sabato 25 ottobre 2008

Motore a 4 tempi

1811777033.2.jpgPer i ragazzi di terza, ecco alcuni video che illustrano bene il motore.

Se avete pazienza ad arrivare alla fine del video troverete la parte più interessante sul funzionamento.

Buona visione

 

(Copia e incolla l'url nella barra degli indirizzi del tuo browser)

http://www.youtube.com/watch?v=0EMeQxImNmk

http://it.youtube.com/watch?v=Nq95oaVf_fE

mercoledì 22 ottobre 2008

Storia del petrolio

1821252091.jpgAlla fine del XXVIII secolo il carbone è praticamente l'unico combustibile usato e sul suo uso si era  fondata, nel 1700 e nel 1800, la prima rivoluzione industriale.
Il petrolio viene scoperto soltanto verso la metà dell'800 e la sua richiesta rapidamente aumenta  quando, agli inizi del '900, il motore a scoppio è applicato ai veicoli. L'avvento dell'automobile e quindi del petrolio ha spostato gli equilibri geopolitici mondiali. I giacimenti di petrolio si trovano in alcune aree - America settentrionale, centrale è meridionale, Paesi arabi, Sud-est asiatico, Russia - per lo più diverse da quelle in cui si trovano i grandi giacimenti di carbone. 
La rivoluzione industriale, basata sul carbone, è stata una rivoluzione europea, che ha visto come protagonisti i paesi carboniferi: Germania, Francia, Inghilterra. Con l'era del petrolio, il centro dello sviluppo industriale ed economico passa in America, dove si trovano i pozzi petroliferi (allora) ricchissimi: proprio nel periodo in cui le grandi potenze europee si preparano alla conquista del mondo, queste si trovano ad essere prive della materia prima necessaria ad alimentare i nuovi mezzi di trasporto.

Il primo pozzo petrolifero della storia venne scavato a Titusville, in Pennsylvania, il 27 agosto 1859.   Intuita ben presto l'enorme potenzialità del petrolio, in meno di due anni vengono realizzati oltre 340  pozzi e nel 1870 nasce la prima compagnia petrolifera, la Standard Oil dell'affarista J. D. Rockefeller,destinata a diventare la prima  grande compagnia petrolifera a livello mondiale,l'odierna ESSO.
Sin dall'inizio del secolo scorso, accanto alle forme tradizionali di fonti energetiche, come il carbone e l'energia idroelettrica, il consumo di petrolio, prevalentemente Nord americano, ha cominciato ad affermarsi e a diffondersi. E' in questo periodo che le grandi potenze cominciano a vedere l'Iraq e il Medio Oriente come un immenso giacimento petrolifero su cui mettere le mani: dopo la conferenza internazionale di San Remo, trovano un accordo per la spartizione delle ricchezze petrolifere irachene, già allora considerate di grande valore economico e strategico. L'Italia, però, è esclusa dall'accordo.
Durante la prima Guerra Mondiale si ha una svolta del corso delle vicende quando gli Stati Uniti adottano il carro-armato, alimentato a benzina. I Tedeschi, invece, utilizzano ancora il carbone per le navi, che però si muovono con minor autonomia in quanto si possono rifornire solo in patria. Gli storici dicono che si è trattato della vittoria del petrolio sul carbone.

