lunedì 20 dicembre 2021

Sobrietà digitale

Prima di pubblicare foto e video sui Social pensate all’impatto ambientale di quel click. Perché magari non mangiate carne, vi muovete solo a piedi o in bici, non toccate una bottiglia di plastica da anni, ma se postate decine di video e foto, bhe, allora sappiate che inquinate molto di più.

Volete stupirvi? Tutti i voli aerei messi insieme producono  il 2% della CO2 del pianeta, il mondo digitale il doppio, il 4%, di cui la metà viene dai social: i voli aerei producono CO2 quanto i social. L’energia consumata per usare tutte le apparecchiature digitali che sono sul pianeta cresce al ritmo del 9% annuo: significa che in 10 anni raddoppia. Naturalmente sono soprattutto i video a "pesare" e quindi a consumare più energia. Dunque i grandi accusati sono Netflix, You Tube, Prime Video, Tik Tok, Facebook. Oltre all’energia utilizzata dai dispositivi, c’è soprattutto quella consumata dai server e dalle reti che distribuiscono i contenuti. Se consideriamo il digitale come se fosse una nazione, sarebbe al quarto posto per il livello d’inquinamento, dopo Cina, Stati Uniti e India. 

E allora se siete indecisi se pubblicare o no una foto, un video, lasciate stare, pensate all'ambiente. Pubblicate solo qualcosa per cui "vale la pena". Significa tornare alle caverne? No. Significa, come per ogni cosa, farne buon uso, non esagerare, darsi un limite. 

venerdì 17 dicembre 2021

Cos’è il V2G e perché rappresenta una svolta per le auto elettriche

FCA ha inaugurato a Torino l’impianto pilota per il V2G – Vehicle to Grid – che diventerà il più grande al mondo. Ma cos’è il V2G? E perché è così importante per il futuro delle auto elettriche?

La tecnologia Vehicle to Grid consente il flusso elettrico bidirezionale attraverso le colonnine di ricarica fra i veicoli elettrici e la rete, garantendo la possibilità alle batterie delle auto di cedere energia elettrica così che le auto in carica connesse alla rete possano essere di aiuto nelle ore di massima richiesta di energia . Grazie al sistema V2G inoltre è possibile modulare la velocità della ricarica della macchina, regolando i kW emessi. Immaginando che la maggior parte delle ricariche saranno effettuate nel corso della notte si potrà approfittare di questa possibilità per abbattere ulteriormente i costi.

L’impianto presentato da FCA è 100% made in Italy e – una volta completato – sarà il più grande al mondo. Grazie alla tecnologia bidirezionale le auto restituiranno potenza alla rete gestita da Terna, trasformando la sosta dei veicoli in una immensa batteria. Il progetto prevede l’interconnessione di 700 veicoli elettrici e la costruzione di una pensilina composta da 12mila pannelli fotovoltaici.

In Italia all’inizio del 2020 c’erano in circolazione circa 20mila auto elettriche ma nel 2030 potrebbero essere più di 5 milioni e allora si comprende meglio l’importanza del V2G. Naturalmente gli automobilisti nel momento in cui cedono energia ricevono un compenso, che potrebbe dimezzare i costi di ricarica.

Il V2G comporta un maggior numero di cicli di carica-scarica e più rapido deterioramento degli accumulatori: le nuove generazioni di batterie dovranno superare questo ostacolo.

martedì 14 dicembre 2021

Batterie non sostituibili, un ostacolo da superare.

La maggior parte delle batterie ricaricabili contenute nei dispositivi elettronici, così come nelle e-bike o negli scooter, non sono né sostituibili né riparabili. Questo porta ad una riduzione della durata dei prodotti, ad un aumento dei rifiuti elettronici, alla perdita di materiali rari e a spese inutili per i consumatori.

Il guasto della batteria è uno dei problemi più comuni per molti dispositivi elettronici ed è spesso il primo componente ad avere un malfunzionamento nelle e-bike e negli scooter. Secondo un recente studio il 43% delle riparazioni degli smartphone e il 27% di quelle dei laptop sono legate proprio alla sostituzione della batteria. Batterie che tra design inaccessibile, blocchi software, mancanza di parti di ricambio e strumenti e informazioni per la riparazione, sono destinate a non essere mai sostituite, riparate o riciclate.

Garantire che tutti i nuovi telefoni e tablet venduti nell’UE da qui al 2030 abbiano batterie facilmente rimovibili e sostituibili, potrebbe ridurre le emissioni annuali di questi dispositivi del 30% rispetto al normale funzionamento. Potrebbe inoltre ridurre la perdita di materie prime critiche come cobalto e indio, e risparmiare ai consumatori europei 19,8 miliardi di euro.

La Commissione Europea ha proposto un “Regolamento sulle batterie” che mira ad affrontare l’intero ciclo di vita delle stesse, dalla catena di approvvigionamento allo smaltimento, ed è attualmente nelle mani del Parlamento e del Consiglio Europeo. 

venerdì 10 dicembre 2021

Auto con schermi sempre più grandi

Sono ormai molte le auto che al loro interno montano almeno uno schermo sul cruscotto. Quelli che in gergo vengono definiti “sistemi di infotainment” dalla fusione delle parole “information” e “entertainment”, perché offrono appunto un po’ di entrambe le cose. Fino a qualche anno fa i sistemi di infotainment più evoluti erano montati su vetture di fascia alta: oggi stanno arrivando su ogni auto.

Ci sono parecchie ragioni per ritenere questi sistemi distraenti e quindi molto pericolosi. Tuttavia si ritiene che i sistemi di infotainment siano comunque meno peggio dell’uso degli smartphone alla guida: che è vietato, ma piuttosto comune.

Di schermi all’interno delle auto si iniziò a parlare con una certa concretezza intorno al 2010, tre anni dopo l’arrivo sul mercato dei primi iPhone e quando già si stavano diffondendo i sistemi di navigazione satellitare. Già da decenni i volanti, le autoradio e i quadri strumenti delle auto (prima analogici e poi digitali) rappresentavano una relativa distrazione dalla guida. L’arrivo degli schermi sui cruscotti ha segnato però un chiaro peggioramento.

Mancano dati chiari e completi su come e quanto siano usati  i sistemi di infotainment, e su quanto eventualmente siano pericolosi. Mancano anche regole chiare che ne definiscano l’uso: è complicato regolare cosa si possa fare con gli schermi, e quando.

Tutto questo mentre nel futuro (anche senza spingersi in quello ipotetico e di certo non vicino delle auto che si guidano da sole) potrebbero arrivare sempre più sistemi il cui scopo sarà automatizzare vari elementi della guida, di fatto dando agli autisti meno cose da fare e quindi rendendoli più sensibili e disponibili a ogni distrazione.

mercoledì 1 dicembre 2021

Rete elettrica mondiale

Moltissimi paesi stanno lavorando per collegare tra loro le rispettive reti elettriche, anche quando non condividono confini e c’è un mare (o un oceano, perfino) a separarli. In futuro avere una rete elettrica globale il più possibile interconnessa è un prerequisito importante della transizione energetica perché la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili è più imprevedibile di quella fatta con combustibili fossili, dipende dal vento e dalla presenza di luce solare, tra le altre cose. Possono esserci momenti in cui l’energia prodotta è sovrabbondante  e momenti in cui non è sufficiente. Inoltre, non è detto che i luoghi in cui l’energia viene generata siano gli stessi in cui sarà poi consumata.

Con i combustibili fossili questi problemi sono relativamente facili da risolvere, perché sia il gas sia il petrolio possono essere stoccati, conservati e trasportati, e poi usati in futuro ma l’energia elettrica è difficile da stoccare, e di solito quella prodotta deve essere consumata immediatamente.

Con una rete globale i luoghi in cui il bisogno di energia da fonti rinnovabili è più sostenuto saranno collegati ai luoghi di produzione anche se distanti centinaia o migliaia di chilometri.

L’Italia ha una configurazione geografica molto particolare, è una striscia allungata in cui il fabbisogno di energia è soprattutto al Nord, dove si concentra la maggior parte della produzione industriale, mentre le risorse rinnovabili sono prevalentemente al Sud, per ovvie ragioni climatiche». Questo problema non si pone con i combustibili fossili, perché le centrali termoelettriche sono collocate soprattutto al nord. Ma quando il grosso della produzione energetica rinnovabile sarà nel sud Italia, sarà necessario che la rete sia ancor più interconnessa per consentire consentire il trasporto dell’energia dai luoghi di generazione a quelli di consumo.

