martedì 26 dicembre 2023

La storia di Facebook

All’inizio si chiamava Facemash. In una notte di ottobre del 2003, uno studente di Harvard, un certo Mark Zuckerberg, si siede davanti al computer e guardando l'annuario universitario (elenco con foto degli studenti) ha un'idea: caricare tutti gli studenti online. Chi vi accede può votare la preferita tra due foto che il sistema seleziona casualmente. Nel giro di poche ore Mark riesce ad hackerare i database di Harvard e ad estrarre i nomi e le fotografie di tutti gli studenti.

Nelle prime 4 ore di attività Facemash attirò 450 visitatori e 22.000 click sulle foto. Il sovraccarico di dati mandò in crash i server dell'università e Facemash venne chiuso pochi giorni dopo: Zuckerberg fu accusato di infrazione della sicurezza e di violazione della privacy degli studenti e punito con sei mesi di sospensione. 

Da qui inizia la storia di Facebook. Il successo ottenuto da Facemash convinse il giovane Mark Zuckerberg a proseguire nell'idea di offrire uno strumento agli studenti di Harvard per socializzare. Nel gennaio del 2004, Zuckerberg registra il dominio thefacebook.com e ha inizio la storia del social network più visitato al mondo. Solitamente al nome Facebook viene associato sempre quello di Mark Zuckerberg,  non è l'unico fondatore del social network: fin dall'inizio è stato aiutato da diversi colleghi di Harvard.

Il giovane studente di psicologia con il pallino della programmazione non si dà per vinto. A gennaio del 2004 registra il dominio thefacebook.com e decide di lanciare una nuova rete sociale dedicata al mondo universitario statunitense. Il 4 febbraio 2004 The Facebook apre ufficialmente i battenti alla "popolazione universitaria" di Harvard. Il successo è praticamente immediato: a fine di febbraio più della metà degli studenti iscritti ad Harvard è registrata al servizio, mentre nel marzo 2004 Facebook apre anche agli studenti di Stanford, della Columbia University e edll'Università Yale. Ad aprile il servizio si allarga agli studenti di Boston. Nel giro di poche settimane Facebook apre a tutti gli studenti universitari di Stati Uniti e Canada.

A metà del 2004 Mark Zuckerberg e gli altri soci fondatori decidono di aprire una società, Facebook, Inc., che permettesse loro di gestire al meglio il grande successo che la loro idea sta riscuotendo in tutto il Nord America. Già nel 2005 i primi investitori fiutano l’affare e iniziano a bussare alla porta di Mark Zuckerberg. Facebook esce dal solo mondo universitario e inizia a espandersi anche nel resto del mondo . In Italia è boom di iscrizioni nel 2008: oltre 1 milione di accessi. A gennaio 2011(7 anni dopo l’inizio) la valutazione totale del social raggiunge i 50 miliardi di dollari.

A maggio del 2012 Facebook entra in borsa a Wall Street: nella prima giornata di contrattazioni sono vendute azioni per 16 miliardi di dollari. Mark Zuckerberg, allora poco più che 27enne, si ritrova improvvisamente miliardario.

Facebook inizia a guardarsi intono e a fare acquisti: il primo grande colpo di Zuckeberg e soci risale al 2012, quando acquisisce il social network fotografico per una spesa poco inferiore a 1 miliardo di dollari. Nel 2014 dal suo profilo Facebook, Mark Zuckerberg annuncia che anche WhatsApp, applicazione di messaggistica istantanea, è stata acquisita per 16 miliardi di dollari.


lunedì 18 dicembre 2023

Potremmo produrre da fotovoltaico sui tetti l’energia consumata ogni anno dal settore residenziale?

Uno studio dell’Enea pubblicato a marzo 2023 descrive il potenziale del fotovoltaico in Italia al 2030 e al 2050 impiegando solo le coperture di edifici esistenti, senza la necessità di ulteriore uso del suolo. Soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del settore residenziale nazionale richiederebbe di installare pannelli fotovoltaici sul 30% circa della superficie complessiva dei tetti degli edifici ad uso abitativo del nostro Paese, spiegano gli autori. Cioè, dovremmo installare potenza solare su ogni copertura dove ciò sia tecnicamente possibile.

Nel nostro Paese gli edifici ad uso residenziale sono oltre 12 milioni con una superficie complessiva dei tetti di circa 1.490 kmq, di cui il 30% circa, potrebbero avere caratteristiche adeguate all’installazione di moduli fotovoltaici. Lo studio evidenzia come, ipotizzando di occupare interamente questa superficie si potrebbero generare 79 TWh , superiore ai 66 TWh consumato da tutti gli edifici italiani.

In realtà gli scenari “più probabili” che emergono dallo studio dimostrano però che la potenza fotovoltaica installata su tetto entro il 2030 potrebbe arrivare a meno del 10% di questo obiettivo. 

Per promuovere il fotovoltaico sui tetti servirà proporre nuovamente un programma di incentivi come già avvenuto oltre 10 anni fa con l’esordio di questa tecnologia. Per questo è stato definito un nuovo indice che misura il potenziale fotovoltaico di ciascuna regione e che potrebbe essere di supporto per adottare strategie energetiche sempre più efficaci e specifiche per ogni singolo territorio. Si tratta del Regional potential index (RPI), cioè il rapporto tra la potenza fotovoltaica installata e il massimo teorico che potrebbe essere installato.

Secondo lo studio la copertura FV potenziale al 2050 avrebbe significative differenze a livello regionale che rispecchiano grosso modo il livello di industrializzazione raggiunto: le regioni settentrionali raggiungeranno livello di copertura maggiore, mentre nelle regioni del sud un livello inferiore.

Va ricordato che gli edifici residenziali sono responsabili del 30% del fabbisogno energetico complessivo del nostro Paese soprattutto a causa della climatizzazione e delle scarse prestazioni termiche dell’involucro edilizio. Nella categoria dei “piccoli impianti” , cioè quelli caratteristici dei tetti degli edifici, le regioni con più impianti e potenza installata, per questa taglia, sono nell’ordine: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna (ancora una volta alcune delle regioni più industrializzate).


lunedì 11 dicembre 2023

Com’è possibile che internet sia gratis?

Sta facendo discutere la decisione con la quale l’Autorità per la Privacy ha condannato Facebook al pagamento di quasi 400 milioni di euro per aver creato pubblicità usando i dati personali degli utenti. In pratica si dice che gli utenti dovrebbero poter scegliere se concedere i propri dati per scopi pubblicitari. A tutti è già successo di ricevere pubblicità non casuali, ma su prodotti di nostro interesse: ecco, le informazioni sulla nostra navigazione online sono usate per scopi pubblicitari.

La decisione impone alla nostra attenzione di utenti una questione ormai divenuta evidente: Internet non è gratis e perché funzioni come la conosciamo qualcuno deve pagarla. Chi e come deve essere pagata? Come per qualsiasi altro servizio, a pagare tocca agli utenti anche se fino ad ora abbiamo avuto la sensazione che tutto fosse gratis. In pratica fino ad ora i costi di internet sono stati pagati dalla pubblicità. Nel mondo digitale, tuttavia, l’unica pubblicità che vale è quella distribuita su misura, adattata sulla base di interessi, gusti e propensioni di chi la riceve. Perché questa pubblicità funzioni, naturalmente, è necessario, come si dice in gergo, “profilare i destinatari”  conoscerne abitudini, preferenze e inclinazioni e per farlo è necessario trattare quantità enormi di loro dati personali. È quello che fanno sostanzialmente le grandi società tecnologiche: Google, Facebook, Amazon, … ed è il motivo per cui sono così ricche. Guardano, analizzano, studiano la nostra attività su internet, ci conoscono a fondo, ci inviano pubblicità mirata, che si fanno pagare profumatamente.

L’unico altro modello possibile è: vuoi un servizio? Lo paghi, come paghi il giornale, l’autostrada, l’acqua, la luce, il gas. Fino ad oggi abbiamo avuto l’illusione che non fosse necessario pagare, ci ha spinti ad usare tantissimi servizi immaginandoli gratuiti, se fossero stati a pagamento forse non avremmo iniziato a utilizzarli (parlo sempre di ciò che ci offre internet, informazioni, i social, la navigazione con google maps, una raccolta infinita di immagini e video, …). E in effetti oggi ci sembra strano che qualcuno acquisti ancora il giornale se le notizie le possiamo trovare gratis su internet. 

Abbiamo pagato, senza farci caso, senza accorgercene, senza saperlo o, almeno, senza capirne le implicazioni lasciando che i nostri dati personali fossero raccolti. Naturalmente niente, Internet inclusa, è mai gratis e, come recita una frase ormai divenuta celebre: quando è gratis – o, almeno, quando sembra gratis – il prodotto sei tu.


lunedì 4 dicembre 2023

Perché i PC sono nati in California?

