lunedì 28 maggio 2012

Incidenti nucleari, i rischi maggiori li corre l'Europa occidentale

mapparischioincidentinucleari.jpgIncidenti nucleari della gravità di Cernobyl e Fukushima possono occorrere ogni 10-20 anni in Europa occidentale dove la densità dei reattori è molto elevata. A dirlo è un recente rapporto del Max Planck Institute di Magonza. In tutto il mondo è proprio l’Europa occidentale la più esposta al rischio di contaminazione radioattiva su larga scala causata da gravi incidenti ai reattori nucleari.


Gli scienziati hanno calcolato la probabilità di incidenti sulla base delle ore di funzionamento di tutti i reattori nucleari civili e dei meltdown verificatisi. In base al numero attuale di reattori gli incidenti sono circa 200 volte più probabili di quanto stimato in passato.


Un’eventualità simile causerebbe la contaminazione da cesio-137 in un’area di oltre mille chilometri dal reattore, interessando qualcosa come 28 milioni di persone

mercoledì 23 maggio 2012

L'invenzione della ruota

ruota.JPGAmir si era appena sposato e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere felice la sua giovane moglie, ma soprattutto una casa nuova con qualche stanza in più avrebbe fatto comodo.


Di buon grado si mise a cercare un appartamento più grande, ma sua moglie si era messa in testa che l'unica soluzione era quella di costruirne una. E, ovviamente, aveva scelto anche il terreno: un bel prato, in cima alla collina che si affacciava sull'Eufrate. Amìr non perse tempo a discutere (sarebbe stato inutile) e assoldò un paio di operai.


Il problema maggiore era trasportare il materiale fin lassù. I tronchi di legno potevano rotolare, ma le pietre proprio no. E trascinarle in salita era una fatica improba. Ma ... se i tronchi potevano rotolare si potevano anche usare per far scivolare le pietre con più facilità. Detto fatto. Amir sì procurò una dozzina di tronchi delle stesse dimensioni e ci sistemò sopra i grossi massi rettangolari necessari per le mura esterne.


Man mano che i due operai procedevano spingendo verso l'alto, lui prendeva i tronchi che la pietra si lasciava alle spalle e li ripiazzava davanti. In un settimana aveva risolto il lavoro di mesi. Ma a volte i tronchi rotolavano via per conto loro o si incastravano, o non avevano lo stesso diametro. Così Amir prese una barca dal fondo piatto e, con delle cinghie, fissò alcuni tronchi sotto la chiglia. Le cinghie non erano troppo strette: permettevano che il tronco rotolasse, ma gli impedivano di scappar via. Ma poco dopo anche questo tecnica mostrò i suoi limiti; le cinghie si consumavano e si rompevano. Il passo successivo fu quello di fissare al fondo della barca due pali lunghi abbastanza da sporgere lateralmente. Quindi "affettare" un tronco bello grande in modo da formare quattro ruote che, bucate al centro, venivano infilate alle estremità dei due pali e bloccate in qualche modo. Era nato il primo carro.


L'invenzione della ruota è relativamente recente, perché risale ad appena 3500 anni a.C. Le prime notizie ci arrivano dalla Mesopotamia, e, più esattamente, dalle rovine di una città sumera dove è stato ritrovato un dipinto che raffigura un carro funebre con quattro ruote piene. Curiosamente, popoli molto più antichi e più ingegnosi dei Sumeri, come gli Egizi o gli Incas, non avevano pensato a un meccanismo così semplice. Sebbene nata tardi, la ruota si diffuse molto rapidamente in tutto il Mediterraneo: furono i romani a esaltarne la praticità e la funzionalità con carri da guerra agili e leggeri e con le famose bighe, dotate di robustissime ruote a raggi, rinforzate con placche eli ferro.

sabato 19 maggio 2012

Monti ci invita a pedalare

monti.JPGNon è uno scherzo. Mario Monti il nostro presidente del Consiglio solidarizza con la campagna salvacicisliti e scrive di continuare a “pedalare” per attirare l’attenzione sulla sicurezza delle strade e per sostenere chi usa la bicicletta come mezzo di trasporto.


Prima che Presidente del Consiglio sono stato un appassionato di ciclismo e un cicloamatore io stesso. Anche se non ho più, come un tempo, l’opportunità di muovermi in bicicletta come vorrei, conosco le problematiche che devono affrontare coloro che utilizzano la bicicletta per muoversi, soprattutto nelle grandi città.