Nel mondo ci sono anche progetti eccezionali e mastodontici. Alcuni sono in fase di pianificazione, come per esempio la realizzazione di un cavo nel Mediterraneo che colleghi Israele alla Grecia, e un altro Israele alla Francia. Altri sono per ora soltanto idee, ma molto ambiziose: un consorzio vuole realizzare un cavo che colleghi gli impianti solari del Marocco con il Regno Unito. Un altro ancora progetta di collegare Australia, Indonesia e Singapore con un insieme di cavi lunghi in tutto 4.200 chilometri.



venerdì 26 novembre 2021

Alla transizione energetica servono i cavi

La transizione energetica da combustibili fossili a fonti rinnovabili di energia sta dando un ruolo strategico a molti settori industriali di cui spesso si sottovaluta l’importanza: uno di questi è il settore dei grandi cavi – spesso sottomarini o interrati, lunghi anche centinaia di chilometri – che compongono la parte fondamentale di una rete elettrica, o che connettono tra loro le reti elettriche di due regioni o di due stati. I cavi, che hanno sempre avuto una grande importanza nella gestione delle reti in tutto il mondo, con la transizione energetica sono diventati fondamentali: l’elettrificazione del mondo è impossibile senza.

Per poter essere alimentata da energia pulita, la stragrande maggioranza dei processi che attualmente si svolgono bruciando gas naturale o derivati del petrolio dovrà diventare elettrica, per la semplice ragione che tutti i sistemi di produzione di energia pulita (dall’eolico al solare) producono elettricità.

Semplificando molto, per elettrificare buona parte del sistema energetico è necessario anzitutto trovare il modo di generare abbastanza energia con le fonti rinnovabili da soddisfare il fabbisogno; poi è necessario trasferire l’energia dai luoghi di produzione ai luoghi di consumo; infine bisogna fare in modo che la rete tenga, cioè che un’infrastruttura pensata per un certo numero di applicazioni continui a erogare correttamente energia alle case, alle industrie e agli uffici anche quando queste aumenteranno molto. Insomma, serve che non salti tutto quando le strade saranno piene di colonnine ricaricabili, e tutti metteranno in carica l’automobile elettrica in serata al ritorno dal lavoro, sovraccaricando la rete.

L'Italia con la Prysmian è leader nel mondo nella produzione di cavi elettrici, in competizione con la francese Nexans e la danese NKT: tra tutte e tre si spartiscono l’80 per cento del mercato mondiale, esclusa la Cina.

L’importanza dei grandi cavi è resa evidente dal proliferare di enormi progetti per la generazione di energia rinnovabile, come per esempio i parchi eolici offshore, schiere di turbine posizionati in mare, anche a decine di chilometri dalle coste, con l’obiettivo di generare energia sfruttando il vento in mare aperto. I progetti di parchi eolici offshore attualmente in costruzione sono numerosi e per molti paesi sono uno degli strumenti principali delle strategie di decarbonizzazione.

Per esempio, la Danimarca ha approvato un progetto per la realizzazione di due isole artificiali per la produzione di rinnovabili offshore, che dovranno alimentare milioni di case e saranno il più grande progetto infrastrutturale della storia del paese.

I cavi vengono stesi sottacqua, adagiati in fondali che in alcuni casi sono molto profondi (fino a 3000 m) e si tratta ovviamente di operazioni delicate e complesse, in cui intervengono navi speciali e in alcuni casi anche robot che facilitano il deposito dei cavi.

lunedì 22 novembre 2021

Rinnovabili, in arrivo 39 centrali eoliche nel mare davanti alle nostre spiagge

L'Italia non ha centrali eoliche in mare ma ben 39 progetti. Se venissero realizzati tutti, sarebbero 17 gigawatt, centinaia di eliche al largo delle coste di Romagna, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio, Toscana per dare all’Italia energia senza produrre fumo. Alcune sotto-costa con il pilone ben piantato nel fondo, e altre galleggianti, la nuova frontiera dell'eolico.

Tutte 39 sono ancora sulla carta tranne quella in realizzazione a Taranto, nel cui porto sono distesi piloni ed eliche già pronti da montare. Sui mari europei roteano già eliche per complessivi 12 gigawatt, con gli obiettivi di 60 per il 2030 e 300  per il 2050. 

Un terzo dei progetti sono su profondità inferiori ai 100 metri,  in cui i piloni possono essere piantati nel fondo, il  resto deve galleggiare nei mari profondi, ancorato al fondale. Lo scopo primario dell’eolico offshore  è evitare i crinali sovraffollati di pale eoliche e di comitati del no.

sabato 20 novembre 2021

Il sequestro della CO2


Ormai il mondo della scienza sta cominciando a capire che non saremo in grado, in tempi brevi, di ridurre in modo sufficiente e significativo le nostre emissioni di CO2, gas innocuo per la nostra salute, ma micidiale per il clima perché aumenta l'effetto serra provocando l'innalzamento della temperatura media del pianeta. Stanno nascendo quindi vari progetti per la cattura dell'anidride carbonica. Ecco come funziona il più grande impianto del mondo che elimina la CO2 dall'atmosfera.

Si chiama Orca e cattura la CO2 per trasformarla in roccia: dovrebbe arrivare a smaltire 4.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno.

E' costruito in Islanda tra ghiacci e vulcani, a pochi chilometri del centro della piccola capitale, sorge un impianto che sembra uscito da un film di fantascienza e potrebbe rappresentare un importante passo in avanti delle tecnologie di cattura della CO2 direttamente dall'aria: l'anidride carbonica catturata è trattenuta e sottoposta ad alcuni semplici processi chimici, poi è iniettata nel sottosuolo dove solidifica in roccia, evitando così che possa prima o poi tornare di nuovo in circolazione.

Questa rivoluzionaria tecnologia è stata realizzata da Climeworks, azienda svizzera che si occupa di soluzioni innovative per la tutela ambientale, e sembra funzionare per davvero. Orca aspira l'aria attraverso 12 grandi ventole e la fa passare in uno speciale filtro dove un materiale simile alla sabbia si lega chimicamente alla CO2, trattenendola.

L'andride carbonica così catturata viene quindi mescolata all'acqua ottenendo così della comune acqua frizzante potabile, ma, invece di essere imbottigliata, viene iniettata nel sottosuolo a centinaia di metri di profondità, in zone ricche di basalto. A contatto con il basalto, la CO2 contenuta nell'acqua innesca una serie di reazioni chimiche che, nel giro di due o tre anni, la trasformano in roccia. 

A differenza di altri processi di sequestro della CO2, questo è definitivo perché una volta solidificata l'anidride carbonica non ha modo di tornare nell'atmosfera. Ed è molto più efficiente anche rispetto alla riforestazione, perché le piante possono comunque rilasciare CO2 bruciando o decomponendosi una volta morte.

L'impianto funziona con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e ha un'impronta ambientale prossima allo zero. Si tratta comunque di una goccia nel mare: Orca ad oggi è in grado di eliminare in un anno di lavoro la CO2 prodotta in soli tre secondi dall'intero pianeta - circa 40 miliardi di tonnellate - ma è comunque un passo importante nella giusta direzione. 

venerdì 19 novembre 2021

Olio esausto

Con “olio esausto” si indica l'olio usato in cucina per le fritture dopo il suo uso.

Conoscere il modo corretto per smaltire l’olio esausto della frittura è molto importante, per evitare che sia gettato negli scarichi di casa o dei ristoranti, e non comporti gravi problemi alle tubature ed all’ambiente.

La raccolta degli oli esausti è purtroppo ancora poco conosciuta dalla maggior parte delle persone. Tanta gente preferisce gettarli nel lavandino o negli scarichi, senza conoscere i danni che così può causare.

A seconda della città in cui vivi puoi contare su servizi di ritiro dell’olio esausto o smaltire l’olio della frittura negli appositi spazi comunali.

