lunedì 29 marzo 2010

Giochi logico-matematici

cd-giochi.jpgQuesto CD di giochi matematici raccoglie 20 giochi originali per ragazzi dai 7 ai 12 anni. I giochi presenti sono in parte pubblicati nel sito Matematicamente.it nella sezione giochi flash. I giochi sono pensati con uno scopo didattico per migliorare le competenze di base del calcolo aritmetico (tabelline e altre operazioni a mente) nonché di migliorare le abilità di tipo logico; ha anche l'obiettivo di appassionare i ragazzi alla matematica. E' adatto per bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado; si propone come alternativa ai tanti videogames che appassionano i ragazzi ma che non sempre hanno valenza didattica. I giochi del CD non richiedono particoli prestazioni del computer.

I giochi presenti nel CD
1. Asteroidi: per ripassare le tabelline Scarica gratis il gioco
2. Il giusto peso: calcoli metali con addizioni e sottrazioni
3. Ape buca palloni: calcolo mentale rapido
4. Tabelline: per batter eil computer sulle tabelline
5. Mario: semplice calcolo mentale
6. Numeri volanti: calcolo mentale rapido Scarica gratis il gioco
7. Rigori: calcolo mentale con numeri interi e decimali
8. Battaglia navale: gioco classico per l'uso delle coordinate
9. Bilancia: gioco di logica
10. Gioco del 15: gioco classico di logica Scarica gratis il gioco
11. Indovino: per apprezzare la matematica
12. Tris numerico: gioco di logica
13. Memory: gioco di memoria e di calcolo con le tabelline
14. Ranocchio Cartesio: uso delle coordinate Scarica gratis il gioco
15. Robin Hood: semplice calcolo mentale
16. Salto del cavallo: gioco di logica
17. Shapes: memoria e intuito geometrico
18. Tessere: logica Scarica gratis il gioco
19. Tris: classico gioco di logica
20. Torri di Hanoi: logica

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sabato 27 marzo 2010

La Chiocciola entra al Museo

chiocciola.jpgLa «chiocciola» è diventata un pezzo da museo. Non il simpatico animale che si porta sulla schiena la casa, ma il segno che simboleggia uno dei mezzi di comunicazione oggi più diffusi: la posta elettronica. A esporlo tra le proprie opere sarà il Moma, il Museo di arte moderna di New York, uno dei più importanti del mondo. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi dal Dipartimento di architettura e design del museo, che ha deciso di inserire il simbolo tra le proprie opere pur senza «possedere fisicamente l’oggetto».

La «chiocciola», «@», d’altra parte, è e rimane solo un segno grafico, che nel 1971 è stato scelto all’ingegnere americano Ray Tomlinson per gli indirizzi di posta elettronica, dove indica il «luogo» a cui inviare il messaggio (un po’ come la città negli indirizzi di posta). In inglese «@» negli indirizzi di posta elettronica si legge «at», che vuol dire «a» e indica una destinazione.

Ma questo segno grafico, spiegano i responsabili del Moma, è anche un’«opera d’arte» che, grazie alla scelta inconsapevole di Tomlinson, ha condizionato la cultura moderna ed è diventato il simbolo del nuovo modo di comunicare. Secondo alcuni studiosi il simbolo risale al sesto secolo, quando fu inventato per riunire in un unico segno le due lettere della parola latina «ad», «a». Dal sedicesimo al diciannovesimo secolo, poi, venne usato negli scambi commerciali e stava per «ognuno a», indicando il prezzo di un singolo oggetto. Nel 1800 venne inserito tra i tasti delle macchine da scrivere, ma cadde in disuso. Almeno fino al 1971.

domenica 21 marzo 2010

Al via lunedì Settimana europea dell'energia sostenibile

setteuropenergiasosten.jpgPrende il via lunedì la Settimana Europea dell'Energia Sostenibile, l'evento culminante di un anno di sforzi da parte di oltre 1.200 organizzazioni e 10.000 persone che operano a favore della Campagna per l'energia sostenibile in Europa, dimostrando che sono possibili nuovi approcci alla produzione e al consumo energetico.