Negli anni trenta per migliorare le prestazioni delle automobili l'industria petrolifera si impegna nella produzione di benzine ad alto numero di ottano.
Nel 1933 Hitler sale al potere in Germania con un programma che prevede, a breve distanza, una guerra che dovrebbe consentire alla Germania di vendicarsi della sconfitta del 1918. Hitler capisce subito che la guerra richiederebbe un gigantesco impegno industriale anche per rendere autonoma la Germania dalle importazioni di alcune materie strategiche, fra cui il petrolio e la gomma.
In Italia, paese povero di benzina, ma anche di carbone, fin dagli anni '30 viene avviato un programma di produzione di benzina sintetica, sostenuto dal governo fascista; a Bari si costruisce un impianto di raffineria del petrolio. I nomi di alcune fabbriche di benzina sintetica suscitano ricordi terribili perché vi sono stati impiegati, come manodopera, i prigionieri antifascisti ed ebrei, di fatto schiavi, catturati in tutti i paesi d'Europa. Le fabbriche sono sottoposte ai bombardamenti alleati; quella di Leuna, una tra le più grandi, è distrutta il 12 maggio 1944.
Durante la seconda Guerra Mondiale (1939-1945) Hitler invade l'U.R.S.S. per garantirsi il petrolio della Romania, alleata alla Russia, e per impadronirsi dei pozzi di petrolio del Caucaso.
Il Giappone entra in guerra per rendersi autonomo dagli Stati Uniti, dai quali dipende per i rifornimenti petroliferi; tenta dunque di invadere le Indie Olandesi ricche di petrolio.
In risposta a ciò U.S.A. e Gran Bretagna decretano l'embargo: proibiscono i rifornimenti di petrolio al Giappone. In risposta il Giappone attacca la flotta americana a Pearl Harbour, ma non colpisce le scorte di petrolio presenti nell'isola, grazie alle quali ciò che rimane della flotta americana nel Pacifico può essere riattivato.
Nel 1944 i Tedeschi tentano di sconfiggere gli Alleati nelle regioni del Belgio e del Lussemburgo; l'operazione, però, fallisce per mancanza di benzina. In queste zone, d'altro canto, sono collocate migliaia di taniche di benzina affinché gli automezzi americani e inglesi possano rifornirsi continuamente.
Con la Conferenzadi Postdam del 16 luglio 1945, gli Alleati impongono la cessazione di qualsiasi attività nel campo della produzione di benzina sintetica dal carbone.
Sempre nello stesso anno ha inizio la Guerra Fredda segnata da tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica in Medio Oriente, dove si trovano le più grandi riserve di petrolio.
Nell'aprile del 1949 gli Alleati ordinano lo smantellamento degli impianti, ma in seguito al miglioramento dei rapporti con la Germania, l'ordine viene revocato nel novembre dello stesso anno; gli impianti sono stati così trasformati in raffinerie di petrolio .
Nel 1945 Nasser, nazionalista egiziano divenuto con un colpo di stato Presidente della Repubblica, occupa il canale di Suez e lo nazionalizza. Per la Gran Bretagna e la Francia lasciare il canale non significa solo rinunciare agli enormi profitti che derivano dal pedaggio, ma anche permettere che l'Egitto diventi il guardiano di tutto il traffico di petrolio proveniente dai Paesi Arabi. C'è inoltre il rischio che nella gestione del canale intervenga anche l'Unione Sovietica, fornitrice di armi all'Egitto: ciò potrebbe comportare il blocco dei rifornimenti petroliferi diretti all'Occidente. Nasser esce vincitore dalla crisi grazie all'arma del petrolio: ricatta la Francia e l'Inghilterra che senza petrolio non potrebbero affrontare l'inverno.

Inoltre rispetto al carbone, il petrolio e i sottoprodotti della sua raffinazione erano più pratici da usare e più puliti. Logico quindi che quando cominciò a diffondersi l'elettricità, nella seconda metà del XIX secolo, il petrolio si proponesse come combustibile ideale per produrre il calore necessario ad azionare le turbine a vapore, nelle centrali termoelettriche,  laddove non fosse possibile installare centrali idroelettriche.
La crescita industriale, la diffusione dell'automobile e l'uso dell'elettricità fecero aumentare a dismisura la richiesta di energia in Europa e in USA finchè non ci si rese conto che le riserve mondiali dei combustibili fossili non erano illimitate e prima o poi si sarebbero esaurite. Così iniziò, in particolare dopo la crisi petrolifera del 1973, in seguito alla guerra tra Egitto ed Israele, ad intensificarsi la ricerca di nuove fonti di energia.

