mercoledì 28 gennaio 2015

Cosa rischi se ti fai di Red Bull?

Gli energy drink ormai sono un quinto del mercato delle bibite. Non è che di per sé facciano male: ma dipende quanti se ne bevono e con cosa li si abbina. Comunque, sappiate che in ogni lattina ci sono nove zollette di zucchero

Le autorità sanitarie li bocciano, ma i ragazzi li amano. E tutti, prima o poi, una lattina ce la concediamo. Probabilmente senza sapere cosa beviamo, se non altro perché ogni cola, succo o bevanda varia è in realtà una miscela di molte sostanze (a volte decine) tra aromatizzanti, coloranti, conservanti, vitamine, zuccheri, dolcificanti e molto ancora.

Così periodicamente scoppia uno scandalo su questa o quella sostanza che viene prima accusata di essere dannosa per la salute, messa sotto processo da decine di studi e poi talvolta ritirata e talvolta assolta. Comunque vada a finire, resta il fatto che è spesso molto difficile interpretare i dati sperimentali e stabilire a che dose una certa molecola può essere pericolosa. E questo spiega anche come mai, a volte, lo stesso additivo viene ritenuto innocuo in un Paese e sospetto in altri. Il risultato è quello di disorientare il consumatore, che non capisce come mai così tante sostanze sono giudicate a rischio o sicure a seconda di chi le studia. Per cercare di bere più consapevolmente, ecco allora un vademecum per scegliere fra alcune delle categorie di bevande più amate e consumate.

Sarà anche vero che mettono le ali, ma sono accusati di poter indurre ipertensione, tachicardia, disidratazione, sovrappeso o obesità, oltre che di mascherare gli effetti dell'alcol, rendendo le ubriacature assai più pericolose perché meno percepite. Gli energy sono i grandi protagonisti del mercato dei soft drink degli ultimi anni da molti punti di vista: innanzitutto per le vendite, che sono arrivate a detenere il 20 per cento dell'intero mercato, con fatturati in crescita costante. E poi perché molte autorità sanitarie, nazionali e internazionali, se ne stanno occupando, con decisioni più o meno restrittive, via via che vengono pubblicati studi specifici.

In effetti queste bevande contengono ingredienti non pericolosi se assunti da soli, ma potenzialmente rischiosi proprio perché messi insieme, anche in considerazione del fatto che molti ragazzi ne bevono in quantità e molto spesso li mischiano a bevande superalcoliche per avere un effetto-bomba.

La nota distintiva degli energy drink è la caffeina: una lattina da 250 millilitri ne contiene in media 80 milligrammi, cioè quanto una tazzina di caffè, ma alcune marche arrivano a 2-300 milligrammi, dose che può provocare tachicardia, ansia, tremori, insonnia e dipendenza. In aggiunta, ci sono quasi sempre altri stimolanti come il guaranà (che contiene caffeina) e il ginseng; l'aminoacido taurina (un grammo circa in una lattina di Red Bull), considerato uno stimolante cardiaco che, se assunto in eccesso, può causare ipertensione; il glucuronolattone, che dovrebbe stimolare memoria e concentrazione; l'inositolo, che migliora l'umore e anche l'utilizzo della serotonina; e, in ogni lattina, in media circa nove zollette di zucchero.

Abbastanza, quindi, per considerarli assai poco consigliabili ai ragazzi. In effetti in Danimarca non ne hanno autorizzato la vendita e in Norvegia sono in vendita solo in farmacia. La Francia li ha ammessi solo di recente con un etichetta che recita: "Da consumare con moderazione, sconsigliata alle donne incinte e ai bambini". La Gran Bretagna ne sconsiglia l'uso in gravidanza, ai minorenni e a chi ha un rischio cardiovascolare, mentre l'Unione europea si limita a imporre la dicitura "alto contenuto di caffeina", e la Fda americana non impone vincoli. Il Canada fa scrivere che l'energy drink non dovrebbe essere bevuto insieme all'alcol, perché questo è uno dei grandi problemi causati da questi drink: secondo alcuni studi il consumo eccessivo di alcol unito a queste bevande è legato a un aumento di ricoveri in Pronto soccorso dovuti in primo luogo a incidenti stradali e risse.

domenica 25 gennaio 2015

Energia Eolica +13%


Mentre l'Italia sul fronte energia eolica è abbastanza ferma, nel mondo si fanno grandi passi avanti.Non ci sono ancora dati definitivi ma si stima a fine 2014 una potenza totale installata di 360 GW, 42 in piu' dello scorso anno (+13%).