Non è corretto dire che i pc sono nati in California, in realtà sono nati contemporaneamente in più punti (dell’America) ma sicuramente la zona della California che oggi chiamiamo Silicon Valley è stata fin dagli anni ’80 , e ancora oggi, il centro dei più spettacolari progressi tecnologici.  Ci sono diverse ragioni per cui la quest’area del mondo è diventata un centro importante per l'innovazione tecnologica.

La presenza di alcune delle università e istituti di ricerca più prestigiosi al mondo, come la Stanford University e l'University of California, Berkeley. Queste istituzioni hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuove tecnologie e idee che hanno contribuito alla nascita dei PC.

La California è storicamente conosciuta per il suo clima di innovazione e imprenditorialità. La mentalità aperta a tutto ciò che è nuovo, la collaborazione tra scienziati, ingegneri e imprenditori e l'accesso a finanziamenti hanno creato un ambiente favorevole alla creazione di nuove tecnologie. La California è comunque lo stato più ricco degli USA e il più facile accesso agli investimenti ha alimentato la crescita delle startup tecnologiche e delle aziende emergenti, inclusi i settori legati ai PC.

La regione della Silicon Valley, situata nella zona sud della Baia di San Francisco in California, è diventata un epicentro mondiale per l'industria tecnologica. Molte aziende pionieristiche nel settore dell'informatica e dell'elettronica sono state fondate nella Silicon Valley, contribuendo così allo sviluppo dei PC . Ad esempio, Hewlett-Packard (HP), fondata da Bill Hewlett e Dave Packard, è stata una delle prime aziende a sviluppare strumenti e apparecchiature per l'informatica. Inoltre, aziende come Intel e Apple sono state fondamentali nello sviluppo dei microprocessori e dei computer personali.


lunedì 27 novembre 2023

Un anno di Intelligenza artificiale

L'Intelligenza Artificiale (IA) ha già avuto un impatto significativo, trasformando il panorama lavorativo e, di conseguenza, la società nel suo complesso. Nel novembre del 2022, OpenAI ha introdotto ChatGPT, un modello generativo di IA diventato emblematico dell'avvento di questa nuova tecnologia. In soli dodici mesi, ha raggiunto 1,5 miliardi di utenti e una valutazione di almeno 80 miliardi di dollari. ChatGPT e altre IA simili, come Bard di Google e Grok di Elon Musk, vengono utilizzate per scrivere email, gestire bilanci, fare previsioni e sviluppare applicazioni.

Questo rapido sviluppo ha aperto le porte a un futuro che sembrava distante e ha permeato il dibattito pubblico con cambiamenti e incognite. Le intelligenze artificiali e le aziende che le sviluppano promettono di rivoluzionare economia, lavoro, relazioni personali e welfare, trasformando radicalmente la società. Tutto ciò avviene più velocemente di quanto precedentemente immaginato.

L'occupazione è uno degli aspetti più critici quando si parla di IA. La nota banca d’affari Goldman Sachs stima che nei prossimi 10 anni, l'IA potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, circa un quarto delle attività lavorative negli Stati Uniti e in Europa. Tuttavia, i rapporti indicano che l'IA potrebbe anche creare nuove figure professionali, anche se la rapidità dell'evoluzione tecnologica ci lascia qualche dubbio al riguardo.

Tutti i settori professionali saranno influenzati dall'IA, che si stima integrerà circa due terzi delle occupazioni esistenti. L'impatto maggiore si prevede nei cosiddette "colletti bianchi", come professionisti, commercialisti e addetti alle vendite, mentre alcune professioni legate alla cura della persona o che richiedono un senso critico e artistico sembrano al momento più sicure.

L'IA è già una realtà concreta, anche se non priva di imperfezioni. Nonostante gli errori, i modelli linguistici di grandi dimensioni, come ChatGPT, sono in grado di svolgere l'80% dei compiti analizzati in uno studio condotto da OpenAI. Questo scenario solleva preoccupazioni per il futuro, con i protagonisti del settore che oscillano tra scenari terrificanti per il mondo del lavoro e visioni ottimistiche di una nuova "età dell'oro."

Sicuramente l'IA è diventata una forza trainante nel presente, con un impatto che si riflette su tutti gli aspetti della società. Mentre offre opportunità, solleva anche questioni cruciali riguardo al futuro del lavoro e alla necessità di regolamentazioni per mitigare i suoi effetti sulla società.


lunedì 20 novembre 2023

Cosa è stato l'evento Italia '61 a Torino?

Nel 1961, a 100 anni  dall’Unità d’Italia, si celebrò di fatto quel periodo che chiamiamo del boom economico, la svolta che l’Italia ha conosciuto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, affermandosi come uno dei principali Paesi industriali del mondo occidentale. Per l’occasione si decise di puntare sull’allestimento di una grande Esposizione internazionale dedicata al tema del lavoro e di tenerla a Torino, non solo quale culla del Risorgimento e prima capitale politica della Penisola, ma perché sede della Fiat, emblema dello sviluppo economico in corso che si sarebbe voluto rendere ancora più intenso ed estendere dal Nord al Centro-Sud. Vennero costruiti alcuni edifici che sono rimasti l’emblema della manifestazione. Il Palazzo del Lavoro, dell’architetto Pier Luigi Nervi, consisteva in un gigantesco parallelepipedo, con sedici pilastri metallici come una sorta di ombrello, che copriva nel complesso un’area di oltre 22mila metri quadrati. Lo affiancavano altre opere – dal “Palazzo a Vela” (dall’aspetto leggerissimo destinato a una rassegna di moda), a quello delle Mostre, ai padiglioni delle Regioni italiane lungo il Po dove dal 1965 trovo sede il Centro Unesco, per la formazione di tecnici e dirigenti di Paesi in via di sviluppo.

Le attrazioni principali furono la Monorotaia di Torino, il Circarama, un sistema di proiezione cinematografica a 360° della Walt Disney, la cabinovia che collegava in modo spettacolare, passando sopra il Po, il Parco del Valentino con il Parco Europa posto sulla collina di Torino a Cavoretto.

La monorotaia ALWEG permetteva ai visitatori di spostarsi agevolmente da una zona espositiva all'altra dell'Expo: alla fine delle manifestazioni, essa continuò a funzionare saltuariamente fino al 1963.

Italia 61, che annoverò oltre sette milioni di visitatori, molti dei quali giunti anche dall’estero. Peccato che parecchi edifici e infrastrutture siano stati lasciati in abbandono, come una sorta di triste reperto archeologico.

VIDEO


lunedì 13 novembre 2023

Il CNR compie 100 anni

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR - è un ente nazionale fondato il 18 novembre 1923, esattamente cento anni fa per promuovere e coordinare le attività di ricerca scientifica e tecnologica. Nel corso di questo 100 anni ha raccolto moltissimi successi che hanno portato l’Italia ad essere un punto di riferimento all’avanguardia nella comunità scientifica internazionale e a vincere 3 premi Nobel. Il CNR è l’ente con il maggior numero di ricercatori in Italia, più di 5.000.

Il CNR porta avanti progetti di ricerca nazionali e internazionali in vari settori nelle sue 228 sedi e attraverso laboratori sparsi in tutto il paese e organizzati 7 dipartimenti:

  1. scienze fisiche e tecnologie della materia
  2. scienze del Sistema Terra e tecnologie per l’ambiente
  3. scienze biomediche
  4. ingegneria
  5. scienze umane
  6.  scienze chimiche
  7. scienze agroalimentari

Fra i presidenti famosi del CNR c'è Guglielmo Marconi, mentre oggi  è guidato da Maria Chiara Carrozza, già ministro dell'istruzione e della ricerca, studiosa di biorobotica, biomeccatronica e neuro-robotica, . Il CNR compie cent’anni e per questa occasione sono in programma fino al 18 novembre numerosi eventi sparsi per l’Italia. 


lunedì 6 novembre 2023

Un mondo di risorse finite

Le risorse della Terra sono limitate e non infinite. Le risorse naturali,  l'acqua al primo posto, i combustibili fossili, i minerali, i suoli fertili e la biodiversità, sono in quantità limitate. Queste risorse sono finite nel senso che non sono infinite, e non possono essere prodotte o sfruttate in modo illimitato. Il nostro pianeta non è un'arancia che possiamo continuare a spremere all'infinito.

Se le risorse non vengono utilizzate in modo sostenibile, c'è il rischio di esaurirle. Questo potrebbe portare a problemi come la scarsità d'acqua, l'esaurimento delle riserve di petrolio, l'erosione del suolo e la perdita di biodiversità.