Che succede se versi dell’olio in un bicchiere d’acqua? La sostanza oleosa resta in superficie, separandosi dagli altri liquidi. Di conseguenza, se getti l’olio della frittura nel wc puoi inquinare i terreni coltivabili e i pozzi potabili, perché la sostanza potrebbe raggiungere questi luoghi attraverso le falde acquifere e alterare anche i normali equilibri dei mari. Attraverso le fognature il nostro olio di casa andrebbe a formare una patina sulla superficie, con conseguenze disastrose per i pesci e gli altri animali.

Inoltre compromette il corretto funzionamento del tuo sistema di scarico. L’olio intasa le reti idriche e il sistema di depurazione verrebbe rallentato durante il suo normale processo di trattamento biologico.

L’olio esausto della frittura non è biodegradabile e non è organico: motivo per cui non può essere gettato nel contenitore dell’umido, come se niente fosse, o nel lavabo.

Se produci molti olii esausti, esistono degli appositi raccoglitori da tenere in casa: quando il contenitore sarà pieno, potrai allora recarti a smaltire l’olio da cucina nelle isole ecologiche della tua città.

Sono molte oggi le aziende che recuperano proprio l’olio esausto per creare lubrificanti vegetali per i macchinari agricoli, biodiesel e ricavare la glicerina per produrre dei saponi.

martedì 16 novembre 2021

Il traforo del Frejus compie 150 anni

C’era una volta il valico delle Alpi Cozie, il Passo del Fréjus, alto 2541 metri, fra la valle di Susa e la Maurienne, fra Bardonecchia e Modane. Da secoli era un passaggio atroce per l’uomo, difficile, pericoloso. Un ostacolo agli scambi commerciali tra il Sud e il Nord Europa: sotto quel passaggio, fu realizzata la prima galleria di grandi dimensioni in una montagna. 

Quest'anno ricorre il 150° anniversario dell’inaugurazione del Traforo ferroviario del Frejus, che collega il Piemonte con la Savoia. Fortemente voluto dal governo sabaudo e da Camillo Benso di Cavour per collegare finalmente il Piemonte con il resto dell’Europa.

Un’opera faraonica per l’epoca, il tunnel è lungo 12.847 metri, realizzata in appena 13 anni con le innovative tecniche di scavo degli ingegneri Sommelier, Grandis e Grattoni. Il tunnel rappresentò la prima grande opera di valico delle Alpi.

I lavori iniziarono nel 1857, con grande entusiasmo di Cavour (che tuttavia non ne vedrà il completamento, infatti morirà pochi mesi dopo l’unificazione d’Italia nel 1861). Interamente a doppio binario, l’opera ha subito diversi rimaneggiamenti, per adattarsi alle crescenti esigenze del trasporto ferroviario sempre in evoluzione.

Dopo l’iniziale esercizio con trazione a vapore (con non poche difficoltà, vista la necessità di ventilazione del tunnel e la scarsa potenza delle locomotive sulle ripide pendenze della linea), dal 1915 il tunnel fu elettrificato in corrente alternata, con sensibili miglioramenti nell’esercizio della linea Torino – Modane. Dopo i danneggiamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel 1961 venne rifatta l'elettrificazione in corrente continua.



sabato 13 novembre 2021

Che cosa succede in 1 minuto in Internet?

Il mondo digitale sembra veramente un altro mondo: un chip di pochi millimetri quadrati può contenere al suo interno una biblioteca grande come un palazzo, in una frazione di secondo possiamo raggiungere un amico lontano migliaia di km e un computer più piccolo di un libro può completare in pochi istanti calcoli che richiederebbero migliaia di cervelli.

Ogni minuto vengono condivise 650.000 Instagram Story, 200.000 persone inviano un tweet, vengono inviate 197 milioni di email, 69 milioni di messaggi Whatsapp. Ogni minuto 28.000 persone accedono a Netflix per guardare un film o una serie, l'app di TikTok viene scaricata 5.000 volte, su Youtube vengono caricate più di 500 ore di contenuti video mentre Twitch totalizza oltre 2 milioni di visualizzazioni. E sembra inarrestabile anche la voglia di shopping: in 60 secondi sulla Rete vengono spesi 1,6 milioni di dollari.

Numeri impressionanti, e destinati a crescere sempre di più nei prossimi mesi perché spinti non solo dal crescente numero di servizi nuovi o rinnovati disponibili online, ma anche dai sempre più numerosi oggetti connessi che entreranno nella nostra vita e con i quali ci troveremo a interagire in modi che oggi non riusciamo ancora a immaginare.

mercoledì 10 novembre 2021

Nave porta-container a zero emissioni e senza equipaggio

La prima nave a emissioni zero e senza equipaggio è stata varata e ha compiuto un riuscito viaggio-test: è quanto ha riferito la società norvegese Yara International, che l'ha costruita. Se l'elaborazione dei dati lo confermerà, il primo vero viaggio di lavoro dovrebbe avvenire nei prossimi mesi e collegherà due città della Norvegia. Yara International è un'azienda norvegese fondata nel 1905 e produce fertilizzanti per l’agricoltura: ggi Yara studia anche soluzioni per la riduzione delle emissioni e per pratiche agricole sostenibili.

Nel 2017 la società ha dato inizio al progetto di una nave autonoma, completamente elettrica: oggi la Yara Birkeland è attraccata nel porto di Horten (Norvegia). Viaggerà senza equipaggio e il controllo della navigazione sarà affidato a tre centri di controllo a terra. Nei primi mesi il carico e lo scarico della nave sarà ancora affidato ai portuali, ma l'obiettivo è di rendere totalmente autonome tutte le operazioni. La Yara Birkeland, lunga 80 metri e larga 15, potrà viaggiare a una velocità di 13 nodi (circa 24 chilometri l'ora) e sarà in grado di trasportare 60 container a pieno carico.

martedì 9 novembre 2021

Black Snow

Il Kuzbass, con il suo capoluogo Kemerovo, è un importantissimo bacino carbonifero, una delle riserve di carbone fossile più grandi del mondo, sviluppatasi in particolare durante il regime sovietico, con poche o nessuna precauzione di tipo ambientale. 

Dopo una contrazione negli anni '90, ora la produzione di carbone continua a crescere. Questo perché il carbone continua ad essera la forma di carburante più economica.

In questa zona deo mondo, non ci crederete, nevica nero. La neve di colore grigio o nero non è altro che il risultato della polvere di carbone proveniente dalle miniere a cielo aperto. Polvere tossica perché contiene metalli pesanti, come mercurio e arsenico, pericolosi per la salute.  

Come conseguenza dell'attività industriale della regione "l'aria si riempie di minuscolo particolato che resta in sospensione e quando nevica, precipita al suolo assieme al fiocchi. ​La neve ha il merito di rendere visibile un fenomeno che nelle altre stagioni non è assente ma semplicemente meno percepibile.

Nella regione di Kuzbass l'aspettativa di vita sia di 3 o 4 anni inferiore alla media della Nazione. L'incidenza di cancro, paralisi cerebrale infantile e tubercolosi qui è  più alta che altrove. 

venerdì 5 novembre 2021

Una tempesta solare può provocare un'apocalisse digitale

Un gruppo di scienziati ha recentemente messo in guardia il mondo intero dai rischi di un'ipotetica apocalisse digitale, con il blocco completo della rete Internet,  causata da una tempesta solare.

Un evento del genere potrebbe essere causato da una tempesta magnetica innescata da un'eruzione solare particolarmente potente: ad andare in crisi potrebbero essere i cavi sottomarini che garantiscono la connettività a livello globale.

Gli effetti delle tempeste solari sulla rete elettrica e sulle relative infrastrutture sono noti da tempo: le interferenze elettromagnetiche innescate dalle eruzioni solari possono compromettere il funzionamento delle apparecchiature che garantiscono il funzionamento delle centrali elettriche e dei nodi di distribuzione, lasciando quindi potenzialmente senza energia intere regioni, o addirittura nazioni.

Eventi di questo tipo sono per fortuna rari: l'ultimo è stato registrato nel 1989 e ha messo fuori uso una grande centrale elettrica del Quebec lasciando senza corrente per oltre nove ore tutto il Canada occidentale. Ma all'epoca la rete Internet non esisteva ancora. Oggi l'infrastruttura elettrica è molto più sicura rispetto a trent'anni fa ma la stessa tempesta, ancora oggi, potrebbe mandare in tilt i cavi sottomarini che trasportano il segnale Internet da un continente all'altro.