Rispetto agli scorsi anni la crescita e' leggermente rallentata, ma era prevedibile. La Cina ha superato ormai i 100 GW di potenza, portando l'Asia al primo posto nella classifica, grazie anche al contributo dell'India. L'Europa segue al secondo posto.

Gli Stati Uniti sono il paese al primo posto per l'energia prodotta, come e' stato sottolineato dal presidente Obama nel suo discorso sullo stato dell'Unione, grazie alla maggiore velocita' del vento.

La strada da compiere per uscire dalla schiavitu' del petrolio e del gas e' ancora lunga, ma le potenzialita' dell'energia del vento sono incredibili: si sta parlando di qualcosa pari a oltre il quadruplo di tutti i consumi mondiali di energia.

sabato 24 gennaio 2015

Nel 2014 le rinnovabili al 43% della produzione elettrica nazionale

Gli ultimi dati di Terna (la società di distribuzione dell’elettricità) forniscono una fotografia del settore elettrico in Italia nel 2014. La domanda di elettricità diminuisce del 3% e non era mai stata così bassa negli ultimi 14 anni. Crolla del 10% la produzione di energia termoelettrica mentre cresce la produzione di energia idroelettrica e fotovoltaica. Insieme le fonti rinnovabili coprono circa il 37,5% della domanda annuale. Il fotovoltaico da solo contribuisce al 7,5% della domanda elettrica e nell’ultimo anno è cresciuto del 10%. La produzione termoelettrica deriva da biomassa (biogas, legna, rifiuti) ha raggiunto la quota del 10%. L’energia da eolico cresce invece solo del 10%.
La diminuzione dei consumi è stata forte soprattutto in alcune delle regioni più industrializzate: Piemonte e Lombardia.

giovedì 22 gennaio 2015

2014, l'anno più caldo di sempre

Che il 2014 sarebbe stato l'anno più caldo di sempre, fino a poco fa, era solo un sospetto, basato su previsioni decisamente allarmanti. Oggi, però, la cosa è ufficiale, dopo la conferma arrivata da scienziati della Nasa e della Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration). Scienziati che, nel loro report, per prima cosa, hanno voluto sottolineare il rischio, da una parte, che la lotta contro l'emissioni di gas serra non sia abbastanza efficace e, dall'altro, il pericolo delle troppe voci che tendono a sminuire quanto sta avvenendo o che addirittura sostengono che il global warming si sia arrestato.

Non è così, stando al report presentato oggi: un caldo record si è registrato, un po' ovunque, in molte delle nazioni europee, così come negli Stati Uniti, dove le temperature sono impazzite anche il Alaska. Anche la superficie dell'oceano si è fatta particolarmente caldo, un calore che è la "benzina" che alimenta gli uragani che sempre più spesso si abbattono sulle coste di tanti paesi.

Il 2014 ha quindi superato anche il 2010 come "anno più caldo di sempre" (ovviamente considerando gli anni che sono stati registrati, a partire dal 1880). E se un anno, o due anni, non possono essere sufficienti a dimostrare la teoria del surriscaldamento terrestre, va allora preso in considerazione che i dieci anni più caldi mai registrati sono tutti successivi al 1997. Il 2014, in particolare, ha avuto una temperatura media di 0,69 gradi centigradi superiore alla media del ventesimo secolo; arrivando così al 38esimo anno di fila in cui si supera la temperatura media (è quindi dal 1976 che non si verifica un anno più freddo della media).

"Ci aspettiamo che il calore continui a crescere, non ovunque e non tutti gli anni, ma in maniera sempre crescente", spiegano gli scienziati della Nasa. "Di per sé un anno non significa molto, ma la serie di record fatti registrare ci porta a pensare che ci sia un riscaldamento terrestre sul lungo termine". Ed è proprio sul lungo termine che le cose promettono malissimo, si sa che gli scienziati considerano un innalzamento in media di uno o due gradi qualcosa che darebbe il via a conseguenze disastrose, entro il 2100 si pensa però addirittura che, a meno di improvvisi cambi di rotta, la temperatura media possa salire anche di quattro o cinque gradi centigradi.