La comprensione che le risorse sono finite ha implicazioni importanti per la società e l'economia. Richiede l'uso sostenibile delle risorse, la conservazione e lo sviluppo di tecnologie efficienti dal punto di vista delle risorse.

Uno sviluppo sostenibile è fondamentale per soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze. In questo modo si tiene conto della limitatezza delle risorse e si promuove un uso responsabile e sostenibile delle stesse.

In un mondo di risorse finite, l'innovazione e la tecnologia svolgono un ruolo cruciale nell'aumentare l'efficienza dell'uso delle risorse e nello sviluppare alternative sostenibili. Efficienza, ecco un’altra parola molto importante.

lunedì 30 ottobre 2023

CPU e GPU: che differenza c’è?

Il processore o CPU è l’unità di elaborazione centrale del computer, esegue i programmi e coordina  tutto il sistema, in particolare tutte le periferiche: il monitor, la tastiera, mouse, webcam, stampante ecc.  La CPU è composta solitamente da 4 a 8 core. Cosa sono i core? Dovete pensarli come delle squadre di lavoro, gruppi di operai all’interno della CPU . 

L’unità di elaborazione grafica, detta comunemente GPU è un particolare circuito elettronico progettato appositamente per la creazione di grafica digitale. Le moderne GPU sono molto efficienti nel gestire la grafica del computer oltre che l’elaborazione delle immagini grazie alla loro struttura parallela. Hanno avuto notevole sviluppo con la diffusione dei videogiochi, in particolari quelli più recenti con immagini sempre più realistiche che richiedono una grande capacità di calcolo. Oggi con la diffusione dell’intelligenza artificiale le GPU hanno assunto anche nuovi compiti ma comunque sono essenzialmente nate per gestire la grafica del pc.

Le GPU, oggigiorno, vengono utilizzate nei sistemi integrati, nei telefoni cellulari, negli smartphone, nei tablet, nei computer, nelle console di gioco e, in generale, in tutti quei dispositivi destinati anche alla rappresentazione di immagini e di filmati. 

Se utilizzata su un computer può essere incorporata sulla scheda madre oppure, nei sistemi con migliori prestazioni, su una apposita scheda grafica. Riguardo le caratteristiche tecniche, una GPU è composta normalmente da centinaia o migliaia di core. 

La CPU lavora maggiormente con operazioni in sequenza, una dopo l’altra, ad alta velocità, mentre la GPU è più lenta ma può contare su una grande numero di core e quindi è in grado di eseguire molti calcoli simultaneamente. 

Ho provato a chiedere all’intelligenza artificiale di spiegare la differenza tra CPU e GPU ad un ragazzo di 15 anni, ecco cosa ha risposto. Devi immaginare il tuo dispositivo come una squadra di calcio: la CPU è il capitano, il quale coordina la squadra, la GPU è come il migliore giocatore, il Messi o Ronaldo. Ti sembra una buona spiegazione?


lunedì 23 ottobre 2023

Il consumo di suolo


Il consumo di suolo è un fenomeno nato quando l’uomo ha iniziato a diventare sedentario ed è divenuto oggetto di discussione negli ultimi anni soprattutto a seguito della crescita della popolazione urbana. Si intende l’occupazione  di superficie originariamente agricola a causa della copertura artificiale di terreno che viene reso impermeabile  e non  più in grado di svolgere la propria funzione.

Il suolo ci fornisce un ecosistema sul quale si basa la nostra sopravvivenza e svolge numerose funzioni vitali per il benessere dell’ambiente:

  • è la base indispensabile per l’attività agricola e forestale;
  • la regolazione del ciclo idrologico (immagazzinamento dell’acqua, riduzione del dilavamento, ricarica delle falde);
  • è habitat per gli organismi viventi e supporto alla biodiversità;
  •  regola il  clima;
  • è accumulo e riciclo di nutrienti; 
  • deposito di carbonio fonte di materie prime

 Il suolo è una risorsa è fondamentalmente non rinnovabile, la sua formazione, grazie all’azione di fattori fisici, chimici e biologici, è estremamente lenta: sono necessari almeno 500 anni per la formazione di 2,5 centimetri di suolo. Perciò, una volta che il terreno è stato impermeabilizzato per far posto a strade, case o ad altre attività umane, tutte le sue funzionalità vengono meno e rimuovere la copertura non è sufficiente a ripristinarlo in tempi brevi, di conseguenza diventa essenziale proteggerlo e limitarne il consumo.

Il consumo di suolo è dovuto principalmente all’aumento  delle aree insediative, industriali, commerciali e delle infrastrutture.  Nel 1950 in Italia il terreno impermeabilizzato rappresentava meno del 3% della superficie nazionale, mentre nel 2017 è diventato  quasi l’8%, con una crescita di 2 metri quadrati al secondo. La superficie urbanizzata totale è un’area pari alla superficie della Regione Toscana.

La regione più colpita è la Lombardia (13% del suolo regionale consumato), seguita dal Veneto (12%) e dalla Campania (10%). Il fatto che l’Italia sia soggetta ad un alto rischio idrogeologico è direttamente collegato a questo fenomeno. Il suolo impermeabilizzato non assorbe l’acqua delle piogge che finisce  direttamente nei fiumi che si ingrossano e non sono più trattenuti dagli argini.

Il suolo si comporta da regolatore termico: le superfici cementificate o asfaltate immagazzinano e sprigionano molto calore nei mesi estivi, diversamente da quelle coperte da vegetazione, che, grazie all’evapotraspirazione delle piante, garantiscono un abbassamento di temperatura.

lunedì 16 ottobre 2023

L'acqua è vita, l'acqua ci nutre

Oggi è la giornata mondiale dell’alimentazione e la Fao ha deciso di dedicarla all'acqua: «L'acqua è vita, l'acqua ci nutre».

La Terra è viva grazie all'acqua che ricopre il 70% della superficie. Non a caso ci chiamiamo il pianeta blu, e non verde o marrone. Di tutta quest'acqua il 97% si trova nei mari e negli oceani. Il 2% circa è immagazzinato nei ghiacciai e il restante 1% , tra laghi, fiumi e falde acquifere, è la quantità che noi esseri umani riusciamo effettivamente a utilizzare, una percentuale minima spartita fra molteplici interessi.

Il settore che utilizza più acqua è quello agricolo, con il 70% dell'acqua dolce utilizzata a volte anche sprecata a causa di un uso inefficiente. Si continua a ricorrere all'irrigazione a scorrimento o a pioggia: un sistema che richiede una grande quantità d'acqua.  Ad un cattivo uso dell’acqua si aggiunge l'uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura e di antibiotici nell'allevamento, che in parte rimangono sul terreno e si infiltrano nelle falde acquifere contaminandole.

L'agricoltura non è quindi efficiente nell'uso della risorsa idrica, se però il cibo prodotto venisse tutto consumato, in un certo qual modo potremmo ancora riuscire a giustificare la situazione:  invece annualmente sprechiamo il 30% del cibo, e siccome per produrlo si è impiegata molta acqua, è come se stessimo gettando una enorme quantità d’acqua. Attualmente 1,5 miliardi di persone nel mondo non hanno acqua a sufficienza e sono destinate ad aumentare. Nelle regioni subsahariane la siccità ormai cronica favorisce il progredire della desertificazione e non lascia a molti pastori e contadini nessuna altra opzione di sopravvivenza se non migrare.


lunedì 9 ottobre 2023

Che cos’ è la Cinetosi?

Esiste la malattia del movimento: è la cinetosi, comunemente conosciuta come mal d'auto, mal di mare, mal d'aria, mal di treno. Si tratta di un disturbo che insorge durante il movimento su mezzi di trasporto e si manifesta soprattutto tra bambini di età compresa tra i 2 e i 12 anni perché non hanno un sistema dell'equilibrio ancora completamente sviluppato. Generalmente si attenua crescendo sino a regredire spontaneamente. Può tuttavia persistere nell'età adulta ed insorgere anche nelle persone che soffrono di emicrania e nelle donne in gravidanza.

Il disturbo non ha cause note: si ipotizza sia legato a piccole malformazioni strutturali dell'apparato vestibolare nell'orecchio interno. Compare in seguito a movimenti ritmici o irregolari del corpo e a sollecitazioni rapide durante un moto, in particolare accelerazione e decelerazione ripetitive.

Sorge solitamente quando si usa un nuovo mezzo di trasporto per la prima volta o quando il movimento è più intenso e marcato del solito; si pensi ad esempio ad un mare agitato in nave o a turbolenze d'aria su un aereo. Soggetti geneticamente predisposti possono soffrire di cinetosi anche su una giostra, sull'altalena, guardando un film con immagini veloci, giocando ai videogiochi su dispositivi elettronici.