Le conseguenze di questo silenzio digitale sarebbero drammatiche: nessun accesso, non solo al web, ma anche a servizi essenziali, come quelli finanziari e sanitari, le telecomunicazioni e i servizi di informazione. Tra l'altro una tempesta solare di queste proporzioni metterebbe fuori uso anche i satelliti per le telecomunicazioni, che permettono al segnale Internet di rimbalzare da una parte all'altra della Terra.

Ad oggi non esistono simulazioni che ci permettano di conoscere in anticipo le conseguenze di un black-out della Rete su scala planetaria, ma sicuramente non sarebbero né leggere né di breve durata.

martedì 2 novembre 2021

Tecno-prodotti Asfalto chiaro e riflettente contro il caldo: funziona?


La città di Phoenix (Arizona, Stati Uniti) sta testando una soluzione al problema del surriscaldamento del manto stradale durante l'estate, ricoprendo le vie di alcuni quartieri della città con un asfalto a cui si aggiungono polimeri (molecole simili alle plastiche), materiale riciclato e sapone, che schiarisca il manto e lo renda più riflettente. Il materiale sembra effettivamente ridurre le temperature del manto stradale di 5-6°C , ma non quelle dell'aria, mentre addirittura aumenta la temperatura percepita dal nostro corpo, a causa della riflessione dei raggi solari. Svanisce la speranza di risparmiare soldi in aria condizionata estiva, e dunque quindi anche la probabilità che questo nuovo tecno-materiale si diffonda.

sabato 30 ottobre 2021

La guida assistita riduce l'attenzione dei conducenti

 

Il sospetto lo avevano già in tanti: i sistemi di guida assistita particolarmente evoluti, come l'autopilot di Tesla, spingono i conducenti a essere meno attenti a ciò che succede sulla strada, e in qualche caso li inducono a delegare totalmente alla tecnologia la gestione del veicolo e a dedicarsi a tutt'altro durante il viaggio. Quello che fino a oggi era solo un dubbio è stato confermato da uno studio scientifico recentemente condotto dai ricercatori del MIT (il celebre Istituto di Tecnologia made in USA): quando il conducente inserisce il pilota automatico, smette di guardare la strada e concentra lo sguardo su zone della vettura che poco o nulla hanno a che fare con la guida.

Le case automobilistiche sono molto chiare a riguardo: il sistema di guida assistita è un ausilio in grado di aiutare il conducente nella maggior parte delle situazioni, non è (per ora) un sistema di guida autonoma in grado di funzionare senza supervisione. Lo studio del MIT è stato decisamente lungo: i ricercatori hanno iniziato a collezionare dati sulla guida assistita a partire dal 2016, piazzando all'interno di alcune Tesla dotate di autopilot una serie di speciali telecamere in grado di seguire gli occhi del pilota. Le auto hanno viaggiato per oltre 800.000 km, permettendo così ai ricercatori di raccogliere una grande mole di dati.

A fare distrarre i conducenti sarebbe la vettura stessa: secondo i dati raccolti l’attenzione del conducente è catturata dal grande schermo posizionato al centro del cruscotto della Tesla. Quando l'autopilot è attivo, gli sguardi al quadro ricco di informazioni sono più lunghi e "concentrati" rispetto a quando si sta guidando attivamente. Numeri, grafici e lancette digitali che riportano tutti i dati relativi al viaggio e alle performance della vettura catturano l'attenzione più del panorama.

Si tratta di un comportamento pericoloso: il cambiamento di comportamento del conducente, spiegano gli scienziati nello studio, rischia di innescare pericolose abitudini che potrebbero essere difficili da cambiare quando l'autopilot è spento.

venerdì 29 ottobre 2021

COP26, che cos’è?

La COP26 è la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. COP significa Conferenza delle Parti, le Parti sono gli Stati che vi partecipano. La prima (COP1) è stata a Berlino nel 1995 , mentre particolarmente significativa è stata la COP3 di Kyoto, in cui venne adottato il cosiddetto Protocollo di Kyoto, con il quale gli Stati iniziarono ad impegnarsi nella riduzione dei gas serra.

Tra pochi il Regno Unito, a Glasgow, ospiterà dunque la COP26 un evento che molti ritengono essere la migliore, nonché ultima, opportunità del mondo per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici.

In vista della COP26 il Regno Unito sta lavorando con ciascun Paese per raggiungere un accordo su come affrontare i cambiamenti climatici. I leader mondiali attesi in Scozia saranno più di 190. Ad essi si uniranno decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati.

Nei prossimi giorni si riunisce anche il G20 a Roma, che raduna i 20 più ricchi paesi del mondo, e tra i principali temi di discussione naturalmente ci saranno anche i cambiamenti climatici che subito dopo i leader dei Paesi si troveranno a discutere a Glasgow.

L’ultima importante COP si tenne a Parigi nel 2015, da cui scaturirono appunto gli accordi di Parigi. Per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi. Glasgow sarà il momento in cui i Paesi aggiorneranno i propri piani per raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Ma non è tutto. Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. Quindi per quanto il vertice di Parigi sia stato un evento epocale, i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. La COP26 deve essere decisiva. 

mercoledì 27 ottobre 2021

Rifiuti elettronici: una miniera di metalli preziosi

I rifiuti elettronici sono una miniera di metalli preziosi: oro, rame, argento ma anche palladio e rodio utilizzati per la costruzione di schede elettroniche e microprocessori. Estrarli comporta processi lunghi, costosi e che richiedono notevoli quantità di energia, insomma c’è poco da guadagnarci.

La recente scoperta di un team di ricercatori della Rice University del Texas potrebbe però rendere questi processi più accessibili. Si è messo a punto un processo industriale noto come "flash Joule heating", solitamente utilizzato per la produzione del grafene e altri materiali supersottili.

Il materiale da riciclare, dopo essere stato polverizzato, viene portato istantaneamente, tramite una scarica elettrica, a oltre 3.000°C. A questa temperatura i metalli evaporano, vengono aspirati e portati ad una camera di condensazione dove vengono fatti raffreddare e solidificare nuovamente. I diversi materiali vengono a questo punto separati e recuperati mediante comuni processi industriali.

Questo processo, che consuma relativamente poca energia, permette di recuperare e smaltire correttamente anche i metalli tossici come il piombo, l'arsenico, il cadmio e il mercurio, normalmente difficili da separare.

Questa tecnologia, una volta industrializzata, potrebbe rappresentare una svolta importante: ogni anno finiscono in discarica oltre 40 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e solo il 20% di queste viene riciclato.

mercoledì 6 ottobre 2021

L'Energia eolica galleggiante sta prendendo il largo

L’eolico galleggiante, parte del mondo eolico offshore, sta decollando. Proprio in questi giorni  si sta ultimando il più grande più grande parco eolico galleggiante del mondo in Scozia. La quinta e ultima turbina eolica galleggiante è stata collegata ai suoi ormeggi a circa 15 chilometri dalla costa.

È il più grande, ma non certo l’unico: in Norvegia stanno per essere avviati due progetti di eolico galleggiante. Altri progetti stanno partendo in Spagna e in Italia nel Canale di Sicilia. Il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo potrebbe nascere presto nel Canale di Sicilia, al largo di Marsala. L'impianto sarà composto da 25 pale galleggianti ciascuna e sarà invisibile dalla costa siciliana, a una distanza di oltre 35 chilometri da Marsala. L’eolico off-shore (al largo delle coste) tradizionale ha necessità di essere installato in fondali bassi (massimo 50 metri). Il luogo ideale fino ad ora è stato il Mare del Nord. L’eolico galleggiante si prepara ad affrontare il mare aperto, dove i venti sono più forti e non c’è impatto visivo: le torri (sempre più alte, sta per essere sperimentata una torre da 260 m, un grattacielo da 70 piani) non sempre sono gradite alla vista.