Nel Medio Oriente la storia del petrolio comincia negli ultimi decenni dell'Ottocento, con le contese fra tedeschi, russi e inglesi per ottenere concessioni per la ricerca di petrolio dai governi dell'impero Ottomano e della Persia: regioni nelle quali si conosceva già l'esistenza del petrolio liquido.

domenica 12 ottobre 2008

Acqua, problema mondiale

1870492581.jpgLa società mondiale deve cambiare i metodi di gestione delle risorse d’ acqua dolce. Senza cambiamenti la sicurezza idrica, alimentare e energetica di molte regioni del mondo sarà compromessa.

E’ questo il drammatico grido d’ allarme lanciato al 13/mo congresso mondiale svoltosi a Montpellier (Francia) a inizio settembre.

Non se ne è parlato molto eppure questo e’ un argomento importante, di primaria importanza, come e piu’ delle passate olimpiadi di Pechino, come e più dell’ inosservanza dei diritti civili in Cina, come e piu’ della pena di morte ancora in auge in molti Stati.

La carenza di acqua in molte regioni del nostro pianeta e’ infatti molto più drammatica di una guerra (i morti sono numerosi e forse più di quelli in un conflitto), significa poi calpestare i diritti di quelle popolazioni, vuol dire comunque condannare a morte milioni di persone.

Il congresso scientifico, organizzato dall’ Associazione Internazionale delle Risorse d’ Acqua (IWRA), che si svolge qualche mese prima dell’ assemblea mondiale dell’acqua in programma a Istanbul il prossimo marzo, sta evidenziando che la risorsa acqua, per molto tempo considerata inesauribile, è in netta diminuzione e che è necessario intervenire per anticipare i futuri deficit.

L’acqua oggi si fa sempre più rara. Le cause sono molteplici: l’ aumento della temperatura, l’evaporazione dell’ acqua dei fiumi, la diminuzione delle piogge. Inoltre, questi problemi stanno creando ulteriori disparità tra le diverse regioni mondiali, che già sono considerevoli.

Altro importante fattore di riduzione della risorsa è l’inquinamento delle acque urbane , industriali e agricole e la poca attenzione per il loro corretto uso.

La necessità d’acqua e’ poi aumentata per la crescita della popolazione mondiale, soprattutto nelle megalopoli. Ma soprattutto inquieta le aumentate le richieste d’ acqua per assicurare l’alimentazione della popolazione mondiale. Infatti, oggi, e’ pari al 70 per cento il volume di acqua dolce utilizzata nel settore agricolo mondiale.

Inoltre la necessità di ridurre gli effetti dell’ emissione dei gas serra sta spingendo gli Stati a sviluppare risorse alternative, come l’ idroelettrico, per produrre energia, ma le stesse centrali nucleari e termiche hanno necessità di grandi volumi d’acqua per il raffreddamento degli impianti.

Da Montpellier arriva il consiglio di pronte risposte al problema come migliore conoscenza delle risorse, la realizzazione di infrastrutture di conservazione e di trattamento delle acque utilizzate, riduzione dei consumi e dell’ inquinamento, riesame delle politiche agricole, nuovi sistemi di regolazione tra gli utilizzatori che sempre più entrano in conflitto tra loro.

E’ necessario, secondo gli organizzatori del convegno di Montpellier, che le risposte arrivino dai singoli stati, perché le regole devono essere trovate a livello locale.

L’ augurio e’ che i potenti del mondo ascoltino l’ urlo disperato lanciato a Montpellier prima che sia catastrofe.   