Sono colpiti gli organi dell'equilibrio, ossia quattro sistemi sensoriali: l'orecchio interno, gli occhi, i muscoli e le articolazioni.  Il mantenimento dell'equilibrio è garantito dall'elaborazione dei segnali da parte del sistema nervoso centrale. Quando arrivano al cervello segnali contrastanti generano confusione ed insorge un malessere generale con la comparsa di sintomi. Si ritiene che sia legata ad una ipersensibilità del centro dell'equilibrio in soggetti geneticamente predisposti.

I sintomi più comuni, che spesso insorgono contemporaneamente rendendo il malessere importante, sono: pallore, nausea, vomito, vertigini, sudorazione fredda, ansietà. Generalmente basta evitare alcuni comportamenti e mettere in atto alcuni accorgimenti durante il movimento sul mezzo di trasporto per ritrovare benessere. Sedersi nella parte anteriore dell'automobile o vicino alle ali dell'aereo, guardare diritto davanti a sé fissando un punto fisso, respirare aria fresca, respirare lentamente e distrarsi possono essere ottimi accorgimenti per ridurre il disturbo. Per prevenire il disturbo si consiglia durante il movimento di non leggere e guardare dispositivi elettronici e altri oggetti in movimento.


lunedì 2 ottobre 2023

Facebook è gratis? E lo sarà sempre?

Fin dalla sua nascita nel 2004 (in Italia dal 2008) sulla homepage di Facebook  c’era scritto: «E’ gratis e lo sarà sempre». Recentemente la frase sotto il marchio recita «È veloce e semplice». Di fatto gratis non lo è mai stato. Perché fare una modifica così rilevante dal punto di vista dell’immagine? Giusto chiederselo, visto che la frase stava li da sempre.

Negli ultimi  anni Facebook è stata oggetto di richieste di chiarimenti da parte delle autorità per la privacy di mezzo mondo. Ma se Facebook è  gratuito, come fa a incassare 55 miliardi di dollari all’anno? «Senatore, noi vendiamo pubblicità», aveva replicato a caldo Mark Zuckerberg quando fu ascoltato in Senato. Ormai è chiaro come il concetto di gratuità di questa e delle altre piattaforme social sia da intendersi : quando ci iscriviamo a Facebook (o apriamo una casella di posta Gmail o usiamo Google Maps) non dobbiamo mettere mano al portafoglio e non sono previsti pagamenti per sbloccare funzioni aggiuntive durante l’utilizzo, mai. Ma è anche vero che i nostri dati hanno un valore su cui si basa il business dei colossi digitali (vendono spazi e formati pubblicitari agli inserzionisti grazie alla loro capacità di indirizzare minuziosamente i messaggi verso utenti e gruppi di utenti di cui conoscono abitudini, scelte, preferenze, desideri, progetti, ecc. 

Nel 2019 la Commissione europea ha intimato al social di spiegare in modo chiaro sulle sue pagine perchéil servizio è gratis. Ora nelle “Condizioni d’uso” si legge che «anziché richiedere all’utente un pagamento per l’utilizzo del social, Facebook riceve una remunerazione da parte di aziende e organizzazioni per mostrare agli utenti inserzioni relative ai loro prodotti e servizi». Naturalmente è una pagina interna, difficile da trovare, cliccare e consultare, mentre la rimozione della dicitura è gratis e per sempre sta sulla home se si accede da pc, mentre sullo smartphone non compare.


lunedì 25 settembre 2023

La storia del Telefono Rosso

Fu istituito cinquant'anni fa a Ginevra, così che Unione Sovietica e Stati Uniti potessero parlarsi in sicurezza: esiste ancora oggi, ma non è mai stato un telefono

Il 20 giugno del 1963 a Ginevra un gruppo di rappresentanti dei governi degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica firmarono un documento con cui veniva inaugurato il cosiddetto “Telefono Rosso”, la linea di comunicazione diretta tra la Casa Bianca e il Cremlino.

È stato uno dei simboli della Guerra Fredda ed è comparso in moltissimi film, libri, fumetti e videogiochi ma in realtà il Telefono Rosso non è mai stato un telefono. All’inizio era una specie di telescrivente, mentre oggi è un sistema simile all’email. La scelta di un sistema di comunicazione scritta invece che verbale non fu casuale ma voluta per evitare incomprensioni, equivoci, riguardo alla scelta di parole poco felici e o poco meditate. Sono passati alla storia gli eccessi di rabbia per cui era famoso il leader sovietico dell’epoca, Nikita Kruscev, che proprio qualche anno prima durante una sfuriata al palazzo delle Nazioni Unite si sfilò una scarpa e la sbatté sulla scrivania.

Un sistema di comunicazione scritta, invece, avrebbe permesso di inviare comunicazioni più accorte: evitare la guerra, infatti, era lo scopo principale del Telefono Rosso. L’idea di creare una linea di comunicazione diretta tra la Casa Bianca e il Cremlino nacque proprio durante la crisi dei missili cubani, uno dei momenti in cui il mondo si trovò più vicino allo scoppio di una guerra nucleare.

La crisi durò per due settimane nell’ottobre del 1962. Il pericolo di guerra venne accentuato dal fatto che il presidente americano John Fitzgerald Kennedy e il leader sovietico Kruscev non avevano un canale di comunicazione diretto e sicuro col quale parlarsi.

Il primo testo di prova venne inviato il 30 agosto 1963 dalla Casa Bianca: da allora il Telefono Rosso non fu usato molto spesso, fortunatamente. Nel 1967 e nel 1973, durante le due guerre arabo-israeliane dei Sei Giorni e dello Yom Kippur, fu utilizzato per comunicare gli spostamenti delle flotte russe e americane, che avrebbero potuto essere interpretati come un tentativo di intervenire nei conflitti in corso: da allora quasi ogni guerra ha avuto le sue comunicazioni tramite Telefono Rosso. Dal 2008 il vecchio sistema a telescrivente è stato sostituito da una rete di computer che collega i terminali della Casa Bianca con quelli del Cremlino.


lunedì 18 settembre 2023

Che fine faranno i distributori di benzina con l’arrivo dell’elettrico?

Nella transizione energetica fortemente voluta dall’UE che fine faranno i 200.000 (oltre 20.000 in Italia) distributori di carburante europei?L’aumento sempre crescente di veicoli elettrici e, al contempo, un calo dell’uso delle auto causato dall’aumento del lavoro a distanza, dei servizi di consegna a domicilio ha in generale ridotto la domanda di carburante (più negli USA che in Europa). Condizioni che metteranno in crisi l’attuale sistema di vendita di carburante. A meno che non si adatti.

L’evoluzione dei distributori in realtà è già in atto, e potremmo dire orgogliosamente che l’Italia è stato uno dei Paesi che ha iniziato prima. ENI, grazie l’acquisizione della società  per la ricarica di auto elettriche Be Charge, ha già visto molti dei suoi distributori dotarsi di colonnine ad alta potenza. Ancor prima, Q8 ha stretto un accordo con Enel X, tanto che oggi sono molte le stazioni di servizio del colosso kuwaitiano che dispongono di una o più colonnine multipresa dell’operatore energetico italiano. 

In alcuni casi la conversione è volontaria con operatori del settore petrolifero che, di loro iniziativa, si sono dotati di colonnine. In altri casi, invece, è forzata. A Milano l’amministrazione comunale ha provato a forzare i distributori a dotarsi di colonnine nei prossimi anni, e lo stesso in Germania, dove è stata approvata una legge che costringe gli operatori ad offrire anche strutture di ricarica per i veicoli elettrici.

Per quanto la direzione presa sia prevalentemente quella dell’elettrico, sappiamo che non è l’unica scelta ecologica. Nel futuro potrebbero esserci l’idrogeno e i biocarburanti, e questa potrebbe essere un’opportunità in più. Sempre Eni, molto avanti sull’idrogeno, ha iniziato un programma di infrastrutture che è partito da Mestre (Venezia), ma in generale è possibile che le stazioni di benzina e diesel possano evolversi in distributore di idrogeno, soprattutto se consideriamo che il modo di rifornirsi è molto simile e ha la stessa velocità, a differenza della lentezza della ricarica elettrica.


lunedì 11 settembre 2023

12 settembre, Giornata Mondiale senza sacchetti di plastica

Tonnellate di borse di plastica, che fluttuano indisturbate tra fondali marini e superficie, intrappolando o venendo accidentalmente ingerite da pesci, tartarughe e tante altre specie acquatiche.

Per sensibilizzare tutta la popolazione su questa enorme problematica, ed eliminare completamente il consumo di questi oggetti, dodici anni fa è stata istituita la prima giornata mondiale senza sacchetti di plastica.

La creazione di una giornata mondiale che si ripete ogni anno, ha lo scopo di invitare le persone a servirsi di borse riutilizzabili invece che di sacchetti usa e getta in plastica.

