giovedì 21 luglio 2011

L'energia dal pedale

cyclette.jpgAll'Istituto tecnico Vallauri (di Roma, non di Fossano) il prof. Oscar Santilli, insegnante dell’istituto, ha messo su un progetto con obiettivo di migliorare la conoscenza e la coscienza delle questioni energetiche, attraverso un canale educativo alternativo alla didattica scolastica tradizionale. Alla fine dell’anno scolastico è stata pertanto inaugurata la “sala dell’energia”, attrezzata con diciotto cyclette in grado di produrre energia elettrica, per mezzo di alcune dinamo attivate dalle pedalate. La particolarità del progetto non si ferma però qua, tanto che, per evitare che ad usufruire dei mezzi siano i soliti nomi, si è deciso di diffondere l’iniziativa a quanti più studenti possibile.


Ad ogni ragazzo è stata quindi data una card per accumulare i propri crediti energetici attraverso cui è possibile ricevere dei premi. In sostanza, tanto più uno studente sarà in grado di produrre Wh pedalando, quanto più gli sarà possibile accumulare crediti che potranno essere convertiti in ingressi al cinema, libri o musica in rete. I crediti saranno visibili in diretta su un display e memorizzati su un database accessibile dalla rete. L’iniziativa però non si ferma qui; infatti è prevista anche una quota aggiuntiva di crediti riservata a coloro che, oltre a pedalare sui rulli, verranno a scuola in bici. Per quanto il progetto sia partito già da quest’anno, sarà però operativo al 100% soltanto dal prossimo settembre: la speranza è quella di incentivare gli studenti a comportamenti più sostenibili cercando di far loro capire il valore del risparmio energetico e l’importanza delle fonti di energia rinnovabile.

martedì 19 luglio 2011

Spegni il pc e dormi meglio

teen_computer.jpgGuardate la televisione un paio d’ore prima di andare a coricarvi, oppure giocate con un videogames o navigate in internet: poi, però, non lamentatevi se non dormirete sonni tranquilli. Questo – in sintesi – l’avviso che arriva dalla National Sleep Foundation, un’organizzazione americana che promuove studi sul sonno e sui problemi a esso legati.


L’ultima ricerca promossa dalla fondazione mette in relazione l’utilizzo di strumenti tecnologici – il pc ma anche il cellulare, la playstation e la tivù – con la difficoltà a riposare una volta sotto le lenzuola. Scesa la sera, l’esposizione alla luce artificiale degli schermi – spiega la ricerca – impedisce il rilascio della melatonina e sfasa la normale alternanza di sonno e veglia, rendendo più difficile addormentarsi. Uomo avvisato...

lunedì 18 luglio 2011

Sconfitti dai gabbiani

bird_strike_2.jpgPaolo Sirigu, 54 anni, direttore generale dell'aeroporto di Genova, le ha provate tutte: falchi-robot, cannoncini a gas, altoparlanti che emettono "bio-sound" fastidiosi. Inutile persine la registrazione straziante del gabbiano moribondo. Gli uccelli sono sempre lì a minacciare la collisione con gli aerei. È quello che si chiama bird strike, l'impatto tra velivoli e storni di volatili.


L'anno scorso allo scalo ligure sono stati 18, contro 16 del 2009. Fortunatamente, nessuno tragico. Il problema è mondiale. Dal 1988 gli impatti hanno causato oltre 200 vittime. Soltanto negli Stati Uniti i bird strike sono più di 7 mila l'anno e i danni globali superano il miliardo e mezzo di dollari. L'aeroporto internazione Tacoma di Seattle ha assunto un biologo per tenere lontano gli uccelli. È Steve Osmek, autentico specialista in materia, che ha escogitato una serie di espedienti. Innanzitutto, a Seattle hanno piantato alberi dal fogliame fitto, sul quale sia difficile nidificare. Poi hanno coperto laghetti e stagni, per evitare che gli uccelli acquatici vi si posino. Quelli che si avvicinano alle piste vengono spaventati con scoppi di fuochi pirotecnici o con raggi laser.


