena,
    9. Livorno,
    10. Pisa.


Le 10 più economiche sono:

    1. Aosta,
    2. Bolzano,
    3. Imperia,
    4. Cuneo,
    5. Teramo,
    6. Udine,
    7. Varese,
    8. Lodi,
    9. Lecco,
    10. Milano.

I dieci motivi per votare "sì" e dimenticarsi delle centrali

 


nucleare.jpg1) Il nucleare non è sicuro. In base al calcolo delle probabilità, ci dovrebbe essere un meltdown di un reattore (la fusione del combustibile, l'incidente più temuto) ogni 250 anni. Ne abbiamo avuti cinque (Three Mile Island, Cernobyl e tre a Fukushima) in 50 anni. E le ultime notizie dicono che a Fukushima il combustibile radioattivo è uscito all'aperto, la situazione più pericolosa. Non è solo un problema di tecnologie più o meno sicure. È anche un problema di banale manutenzione quotidiana. I rapporti delle agenzie di sicurezza nucleari sono pieni di tetti che gocciolano, tubature che perdono, valvole bloccate, controlli rimandati o trascurati, tutti potenziali motivi di disastro. Sfioriamo ogni giorno l'incidente. Come in ogni industria. Ma quella nucleare, con il suo carico di radioattività, è la più pericolosa di tutte.



2) L'Italia è un paese sismico. Meno del Giappone, ma con la sua quota di devastanti terremoti (e tsunami, come a Messina nel 1908). La zona meno soggetta è una stretta striscia fra Piemonte e Lombardia, ma i siti previsti dal governo prevedono aree a rischio "moderato". La scienza dei terremoti è però giovane e approssimativa, come dimostra il recente caso giapponese, dove gli scienziati non si aspettavano un sisma così violento.

3) L'incubo delle scorie. Restano radioattive e pericolose per centinaia di migliaia di anni. Oggi, nel mondo, queste "bombe sporche" sono accatastate a fianco delle centrali. Nessuno è riuscito a trovare e costruire un deposito sicuro e permanente. I francesi lo stanno progettando (a carico dello Stato): costerà 15 miliardi di euro, quasi quanto tre centrali atomiche. 

4) Il nucleare che viene dall'estero. Assai poco. Secondo le stime ufficiali, l'1,5% dell'elettricità italiana proviene dal nucleare straniero. E le centrali straniere sono a non meno di 100 chilometri dai nostri confini, oltre la fascia più pericolosa (circa 40 chilometri)

5) L'effetto serra. È la carta migliore a disposizione dei nuclearisti. Ma va vista in proporzione. Senza centrali atomiche, il mondo, oggi, produrrebbe 2 miliardi di tonnellate di Co2 in più. Una cifra importante, ma non decisiva: trasformare a gas le attuali centrali a carbone consentirebbe di risparmiarne di più.

6) La dipendenza energetica. Quale? Le macchine continueranno ad andare a benzina, che il nucleare non produce. Quanto all'elettricità, il gas, oggi, con le nuove fonti non convenzionali, è diventato economico e abbondante. In futuro ne importeremo sempre di più da Usa, Polonia e Sudafrica e sempre meno da Russia e Libia.

7) Lo sviluppo delle rinnovabili. Grandi centrali nucleari presuppongono una rete di distribuzione molto concentrata, che unisce grossi centri di consumo a grossi centri di produzione. Tutto il contrario delle rinnovabili, che hanno bisogno di una rete (produzione - distribuzione) molto leggera e diffusa.

8) Costa troppo. Il prezzo di un kilowattora nucleare è dato dal costo di costruzione della centrale che lo produce. Questo costo continua a salire. Le centrali proposte dall'Enel costerebbero, oggi, 6-7 miliardi di euro l'una, quanto basta per mettere il kw nucleare fuori mercato. Questo sovracosto ce lo troveremmo in bolletta. Negli Usa, negli ultimi mesi, su quattro progetti di centrali atomiche in corso, due sono stati congelati, due sono andati avanti. Quelli congelati dovevano servire aree in cui c'è il mercato libero dell'elettricità. Quelli che sono andati avanti serviranno aree in cui le norme consentono di caricare i costi di produzione sugli utenti. In termini generali, il solo piano Enel assorbirebbe investimenti per 25-30 miliardi di euro, circa il 2% del Pil nazionale.

9) Affari e occupazione. La metà degli appalti di una centrale riguarda, in realtà, reattore e turbine, che compreremmo chiavi in mano dall'estero. A regime, finita la fase di costruzione, una centrale impiega poche centinaia di persone. In Germania, 40 mila persone lavorano nel nucleare, 440 mila nelle rinnovabili.

