giovedì 9 novembre 2017

Energia dal sole e dalle onde

Ricercatori di tutto il mondo sono impegnati a trovare soluzioni per diminuire l’impatto dell’uomo sulla Natura. L’ultima frontiera dell’energia alternativa sono degli speciali pannelli solari da piazzare sulla superficie del mare.
Questi ingegnosi Marine Solar Cells, a differenza di quelli fotovoltaici tradizionali, hanno forma leggermente arrotondata per riuscire catturare anche i raggi solari riflessi dalla superficie dell’acqua ottimizzando così le prestazioni. Questa curvatura, infatti, riesce a fornire ben il 20% in più dell’energia solare rispetto ai pannelli “da terra”.
L’asso nella manica di questi innovativi pannelli marini è però la loro capacità di sfruttare il moto ondoso per catturare ulteriore energia. Non sarebbe sbagliato, quindi, definirli generatori ibridi di energia solare e cinetica. È un dettaglio tecnico decisamente innovativo e funzionale perché di solito è possibile sfruttare solo una forma di energia alla volta, e non dueinsieme come nel caso dei Marine Solar Cells.

mercoledì 8 novembre 2017

Decalogo Basta Bufale

La presidente della camera, Laura Boldrini e la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, provano a spiegare come la circolazione di notizie non verificate possa "creare rischi per la società o diventare pericolosa per le persone". Possa "spaventare, diffamare, umiliare, istigare all'odio e alla violenza, creare angoscia inutile". E possa - storia recente negli Stati Uniti - influire su un esito elettorale.
Le tre leggi fondanti del Decalogo Boldrini sono:

  1. condividi solo le notizie che hai verificato
  2. usa gli strumenti di internet per verificare le notizie
  3. chiedi le fonti e chiedi le prove

Il decalogo no-fake, in verità, per ora ha otto punti all'attivo: gli ultimi due arriveranno dopo le discussioni con gli studenti e i suggerimenti che potranno salire dal basso attraverso una piattaforma online di prossima apertura.
Alla voce "Condividi solo notizie che hai verificato" si legge: "Chi mette in giro storie false, e magari trae guadagno dalla loro circolazione, conta sul nostro istinto a condividerle, senza rifletterci troppo. O sul fatto che siamo portati a credere che una notizia sia vera solo perché ci arriva da qualcuno che conosciamo. Non contribuite alla circolazione incontrollata di informazioni scorrette. Resistete alle catene e non fatevi imbrogliare".
Si devono usare gli strumenti che la stessa rete offre per fare le verifiche opportune: cercare informazioni su chi pubblica, per esempio, verificare se si tratta di una fonte autorevole o no. "Guarda bene il nome del sito, magari è la parodia di un altro più famoso". Si possono controllare l'autenticità e la data delle foto usando i motori di ricerca. "Cerca un nome citato su siti autorevoli, giornali e tv di qualità". E poi, punto tre, "chiedi le fonti e le prove". Concretamente: "Guarda se la notizia indica le date e i luoghi precisi in cui avvengono i fatti. Se non lo fa, forse è sbagliata".
La ministra Fedeli dice: "Gli studenti non devono essere consumatori passivi di tecnologia, ma diventare produttori consapevoli di informazione e conoscenza. 

martedì 7 novembre 2017

Clima, 47 paesi sotto l'accusa dei bambini del Portogallo

Nel loro salvadanaio sul web ci sono 22mila euro ma a questi ragazzini non bastano. Il mucchio di soldi raccolti online in appena un mese da sette bambini portoghesi sarebbero sufficienti per comprare molte cose ma non sono abbastanza per il loro ambizioso motivo: salvare la Terra.
Gli incendi dei giorni scorsi nei boschi di Piemonte e Lombardia, in Portogallo sono andati avanti per gran parte dell'estate e fino a pochi giorni fa, con un bilancio di oltre cento morti ed enormi danni all'ambiente. Secondo gli esperti, le temperature sopra i 40 gradi e la siccità dell'estate - legate alle emissioni di gas serra e al surriscaldamento globale - hanno favorito le fiamme. A essere colpita in particolare è la regione della Leiria, nel centro del Portogallo, da dove vengono anche alcuni bambini che sono stati coinvolti in prima persona negli incendi. Sette di loro, dai cinque ai 18 anni, hanno quindi deciso insieme ai genitori di portare in tribunale 47 governi europei, colpevoli di non aver fatto nulla per salvaguardare il clima e l'ambiente e per aver messo a repentaglio il futuro dei più piccoli.
Le misure adottate da molti dei Paesi che hanno firmato la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo non si stanno rivelando efficaci e i bambini chiedono che gli Stati si impegnino di più e lascino perdere i combustibili fossili per sfruttare invece le energie rinnovabili. Per arrivare alla Corte Europea dei Diritti Umani (l'unica che può obbligare i Paesi membri a rispettare i patti) i bambini hanno chiesto aiuto all'organizzazione non governativa Global Legal Action e a una squadra di avvocati britannici esperti di cambiamento climatico. Raccogliere le prove necessarie e preparare il caso costerà una cifra molto, una cifra che i ragazzi hanno intenzione di raccogliere. Quasi seicento persone hanno già donato piccole somme ma ne servono di più.

venerdì 3 novembre 2017

Un mare di plastica

I mari e gli oceani sono sempre più pieni di plastica. In futuro un batterio potrebbe risolvere il problema. Un batterio mangia-plastica, capace di degradare il PET (polietilene tereftalato), il materiale con cui sono costruite le bottiglie, ma anche il PE (Polietilene) ancora più resistente e diffusa. I ricercatori vi stanno lavorando.
Ogni anno finiscono nei mari circa 10 tonnellate di plastica. Non sempre sono visibili. Possono finire sui fondali ma soprattutto vengono lentamente degradate dal sole e si sminuzzano in frammenti delle dimensioni di pochi millimetri fino a millesimi di millimetro, trasformando i nostri mari in una grande "zuppa" di plastiche.
Il Mediterraneo naturalmente è particolarmente soggetto a questo fenomeno perchè è un mare chiuso, densamente popolato sulle coste, con molti fiumi che vi confluiscono.
Quali sono le conseguenze? Sono a rischio pesci e uccelli che sono avvelenati o vengono soffocati dalle buste di plastica. I microframmenti si depositano nel loro apparato digerente e li vi rimangono.
Ma non siamo ancora sicuri che non finiscano anche sulle nostre tavole.