martedì 20 gennaio 2015

Fidarsi o no? Incontri in rete


Chissà quante volte ci sarà capitato di dire così di fronte a eventi che non possiamo dimostrare. Per esempio, «dobbiamo credere» che in questo momento non ci cada il soffitto in testa o un aereo fuori rotta faccia crollare la nostra casa! Non abbiamo evidenza di questi fatti, ma pensiamo che non si verificheranno. Anche nel web dobbiamo "fidarci" di informazioni che riceviamo da altre persone. Un tempo si riteneva autorevole, e degno di fiducia, un libro scritto da un esperto e si consultava un'enciclopedia per avere informazioni. Oggi ci si rivolge più facilmente a internet. Ma saranno affidabili i siti a cui poniamo le nostre domande? Per esempio, Wikipedia, la più nota enciclopedia digitale, è costruita online con il contributo di tutti. Qualsiasi persona specialista, ma anche uno sconosciuto, può aggiungere informazioni a quest'opera. In questo caso l'autorevolezza di una fonte non è più garantita da un nome ma da un lavoro in cui collaborano diverse persone. Saranno vere o false le informazioni riportate? Un consiglio è quello di cercare le notizie sempre attraverso varie fonti, sia digitali, sia le classiche enciclopedie.
Grazie ai social network si conoscono nuove persone e, alcune volte, si creano rapporti interessanti. A volte però si scopre che la persona dall'altra parte del computer, non è quella che pensavamo. Foto finte, profilo finto, vita finta. Di chi possiamo fidarci? In rete puoi scegliere chi e come essere. Per esempio puoi nascondere un aspetto dite che non ti piace o metterne in risalto uno di cui sei fiero. Devi stare sempre attento quando ti avvicini alla realtà virtuale a dare un'immagine di te stesso autentica. Se tutti quando scriviamo un post su Facebook o un tweet offriamo quello che siamo realmente, la
comunicazione e le relazioni saranno più vere. Papa Francesco ha detto: «Non basta passare lungo le "strade" digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata
dall'incontro vero... E' importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita». E un tuo diritto avere amici veri nella realtà e contatti selezionati online.

domenica 18 gennaio 2015

Cellulare a scuola? Lo vuole la mamma

Per quanto strano possa sembrare, a New York, una delle città più ecnologiche del mondo, fino ad ora era proibito portare i cellulari a scuola: non solo accenderli e usarli, ma introdurli, anche se spenti o ben nascosti negli zaini, nell'istituto. I metal detector installati all'ingresso di molte scuole scoraggiavano anche i più temerari. Ma dal prossimo marzo il divieto, stabilito dall'ex sindaco Michael Bloomberg cadrà, grazie a un provvedimento del suo successore, l'italo-americano Bill Di Biasio. Il nuovo sindaco è stato costretto a cambiare le cose perché i genitori non gli davano tregua. Petizioni, raccolte di firme, lettere ai giornali, tutti a ripetere la stesso filastrocca: «Abbiamo il diritto di poter contattare i nostri figli in qualsiasi momento». Così insistenti che il sindaco ha dovuto cedere e revocare il divieto. Strano: gli stessi padri e le stesse madri pronti a sgridare i ragazzi se trascorrono troppo tempo al cellulare, lo ritengono invece assutamente indispensabile nelle ore di scuola. Quando erano loro gli studenti i cellulari non esistevano e non sembrava così importante essere rintracciabili.
Non sarà che il problema non lo creano i figli ma i genitori, mentre i figli sono svelti ad approffittarne?
Meno contenti sono presidi e insegnanti, i quali sanno come quanto potrebbe essere utile lo smartphone a livello educativo ma anche quanto distraente.

giovedì 15 gennaio 2015

Miniere di carbone a cielo aperto

Immaginate di trovare un giacimento di carbone sotto la sommità di una collina o di una montagna: come si fa a sfruttarlo? Semplice: si rimuove tutto ciò che c’è sulla cima, piante, animali, terreno, e si scava il prezioso minerale. E una volta che la vena si è esaurita? Si riporta il materiale rimosso al suo posto e si tenta di ridare al sito il suo aspetto originale. Sembra tutto sotto controllo, ma in realtà è una pratica con conseguenze devastanti sull’ecosistema ampiamente utilizzata nella regione degli Appalachi, negli Stati Uniti orientali. Non solo compromette la biodiversità minacciando la flora e la fauna, ma mette a serio rischio la salute delle popolazioni locali che si trovano a dover fare i conti con nuvole di polveri inquinanti derivanti dalle attività estrattive. E come se non bastasse la movimentazione di milioni di metri cubi di materiale inquina le falde di acqua potabile.