Gli oceani, che assorbono quasi un terzo dell’anidride carbonica che produciamo, sono sempre più in crisi. Vengono infatti inquinati ogni anno da oltre 13 milioni di tonnellate di plastica tra bottigliette, mascherine, guanti, flaconi di detersivi e borse monouso.

Sui fondali marini si annidano quasi due milioni di pezzi di microplastiche per metro quadrato. Queste particelle minuscole vengono ingerite da pesci e crostacei, finendo direttamente sulle nostre tavole.

Al loro posto è meglio utilizzare comode shopper realizzate con fibre tessili. Le borse in tessuto, inoltre, risultano molto resistenti rispetto alle borse di plastica, che rischiano di rompersi facilmente ed essere gettate senza neanche venire utilizzate.

Anche i sacchetti con cui si conservano i cibi (ad esempio quelli per i surgelati) possono essere sostituiti con barattoli in vetro, facilmente sterilizzabili dopo ogni uso.


lunedì 4 settembre 2023

L’Emilia-Romagna DATA Valley europea

Con la sua tradizione millenaria di centro europeo della conoscenza e con la sua concentrazione di sapere, ricerca e innovazione, in questi anni la Regione Emilia-Romagna si è costruita un ruolo da leader anche nell’ambito dei big data. Qui, dove si concentra il la maggior parte della capacità di calcolo e di storage (conservazione dati) italiana, ha sede un importantissimo centro europeo dedicato alla ricerca: il Big Data Technopole, grazie al quale Bologna e la sua storica università, la più antica del mondo occidentale, continuano ad essere un crocevia fondamentale per la conoscenza umana.

La scelta della sede bolognese non è casuale: la città delle due torri vanta una lunga storia di localizzazione di sistemi di supercalcolo. Già nel 1961 si localizza proprio a Bologna il centro di supercalcolo, attivando per la prima volta in Italia la prima architettura disegnata per il calcolo, l’IBM 704. Nel 1969 viene fondato il CINECA, la rete nazionale a banda ultralarga dedicata all’istruzione e alla ricerca.

Il nuovo Tecnopolo di Bologna, eccellenza nel supercalcolo accorpa  attività di ricerca e infrastrutture a elevate prestazioni di calcolo, tra le più potenti al mondo. Qui si è insediato il Data Center del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche (ECMWF) che sviluppa le previsioni meteorologiche a medio raggio e produce e distribuisce previsioni meteorologiche agli Stati membri. ECMWF nel 2017 ha scelto Bologna come sede per il nuovo Data Center, che si avvale di supercomputer all’avanguardia. Nel Tecnopolo di Bologna è collocato anche Leonardo, supercomputer capace di un miliardo di miliardi di operazioni al secondo e il quarto più potente al mondo. 


lunedì 28 agosto 2023

I Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS)

Per dimensioni e ricchezza della strumentazione scientifica i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS)  sono il centro di ricerca sotterraneo più grande e importante del mondo. I LNGS sono stati progettati e costruiti con lo scopo di sfruttare la protezione dalla radiazione cosmica, ottenuta con gli oltre mille e quattrocento metri di montagna sovrastanti.

I LNGS sono finanziati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’ente che in Italia coordina e finanzia la ricerca in fisica nuclearee della fi sica delle particelle elementari. L’idea di dotare l’INFN di un grande laboratorio sotterraneo dedicato alla fisica subnucleare nasce nel 1979 grazie al prof. Antonino Zichichi, all’epoca Presidente dell’INFN.

Le opere di scavo per la costruzione delle sale sotterranee hanno avuto inizio nel 1982. I laboratori  sono utilizzati come struttura a livello mondiale da scienziati provenienti  da 29 paesi diversi; attualmente ne sono presenti 1100 impegnati in circa 15 esperimenti in diverse fasi di realizzazione.

Le strutture sotterranee,  tre grandi sale sperimentali, ognuna delle quali misura circa 100 m di  lunghezza, 20 m di larghezza e 18 m di altezza e tunnel di servizio sono collocate su un lato di un tunnel autostradale,  lungo 10 Km, che attraversa il Gran Sasso.

A causa delle grandi quantità d’acqua presenti all’interno del Gran Sasso, la temperatura naturale è circa 6-7 °C e l’umidità quasi del 100% durante tutto l’anno. Per ottenere una climatizzazione ottimale per le attività che vi si svolgono, le sale sperimentali sono impermeabilizzate e coibentate; la ventilazione, assicurata da una lunga tubazione che corre lungo la galleria autostradale. 

La Terra è continuamente colpita dai raggi cosmici, particelle di origine galattica ed extragalattica, che costituiscono disturbo per le apparecchiature che studiano fenomeni estremamente rari o particelle dalle proprietà ancora per lo più sconosciute come i neutrini o le particelle di materia oscura. a. I Laboratori si trovano così immersi in quello che i fisici chiamano ‘silenzio cosmico’: una condizione necessaria per svolgere l’attività scientifica cui sono dedicati.

I 1400 m di roccia che sovrastano i Laboratori costituiscono una copertura tale da ridurre il flusso dei raggi cosmici di un milione di volte; inoltre, la radioattività naturale in galleria è migliaia di volte inferiore rispetto alla superficie grazie alla minima percentuale di Uranio e Torio presente nella roccia di  tipo dolomitico che costituisce la montagna del Gran Sasso.

Principali argomenti di ricerca dell’attuale programma sono: la fisica dei neutrini naturalmente prodotti nel Sole e in esplosioni di Supernova, la ricerca di particelle di materia oscura e lo  studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico e decadimenti rari.


lunedì 21 agosto 2023

Il riciclo delle batterie delle auto

Le automobili elettriche costituiscono l’alternativa green in un mondo sempre più immerso nelle conseguenze dei cambiamento climatici a opera, fra gli altri fattori, delle emissioni inquinanti. Anche questo mezzo potrebbe però presentare un problema di difficile soluzione: lo smaltimento delle batterie.

Alcuni esperti sostengono che le attuali batterie non sarebbero pensate per essere riciclate in futuro, un problema non da poco che potrebbe scoppiare nei prossimi anni se non si rimedia in tempi brevi. I veicoli elettrici potrebbero essere 150 milioni nel 2030, contro i 10 milioni in circolazione nel 2020. In media, ogni anno la produzione di batterie aumenta del 25%.

Al momento nessuna soluzione su vasta scala è ancora stata adottata dai produttori di auto elettriche. Le batterie a litio e ioni sarebbero molto delicate da smaltire e riciclare perché sono ricche di materiali pericolosi e inquinanti come cobalto, nickel e manganese.

Per procedere al riciclo, al momento sarebbero disponibili due metodologie. La prima, detta “pirometallurgia”, consiste nel separare le cellule delle batterie  e poi bruciarle. In questo modo è possibile estrarre i metalli dalla massa di plastica e colla che resta dopo il processo. Il secondo metodo invece è detto “idrometallurgia” e pone le batterie in vasche di acido. Spesso queste due soluzioni sono combinate insieme per riciclare più materiale possibile.

L’Unione Europea sta lavorando su una direttiva che obblighi i produttori di auto elettriche a garantire il completo riciclaggio di tutte le batterie, ma come avete capito il problema rimane completamente aperto e c’è moltissimo lavoro da fare.


lunedì 14 agosto 2023

Quanto valgono i nostri dati personali?

Li chiamiamo dati personali ma non sono più nostri. Né, qualora dovesse accaderci qualcosa di brutto, dei nostri familiari. Esemplare è la storia di quel papà che scrisse ad Apple per chiedere di poter accedere al dispositivo del figlio, morto, perché lì c’erano gli ultimi ricordi insieme. Non si può fare, gli risposero, una questione di privacy.

Non è più una esclusiva di istituzioni e governi democratici ma delle aziende tecnologiche. Difendere la privacy degli utenti vuol dire non rompere la fiducia che si instaura tra impresa tecnologica e compratori. Io fornisco a te un oggetto che diventa sempre più “personale”, raccolgo molti dati - che uso per costruire un tuo profilo aa scopo di marketing - ma della tua vita solo io, la tua azienda, so tutto. Un po’ come il segreto bancario o quello medico. Questi dati non verranno mai consegnati all’esterno, ci promettono. 

Ma non è questo il punto. Io posso scegliere consapevolmente di far custodire i miei dati a qualcuno, così come faccio con i miei risparmi e gli oggetti di valore. Scelgo io se tenere la cassaforte in casa oppure depositare tutto in banca. Il fatto è che non abbiamo ancora capito quanto valore hanno i nostri dati.