L'edizione 2010 della Settimana (22-26 marzo) si concentrerà sull'obiettivo dell'eliminazione del carbonio dal futuro energetico dell' Europa, evidenziando i progressi compiuti e le misure da intraprendere per ottenere prestazioni energetiche ancora più efficienti e un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili. Solo in Italia sono previsti 61 eventi. Le previsioni più recenti indicano che l'Europa è sulla buona strada per raggiungere e persino superare l'obiettivo del 20% di energie rinnovabili (cioè una quota del 20% del consumo energetico nell'UE dovrà essere generata da fonti energetiche rinnovabili entro il 2020). 10 dei 27 Stati membri dell'Unione europea supereranno i loro obiettivi nazionali per l'energia rinnovabile entro il 2020, e enormi miglioramenti nell' efficienza energetica sono facilmente realizzabili.

Se oggi è dimostrato che la politica europea dell'energia pulita funziona, molto altro resta da fare. I leader europei hanno riconosciuto che le azioni locali devono essere coordinate a livello UE per ottenere un elevato impatto territoriale e garantire un futuro energetico sostenibile per tutti. Questo sarà il tema centrale dell'edizione 2010 della Settimana Europea dell'Energia Sostenibile. Tre anni di crescente successo della Settimana Europea dell'Energia Sostenibile hanno fatto dell'evento il punto di riferimento per le questioni energetiche sostenibili in Europa.

La Settimana è una delle iniziative che fanno capo alla Campagna europea per l'energia sostenibile, avviata dalla Commissione europea. L'evento nasce nel 2005 con un dibattito interno sull'energia sostenibile a Bruxelles, e nel 2009 circa 35.500 persone hanno partecipato a 148 eventi; l'edizione di quest'anno conterà oltre 300 eventi in tutta Europa. La Settimana Europea dell'Energia Sostenibile è l'unico evento di questo tipo e di queste dimensioni al mondo

giovedì 18 marzo 2010

Quei soldi insabbiati nel più sporco dei petroli

sabbiebituminose.jpgLe sabbie bituminose, tra le fonti energetiche peggiori per clima e ambiente, potrebbero attirare 379 miliardi di dollari di investimenti da qui al 2025. Capitali che potrebbero certamente essere investiti più saggiamente, spiega un report del WWF. Un esercizio teorico che fa riflettere.

Un crimine contro il pianeta e un grande spreco di denaro. Con le riserve, secondo molti, già in fase di esaurimento e il prezzo del barile destinato inevitabilmente ad aumentare (Qualenergia.it – “Inizia la decade del picco petrolifero?"), i grandi del petrolio continuano a scommettere sulle sabbie bituminose, tra i prodotti petroliferi quello con il peggior bilancio in termini di emissioni e l’impatto ambientale più devastante. Centinaia di miliardi di dollari che potrebbero essere spesi in modo più lungimirante.

Solo in Canada, da qui al 2025, si parla di investimenti nelle sabbie per 379 miliardi di dollari. Una cifra che, se non fosse usata per rincorrere il petrolio sulla sua ultima sporca spiaggia, sarebbe sufficiente a compiere passi fondamentali per la decarbonizzazione dell’economia mondiale, come la realizzazione del progetto Desertec per il solare a concentrazione in Nord Africa o l’elettrificazione dei trasporti in Europa. Sono i conti e le ipotesi fatti dal WWF nell’ultimo rapporto sulla questione.

Dalle sabbie bituminose attualmente si ricavano 1,3 milioni di barili al giorno (bpd). Le stime per il futuro sono di poter arrivare fino a 6,2 milioni bpd. Per raggiungere i 4 milioni bpd, secondo il Canadian Energy Research Institute, servirebbero da qui al 2025 investimenti per 379 mld $. Soldi che le grandi del petrolio sembrano intenzionate ad investire: in prima linea nell’affare delle sabbie Shell e BP. Ma anche la nostra Eni sta puntando a grandi investimenti su questa fonte in Congo (Qualenergia.it – “Investimenti discutibili dell’Eni in Congo”).

Se realizzati, questi progetti si tradurrebbero in un’impennata della CO2: un barile di petrolio dalle sabbie, per via del laborioso processo di estrazione e raffinazione, comporta il triplo delle emissioni rispetto a uno di greggio convenzionale. Se metà delle riserve provate di sabbie in Canada (174 miliardi di barili) fossero sfruttate entro il 2050 - calcola il WWF - questo si tradurrebbe in emissioni per 50 miliardi di tonnellate di CO2: 290 volte le emissioni annuali del settore elettrico britannico. Un pessimo affare per il pianeta anche senza contare gli altri devastanti impatti ambientali di questa forma di estrazione, che nell’Alberta al posto della foresta boreale sta lasciando un deserto punteggiato di laghi tossici (Qualenergia.it – “L’ultima spiaggia del petrolio”).