La novità è un sistema di radar che permette di rintracciare uccelli in un raggio di 10 km e fino a mille metri di altezza. Il radar costruisce modelli comportamentali degli stormi con i quali produrre vere e proprie previsioni del traffico dei volatili. Proprio come le previsioni del tempo e gli allarmi sulle raffiche di vento. «Il guaio è - osserva l'etologo Danilo Mainardi - che molti uccelli, grazie alla loro intelligenza e plasticità comportamentale, sono capaci di assuefarsi ad ogni situazione, soprattutto se in cambio traggono qualche vantaggio alimentare». Insomma, gabbiani, rondoni e gheppi hanno il cervello fino e non è facile ingannarli.

domenica 17 luglio 2011

Che cos'è l'elettricità

circuito1.gifLa corrente elettrica è un flusso di elettroni (particelle troppo piccole per poter essere viste al microscopio) che vengono allontanati dai loro atomi. Quanto maggiore e più veloce è il loro insieme, tanto più forte è la corrente. Ma occorre un flusso di miliardi di elettroni per produrre anche una piccola corrente.


Gli atomi sono le minuscole particelle che compongono tutta la materia. Intorno al loro nucleo orbitano gli elettroni, molto più piccoli, disposti su diversi livelli energetici, ognuno dei quali può ospitarne anche un certo numero. I vari elementi che compongono la materia - gas, metalli ecc. - hanno nei loro atomi un numero diverso di elettroni: per esempio, l'idrogeno ne possiede 1, mentre il rame ne ha 29, distribuiti su 4 livelli.


Il nucleo di un atomo ha carica elettrica positiva, mentre i suoi elettroni hanno carica negativa; perciò, l'atomo è di norma elettricamente neutro, perché le due cariche si neutralizzano reciprocamente. Dall'atomo, però, si possono staccare degli elettroni (di solito, dal livello più esterno), per esempio per effetto di un intenso calore, oppure per unirsi a un altro atomo nel corso di una reazione chimica che modifica la sostanza, come nel caso della ruggine che si forma dall'ossidazione di un metallo. Un atomo (o gruppo di atomi) che perde o acquista elettroni diventa elettricmente carico e si chiama ione; ha carica positiva se ha perso elettroni, negativa se ne ha acquistati.


Gli elettroni liberi, una volta abbandonato un atomo, hanno un movimento casuale; si forma, invece, una corrente se un certo numero di essi è attratto da una sorgente positiva. Perché si crei una corrente elettrica lungo un circuito, è indispensabile che a un'estremità ci sia un eccesso di elettroni e all'altra una carenza. Questa disparità è detta differenza di potenziale o tensione, e si misura in volt (da Alessandro Volta).


I metalli sono buoni conduttori di elettricità perché i loro atomi hanno una grande quantità di elettroni legati piuttosto debolmente.


Un circuito elettrico è un percorso fatto di filo metallico, generalmente di rame, che prende l'avvio da una sorgente di potenza (batteria o generatore elettromagnetico) e vi ritorna.


L'elettricità domestica viene distribuita da generatori nelle centrali elettriche, con i fili di andata e ritorno nello stesso cavo. Quando gli elettroni viaggiano lungo i fili, vengono attratti prima in una direzione e poi nell'altra a seconda delle variazioni del campo magnetico prodotto dal magnete del generatore. In questo modo si produce la corrente alternata, dal moto simile a un'onda, mentre una pila o batteria produce corrente continua, sempre nello stesso verso.


Convenzionalmente, si ritiene che la corrente elettrica scorra da un polo positivo a uno negativo, come se la carica generata si affrettasse a correre dove non ce n'è. È una convenzione che ha preso piede prima che gli scienziati accertassero che sono invece gli elettroni a correre verso un polo positivo.

sabato 16 luglio 2011

In che modo le pile forniscono elettricità portatile

Pila_di_Volta.jpg
All'invenzione della pila contribuirono gli esperimenti compiuti intorno al 1780 da Luigi Galvani, professore di anatomia all'Università di Bologna: lo studioso si era accorto che, appendendo con ganci alcune rane morte a una ringhiera, si ottenevano delle contrazioni delle zampe; erroneamente, però, le aveva attribuite a una sorta di elettricità animale.


Qualche tempo dopo, il comasco Alessandro Volta, dell'Università di Pavia, si rese conto che l'elettricità era prodotta dal contatto dei ganci di rame con il ferro della ringhiera e che le zampe delle rane venivano semplicemente a far parte del circuito.