La bicicletta è un mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.


Come già fatto in Europa, finanziando diversi progetti legati alle piste ciclabili, anche in Italia è necessario riservare maggiore attenzione alla “mobilità leggera”. In questo senso il governo è impegnato a favorire politiche di mobilità sostenibile, anche con l’obiettivo di ridurre il tasso di incidenti stradali che coinvolgono i ciclisti.


Mi rendo tuttavia conto che molto resta ancora da fare.


Vi incoraggio dunque ad andare avanti, oserei dire a “pedalare”, per attirare l’attenzione su quanto si può fare a tutti i livelli per migliorare le condizioni di mobilità di chi usa la bicicletta per muoversi in città.”


Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana

giovedì 17 maggio 2012

Alimentazione sostenibile

157.jpgLa zootecnia, la pesca, l’agricoltura forniscono le materie prime a quel grande organismo onnivoro che è l’industria alimentare, sempre più affamato ed aggressivo. Da lì arrivano i prodotti trasformati e lavorati che compriamo e consumiamo, ma nei processi produttivi su larga scala abbondano gli sprechi e l’attenzione rivolta alla quantità piuttosto che alla qualità sta portando il sistema al collasso.


Ci si concentra tanto sulle emissioni delle automobili, come è giusto che sia, perché investire in mobilità sostenibile sicuramente migliora la qualità dell’aria e della vita dei cittadini, abbattendo i costi delle malattie respiratorie e dei ricoveri.Non bisogna però dimenticare che anche sprecare cibo ed adottare consumi insostenibili vuol dire aumentare le emissioni.


Lo spiega bene un recente studio dell’Università di Edinburgo. Prendiamo il latte, ad esempio, bevanda diffusa nel mondo occidentale per fare colazione. In Gran Bretagna ogni anno vanno sprecate 360.000 tonnellate di latte, l’equivalente di 100.000 tonnellate di gas serra o se preferite un esempio più pratico l’equivalente delle emissioni annue di 20 mila automobili.


I ricercatori spiegano che l’industria alimentare offre molti margini di intervento per la riduzione delle emissioni nell’intera filiera. Partendo dai campi, dove gli agricoltori, oggi in crisi, potrebbero ridurre l’impatto ambientale, utilizzando meno fertilizzanti e pesticidi, adottando la lotta biologica e la rotazione delle colture, ad esempio. Ma anche metodi di irrigazione a risparmio idrico come l’irrigazione a goccia e la subirrigazione. L’industria di trasformazione dovrebbe, dal suo canto, ridurre gli sprechi e rendere più efficienti e meno dispersivi i processi produttivi. I consumatori, dal canto loro, possono contribuire a ridurre le emissioni, evitando di acquistare cibo in eccesso e riducendo gli sprechi.


L'allevamento su vasta scala è insostenibile dal punto di vista ecologico. Ormai, la metà delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi, proteaginose, destinati agli animali. Per far fronte a questa immensa domanda - in continuo aumento, in quanto le popolazioni che tradizionalmente consumavano poca carne oggi iniziano a consumarne sempre di più - si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il polmone verde del pianeta, per far spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano.


La popolazione continua a crescere e ha fame. Solo intervendo sui consumi e sui processi produttivi sarà possibile arginare il riscaldamento globale e lo sfruttamento insostenibile delle risorse naturali, evitando di trovarci un giorno, ancora una volta, a constatare il default delle risorse ed a piangere sul latte versato in una terra sempre più desolata e, quel che è peggio, sempre più densamente popolata ed affamata.

giovedì 3 maggio 2012

Primo volo intercontinentale per Solar Impulse, l'aereo solare

solarimpulse_05.jpgBertrand Piccard, (intervista qui), vola ancora… solare come sempre, con il suo Solar Impulse, alle prese a maggio con il suo primo volo intercontinentale, dalla Svizzera al Marocco.


Volare senza una goccia di carburante è una bella sfida anche per un ultraleggero. A pilotarlo lo stesso Piccard insieme ad André Borschberg. L’aereo solare sorvolerà i Pirenei ed il Mediterraneo, facendo scalo in Spagna, esattamente nella regione di Madrid. In tutto dovrebbe percorrere 2.500 km ed impiegare 48 ore. Dopo il volo intercontinentale, la prossima sfida sarà il giro del mondo nel 2014.