L’opportunità, anche dal punto di vista economico, degli investimenti in questa fonte sporca d’altra parte è oggetto dei dubbi anche di molti azionisti delle stesse grandi società petrolifere (Qualenergia.it – “Le sabbie bituminose non piacciono agli azionisti Shell”). E se questi soldi fossero spesi diversamente? Gli investimenti che si potrebbero fare sono molti. I 379 miliardi che potrebbero andare alle sabbie ad esempio - si legge nel report - sarebbero sufficienti, come detto, a finanziare completamente il progetto Desertec, che prevede la costruzione di centrali di solare a concentrazione nei deserti nordafricani per arrivare a fornire al 2050 fino al 15% dell’elettricità europea (Qualenergia.it  - "Desertec, l'elettricità solare in Europa già dal 2015?").

Oppure potrebbero essere usati per convertire all’elettricità la mobilità europea: con quei soldi – calcola il WWF – si potrebbero realizzare nel continente 93 milioni di punti di ricarica. per veicoli elettrici. Ma nel campo dell’energia, investimenti più intelligenti non mancano certo: con 379 mld $ si potrebbe rivoluzionare il sistema energetico del Regno Unito o fare interventi di riqualificazione energetica per 10mila sterline l’una su ognuna delle 25 milioni di case britanniche. E se si investissero in una fonte più pulita e con maggiori potenzialità come l’eolico?

Ma con i soldi da destinare alle sabbie bituminose, continua il report, si potrebbe fare molto anche per quegli obiettivi di sviluppo che nel 2000 all’Onu 189 nazioni si sono impegnate a raggiungere entro il 2015, i cosiddetti “Millennium Development Goals”, come dimezzare la povertà estrema, fermare la diffusione dell’HIV e promuovere l’educazione universale. Con 379 mld $ - sottolinea il WWF – si potrebbe fornire istruzione primaria ad ogni bambino nel mondo entro il 2015 e dimezzare il numero di chi non ha adeguato accesso ad acqua e cure sanitarie.

Insomma, sarebbero un’infinità le spese più intelligenti rispetto ad investire in una fonte energetica vecchia, che condannerebbe il pianeta al disastro climatico e la cui redditività economica è a rischio qualora si arrivasse a dare un prezzo adeguato alla CO2 a livello mondiale. L’esercizio teorico che il WWF fa nel suo studio ci fa rendere conto ancora una volta di come questo sistema economico porti a scelte spesso miopi e suicide e che potrebbero benissimo essere evitate. Ma anche questo è il libero mercato.

(Qualenergia.it)

Le strade inquinano? No, producono energia

solarroad.gifLa società statunitense Solar Road all’inizio dello scorso ottobre dichiarò di avere in progetto un'alternativa ‘solare' al tradizionale manto stradale: si parlò infatti di nuovi moduli che sarebbero stati in grado di ripagarsi mediante la produzione di energia rinnovabile. Grazie al finanziamento da 69mila dollari concesso dall’USDOT, il Dipartimento dei trasporti statunitense, il prototipo è finalmente stato realizzato e sembra più vicina la realizzazione di nuove autostrade costruite posizionando moduli fotovoltaici contenenti luci al LED che ne disegnino la segnaletica orizzontale ed integrati con elementi autoriscaldanti che evitino le formazioni di ghiaccio nei climi nordici.
I nuovi elementi includono inoltre microprocessori per il controllo delle comunicazioni, strumenti utili visto che riescono a comunicare eventuali malfunzionamenti nella rete creando una sorta di autostrada ‘intelligente'.
Ogni singolo modulo risulta costituito da tre strati: in superficie troviamo un materiale ad alta resistenza capace di far passare la luce, resistere alle intemperie, sopportare importanti carichi di peso e proteggere l’elettronica a LED posizionata al di sotto di esso. L’ultimo strato, che forma la base del pannello, consiste nella sede dei collettori e nella rete di trasmissione di tutti i dati raccolti.
In una fase successiva verrà studiato un piano di commercializzazione: “Potremmo produrre tre volte l’elettricità rispetto a quella mai usata negli Stati Uniti” ha dichiarato Scott Brusaw, fondatore della Solar Road.
Producendo energia pulita attraverso la realizzazione di manti stradali fotovoltaici si garantirà una sostanziale riduzione delle emissioni nocive dovute alla diminuzione dell’impiego di combustibili fossili per la generazione di energia. L’utilità e il largo impiego che si potrà fare dei moduli, destinati ad essere posizionati anche nei parcheggi e nelle strade private oltre che sui campi da gioco e nelle piste ciclabili, garantirà l’energia necessaria anche ai privati e alle aziende che ne istalleranno nelle loro vicinanze.