Sulla base di quest'intuizione, nel 1800 Volta pervenne all'invenzione della pila, un sistema che converte l'energia chimica in energia elettrica e da cui derivano le attuali pile e batterìe (così chiamate perché alcuni tipi sono costituiti da più pile collegate in serie, in "batteria"). Nonostante l'utilità, per produrre una batteria occorre energia fino a cinquanta volte maggiore di quella che essa genera. Meglio dunque usare gli accumulatori ossia le "batterie ricaricabili".

martedì 12 luglio 2011

Kodak

images?q=tbn:ANd9GcRhMca4M1sFgBd4tXDQI-5U9rTO31-neA4ofNDoQiV80dV57JcrInventore del rullino fotografico e fondatore della Kodak, George Eastman, nasce il 12 luglio 1854 e fu uno dei protagonisti del "secolo americano" e di quel nuovo spirito industriale che portò gli Stati Uniti a diventare una superpotenza economica. Di lui si ricorda una celebre frase:"Voi premete il bottone, al resto ci pensiamo noi" subito dopo aver registrato il marchio Kodak, nel 1888, e aver lanciato sul mercato la prima macchina fotografica "comoda".


Fin da subito la Eastman Kodak andava a gonfie vele. Da Rochester, al nord dello stato di New York, uno degli angoli più freddi del pianeta americano, si sfornavano ogni giorno migliaia di apparecchi e chilometri di pellicole. Gli affari prosperarono fino alla fine del millennio. Negli ultimi anni, però, la rivoluzione digitale ha colto di contropiede gli eredi di Eastman.


Cullandosi nei profitti regalati dalla sua posizione dominante, la multinazionale di Rochester ha capito tardi quale sarebbe stato l' impatto delle tecnologie digitali sul business fotografico, lasciando che altre concorrenti, come Canon e Fuji, ne approfittassero. Fino al 2002 era solo in terza posizione nella hit parade del digitale. La svolta c' è stata l' anno seguente, quando la Kodak ha sposato la strategia dei bit. Ora il fatturato del digitale ha sorpassato quello nei settori tradizionali. E la Kodak è tornata a essere ai primi posti anche nel nuovo filone.

lunedì 11 luglio 2011

11 luglio 1899 nasce la FIAT

FIAT building_l.jpgLa FIAT è stata fondata l'11 luglio 1899 a Palazzo Bricherasio. Il primo nome della società era Società Anonima Fabbrica Italiana Automobili Torino, le fabbriche erano situate in Corso Dante e davano lavoro a 150 operai e impiegati.


Il mercato automobilistico del primo ‘900 era molto diverso dall'attuale, pioneristico e riservato a poche élite di appassionati. Siamo ancora lontani dal mercato di massa. Gli eventi sportivi su pista rappresentavano un’occasione unica per promuovere i modelli d’auto e nessun costruttore poteva tirarsi indietro dal cimentarsi nelle corse.


I successi sportivi per Fiat arrivarono nella gara Sassi-Superga con il modello Fiat 24HP guidata da Vincenzo Lancia. Lo stesso Giovanni Agnelli si cimentò alla guida di una Fiat in diversi Tour d'Italia d'inizio secolo, ottenendo buoni piazzamenti. La rapida espansione del mercato automobilistico consentì alla Fiat di espandersi in pochi anni, giungendo nel 1908 ad aprire una filiale nel promettente mercato statunitense, patria dell'automobile. Col passare degli anni la produzione iniziò a diversificarsi, dai primi prototipi sportivi si era passati a produzioni specifiche come i motori per la nautica e la produzione di camion per trasporto merci.


Tra i membri storici del consiglio emerse immediatamente il direttore Giovanni Agnelli per la sua visione strategica e per la sua determinazione che, nel 1902, gli fece assumere l’incarico di direttore generale Fiat, legando così il nome del marchio al cognome Agnelli. Un legame che dura ancora oggi a distanza di oltre un secolo.

Giappone: prima sicurezza poi energia

?m=02&d=20110708&t=2&i=454640899&w=&fh=&fw=&ll=192&pl=155&r=2011-07-08T084146Z_01_AMIE7670O5N00_RTROPTP_0_OITTP-GIAPPONE-SICUREZZA-NUCLEAREIl principale portavoce del governo giapponese ha detto oggi che la priorità numero uno dovrebbe essere garantire la sicurezza delle operazioni negli impianti nucleari, più che disporre di una stabile fornitura di energia.