Educazione all'Ambiente, nuova materia scolastica

Da alcune indiscrezioni pare che per il prossimo anno scolastico 2015-2016 sarà introdotta l'educazione ambientale quale nuova materia obbligatoria il cui insegnamento partirà dalla scuola materna e proseguirà fino alla seconda superiore.

Il sottosegretario all'ambiente ha detto:
Il lavoro che ci ha visto impegnati per mesi parte proprio dai bambini e non poteva che essere così. Sono loro il nostro futuro e potranno a pieno titolo essere chiamati nativi ambientali. Io credo che comminare sanzioni, contemplare reati in ambito ambientale sia doveroso ma non sia sufficiente: è necessario intervenire con una politica di grande respiro, a lungo termine altrimenti il patrimonio che abbiamo a disposizione oggi non ci sarà più domani. Ecco allora entrare in campo l’Educazione ambientale come strumento imprescindibile da cui partire per far capire l’importanza di alcune scelte.
Il programma prevederebbe l'insegnamento di vari temi che vanno dalla biodiversità alla gestione dei rifiuti. Naturalmente tutti gli argomenti probabilmente sono stati svolti già fin ad ora, ma disseminati in varie materie. Ora avranno una loro nuova e unica veste.

lunedì 12 gennaio 2015

Petrolio dalle sabbie bituminose in Canada

Le sabbie bituminose sono una combinazione di argilla, sabbia, bitume e acqua dal valore economico inestimabile: da questo agglomerato è infatti possibile ricavare, con complessi processi industriali, petrolio greggio. Peccato che il processo estrattivo sia tra i più inquinanti e meno efficienti al mondo: ogni barile di oro nero estratto dalla sabbia richiede dai 3 ai 5 barili di acqua, comporta consumi energetici ed emissioni tre volte maggiori rispetto ai metodi estrattivi tradizionali e lascia come sottoprodotti sostanze altamente inquinanti come biossido di zolfo, acido solfidrico, ossido di azoto e metalli tossici. 
Secondo Greenpeace lo sfruttamento di questi giacimenti in Canada è il più grande progetto industriale al mondo, con un’estensione pari a quella dell’Inghilterra. Si stima che i giacimenti di sabbie bituminose equivalgano ai 2/3 delle riserve mondiali di petrolio.Uno studio pubblicato pochi mesi fa dall’Università dell’Alberta imputa allo sfruttamento delle sabbie bituminose il ritrovamento di migliaia di pesci morti (di cui molti affetti da gravi deformità) nelle acque del fiume Athabasca. 
Nella foto: un impianto canadese che tratta sabbie bituminose scarica in un bacino idrico le sostanze tossiche di scarto.

venerdì 9 gennaio 2015

L'albero eolico

Dalla Francia giunge in questi giorni una soluzione energetica in grado di accontentare anche gli ambientalisti più scettici.

L'innovativo “albero energetico” risulta composto da una struttura scheletrica che riproduce pienamente quella di una qualunque pianta e sfrutta la presenza di minuscole turbine dalle sembianze di fogliame per produrre energia pulita senza il ricorso a cavi, fili, generatori o altre forme di alimentazione, semplicemente sfruttando le proprietà delle numerose micro-turbine che convertono l'energia cinetica prodotta dal vento in altrettanti watt da impiegare per i più disparati fini legati all'approvvigionamento energetico.

L'albero di ideazione francese è in grado di generare un'energia massima pari a 3,1 kilowatt (più o meno la stessa quantità prodotta da un impianto di tipo fotovoltaico adibito ad uso domestico) e riesce a celare il “cuore” dell'intero processo andando a nascondere la piccola centrale eolica all'interno del tronco, senza che un osservatore medio riesca a scorgerne la presenza in modo evidente.

Giusto per ribadire l'importanza della novità, l'ultima novità in materia di energia eco-sostenibile farà il suo esordio dagli Champs Elysèes di Parigi, cuore culturale della nazione transalpina, per poi approdare anche in località meno rinomate e prestigiose.