La tecnologia che verrà utilizzata si chiama TetraSpar ed è stata sviluppata in Danimarca (il paese più avanzato nella tecnologia eolica): è di più semplice installazione e promette di abbassare il costo dell’energia, finora non concorrenziale. L’Agenzia Internazionale dell’energia (IEA) stima che le turbine eoliche galleggianti potrebbero fornire elettricità sufficiente a soddisfare 11 volte la domanda mondiale di elettricità.



lunedì 4 ottobre 2021

Auto sempre più intelligenti e connesse

 

Se il telaio è scheletro dell'auto, la carrozzeria la pelle e il motore il cuore, allora la sofisticata rete di centraline elettroniche e circuiti integrati ne costituisce il sistema nervoso. I chip? Quasi dei neuroni: sono costituiti da piastrine di silicio su cui si basano i circuiti. Un'auto moderna può avere anche 3.500 chip— che equivalgono a circa 800 euro di silicio — sparsi in oltre 50 dispositivi di controllo (tanti ne ha una comune Volkswagen Golf). E più l'automobile si farà complessa e automatizzata, più chip serviranno.

Costruire microchip — globalmente il 65% è prodotto a Taiwan— è un'impresa: si parte da barre di silicio, i «wafer», con un diametro fino a 30 cm, da cui sono generati da 100 a 10 mila chip. La produzione avviene in ambienti sterili con atmosfera controllata, il personale indossa tute apposite, guanti, maschere e scarpe speciali. Del resto, particelle di polvere trasportate dall'aria, perfino scaglie di pelle, potrebbero contaminare i chip, rendendoli inutilizzabili. Per fabbricarne uno servono tra i 600 e 1.200 passaggi e possono volerci anche 16 settimane.

Nelle auto, i chip trovano applicazione ovunque si tratti di aumentare comfort e sicurezza di guida o di ridurre consumi ed emissioni. Ad esempio, si usano per la gestione di servosterzo, tergicristalli, alzacristalli elettrici, sensori radar o per il Body Control Module, il sistema nervoso periferico del veicolo, un computer che controlla le funzionalità non direttamente correlate al motore. In pratica, tutti i pulsanti si collegano a un singolo computer che a sua volta accende i fari, apre i finestrini, controlla la chiusura centralizzata della porta. Ma servono chip anche nei dispositivi che gestiscono airbag, freni, climatizzatore, luci e nei sistemi di controllo della trasmissione, nonché nell'unità di controllo motore, il sistema nervoso centrale dell'auto, che gestisce l'iniezione del carburante e, nei propulsori a benzina, l'accensione della miscela aria-carburante.

giovedì 30 settembre 2021

Come riconoscere la dipendenza da videogame

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inserito il "gaming disorder"  fra le malattie mentali. Come riconoscerlo? La dipendenza da videogiochi si manifesta con la difficoltà a controllare la durata e la frequenza del gioco, con conseguente incapacità di interromperlo; non ci si accorge da quanto tempo si gioca e quante volte si è già giocato; il gioco diventa l'attività più importante, il “bisogno” di giocare acquista la precedenza su altre attività della vita quotidiana. A questo punto nascono problemi di tipo familiare, sociale, scolastico.

La  sempre maggiore disponibilità di smartphone, tablet, console e PC espone oggi bambini e bambine al rischio maggiore di sviluppare una dipendenza dal gioco. Naturalmente se la dipendenza si manifesta in giovane età i rischi aumentano, perché gli strumenti di difesa sono limitati. Allora tocca ai genitori vigilare: se il bambino dorme di notte o rimane sveglio a giocare, se non vede molto gli amici ma si isola, se ha difficoltà scolastiche che prima non aveva, se fatica a concentrarsi.

I videogiochi non sono un male assoluto, esistono videogiochi educativi ma occorre utilizzarli con buonsenso e in maniera equilibrata.

martedì 28 settembre 2021

La Millennium Tower di San Francisco continua a sprofondare

La Millennium Tower è stata inaugurata nel 2009 , ha 58 piani e 419 appartamenti di lusso. E' diventato il grattacielo residenziale più costoso della città e aveva attirato tra i suoi residenti celebrità e sportivi molto noti.

Nel 2015 i costruttori del grattacielo si sono accorti che le fondazioni dell’edificio sono sprofondate in alcuni punti di oltre 40 centimetri, causando un’inclinazione della torre, la cui cima si è spostata di circa 20 cm. Oggi, dopo l’inizio di lavori da 100 milioni di dollari per provare a stabilizzare l’edificio, la cima della torre pende di circa 60 cm.

La società costruttrice dà la colpa dello sprofondamento all' estrazione di acqua connessa con la  costruzione di una grande stazione sotterranea dei mezzi pubblici vicino al grattacielo. I residenti hanno fatto causa sia agli architetti e ingegneri che hanno seguito il progetto, sia alla Millennium Partners, la società costruttrice, ottenendo un risarcimento per il calo del valore degli appartamenti (da 9 a meno di 4 milioni di dollari per un appartamento) e l'avvio del progetto di ristrutturazione.

mercoledì 15 settembre 2021

Che cos'è la crittografia?

Kryptós (nascosto) e graphía (scrittura) sono le due parole greche che compongono il termine crittografia. Quest’ultima, infatti, altro non è che un sistema pensato per rendere illeggibile un messaggio a chi non possiede la soluzione per decodificarlo. 

L'uomo fin dall'antichità ha ha desiderato tenere segreti alcuni messaggi. Il primo meccanismo di cifratura sembra che risalga agli antichi Greci. Si trattava di un nastro avvolto intono ad un bastone: si scriveva sul nastro per colonne verticali e se non si era in possosso di un bastone dello stesso diametro e della stessa lunghezza non era possibile risalire al testo. Anche Giulio Cesare usava la crittografia usando la tecnica della traslazione nelle lettere che inviava: per esempio al posto di scrivere A scrivo la D , e così ogni lettera del testo è spostata avanti di 5 posizioni.

Nell’era di internet miliardi informazioni (anche sensibili) sono in circolazione sulla rete. Per questi motivi si è reso ancor più necessario lo sviluppo di sofisticati sistemi capaci di garantire un elevato livello di confidenzialità. La cifratura informatica come la conosciamo oggi, dunque, è una materia in costante evoluzione. 

La crittografia, dunque, può essere definita un sistema che tramite l’utilizzo di un algoritmo  matematico (una regola matematica) agisce caratteri di un testo,  trasformando il testo stesso. Tale trasformazione si basa sul valore di una chiave segreta (per esempio: sposta le lettere di 3 posizioni). Proprio la segretezza di questa chiave rappresenta il sigillo di sicurezza di ogni sistema crittografico.

Una curiosità, la crittografia end to end WhatsApp è sicura? Rappresenta un sistema di comunicazione cifrata che impedisce a terze parti di leggere o alterare messaggi scambiati tra persone. In passato i messaggi di WA non erano affatto criptati e in tempi più recenti anche il metodo end to end è stato violato. Con gli aggiornamenti più recenti dovremmi stare più tranquilli.

giovedì 9 settembre 2021

Chi era Alan Turing?

Lo scienziato inglese Alan Turing (1912- 1954) fu un matematico, logico ed esperto crittografo, ritenuto uno dei fondatori dell'informatica.  Il suo nome è associato in particolare alla “macchina di Turing” e al “test di Turing”: la prima una delle prime macchine per il calcolo automatico, il secondo una ricerca di criteri attraverso i quali distinguere un umano da una macchina attraverso le risposte che fornisce a questi criteri. È ritenuto uno dei fondatori dell’informatica moderna, precursore dell’idea di “intelligenza artificiale”, e colui che ha formalizzato l’idea di “algoritmo”.

Turing illustrò per la prima volta il funzionamento della sua macchina  in un saggio  del 1936, quando aveva solo 24 anni e possiamo considerarla la base matematica degli attuali computer digitali, anche se il reale funzionamento dei computer deve di più al lavoro successivo di un altro matematico, John von Neumann.

Il suo lavoro non fu solo teorico, ma ebbe importantissime applicazioni soprattutto nel campo della crittografia, quando Turing fu impiegato nello spionaggio delle forze armate britanniche per decodificare i linguaggi militari usati dalla Gemania nazista. 

Nel 1939 Turing arriva a Bletchley Park, il più grande centro di crittoanalisi del Regno Unito, ed incomincia il suo lavoro sui sistemi di cifratura. In questo periodo si occupa di violare, insieme alla sua squadra Hut 8, la macchina di cifratura tedesca Enigma. Il suo gruppo riuscì nell’impresa grazie ad un virtuoso lavoro di squadra. A Bletchley Park, in quegli anni che corrispondevano al periodo di massima attività, lavoravano più di 10.000 persone.