"Credo che garantire la sicurezza del nucleare... abbia una priorità maggiore rispetto a garantire la certezza sulla fornitura di energia", ha detto durante una conferenza stampa Yukio Edano, segretario capo di gabinetto.


Le dichiarazioni giungono nonostante il Giappone sia a rischio blackout a causa del prolungato fermo di reattori nucleari, mentre è ancora in corso la crisi per la fuga di radiazioni nella centrale di Fukushima Daiichi.

venerdì 8 luglio 2011

Chi ha inventato il vetro infrangibile?

vetr.pngImmaginiamo il classico laboratorio ricolmo di ampolle, alambicchi, provette in cui bollono liquidi improbabili, e uno scienziato che, solitario, si muove maldestramente e affannosamente al suo interno: all'improvviso, una disattenzione, la rabbia dello scienziato e subito dopo la constatazione di un'incredibile scoperta.


È quanto accadde al chimico francese Edouard Benedictus, pittore, scrittore, musicista e appassionato di chimica molto conosciuto nell'ambiente culturale parigino a cavallo tra Ottocento e Novecento (contava fra i suoi amici anche Francois Ravel, il celebre compositore del Bolero).


Un giorno del 1903 Benedictus era nel suo laboratorio quando, voltandosi, urtò un tavolo e fece cadere una bottiglia di vetro che vi era appoggiata sopra. Passata la rabbia per la disattenzione, notò subito che il fiasco, pur essendosi frantumato, non aveva lasciato cadere nemmeno una scheggia sul pavimento.


Superato il primo momento di stupore, Benedictus si accorse che nella parte interna della bottiglia si era formata una patina di collodio, una soluzione di nitrocellulosa mischiata ad alcol ed etere, che ai tempi si adoperava come adesivo. 


L'evaporazione del liquido aveva formato una sottile pellicola, simile alla plastica, che, aderendo alla superficie interna della bottiglia, aveva impedito che il vetro andasse in mille pezzi. Sul momento il chimico francese non pensò di sfruttare la scoperta; rimise in ordine il laboratorio e tornò al suo lavoro.


L'occasione gli fu offerta qualche giorno dopo da alcuni articoli di giornale, che riportavano la notizia di incidenti stradali in cui i passeggeri avevano riportato gravi ferite a causa della rottura del parabrezza.


Solo allora Benedictus andò nel suo laboratorio, deciso a investigare sulla strana pellicola che aveva impedito alla bottiglia di rompersi: dopo una giornata intera di prove ed esperimenti riuscì a produrre una lastra di vetro composita, costituita da due lastre di vetro normale tenute insieme da una pellicola adesiva di collodio che ne impediva la frantumazione in schegge.


Chiamò il suo prodotto Triple*, per ricordare la sua tripla stratificazione. Nacque cosi il vetro infrangibile stratificato, usato sia nel settore automobilistico, dove ogni giorno salva la vita a molte persone, sia nell'edilizia, dove ha avviato la nascita delle costruzioni in vetro.

martedì 5 luglio 2011

Trova il numero mancante

img149.jpgQuesta non è una successione numerica ma pur sempre di trovare un numero nascosto si tratta.


Qual è il numero?

lunedì 4 luglio 2011

Chi ha inventato il bianchetto per correggere gli errori?

mcmurray.jpg


Bette Nesmith Graham, nata a Dallas il 23 marzo 1924, inventrice del Bianchetto per coprire gli errori. Il suo nome originale era Bette Clair McMurray, modificato a seguito del matrimonio con Warren Audrey Nesmith quando lei aveva 19 anni.


Tuttavia, il loro matrimonio non soddisfò le sue aspettative e dopo la seconda guerra mondiale, entrambi erano divorziati. Nel 1946, a soli 22 anni si ritrova a gestire una situazione molto difficile, un bambino piccolo a carico e senza lavoro.


Nel 1951 ottenne il suo primo lavoro come segretaria di direzione nella Texas Bank & Trust. Il passaggio dalla scrittura a mano a quella dattilografica con le nuove macchine IBM fu per lei un vero e proprio trauma: non c' era documento che non fosse privo di errori di battitura.


Fu così che, sfruttando le sue conoscenze nel campo della pittura, la segretaria inventò un liquido bianco, d'un bianco che si avvicinasse il più possibile al colore della carta, che coprisse gli errori. Lo chiamò «Mistake out», «Via l' errore».