(La Repubblica.it)

domenica 14 marzo 2010

Pi greco day

giorno-del-pi-greco.jpgNon c'è solo la Festa della Mamma o quella del Papà, c'è anche la "Festa del Pi Greco". A lanciare l'idea del Pi Day è stato l'Exploratorium di San Francisco, il grande Museo della Scienza, che da alcuni anni, il 14 marzo celebra il numero più famoso e misterioso del mondo matematico, con una serie di giochi, musiche, filmati ed altre iniziative tutte ispirate al Pi.

E’ datata 12 marzo 2009 la Risoluzione H.RES.224 della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America tramite la quale si riconosce il 14 marzo come giornata ufficiale per celebrare la nota costante e si invitano i docenti a vivere il Pi Day come occasione per “incoraggiare i giovani verso lo studio della matematica”.
Tra le motivazioni a supporto della Risoluzione non solo il riconoscimento dell ruolo cruciale rivestito dalla matematica e dalle scienze nella formazione dei giovani, ma la necessità di incoraggiare l’attitudine dei più giovani verso queste discipline e l’urgenza di rinforzare le conoscenze scientifiche degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado per aiutarli ad affrontare meglio le sfide dell’economia del 21-esimo secolo. “La matematica e le scienze – si legge sul testo della Risoluzione - possono rappresentare una parte divertente e interessante nell’educazione di un bambino e far conoscere Pi può diventare un modo attraente per insegnare ai bambini la geometria e invogliarli a studiare matematica e scienze”.
Quasi un plebiscito: 391 voti a favore, 10 a sfavore.
Una veloce osservazione: fa sempre piacere constatare che possano esistere frasi in cui le parole "matematica” e “geometria” stiano vicine a “divertente” e “accattivante”; non si può che rimanere stupiti se frasi del genere siano parte di un testo di legge.
Una domanda: è possibile votare contro Pi? A quanto pare sì, ma penso che non si possa che condividere, almeno come matematici, la motivazione di Jason Chaffetz, rappresentante dell’Utah: “Non posso sostenere la scelta di un’unica data per il Pi Day. Dovrebbe durare tutto l'anno.”
Meno male che le prime cifre decimali sono 3,1415… Appuntamento, allora, all’edizione del Pi Day 2010, il 3.14 e il 3.15, per due giorni all’insegna del divertimento matematico!

Ecco il testo della risoluzione.

Poiché la lettera greca Pi è il simbolo del rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro;

Poiché il rapporto Pi è un numero irrazionale che va avanti all’infinito senza ripetizioni ed è stato calcolato a più di mille miliardi di cifre;

Poiché Pi è una costante che ricorre sovente, studiata nel corso della storia ed è centrale sia in matematica che in scienza e ingegneria;

Poiché matematica e scienza sono parte cruciale nell’istruzione dei nostri figli e i i bambini che vanno meglio in matematica e in scienze avranno un profitto migliore;

Poiché una predisposizione per la matematica, la scienza e l’ingegneria è essenziale in una società fondata sulla conoscenza;

Poiché, secondo l’indagine svolta nel 2007 dalla TIMMS, Trends in International Mathematics and Science Study, analizzata dal National Center for Education Statistics, i ragazzi americani del 4th and 8th grade sono risultati al di sotto di molti paesi come Taiwan, Singapore, Russia, Gran Bretagna, Corea del Sud, Lettonia e Giappone;

Poiché dal 1995 negli Stati Uniti si sono registrati progressi minimi nei test di matematica e di scienze;

Poiché al 8th grade, i maschi americani vengono battuti dalle ragazze, in particolare in Biologia, Fisica e Geologia e i risultati peggiori in matematica e scienze vengono registrati nei distretti delle minoranze e delle scuole più disagiate;

Poiché gli Stati Uniti hanno necessità di rinforzare l’istruzione matematica e scientifica di tutti gli studenti per una preparazione migliore i nostri ragazzi per il futuro e per metterli in grado di competere in una economia del XXI secolo;