La sua vita ebbe degli sviluppi di grande dolore e tragedia legati alla persecuzione della sua omosessualità che a quel tempo non veniva accettata. Potete ripercorrere la sua vita e le sue imprese guardando il film Imitation Game.

Documentario storico consigliatissimo agli studenti di terza.







sabato 28 agosto 2021

Plastic Tax

A gennaio 2022 entrerà in vigore la plastic tax, un'imposta di 45 centesimi di euro per ogni chilo di imballaggi di plastica. Questa novità è davvero importante per aiutare l'ambiente? Per ridurre ed eliminare gli imballaggi in plastica i nostri comportamenti, dal supermercato a casa, possono davvero fare la differenza. Ecco come fare la nostra parte, per il bene del Pianeta.

La riduzione dell'impatto ambientale della plastica passa soprattutto attraverso una attenta raccolta differenziata dei rifiuti. Ma i cittadini hanno bisogno di alternative valide al consumo di plastica usa-e-getta, sia in termini di materiali che di soluzioni che evitino dal principio la produzione di un imballaggio. 

Quando parliamo del bene dell'ambiente, le nostre scelte di consumo possono veramente fare la differenza. Ogni anno ciascuno di noi produce circa 500 kg di rifiuti, metà dei quali sono imballaggi e di questi la maggior parte è costituita da plastica. Quando viene smaltita nel modo giusto, la plastica può essere riutilizzata per produrre plastica di minor qualità (è il caso della scocca dei motorini o degli aspirapolvere) o di tessuti (come imbottiture per piumini, pile o coperte). Quando viene dispersa nell'ambiente e nei mari, infine, può impiegare fino a 500 anni per deteriorarsi: un fenomeno molto pericoloso per gli animali marini.

Qual è allora la soluzione? Non può più essere sufficiente riciclare, è necessario eliminare imballaggi e plastica dalle nostre abitudini. Ecco tre consigli pratici che possiamo adottare fin da subito:

  1. Eliminare il consumo di acqua in bottiglia
  2. Evitare monoporzioni e a frutta e verdura confezionate
  3. Detersivi e detergenti a ricarica

giovedì 26 agosto 2021

La rivincita dei QR code

Non che se ne fossero mai andati del tutto, ma da qualche tempo i QR code (dove le due lettere stanno per “Quick Response”, risposta rapida) sono tornati. Nei menu dei ristoranti e, soprattutto, nei Green Pass di cui tanto si parla. Per i QR code è una sorta di rivincita: perché mentre in Cina li si usa da anni, in gran parte del resto del mondo sembravano, fino a prima della pandemia, una tecnologia superata. Sembrano quindi esserci ragioni per credere, come ha fatto notare tra gli altri il New York Times, che ormai «i QR code sono qui per restare».

I QR code furono inventati nel 1994 in Giappone, perché Toyota aveva bisogno di un sistema semplice e veloce per tracciare e tenere sotto controllo i pezzi di automobili che si muovevano nella sua catena di montaggio. L’azienda chiese quindi alla Denso Wave, che si occupava e ancora si occupa di sistemi integrati, di pensare a qualcosa che potesse essere più semplice, più veloce e più potente dei codici a barre monodimensionali sviluppati negli anni Cinquanta da alcuni studenti statunitensi e dopo successivi perfezionamenti usati nei negozi di tutto il mondo.

I QR code sono un’evoluzione dei codici a barre perché in uno spazio simile possono contenere molte più informazioni. Le linee verticali di un codice a barre bidimensionale possono sostituire giusto qualche decina di cifre o caratteri. Nella maggior parte dei QR code ci sono tre quadrati sugli angoli, il cui scopo è aiutare la fotocamera ad allinearsi con l’immagine. Un quarto quadrato, un po’ più accentrato sull’ultimo angolo, aiuta poi la fotocamera a capire la grandezza dell’immagine e l’angolazione da cui la si sta inquadrando. Tutti gli altri quadratini più piccoli fanno invece qualcosa di simile a quello che le barre verticali fanno nei codici a barre: contengono cioè le informazioni necessarie a aprire un determinato link. I QR code possono arrivare a contenere fino a un massimo di circa 3 KB di dati.

lunedì 23 agosto 2021

Che cos’è un algoritmo?

Sentiamo spesso usare la parola algoritmo, ma che cosa mai vorrà dire? Il significato è meno complicato di quanto si pensi: un algoritmo non è altro che una procedura, una lista di istruzioni da seguire per risolvere un problema. Per esempio se di un quadrato conosco il lato e devo calcolare il perimetro, l’algoritmo esatto è la moltiplicazione del lato per quattro. L’algoritmo per cucinare la pizza  è la ricetta, e quello per costruire un’astronave del Lego è dato dal foglietto delle istruzioni, quello per raggiungere casa di un amico sono le indicazioni stradali. Questo termine, algoritmo, deriva dal nome di un matematico persiano al-Khwarizmi che già nell’ 800 d.C. aveva provato a spiegare a questo concetto.

Nel campo dell’informatica, un algoritmo è una procedura di calcolo che serve a risolvere un problema più o meno complesso: dall’ordinare una lista di nomi a guidare le delicate operazioni di una missione spaziale. L’algoritmo sono le istruzioni che diamo al computer. Se lo dovessimo disegnare, somiglierebbe a un diagramma di flusso, uno di quegli schemi con una serie di blocchi, ognuno dei quali rappresenta una diversa operazione da compiere, e con delle belle frecce che indichino la direzione da seguire. L’ordine delle istruzioni è infatti fondamentale. Quando facciamo la pizza non mettiamo la mozzarella sotto il pomodoro, e prima di uscire di casa non indossiamo le calze sopra le scarpe, o il maglione sopra il cappotto. Le istruzioni andranno eseguite dall’inizio alla fine, secondo un ordine prestabilito.

Oggi in genere si parla di algoritmi con riferimento al settore dell’intelligenza artificiale, quel ramo dell’informatica che progetta software in grado, nel tempo, di “imparare” dalle ripetizioni. Gli algoritmi sono legati al tema del machine learning, cioè l’apprendimento automatico delle macchine: anziché ripetere i set di istruzioni fornite “senza imparare nulla”, i sistemi che si basano sul machine learning li riscrivono e li migliorano mentre li eseguono, mentre lavorano. In questo modo gli algoritmi diventano sempre più sofisticati, e a volte non del tutto comprensibili nemmeno a chi li ha inizialmente programmati.

Sono gli algoritmi a trovare la strada più veloce e meno trafficata su Google Maps, o a suggerirvi un film su Netflix in base a ciò che più vi piace (come fanno a capirlo? Vedono quello che avete scelto finora…). Una serie di algoritmi mette in ordine i risultati sui motori di ricerca, facendo “salire” quelli con più link, più parole chiave o spiegazioni migliori. Sono gli algoritmi che decidono che cosa far comparire sulla bacheca di Facebook, o quali annunci pubblicitari proporci mentre siamo online. Algoritmi specializzati ci permettono poi di interpretare le immagini rimandate dallo Spazio dando loro forme e colori “terrestri”; ma anche di mappare il complesso codice del DNA umano, o di fare previsioni su comportamenti o fenomeni futuri: semplicemente, perché questi set di istruzioni sono spesso in grado di individuare connessioni che all’occhio umano sfuggono.

  



venerdì 20 agosto 2021

Come nasce il diritto d'autore

Nel mondo antico, quando l’unico modo per copiare un libro era quello di farsene una copia a penna, non c’era il copyright: chiunque sapesse scrivere poteva copiare un libro. Non solo non si sentiva la necessità di impedire il diritto di copia, ma copiare era considerato un bene e non un male. Creare una copia era considerato una forma d'arte, e contemporaneamente un riconoscimento del valore dell'originale. Il copista era un artista che non faceva un lavoro diverso da quello dell'artista da cui copiava, e quindi firmava anche la copia con il suo nome. Gli autori, letterati, pittori, scultori si mantenevano perché al servizio di un signore, principe, papa (mecenate). Col tempo accadde che l’autore chiedesse sempre più al sovrano il diritto di esclusiva sulle proprie opere. Per diverso tempo questo diritto fu riconosciuto attraverso alcuni privilegi concessi dal principe alle singole opere: era comunque forte l’idea che l’opera scaturita dalla creatività dovesse essere di pubblico dominio.