venerdì 3 ottobre 2008

Eolico off shore

Impianto eolico offshore
Il Regno Unito vara il parco eolico off shore più grande del Mondo. L'attenzione del megaprogetto verso l'ambiente è tale che gli ideatori hanno convinto anche le associazioni ambientaliste
Parliamo di eolico. Mentre nel nostro paese ci si divide sull’utilizzo di questa, e altre rinnovabili, la Gran Bretagna sembra fare sul serio. Sorgerà , infatti, alle fonti del Tamigi la più grande centrale eolica off shore del Pianeta che sarà in grado di soddisfare i bisogni elettrici di circa 750 mila persone.
La centrale, il cui progetto definitivo è in attesa di approvazione, sarà situata a 20 km al largo della costa del Kent, davanti alla foce del Tamigi.
I numeri danno la misura del progetto. L’area complessiva interessata dalla centrale è di 245 km2, nella quale troveranno posto 270 turbine dell’altezza ognuna di 100 metri. La potenza complessiva dell’impianto sarà di 1.000 MW, come una centrale nucleare di grande taglia e l’investimento complessivo è di 2,1 miliardi di euro, interamente assicurati da un consorzio tra i quali spicca una delle aziende protagoniste dell’economia fossile: la Shell.
Una volta a regime la centrale potrebbe da sola fornire energia elettrica pulita per il 10% del target fissato dal Governo di Londra: portare entro il 2011 il contributo delle fonti rinnovabili a un 10% della produzione elettrica nazionale complessiva. Come sempre, quando si parla d’energia, e in special modo di rinnovabili, sono inevitabili le polemiche. Da un lato si schierano contro al progetto il Porto di Londra, il quale ritiene che la struttura rappresenti un pericolo per le navi e la Società reale britannica per la protezione degli uccelli, la quale afferma: «Siamo preoccupati per l'estensione del progetto che minaccia una popolazione di uccelli (Strolaga e Colimbo) protetta a livello internazionale perché a rischio di estinzione. Un'area di minori dimensioni sarebbe certamente meglio per le popolazioni di uccelli della zona».

Non tutte le associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente sono dello stesso parere. «Il cambiamento climatico è oggi il maggiore problema per il Pianeta. – ha affermato Tony Juniper, direttore di Friends of the Earth - Progetti come quello della centrale eolica London Array sono esattamente le vie di sviluppo che dovrebbero essere intraprese urgentemente per risolvere il problema e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di anidride carbonica».
Anche Green Peace sostiene il progetto. «La Gran Bretagna possiede le migliori risorse eoliche in Europa – afferma Stephen Tindale, direttore esecutivo di Green Peace UK – e l’impianto London Array rappresenta il maggior passo fatto verso un impiego massiccio delle risorse eoliche, cosa che aumenterà il contributo della Gran Bretagna nella lotta ai cambiamenti climatici».

Attenzione al territorio
A giudicare dalle informazioni presenti sul sito di London Array, i costruttori del nuovo impianto stanno facendo un lavoro accurato verso gli stakeholder. Tutte le categorie interessate, dai pescatori, agli abitanti dei paesi interessati, passando per i gestori del traffico navale e aereo sono coinvolti in un processo partecipato di soluzione dei problemi rappresentati dalla centrale.
L’inizio della costruzione della centrale sembra far entrare in una nuova fase quella che è una delle rinnovabili più promettenti: l’eolico off-shore.
La scarsa visibilità dalla costa, che è stata assicurata dai progettisti dell’impianto, dovrebbe spazzare via le polemiche sull’impatto paesaggistico e l’avvio di un progetto di tali proporzioni significa che sono stati superati i problemi logistici e tecnologici che tradizionalmente ostacolavano l’eolico off-shore. Incertezza sulla taglia delle turbine. I progettisti prevedono l’installazione di rotori della potenza compresa tra i 3 e i 7 MW. Si tratta di un dubbio comprensibile. Il progresso delle tecnologie applicative nel settore dell’eolico, infatti, è continuo. All’inizio dell’anno in Germania è stato installato il primo rotore da 5 MW, taglia che dovrebbe diventare uno standard, mentre sono allo stato avanzato le sperimentazioni dei rotori da 7 MW.
Buone notizie sul fronte della riduzione dei gas serra. Il risparmio annuo di CO2 dovrebbe essere di 1,9 milioni di tonnellate l’anno, ma ci si aspettano abbattimenti anche su emissioni come 26mila tonnellate di SO2 e 8mila tonnellate di NOx. Kyoto e l’ambiente ringraziano.