10) Se ne può fare a meno. Anche con un rilancio immediato, il nucleare non è una risposta ai problemi di oggi dell'energia italiana. Sarebbe una risposta ai problemi di domani: con i tempi di costruzione di una centrale, il nucleare non darebbe un apporto significativo prima del 2025-2030. A quella data, secondo il piano Enel, dovrebbe fornire il 12,5 % del fabbisogno di elettricità. Secondo alcuni studi, fra vent'anni, le rinnovabili italiane (solare, vento, piccolo idroelettrico, geotermia) potrebbero arrivare a soddisfare il 36 % del fabbisogno. Se, a quel punto, non avremo trovato una superbatteria, per colmare i vuoti di produzione di fonti volatili come fotovoltaico ed eolico (legate, oggi, all'effettiva presenza di sole e vento) si può pensare a piccole centrali a gas di complemento. Si può essere meno ottimisti e puntare obiettivi meno ambiziosi del 36 %. Contro il 12,5% che dovrebbe assicurare il nucleare italiano, i tedeschi contano di portare dal 17 al 38% - venti punti in più - la loro quota di rinnovabili. Entro il 2020
.


 

martedì 7 giugno 2011

Ungheria, sul cibo spazzatura la hamburger tax

obesi346x212.jpgFa discutere la manovra che il governo ungherese si appresta a approvare: una tassa sul cibo spazzatura. Dagli hamburger, al caffè, ai formaggi alla coca cola, patatine fritte e bevande energetiche, tutto potrebbe costare un bel po’ in più.

La tassa, battezzata hamburger tax, potrebbe essere applicata già nei prossimi mesi e serve a compensare le spese che sostiene ogni anno il servizio sanitario nazionale a causa delle malattie causate da una cattiva alimentazione: diabete, obesità, infarti. Per gli ambientalisti, inoltre questo genere di alimentazione è malsano e affatto sostenibile poiché le carni provengono da allevamenti intensivi; ci sono molti prodotti surgelati, non ci sono cibi a Km 0; per produrli si spreca troppa acqua.
Secondo Gábor Csiba, presidente dell’alleanza strategica degli ospedali magiari:

    Le persone dallo stile di vita insano dovrebbero contribuire in misura maggiore al sistema sanitario. Vi sono cattivi alimenti, chi li consuma deve pagare di più.

In passato vari Stati hanno cercato di introdurre una tassa sul cibo spazzatura ma con scarso successo. La Romania ha introdotto la tassa ma non l’ha mai messa in pratica; in Francia e Germania ci hanno provato ma sono stati travolti dalle proteste delle lobby dell’alimentazione spazzatura. Se dovesse passare in Ungheria sarebbe la prima volta al mondo.

venerdì 3 giugno 2011

Nucleare Si? Nucleare No?

Immagine1.jpgIn occasione della scadenza referendaria sul nucleare gli allievi delle classi terze della scuola media, hanno voluto dare il loro contributo di informazione e riflessione su un tema tanto importante.


Sono stati preparati 9 pannelli che cercano di passare in rassegna le principali problematiche inerenti la produzione di energia con fissione nucleare.


La situazione italiana, Europea mondiale, le prospettive, le riserve di uranio, i costi, i rischi ...


Siamo tutti invitati alla visita della mostra nel cortile di Palazzo Drago a partire dal pomeriggio di Venerdì 3 giugno e fino a Lunedì 13 giugno.

giovedì 2 giugno 2011

La materia prende corpo

costruzione.jpgSi avvicina l'epoca in cui pensare un prodotto - su misura, originale e inedito - sarà già come averlo tra le mani. Si chiama PROTOTIPAZIONE RAPIDA. Per realizzare oggetti di dimensioni ridotte sarà sufficiente una stampante da scrivania e se lo spazio in casa non c'è, basterà arrivare fino al negozio sotto casa o inviare il progetto - via mail - ai tanti siti che offrono questo genere di servizio.


Come funzionano queste macchine che sfornano oggetti? Invece dell'inchiostro, nella stampante 3D è un materiale più consistente - resina, metallo, cera e ceramiche - a venir depositato in strati successivi, alti poche decine di micron, dalla testina di stampa. A stabilire il numero degli strati è un programma che suddivide in una serie di piani un modello realizzato con un software di progettazione grafica: ogni livello viene descritto alla stampante 3D, che costruisce gli strati saldandoli l'uno all'altro con diverse tecniche.


Qualunque sia la tecnologia usata, dopo il completamento di ogni strato il piano di stampa si abbassa di una frazione di millimetro prima dell'aggiunta del livello successivo. E bisogna avere parecchia pazienza: gli oggetti prendono forma al ritmo di cinque, dieci millimetri l'ora.


La tecnologia 3D è già ampiamenti utilizzata dasti studi odontotecnici: realizzare una protesi perfetta e in tempi brevi non è mai stato così facile. ma in campo sanitario le possibilità che si aprono sono incredibili: si potranno perfino "stampare" tessuti per realizzare trapianti.