L’invenzione di Gutemberg della stampa a caratteri mobili portò a significative conseguenze: i costi di produzione dei libri calarono, aumentando dunque il numero degli stampati, e così la diffusione degli stessi. Prima la circolazione dei volumi interessava pochissimi individui letterati, di alta estrazione sociale, in quanto unici a poterne fruire sia per disponibilità economica sia per capacità di apprezzarne il contenuto. D'ora in poi i contenuti saranno accessibili a un maggior numero di persone e dunque diventerà di estrema importanza porsi il problema sui diritti di chi crea, distribuisce o dispone di tali contenuti.

Nel 1710 in Gran Bretagna, sotto il regno della regina Anna Stuart, venne abbattuto il sistema dei privilegi con uno Statuto che prende il nome della stessa sovrana: lo Statuto di Anna. Tale atto aveva l'intento di garantire il copyright agli autori delle opere per una durata di quattordici anni. Questo modello normativo riscosse molto successo e si diffuse rapidamente in tutta Europa con la Rivoluzione Francese e in seguito in  Italia con lo Statuto Albertino.




lunedì 16 agosto 2021

Gas serra: da dove arrivano?

I gas serra sono quei gas presenti nell’atmosfera che lasciano passare molte delle radiazioni che dal Sole raggiungono la Terra, ma che trattengono parzialmente le radiazioni infrarosse emesse dalla Terra, provocando l’effetto serra. Questo fenomeno è naturale, e regola la temperatura del pianeta permettendo la vita: ma l’attività umana ha causato un innaturale aumento dell’effetto serra, che sta comportando un allarmante aumento delle temperature. Il riscaldamento globale è in buona parte causato dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, causato dalle attività umane. Ma da quali attività?

I gas serra possono essere il risultato di processi naturali, come nel caso del vapore acqueo, o di processi naturali e artificiali, come l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4), oppure di processi soltanto artificiali. Quello più citato quando si parla di riscaldamento globale, però, è l’anidride carbonica, che rappresenta oltre il 75 per cento delle emissioni causate dall’uomo ed è il principale responsabile dell’aumento della temperatura sul pianeta, un fenomeno ormai provato scientificamente e che secondo l’IPCC, il comitato sul cambiamento climatico dell’ONU, entro il 2030 sarà superiore agli 1,5 °C ritenuti la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili, seppure con grandi spese di denaro e risorse.

Esistono varie stime su quanto i diversi settori delle attività umane contribuiscano, in percentuale, alle emissioni globali di gas serra. Sono valutazioni molto complesse e che possono cambiare a seconda dei parametri considerati. Una delle stime più citate è quella del’IPCC che si basa sui dati del 2010: il 25 per cento deriva dalla produzione di elettricità e calore, dalla combustione di carbone, gas naturali o petrolio; il 24 per cento dall’agricoltura, dall’allevamento e dalla deforestazione; il 21 per cento dall’industria; il 14 per cento dai trasporti; il 6 per cento dal consumo di combustibili fossili per uso residenziale e commerciale; e per il 10 per cento da una serie di altre attività come l’estrazione di combustibili fossili, la raffinazione del petrolio, la sua lavorazione e il suo trasporto.

I trasporti dunque (anche se la quota è in aumento) contribuiscono solo per il 14%, meno di allevamento e agricoltura, e  sono per il 70% su strada e il resto in parti uguali navi e aerei. Su strada sono suddivisi per il 60% auto e per il 40% veicoli commerciali.



venerdì 13 agosto 2021

Un futuro di foreste

Le foreste del nostro Pianeta catturano circa il 30% dell'anidride carbonica emessa dai combustibili fossili: senza di loro avremmo già superato oggi il limite di riscaldamento globale di 2°C, che è il massimo che possiamo permetterci senza compromettere il futuro dell'umanità. Ma di più foreste ancora avremo bisogno per raggiungere la "carbon neutrality" ovvero assorbire tutte le nuove emissioni di carbonio nel 2050. 

La neutralizzazione del carbonio è veramente difficile: ridurre le emissioni almeno del 60% e riassorbire la restante quota, con tecnologie di stoccaggio del carbonio atmosferico (ad esempio nelle profondità geologiche) ha molte incertezze sia di natura tecnologica che economica e di rischio ambientale. Quindi non rimane che lo stoccaggio del carbonio per via biologica, ovvero la fotosintesi delle piante che trasformano il carbonio atmosferico in biomassa. Ebbene sì, un tavolo di legno non è altro che la condensazione del gas CO2 atmosferico in materia: in realtà non è niente di magico bensì un processo affascinante e complesso che chiamiamo fotosintesi che peraltro ha dato anche il nostro pianeta circa un miliardo di anni fa l'ossigeno dell'atmosfera. 

L'opzione di incrementare lo stoccaggio del carbonio in biomassa forestale è inevitabile se vogliamo raffreddare il pianeta. Ecco perché si moltiplicano oggi i progetti di riconversione delle terre in superfici forestali oppure di riduzione della deforestazione tropicale o di miglioramento della gestione delle foreste. Ma qual è la durata del carbonio delle foreste? E' una soluzione definitiva? A molti altri organismi del bosco, dai microbi ai funghi agli insetti, interessa il carbonio delle foreste e quindi con la loro  azione potrebbero rimetterlo in circolo. 

Poi c'è il grande problema degli incendi boschivi con cui ad ogni nuova estate dobbiamo confrontarci in modo sempre più drammatico: in pochi giorni sono in grado di liberare il carbonio accumulato in centinaia di anni.  

giovedì 5 agosto 2021

Batterie allo stato solido

Le batterie al litio che oggi usiamo nei nostri strumenti tecnologici, e nelle auto elettriche, hanno l'elettrolita, cioè l'elemento che consente di trasportare le cariche elettriche tra il polo + e il polo -  in forma liquida. Oggi sono in una fase studio molto avanzata le batterie chiamate "allo stato solido",  in cui l'elettrolita, come dice la parola, è solido. Sono moltissime le aziende attive nello sviluppo delle celle con elettrolita solido e presto, forse già nei prossimi anni, la produzione su larga scala prenderà il via.

Quali saranno i vanrtaggi? Le batterie allo stato solido hanno una densità energetica più elevata ovvero con le stesse dimensioni, si possono garantire autonomie più grandi del 30% rispetto a quelle attuali. Significa che sarà più semplice arrivare ad una autonomia di 500 km, considerata necessaria per non avere l'ansia da auto scarica, ma anche da telefono scarico.

Maggiore densità energetica significa anche avere  batterie meno voluminose e meno pesanti e quindi in prospettiva anche meno costose.

Inoltre verrebbe eliminato anche il problema principale delle attuali batterie al litio: il surriscaldamento e il conseguente rischio di esplosione. L'assenza di liquido consente anche una maggiore libertà di posizionamento all'interno del veicolo, e, molto importante, saranno più veloci nella ricarica.

martedì 3 agosto 2021

Agenda 2030: sconfiggere la fame nel mondo

Sconfiggere la fame nel mondo è il secondo obiettivo dei cui si occupa l'Agenda ONU 2030. Si propone di assicurare a tutte le persone, in particolare i poveri e le persone in situazioni vulnerabili, tra cui i bambini, l'accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente per tutto l'anno, eliminare tutte le forme di malnutrizione, soprattutto dei bambini sotto i 5 anni di età, e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, donne in gravidanza e in allattamento e delle persone anziane.

Raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di alimenti su piccola scala, in particolare le donne, le popolazioni indigene, le famiglie di agricoltori, pastori e pescatori, anche attraverso l’accesso sicuro e giusto alla terra, alla conoscenza, al credito.

Entro il 2030 applicare pratiche agricole che aiutino a conservare gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, alle condizioni meteorologiche estreme, alla siccità, alle inondazioni e che migliorino progressivamente il terreno e la qualità del suolo. L'Agenda intende assicurare la diversità genetica di semi, delle piante coltivate e degli animali da allevamento.

sabato 31 luglio 2021

Chi era Enzo ferrari?

La Ferrari è una delle glorie del nostro paese. Ma chi era il suo fondatore Enzo Ferrari?