Fu un successone, i suoi colleghi d’ufficio presto si resero conto dell'efficacia del prodotto e da lì a breve la notizia si diffuse in tutto l'edificio e Bette iniziò a fornire piccole bottiglie etichettate come Mistake Out. Le richieste aumentavano sempre più ,così che Bette impiantò nel suo garage, con l' aiuto del figlio Michael, una vera e propria fabbrichetta di «Mistake out», che successivamente fu chiamato «Liquid paper».


Nel 1979, Bette vendette il brevetto alla Gillette Company (quella dei rasoi) per 47 milioni di dollari. Con l'immenso capitale guadagnato fondò due istituzioni dedicate alle donne, devolvendo metà del suo patrimonio in opere di carità.

sabato 2 luglio 2011

La migliore fonte energetica? Risparmio ed efficienza

energiaa.jpgLa miglior fonte di energia "pulita" è priva di rischi, non ha impatto sull'ambiente, è ampiamente disponibile ovunque e non costa nulla. Anzi ci fa risparmiare. È l'efficienza energetica, cioè utilizzare meglio l'energia. La Commissione Europea ha presentato una serie di misure per raggiungere l'obiettivo della riduzione dei consumi energetici Ue del 20% entro il 2020.


La disponibilità di efficienza energetica è immensa. Secondo alcune stime, in Europa – a parità di "stile di vita" – si potrebbero potenzialmente risparmiare già ora più di 400 TWh di energia elettrica all'anno, pari al 15% della domanda complessiva e più del consumo dell'intera Italia. Circa un terzo di questo potenziale è facilmente realizzabile, grazie ad investimenti minimi con ritorni positivi entro al massimo cinque anni (ad esempio sensori di presenza per illuminazione).


Il restante potenziale di risparmio necessita di investimenti più sostanziosi ma comunque con ritorni positivi. Molte sono le fonti di possibile risparmio: l'utilizzo di motori elettrici più efficienti nell'industria e un migliore isolamento degli edifici residenziali sono i più importanti.


In futuro, il potenziale risparmio aumenterà ulteriormente. Una ricerca evidenzia come nei prossimi dieci anni la necessità di energia (gas incluso) di un nuovo edificio potrebbe ridursi fino al 90%, mentre per edifici già esistenti la diminuzione potrebbe arrivare al 45 per cento. Importanti novità tecnologiche verranno in aiuto, anche nuovi materiali.


I sistemi di micro-generazione (pannelli solari, microturbine, mini-geotermia) hanno vantaggi di costo tali, che in quasi tutte le nuove costruzioni ne è previsto l'utilizzo. Pur non rappresentando efficienza energetica in senso stretto, questa innovazione ridurrà notevolmente il fabbisogno di energia da grandi impianti di produzione centrali.


Perché dunque, nonostante il potenziale di risparmio elevato e i ridotti tempi di ritorno sugli investimenti, l'efficienza energetica stenta a decollare? Lo spiegano alcune nostre indagini tra i consumatori finali.


In primo luogo, nonostante i ritorni interessanti, i consumatori sono spesso spaventati dagli esborsi iniziali richiesti e ragionano su orizzonti temporali limitati e tempi di ritorno brevissimi. Il problema si pone in particolare nel segmento degli edifici di proprietà pubblica, quasi sempre energeticamente vetusti e molto inefficienti: chi è in grado di finanziare la spesa iniziale?


Inoltre spesso chi possiede gli edifici – e quindi dovrebbe effettuare gli investimenti – non è colui che ci abita, o l'organizzazione che li usa, e che paga la bolletta energetica.


Infine, sorprendentemente, l'informazione è molto scarsa. La stragrande maggioranza dei consumatori (privati o aziende) non è al corrente del potenziale di risparmio offerto dalle nuove tecnologie e non si fa parte attiva nella ricerca di queste soluzioni.


Formazione e informazione prima di tutto: forza ragazzi il futuro del pianeta è nelle vostre mani.

venerdì 1 luglio 2011

Le successioni numeriche

numeri-opera.jpgDa oggi cominciamo (anche) a giocare un po' con i numeri. la fila che propongo sotto è una successione numerica. Il gioco consiste nello scoprire la logica secondo la quale sono stati ordinati i numeri e in base a questa, inserire il termine mancante.


Giochiamo?


1   6  3   8   5   10   ....