La tecnologia è una cosa bellissima. Ci aiuta a vivere meglio, a organizzare le nostre relazioni, ci fa risparmiare tempo e soldi, ci guida da un punto A a un punto B. Eccoci qui, quarant’anni dopo la promessa di Bill Gates, con Windows, di portare “un pc in ogni famiglia”, e dieci da quando Steve Jobs, con l’iPhone, è riuscito a portare “Internet in ogni tasca”.

Il nostro smartphone sa più cose di noi del nostro migliore amico, sa più cose di noi dei nostri genitori, fratelli, sorelle, del nostro capo, del medico, del salumiere di fiducia, del direttore di banca. Sa quanti soldi abbiamo sul conto, conosce le nostre abitudini, i nostri dati biometrici, sa se, quando e quanto ci muoviamo, dove andiamo, se siamo delle schiappe a correre, quali video guardiamo, cosa compriamo. Persino cosa stiamo per comprare e poi non compriamo. Grazie ai Social poi sa chi sono i nostri amici, cosa ci diciamo e scriviamo, cosa ci piace o non ci piace.

Una nota azienda di software antivirus, ha condotto una ricerca sulle abitudini degli utenti su internet ed è emerso che il valore medio dei dati personali registrati su Internet è di circa 40 euro, mentre il valore medio dei dati salvati sui computer e sui dispositivi mobili degli utenti è di oltre 600 euro.

Ci iscriviamo a Facebook gratuitamente, così come gratuitamente utilizziamo Google. Se ci facessero pagare un abbonamento, in cambio della promessa di non raccogliere i nostri dati, quanti di noi, sinceramente, sarebbero disposti davvero a sottoscriverlo?

Il vero business model dei social network siamo noi, le tracce che lasciamo quando navighiamo, consumiamo, visualizziamo o clicchiamo inserzioni. Senza questi dati crollerebbe tutto, verrebbero meno i motivi economici. Tant’è che è possibile dare anche un valore economico ad ogni iscritto: stando ai bilanci di Facebook, il valore medio di un utente, sul social, si aggira intorno ai 16 dollari.


lunedì 7 agosto 2023

Cos’è una Startup?

Una startup è un’impresa innovativa in grado di crescere velocemente e stravolgere il proprio mercato di riferimento. Quali sono le sue caratteristiche?

 La scalabilità - È la caratteristica che le permette crescere in modo esponenziale - cioè molto velocemente - utilizzando poche risorse. Deve potersi espandere senza incontrare limiti e poter raggiungere migliaia di clienti nel giro di qualche settimana

La replicabilità - Una startup deve essere replicabile , cioè deve poter essere esportabile all’estero in breve tempo e senza grandi modifiche. Per esempio Tik Tok si è diffuso su scala globale senza richiedere particolari adattamenti strutturali se non la traduzione dell’App. 

Innovazione - Un’altra condizione necessaria è l’innovazione. Una startup nasce per risolvere un problema non ancora risolto o soddisfare un bisogno che fino ad oggi nessuno aveva mai soddisfatto. Le startup, quindi, nascono per innovare il mercato.

Temporaneità - Una startup deve essere temporanea e transitoria. Rappresenta infatti la prima fase del ciclo di vita di un’azienda, la fase di avviamento, che la porterà (si spera) a diventare una grande impresa.

Ecco perché non possiamo più considerare Netflix, Spotify e AirBnB delle startup. Oramai hanno di gran lunga superato quella fase.


lunedì 31 luglio 2023

Come ricaricare il cellulare

Il primo grosso errore che molti commettono è proprio quello di non togliere la custodia. Per pigrizia o per ignoranza, tendiamo a caricare il telefonino senza estrarlo dal suo "case", d'altra parte questi presentano sempre un buchetto all'altezza della porta della ricarica, quindi perché mai dovremmo pensare di non usufruire di tale comodità? E invece, specialmente d'estate, o se la presa che utilizziamo è posta vicino a fonti di calore, sarebbe bene estrarre lo smartphone dalla custodia. Il motivo è molto semplice: evitare che si surriscaldi, la condizione peggiore per ogni batteria agli ioni di litio, in quanto ne accelera il degrado.

Un'altra pessima abitudine è quella di lasciare scaricare il telefonino fino allo 0% oppure, viceversa, caricarlo fino al 100%; andrebbe invece sempre tenuto tra il 30% e il 70%. Questo perché le batterie agli ioni di litio funzionano con lo spostamento continuo, tra gli elettrodi, di minuscole particelle mobili chiamate "portatori di carica". Facendo ciò, le parti costitutive vengono poste sotto stress, e con il tempo l'efficienza cala inevitabilmente. Caricare il telefono per troppo tempo oppure farlo andare a zero sono due ottimi modi per ridurre la durata della batteria e accelerare tale processo.

E qui torniamo all'errore più comune: caricare i dispositivi di notte. Il problema non è tanto che così facendo si raggiungerebbe la carica massima, ma piuttosto che per ore e ore il caricatore continuerebbe a fornire energia inutile alla batteria, surriscaldandola e danneggiandola.

Insomma, se volete che la batteria del vostro cellulare mantenga standard ottimali il più a lungo possibile, non fatelo scaricare del tutto, togliete la custodia al momento della ricarica e collegatelo alla corrente magari la sera dopo cena (staccandolo prima di andare a dormire), o al mattino appena svegli.


lunedì 24 luglio 2023

Facciamo un giro nel box Ducati Lenovo

Il retro-box della scuderia di Borgo Panigale (Bologna) è un brulicare di tecnici in tuta rossa che non solo assemblano e costruiscono, controllano e riparano, disegnano e inventano soluzioni per le moto, ma anche, e soprattutto, raccolgono e analizzano dati al fine di comprendere ogni dettaglio di ciò che avviene in pista durante i singoli giri dei propri piloti.

Tutto ciò avviene grazie alla sinergia con il personale specializzato di Lenovo, che per Ducati non è solo lo sponsor principale, ma piuttosto un vero e proprio partner tecnologico, parte integrante della struttura tecnica dal 2018, anno in cui è stato inaugurato l'accordo tra le due aziende.

Innanzitutto, è una questione di metodologia - ci spiega Gigi Dall'Igna, General Manager di Ducati Corse. Abbiamo otto moto in pista e condividiamo i dati di tutti i piloti al fine di migliorare la nostra performance. Ogni box è speculare, diviso in due, e ogni pilota ha il suo team e il suo tecnico di riferimento: l'ingegnere di pista. Quando Bagnaia gira sul tracciato, porta a spasso con sé la bellezza di oltre 60 sensori sparsi su tutta la moto, che servono a svelare i segreti di ogni singolo giro, le traiettorie percorse, le velocità raggiunte, le accelerazioni e le frenate effettuate, la temperatura raggiunta delle gomme, eccetera. Una volta rientrato ai box, la prima cosa che gli uomini in rosso fanno è collegare la moto a un cavo ad altissima velocità di trasmissione che scarica tutti i dati su un server e li rende disponibili in pochi secondi sui tablet di tutti gli ingegneri. Si tratta di un processo che avviene quasi in tempo reale - specifica Gabriele Conti, Il Direttore dei Sistemi Elettronici di Ducati. Questo perché la telemetria in diretta è vietata dal regolamento, perciò fino a che il pilota non rientra ai box noi siamo al buio, o quasi, circa ciò che sta succedendo sul mezzo.

Per conoscere i motivi di un problema tecnico o di una curva percorsa più lentamente del previsto, dunque ai box sono tutti in febbrile attesa del rientro del bolide che, una volta collegato ai server, inizia a far fluire dati e grafici in grado di fornire un quadro chiaro della situazione. Il solo a non essere del tutto ignaro di cosa succede mentre è in pista, in realtà, è il pilota, la cui moto è "addestrata" a riconoscere i problemi e ad avvisarlo con messaggi sul display che arrivano – questi sì – in tempo reale.

In pratica, se uno pneumatico è troppo caldo o troppo freddo, se il sistema pensa che sia troppo usurato, o se si sta andando troppo forte e dunque consumando qualche decilitro di benzina in più con il rischio non arrivare al traguardo (visto che il carburante caricato è sufficiente a compiere la distanza di gara e poco più), ecco compare sul display l'avviso elaborato direttamente dal software della moto: "I consumi sono troppo elevati", "La gomma anteriore è troppo calda" e via dicendo.

La questione delle gomme è preponderante nella MotoGP attuale, ogni mescola fornita dalla Michelin dà il meglio in una determinata fascia di temperatura molto stretta e non sempre è facile da individuare. Mentre in una sessione di prove libere, o anche in una di qualifica (anche se con tempi molto più serrati), si riesce ad analizzare i dati telemetrici raccolti tra un run (una serie di giri consecutivi) e l'altro e ad apportare eventuali correttivi, durante i 100 km di un Gran Premio, i tecnici ai box restano totalmente al buio, senza sapere (se non per ipotesi) se le gomme stiano funzionando al meglio e perché.