Enzo Ferrari nasceva nel 1898 nella periferia di Modena e aveva casa sopra l’officina di costruzioni in metallo in cui il padre costruiva ponti e tettoie per le Ferrovie dello Stato. Enzo ebbe un infanzia felice e divise la sua stanza e le sue giornate con suo fratello maggiore Alberto, detto Dino.

Nel 1917 , durante il servizio militare cominciò a sviluppare la sua grande passione: quella per i motori. L’anno dopo decise di recarsi a Torino per cercare fortuna e riuscì a trovare un modesto impiego presso un'officina di autocarri: il compito di Ferrari era quello di provarli. Nel 1919 si trasferì a Milano come collaudatore alla Alfa. Nello stesso anno esordì come pilota con ottimi risultati.

Nel 1929 nasce la Scuderia Ferrari e ben presto giunsero i primi grandi nomi dell’automobilismo come Tazio Nuvolari. Alla fine del 1943 si separò dall’Alfa Romeo,  fece ritorno a Modena con più precisione a Maranello. Nella nuova azienda, che arrivò ad avere più di centosessanta operai, Ferrari si dedicò alla costruzione di una dodici cilindri sportiva che venne chiamata 125 GT, cui seguirono la 275 e la 375 che vinse il  Gran Premio di F1 in Gran Bretagna battendo per la prima volta l’Alfa Romeo.

Negli anni cinquanta Ferrari cominciò a costruire anche vetture Gran Turismo collaborando con uno stilista geniale: Giovan Battista Farina, poi Pininfarina. Il 1956 fu per Ferrari un anno orrendo poiché perse suo figlio Dino e l’anno successivo durante la Mille Miglia morirono due piloti e nove spettatori a causa di una sua auto.

Morì nel 1988 e un mese dopo nel Gran Premio di Monza le Ferrari si piazzarono al primo e al secondo posto dedicandogli la vittoria.


giovedì 29 luglio 2021

Come fa un gigantesco aereo di linea a sollevarsi sull'aria?

Un jumbo Boeing 747 con il pieno di carburante e i suoi 500 passeggeri pesa piú di 350 t. Eppure è in grado di sollevarsi e volare. Come fa? La chiave della risposta risiede nella forma della sezione delle ali, con bordo anteriore arrotondato, superficie inferiore piana e superiore incurvata, bordo posteriore appuntito. Questa forma è detta profilo aerodinamico o portante. Quando l'aereo si mette in moto, le ali dividono l'aria, e quella che passa sopra la superficie curva dell'ala accelera. Quando l'aria si muove piú velocemente, la sua pressione diminuisce; perciò le ali tendono a sollevarsi, ossia a sviluppare portanza. La portanza e il peso sono due delle principali forze opposte che si esercitano sull'aereo; le altre due sono la spinta in avanti dei motori e la resistenza dell'aria.

La portanza sviluppata dalle ali cresce con l'aumentare della velocità dell'aria (un 747 decolla alla velocità di 300 Km/h) e anche in proporzione all'aumento della superficie di curvatura delle ali. Ecco perché gli aerei poco veloci hanno bisogno, per generare una portanza sufficiente, di grandi ali incurvate, mentre quelli molto veloci richiedono ali piú piccole, con curvatura meno pronunciata. 

La portanza risente anche dell'angolo a cui l'ala incontra il flusso d'aria. Gli aerei sono progettati in modo che nel volo orizzontale le ali siano inclinate di un piccolo angolo. Quando un aereo diminuisce la velocità, può mantenere la stessa quota sollevando il muso e aumentando sempre di piú l'angolo di incidenza delle ali. Se però questo supera i 15 gradi, il flusso regolare d'aria sulle ali si interrompe, la portanza viene meno e l'aereo entra in stallo,

Poiché il peso di un aereo si oppone direttamente alla sua portanza, è molto importante che il velivolo sia il piú possibile leggero, senza però sacrificare la robustezza. Una fusoliera leggera ma robusta si ottiene con leghe di alluminio. Attualmente si ricorre sempre piú spesso a materiali in fibre di carbonio.

martedì 27 luglio 2021

Così il tuo smartphone sa tutto di te, e del tuo futuro

Ognuno di noi produce una scia digitale di informazioni su di sé e su quello che fa: Sono informazioni frammentate, una specie di puzzle: ricostruire il puzzle dai frammenti è estremamente difficile. Difficile per noi, almeno. Perché aziende di pubblicità, compagnie internet e governi invece lo stanno facendo, mettendo insieme i tasselli del mosaico.

La localizzazione geografica è oggi l’aspetto più importante della nostre tracce digitali. È l’Eldorado dell’industria della pubblicità, è cruciale per i governi e le intelligence. Il telefono è un rilevatore di posizione, ti localizza attraverso i ripetitori telefonici e la localizzazione Gps dei satelliti, i dati del Wi-Fi. Tutte informazioni a disposizione del proprio operatore telefonico, e dalle app che scarichiamo se diamo loro il permesso.

Il telefono, e le app che ci stanno sopra, tracciano e memorizzano le nostre posizioni non solo quando usiamo le mappe o i navigatori. Lo smartphone potrà inviare la sua posizione per fornire pubblicità collegate alla localizzazione geografica dell’utente. È il grande tema della pubblicità mirata in base a dove si trovano gli utenti, e in base a quali pagine web frequentano.

I dati di localizzazione possono essere usati anche dai fornitori di app del telefonino. Ad esempio, nel nostro caso, Google, dato che abbiamo un account presso di lui. Per toccare con mano basta andare, se si è loggati nel proprio account, all’indirizzo Google.it/locationhistory. Se la storia della localizzazione geografica era attivata (se non l'avete spenta di base è attivata), qui abbiamo un diario di tutti i nostri spostamenti, giorno per giorno, ora per ora, metro per metro.

Per altro andrebbero aggiunte, a questo “diario personale” non sempre consapevole, anche le registrazioni tenute da Google dei comandi vocali - per eseguire ad esempio ricerche online, o registrare promemoria - se si usano su dispositivi Android . Sono dati che restano a disposizione solo dell’utente (e di Google). Per controllare la propria storia audio: https://history.google.com/history/audio

Nel corso di quella stessa giornata mi sono scambiata anche delle comunicazioni con varie persone usando alcune app. Cinque messaggi via WhatsApp, cinque via iMessage, due via Telegram. Non tutti erano cifrati end-to-end (da dispositivo a dispositivo, il livello più sicuro di cifratura perché solo i due utenti che comunicano hanno le chiavi per decifrare i messaggi che quindi non possono essere letti neppure dall’azienda che gestisce il servizio).

Nel caso di WhatsApp i messaggi hanno la cifratura end-to-end, significa che possono essere letti solo dal mittente e dal ricevente, ma hanno lasciato comunque una scia di metadati,  Whatsapp conosce i mittenti, destinatari e la data di invio. Nel caso dei file scambiati via Whatsapp, forse non tutti sanno che diventano risorse “pubbliche”, link cui chiunque può accedere, ovviamente conoscendo l’URL.

domenica 25 luglio 2021

Sconfiggere la povertà

Eliminare la povertà è il primo obiettivo dell'Agenda 2030: è considerata in povertà estrema una persona che vive con meno di 1,25$ al giorno. Inoltre l'Agenda propone di ridurre almeno della metà la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in ogni altra forma di povertà perché non dispongono di risorse sufficienti per una vita dignitosa.

L'Agenda raccomanda di applicare a livello nazionale sistemi adeguati e misure di protezione sociale: è una misura di protezione sociale per esempio la cassa integrazione, il meccanismo che garantisce lo stipendio per un certo periodo  di tempo (necessario a cercare un nuovo lavoro), ai dipendenti delle aziende in crisi, oppure il reddito di cittadinanza.

E' inoltre necessario assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano uguali diritti riguardo alle risorse economiche, così come l'accesso ai servizi di base, la proprietà e il controllo sulla terra e altre risorse naturali, e accesso alle nuove tecnologie.

Occorre costruire la resilienza dei poveri e di ogni persona in situazione vulnerabile, ridurre la loro esposizione  ad eventi estremi legati al clima e ad altri shock e disastri economici, sociali e ambientali. Costruire un sistema di protezione: i ricchi hanno i mezzi economici per difendersi, tutte le altre persone invece vanno aiutate.