Poiché la National Science Foundation sta rinnovando l’insegnamento della matematica e delle scienze a tutti i livelli, dalle elementari alla laurea da quando venne fondata 59 anni fa;

Poiché matematica e scienze possono essere una parte interessante e divertente nell’istruzione dei ragazzi, e studiare il Pi greco può essere un modo affascinante per insegnare la geometria ai ragazzi e attirarli così verso lo studio delle scienze e della matematica, e

Poiché Pi greco è approssimativamente 3.14, e quindi il 14 marzo 2009, è il giorno adatto come “National Pi Day”. Ora, quindi, si

Decide che la Camera dei Rappresentanti

1. sostiene la designazione di un Pi Day e la sua celebrazione in tutto il mondo;

2. riconosce l’importanza dei programmi scolastici della National Science Foundation e

3. incoraggia scuole e insegnanti a osservare tale giorno con attività appropriate che istruiscano gli studenti sul Pi greco e li attirino verso lo studio della matematica.


mercoledì 10 marzo 2010

I rocker italiani: un brano contro il nucleare

MWSnap1 2010-03-10, 09_23_03.jpgCantanti riuniti contro il ritorno dell'energia atomica in Italia. All'inizitiva di Greenpeace hanno aderito i 99 Posse, Er Piotta, i Punkreas, Leo Pari e Adriano Bono & Torpedo Sound machine, autori del brano "No al nucleare" per la campagna "Nuclear lifestyle". Il videoclip è stato girato sulla nave Raimbow Warrior."È un work in progress - ha spiegato Andrea Lepore, responsabile della campagna contro il nucleare di Greenpeace - speriamo che, presto, al progetto si aggiungano altri artisti per una grande mobilitazione contro il nucleare".

scarica qui il brano

I palazzi di Manhattan Jan li ripara con i Lego

lego.jpgI palazzi della città hanno bisogno di un restauro, ma i fondi pubblici scarseggiano. Accade, in tempi di crisi economica, in molti paesi europei e anche nelle città americane. La soluzione trovata dall'artista tedesco Jan Vormann è davvero originale: riempire le crepe ed effettuare riparazioni con i mattocini Lego.

Dopo aver sperimentato la sua idea "che mescola arte e funzionalità" a Berlino, Jan è sbarcato a New York, deciso - scrive sul suo sito - "a dare una mano al sindaco Bloomberg nella sua lotta quotidiana per rendere la città sempre più stupefacente". Le sue 'riparazioni" intorno a Central Park e Bryant Park continuano a stupire i passanti.

http://www.dispatchwork.info/new-york/

 

Stop ai computer in aula "Distraggono gli studenti"

pc.jpgPoco tempo fa era apparsa la notizia che in alcune riunioni fra manager erano stati vietati i cellulari perchè fonte di distrazione. Ora la notizia arrriva da alcune università americane.

I portatili restano spenti, chiusi negli zaini. Gli appunti si prendono su foglio bianco con la vecchia e collaudata biro. Vanno controcorrente alcuni docenti americani che hanno decretato la messa al bando dei computer durante le ore di lezione.

Era solo "una seccatura attraente" ha spiegato senza nostalgia David Cole, che insegna Legge alla Georgetown University, nello stato di Washington, ed è stato tra i primi a vietare l'uso dei laptop agli studenti nell'anno accademico 2006-2007.

Un esperimento, il suo, poi seguito da docenti di altre università, che hanno imposto la stessa misura alla George Washington University, all'American University, alla University of Virginia, per citare alcuni esempi. Una decisione radicale motivata dal "Web delle distrazioni", come racconta il Washington Post.

In classe gli studenti rispondevano alla posta elettronica, chattavano, andavano su Facebook, guardavano risultati sportivi o video su YouTube e giocavano online. Facevano tutto tranne che seguire i corsi.

martedì 2 marzo 2010

Il ragazzo che domò il vento

william_kamkwamba_windmill.jpgWilliam Kamkwamba è un ragazzino del Malawi, Paese africano tra i più poveri del mondo che, rifiutato dalla scuola perché il padre non può pagare l'iscrizione, scopre in una piccola biblioteca un libro che parla di pale coliche. Non sa leggere l'inglese, ma solo guardando le figure riesce a capire tutto. E costruisce una pala eolica fatta di dinamo di biciclette, pezzi di trattori abbandonati, tubi fognari di plastica. Dà energia alla sua casa, ai campi di suo padre, al suo paese. Insomma, una vicenda capace di restituire speranza e ottimismo al più scettico degli uomini. Ma forse la parte più bella del suo racconto, raccolto dal giornalista americano Bryan Mealer (e oggi edito in Italia da Rizzoli con il titolo Il ragazzo che catturò il vento), si legge ai margini della trama principale. È la stupefacente e candida descrizione della vita quotidiana di un bambino africano, tra povertà, gioco, fantasie e magia.