Al termine di ogni weekend di gara, i dati rilevati dai sensori vengono spediti ai server della sede Ducati dove avviene una seconda rielaborazione per creare un profilo del comportamento della moto e della guida dei piloti su ogni circuito.


lunedì 17 luglio 2023

Gerd, la diga della discordia

L’acqua sta incendiando i rapporti tra popoli, governi e industrie. L’immensa diga voluta dall’Etiopia a sbarramento del corso del Nilo Azzurro al confine con il Sudan negli ultimi mesi ha fatto alzare ad un livello altissimo gli attriti non solo tra Etiopia e Sudan, ma anche con l’Egitto, che vede messe pericolo le vitali inondazioni del fiume che da millenni coprono di fertile limo il suo suolo.

Contrasti analoghi generati sono causati dall’altra possente diga intitolata la cosiddetta ‘JNHPP’, che in Tanzania sommergerà entro poche stagioni vaste porzioni dello straordinario Parco nazionale del Selous (e che per questo l’Unesco ha cancellato dall’elenco dei siti protetti classificati come ‘Patrimoni dell’umanità’, e nei mesi scorsi preoccupazioni sono nate inoltre attorno agli stravolgimenti naturali causati dal completamento di un’altra diga, questa volta la ‘Gibe III’, opera italiana, che sbarra in Kenya il celeberrimo lago Turkana. La JNHPP è alimentata da un lago artificiale lungo 100 chilometri e  la Gibe III è simile con un  lago lungo 151 Km.

Poi ci sono le dispute sulle sempre più scarse acque del lago Ciad, fondamentali per le economie di quattro Stati del centro Africa, Niger, Nigeria, Camerun e Ciad. Il gigantesco lago ha perso in neanche mezzo secolo il 90 per cento delle sue risorse idriche, un po’ per la siccità e un po’ per il continuo prelievo di acqua per l’irrigazione, mettendo in bilico la sopravvivenza di pescatori e allevatori e generando vasti conflitti sociali che coinvolgono anche gli stessi agricoltori.

Tornando in Etiopia, tutto si gioca nel voler fornire adeguata energia alle industrie di cui si sta cercando a tutti i costi di ampliare la capacità produttiva, giudicata l’unica possibilità di sviluppo economico del Paese, mettendo in secondo piano altre esigenze.

La Gerd, acronimo di Grand Ethiopian Renaissance Dam, un nome che la dice lunga a tal proposito, è in fase di completamento ed è arrivata già al suo terzo riempimento. Si tratta della più grande diga mai realizzata in Africa, oltre il triplo della sua collega JNHPP e della Gibe III. I lavori iniziarono più di decennio fa affidati alla Webuild, impresa italiana conosciuta fino al 2020 con il nome di Salini Impregilo. E’ alta 155 metri, lunga 1,79 chilometri e affiancata da una diga secondaria alta 50 metri e lunga 5,2 chilometri con due centrali elettriche dotate di16 turbine in totale.

Quale significato abbia avuto il Nilo nella plurimillenaria storia egiziana non è il caso di ricordarlo qui, se non per dire che le periodiche alluvioni del fiume da sempre hanno permesso la vita con il loro apporto di limo, con il conseguente straordinario sviluppo di una civiltà in un luogo altrimenti totalmente desertico, e inospitale, privo di altri approvvigionamenti idrici.

Questo significa che è assolutamente doveroso trovare un accordo fra i Paesi per la gestione dell’acqua, ma il fatto che se ne discuta da 15 anni senza essere ancora arrivati ad una soluzione condivisa tra Etiopia, Sudan ed Egitto è un problema molto serio. C’è persino chi pensa che se non si troverà un accordo a tavolino tra i tre Paesi, il conflitto potrebbe trasferirsi sul piano delle armi, scatenando una vera e propria guerra per impossessarsi delle risorse idriche. 


lunedì 10 luglio 2023

Che cos’è una Gigafactory?

Il primo a dare questo nome è stato Elon Musk in capo di Tesla, e si intende una enorme fabbrica di batterie per auto elettriche (e non solo). Il primato lo detiene l’americana Tesla, ma anche Europa e Italia si stanno muovendo per aumentare la capacità di produzione e far fronte alla crescente richiesta di veicoli elettrici.

Attualmente, le batterie agli ioni di litio sono 30 volte più economiche di quando sono entrate per la prima volta nel mercato nei primi anni Novanta, si prevede che il costo scenderà ancora. Per produrre l’elettricità, le batterie funzionano sul fenomeno del trasporto degli ioni di litio da un polo chiamato anodo a un altro il catodo separati da un elettrolita. Il catodo è il principale fattore limitante nelle prestazioni della batteria, l’elemento dove si trovano i metalli preziosi. Durante la carica gli ioni di litio vengono inviati all’anodo e immagazzinati: durante la scarica si spostano verso il catodo. Lo spostamento di queste cariche elettriche è l’elettricità che fa funzionare il motore elettrico.

I migliori produttori di celle per batterie agli ioni di litio di livello automobilistico sono la giapponese Panasonic, Samsung e SK Innovation della Corea del Sud, Immagina AESC, CATL e BYD cinesi. In Europa sono presenti 7 produttori di batterie agli ioni di litio, di cui ai primi posti LG in Polonia con 32 GWh e Samsung in Ungheria con 20 GWh. L’Europa sta facendo un grande sforzo sul fronte batterie: tre anni fa le previsioni per il 2030 erano di 120 GWh mentre oggi le stesse previsioni sono state portate a quasi 800 GWh, sufficienti per la fabbricazione di quasi 15 milioni di veicoli elettrici puri.

lunedì 3 luglio 2023

Google non è solo Google

Nel 2015 Google ha subito una profonda riorganizzazione, con la creazione di una società madre di nome Alphabet. Ma oggi che cos’è Alphabet? È un colosso con un giro di affari di 260 miliardi di dollari (superiore al PIL di Pakistan, Cile, Finlandia e quasi tutti i Paesi africani) che ingloba ogni attività di Google. È divisa in diversi settori, ognuno dei quali si occupa di affari differenti come: biotecnologie, investimenti finanziari, tecnologia, ricerca. Google è sicuramente la società più nota di Alphabet ma è solo una delle tante.

La sede si trova in California e fino al 2019 è stata guidata dai due fondatori d Goolge, Larry Page e Sergey Brin, che hanno poi deciso di lasciare il timone nelle mani di un amministratore, Sundar Pichai. La nascita di Alphabet è dovuta principalmente al bisogno di riorganizzare una società che era diventata troppo grande. Alphabet è divisa in due principali unità: Google e Other Bets, ossia Google da una parte e tutto il resto dall’altra. Se tutti conoscono Google come motore di ricerca non si può dire lo stesso di Other Bets: vediamo cosa contiene.

YouTube - Tutti conoscono il sito che ospita video, acquistato nel 2006 da Google e ora facente parte della galassia Alphabet. Si tratta del sito di condivisione video più utilizzato al mondo e tra i siti più visitati in senso assoluto sul web.

Android – Il celebre sistema operativo mobile di Google, utilizzato da miliardi di smartphone in tutto il mondo nelle sue varie versioni.

Google AdSense – E’ la società che raccoglie la pubblicità e proprio dalla pubblicità arrivano la maggior parte dei guadagni di Google.

Divisione Access - Questa azienda offre una connessione ad Internet ad alta velocità, servizio telefonico e televisivo a velocità davvero sorprendenti. E’ presente solo negli USA ma non si sta espandendo.

Sidewalk Labs – Si occupa di smart city. Gli obiettivi di questa azienda sono molto ambiziosi, non si tratta infatti di aumentare semplicemente la mobilità nelle città o di riconvertire parte degli edifici ma ha l’ambizioso obiettivo di rendere smart contemporaneamente ogni singolo aspetto della città. Non si sta espandendo perché molto criticata per gli aspetti legati alla sorveglianza di massa.

Verily Life Sciences – E’ un’azienda che concentra le sue attività sulla ricerca di assistenza sanitaria ed anche sulla prevenzione delle malattie. Lavora a numerosi progetti davvero interessanti come ad esempio la creazione di polsini e lenti a contatto che visualizzano dati della salute, un cucchiaino per persone affette da tremore, la lotta alle zanzare nelle zone dove è diffusa la malaria. 

Calico -  Ha già investito milioni e milioni di dollari per lo sviluppo di farmaci che possano aiutare l’umanità a prolungare la propria vita, cercando di combattere le malattie legate all’invecchiamento, come ad esempio il morbo di Alzheimer o il cancro. Progetti insomma molto ambiziosi, frutto della filantropia e della visione globale dei due fondatori di Google.

Google Capital - Meglio nota come CapitalG, Google Capital è un vero e proprio fondo di investimento: si concentra sullo sviluppo di startup, aziende innovative.

Jigsaw – Offre a enti governativi e aziende private analisi dei dati (la vera ricchezza di cui Google è in possesso).

Waymo - Si tratta del progetto di auto a guida autonoma.

Google DeepMind – Si occupa di intelligenza artificiale sin dal 2014, anno in cui è stata acquisita per ben 500 milioni di dollari. DeepMind è alla base dell’aggiunta di qualsiasi tecnologia di intelligenza artificiale nei vari prodotti Google ed è in uno stato di ricerca molto avanzato.

X – E’ un laboratorio di ricerca e sviluppo che punta a realizzare progetti molto importanti e sbalorditivi. Per esempio portare l’accesso al web a tutto il mondo attraverso mongolfiere a raggi infrarossi, un servizio di distribuzione affidato a droni, oppure servizi per le aziende per bloccare e prevenire gli attacchi informatici.

Divisione Hardware – Tra il resto ha sviluppato i Chromebook e gli smartphone Pixel.

ATAP - Si tratta di una divisione segreta di Google che lavora a progetti avveniristici come la produzione di tessuti smart, o sviluppare radar per il controllo dei gesti senza che sia necessario alcun contatto, o la creazione dio filmati di realtà virtuale. 

Google Cloud - La piattaforma di cloud computing che comprende Workspace for education, ossia gli strumenti che utilizziamo quotidianamente a scuola: GMail, Drive, Classroom, Meet.


giovedì 29 giugno 2023

Oggi è il compleanno di Giacomo Leopardi

Sono trascorsi 225 anni dalla nascita di Giacomo Leopardi, annoverato fra i più importanti esponenti del Romanticismo. In suo onore Google ha realizzato un suggestivo Doodle, in cui il poeta è immerso nel suo "studio matto e disperatissimo"

Croce e delizia di intere generazioni di studenti, Giacomo Leopardi è uno dei pilastri della letteratura italiana e la sua fama ha avuto un’eco mondiale. Il poeta nacque il 29 giugno 1798 a Recanati, nelle Marche. La morte lo colse a Napoli a soli 38 anni durante l’epidemia di colera – ma la sua produzione poetica fu notevole, scrisse decine e decine di opere.

Amava molto leggere e scrivere, e le sue opere raccontano i sentimenti e le emozioni: ha scritto molte opere che possono far riflettere e farci capire meglio noi stessi e il mondo intorno a noi.  Una delle sue poesie più famose è "L'infinito", in cui Leopardi descrive il desiderio di viaggiare e scoprire nuovi orizzonti. Leopardi era anche un grande appassionato di conoscenza e filosofia. Amava fare domande sulla vita e il significato delle cose. Spesso si interrogava sulla felicità e sul senso della vita.

Giacomo era affetto da una malformazione alla schiena che gli causava dolori costanti. A causa di questa condizione, trascorse gran parte della sua infanzia in solitudine. Nonostante le sue sofferenze fisiche, Leopardi trovò conforto nella lettura e nello studio.

Si racconta che fosse un amante dei gatti, che ne avesse diversi come compagni di casa e si prendesse cura di loro con grande affetto. Questo amore per gli animali si riflette anche in alcune sue poesie, come ad esempio "Il sabato del villaggio", dove menziona un gatto che si aggira tra i tetti.

Era un grande studioso e trascorreva molte ore al giorno immerso nella lettura e nello studio. Aveva una grande passione per i classici greci e latini, ma era anche molto interessato alla filosofia, alla storia e alla letteratura italiana e straniera. Era affascinato dall'astronomia e passava molto tempo ad osservare il cielo notturno. Sembra avesse un telescopio e che trascorresse notti intere ad ammirare le stelle e a riflettere sulle dimensioni dell'universo e sulla piccolezza dell'uomo di fronte ad esso.

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lunedì 26 giugno 2023

Le Giga Press di Brescia rivoluzionano il mondo delle auto elettriche

Nel successo di Tesla c’è anche del know how (conoscenza, sapere) tutto italiano. La Casa di Elon Musk ha iniziato il 2023 con forti ribassi nei prezzi delle sue vetture elettriche, soprattutto per quanto riguarda la berlina Model 3 e il SUV Model Y, che hanno spiazzato i concorrenti. Una mossa resa possibile dai margini di profitto record che l’azienda californiana sta ottenendo, frutto delle intuizioni visionarie e controcorrente di Musk, tra cui quella di affidarsi per la produzione delle scocche delle proprie vetture a un’azienda di Travagliato (in provincia di Brescia), Idra Group, specializzata nella realizzazione di “Giga Press”, enormi presse pneumatiche.

Dietro questi macchinari vi è una tecnica produttiva che promette di rivoluzionare il modo di fabbricare le automobili: la pressofusione. Elon Musk ha visto nelle Giga Press di Idra l’occasione per ridurre la complessità, i costi e gli scarti legati alla produzione delle sue auto elettriche. Grazie a questi macchinari un intero modulo del pianale dell’auto, che in precedenza era composto da 70 parti fuse tra loro, viene prodotto come un pezzo unico, con un minor fabbisogno di materia prima e di energia, nonché un notevole risparmio di tempo. Inoltre, un elemento prodotto con questa tecnica risulta più rigido e leggero, aspetti particolarmente importanti quando si ha a che fare una parte strutturale di una vettura.

Idra scommette che l’80% dei costruttori utilizzerà le Giga Press entro il 2035. Assieme alle batterie il pianale è tra gli elementi più costosi delle auto elettriche, per cui renderne più efficiente la sarà la chiave per abbassare i prezzi delle vetture a zero emissioni.

lunedì 19 giugno 2023

Auto elettriche vs auto termiche

Quasi tutti gli studi confermano che le auto elettriche fanno risparmiare agli automobilisti, perché richiedono poca manutenzione e godono di una serie di agevolazioni fiscali. Tuttavia il prezzo d'acquisto rimane ancora molto alto rispetto alle corrispettive auto a carburante.

Oggi le case costruttrici guadagnano dalle auto a combustione e producono auto elettriche senza guadagno o addirittura in perdita. Ma con la crescita delle auto elettriche questa situazione dovrà cambiare: aumentando i volumi di produzione diminuiranno le spese. E’ risaputo che le auto elettriche sono più semplici da costruire, in particolare il motore elettrico è più semplice di un motore a combustione interna.

A confermarlo è il primo produttore mondiale: Volkswagen raggiungerà la parità nei profitti fra auto termiche ed elettriche intorno al 2025. Ciò significa che un modello a batteria “frutterà” lo stesso di uno con bielle e pistoni. E successivamente, a cascata, costerà di meno anche nelle concessionarie. Un fattore che cambierà il futuro dell'auto sarà la produzione “in casa” delle batterie. È per questo motivo che Volkswagen sta accelerando i tempi per la costruzione di impianti in Europa: dalla Spagna all’Europa Orientale. Senza contare che il colosso tedesco sta valutando una serie di investimenti per ampliare lo stabilimento di Wolfsburg in Germania.

giovedì 15 giugno 2023

La profilazione utente

La  profilazione degli utenti è l’attività di raccolta ed elaborazione dei dati personali degli utenti - al fine di creare un profilo o identikit - e suddividerli in gruppi diversi, in base agli interessi e alle preferenze con lo scopo di personalizzare l’offerta di servizi e anche le pubblicità.

Online in particolare, la profilazione avviene attraverso i cookie, ovvero stringhe di testo contenute nei siti web che visitiamo. I cookie – se accettati cliccando sul bottone – inviano informazioni sui nostri comportamenti online al terminale del sito, sempre al fine di personalizzare la nostra esperienza in termini di servizi e inserzioni pubblicitarie. Ma possiamo parlare di profilazione anche quando sui social mettiamo i like: è un ingegnoso sistema per raccogliere le nostre preferenze, i nostri interessi, e – ancora una volta – classificarci in gruppi di interesse.

Offline, invece, la profilazione può avvenire in diversi casi, uno dei più frequenti è nell’ambito di attività commerciali con le carte fedeltà che tengono traccia delle tipologie dei nostri acquisti.

Non tutti i trattamenti automatizzati, però, sono profilazioni. Per parlare di profilazione il trattamento automatizzato deve trattare dati personali al fine analizzare abitudini, interessi e comportamenti della persona fisica, per fare delle previsioni sulla stessa.

La norma europea sui Cookies e il GPDP, Garante per la Protezione dei Dati Personali, è un primo passo per tutelare i dati raccolti dai siti web ai fini statistici, di marketing, e altre finalità di qualsiasi genere. L’utente in Europa può infatti decidere se consentire la raccolta di dati, e nel caso, può cambiare sito ed evitare di cedere i propri dati in tal senso.