Oggi William, scoperto da un ricercatore impegnato in Malawi, è diventato famoso. È iscritto alla più importante università africana, l'African Leadership Academy di Johannesburg.

Ecco l’intervista.

Come le è venuta l'idea di costruire una pala eolica dietro casa?

Il mio Paese si trovava nel pieno di una carestia. I miei non si potevano permettere di mandarmi alle scuole secondarie: non avevamo soldi. Ma ero sicuro che un giorno sarei potuto tornare a scuola e mi dissi che non mi sarei dovuto trovare indietro rispetto ai miei compagni. Così, per tenermi al loro passo, decisi dì leggere tanti libri. Andavo in una piccola biblioteca ogni giorno ed ero attratto dai libri scientifici. Purtroppo non leggevo l'inglese e quindi usavo le illustrazioni per comprendere. Un giorno trovai un libro con la foto di una pala eolica sulla copertina posteriore. Dentro poi c'erano disegni che mostravano come potesse essere usata per pompare acqua e generare elettricità. Pompare acqua significava irrigazione, una cosa della quale i nostri raccolti avevano un disperato bisogno. Pensai pure alla fame. Con l'acqua e l'elettricità potevamo fare il raccolto 2, 3 volte l’anno. Così ho deciso che avrei costruito un generatore eolico. I nostri villaggi sono costantemente spazzati dal vento. Ma non avevo alcuna idea di come si costruisse: iniziai a raccogliere i materiali qua e là.

Come hanno reagito gli abitanti del villaggio alla sua decisione di co-struire una pala eolica?

Pensavano che fossi matto e non dò loro tutti i torti. Mi vedevano fare il giro delle discariche per raccogliere i materiali di cui avevo bisogno.

Ma neanche lei sapeva cosa fosse un generatore eolico, eppure ha deciso di costruirne uno, perché lei ci credeva e gli altri no?

La differenza forse sta nell’aver fiducia nel prossimo. Non avevo mai visto una pala eolica dal vivo. Ne avevo visto solo una foto, ma questo mi confermava che qualcuno ne aveva costruita una, che esisteva. Da bambino giocavo con le girandole, avevo avuto la possibilità di sentire sulle mani le vibrazioni create dall'energia trasmessa dal vento alla girandola. Mi era facile credere che la stessa energia si potesse trasformare in elettricità. Insomma: tutto quello che ci circonda, le case, le strade, gli oggetti, sono stati creati da qualcuno e prima che qualcuno li creasse non esistevano. Evidentemente una persona che aveva fiducia nel fatto che un'impresa fosse fattibile aveva deciso di darsi da fare per realizzarla. Se si presta sempre ascolto a quello che dice la gente, non si farà mai niente.

Che pensa del mondo occidentale?

È molto diverso dal Malawi dove sono nato e cresciuto. Una delle cose che mi ha colpito di più sono le differenze che corrono nei rapporti familiari. In Malawi il padre e le figlie non possono abbracciarsi, invece in America li ho visti abbracciarsi continuamente.

E ai suoi coetanei occidentali che cosa direbbe?

Di imparare ad apprezzare quello che hanno e di rispettare quelli che sono diversi da loro. Secondo me non si rendono nemmeno conto della vita ricca che fanno.

Che cosa ne pensa degli aiuti che i Paesi ricchi spediscono in Africa?

Che talvolta non funzionano, forse devono rivedere il loro concetto di che cosa significa aiutare un africano. Un esempio: ci mandano strumenti che dopo un paio di mesi si rompono. E nessuno sa come aggiustarli. L'aiuto si trasforma in rottame. Anche gli aiuti più pensati, come i computer economici, non sempre servono. In Africa molti li considerano elemosina, roba da sfigati, con cui è disdicevole farsi vedere in giro. I problemi di una regione devono essere risolti dalla gente che ci vive. Se alla gente si fa solo carità, non la si aiuta a migliorare la propria vita ma la si rende dipendente dall'obolo altrui.