domenica 31 agosto 2014

Guida sicura: l'ABS (Anti Brake-locking System)

L'ABS è un sistema che, in frenata, impedisce il bloccaggio di una ruota mentre le altre ancora girano.
Benché l'idea comune sia che l'ABS "serve per frenare in meno spazio", non è questo il fine principale dell'ABS, anche se effettivamente, in alcune condizioni, si raggiunge anche quel risultato.
Sulle ruote sterzanti, il bloccaggio di una o di entrambe fa sì che esse perdano la capacità di dirigere il veicolo, il quale continua quindi a muoversi nella direzione che aveva in quel momento, senza più la possibilità di compiere manovre elusive rispetto ad un ostacolo (ad esempio un pedone).
Con l'ABS invece, tali manovre diventano possibili in quanto, appena anche una sola delle ruote anteriori si blocca, il sistema provvede a far diminuire la pressione sulla pinza del freno di quella ruota di quel tanto che basta per farle riprendere la rotazione, consentendo quindi allo sterzo di svolgere la sua funzione direzionale.
Ma anche il bloccaggio delle ruote posteriori deve essere evitato perché, oltre a rendere instabile ed imprecisa la traiettoria del veicolo, diminuisce l'efficienza complessiva della frenata, allungando lo spazio necessario per fermarsi.
L'utilità dell'ABS è particolarmente evidente sull'asfalto bagnato: senza di esso, una brusca frenata non blocca il veicolo, ma anzi lo fa partire "a saponetta" in modo incontrollato. 
La presenza dell'ABS su un veicolo è rivelata dalla caratteristica vibrazione del pedale del freno in una frenata a fondo con tutta la forza; è un fenomeno normale, indice dell'entrata in funzione del dispositivo.

giovedì 28 agosto 2014

Guida sicura: il telefono

Una recente ricerca di Ford sulle distrazioni alla guida, condotta su un campione di 7.000 giovani europei nella fascia d’età 18-24, ha certificato che un giovane su 4 ha scattato un “selfie” al volante, (26% gli italiani), mentre addirittura 2 su 4 hanno ammesso di aver più volte scattato foto durante la guida. Un giovane su quattro ‘posta’ o controlla i social network mentre è al volante!

Sempre più spesso si notano tablet posizionati sul volante e utilizzati dal conducente  mentre la traiettoria dei veicoli diventa incerta e pericolosa.  O addirittura motociclisti che mantengono il volante con la mano destra e messaggiano con la sinistra o tengono il cellulare precariamente incastrato tra il casco e l’orecchio. Ricordiamo anche che il divieto vale anche per i conducenti di biciclette e ciclomotori.
L’indiscutibile utilità dei cellulari non va confusa con l’inutile chiacchiericcio che  può essere distensivo su una spiaggia o durante una passeggiata a piedi, ma non va assolutamente tollerato durante la guida. Se si devono fare telefonate urgenti e il cellulare non è dotato di auricolare (che ha un costo risibile) o vivavoce, ci si ferma fuori strada.

Non è dato di sapere quanti siano gli incidenti anche gravi determinati dalla distrazione per l’uso di cellulari, smartphone e tablet alla guida, si sa però che sono in forte crescita gli incidenti senza una causa apparente. Sono circa il 35% le fuoriuscite per sbandamento nei soli incidenti mortali del fine settimana.

Scattare un ‘selfie’ alla guida comporta una distrazione della durata media di 14 secondi, mentre accedere ai social media può deconcentrare il guidatore dalla strada per ben 20 secondi, un tempo nel corso del quale un’auto che procede a 100 km/h percorre la distanza di 5 campi di calcio. Mentre sono 7 i secondi durante i quali si distolgono gli occhi dalla strada per comporre un numero su un telefono cellulare distogliendo gli occhi dalla strada. A 50 km/h si fanno 98 metri al buio. A 100 km/h sono quasi 200 metri. Una follia.

martedì 26 agosto 2014

Guida Sicura: i sistemi di sicurezza attiva

Per sicurezza attiva si intende quell'insieme di dispositivi, sistemi od apparati che dovrebbero impedire il verificarsi di un incidente, con una funzione quindi soprattutto preventiva. Il sistema di sicurezza attiva più importante, a stretto rigore, è il conducente stesso, il cui perfetto "funzionamento" sarebbe la migliore garanzia contro la possibilità di un incidente. In realtà, rientrano nella sicurezza attiva un gran numero di dispositivi presenti sui veicoli, alcuni ben noti come ad esempio:

  • i freni
  • le luci
  • lo sterzo
  • i pneumatici e gli ammortizzatori
  • lo stesso tergicristallo, in determinate condizioni

Secondo la definizione, rientra in questa classe perfino la segnaletica stradale, la cui funzione preventiva (se essa è adeguatamente disposta e tenuta in buone condizioni) è motivo della sua stessa esistenza; anche le strade (se ben progettate, ben realizzate e ben tenute) sarebbero un elemento di sicurezza attiva.
Altri dispositivi o sistemi di sicurezza attiva sono meno noti, meno comuni o ancora sperimentali:
l'ABS (sistema antibloccaggio delle ruote) sistemi anti-collisione
sistemi di comunicazione e di allarme per pericoli od ostacoli
sistemi per la rilevazione delle condizioni del conducente o per la correzione automatica di errori di guida
Quando si tratta di dispositivi montati su veicoli, è possibile che essi abbiano limiti o condizioni di efficacia, che è bene conoscere preventivamente e di cui comunque è opportuno essere coscienti, per non assumere rischi che il dispositivo non è in grado di gestire. In altre parole, la disponibilità di un sistema di sicurezza attiva con elevate caratteristiche di efficacia non può diventare giustificazione per comportamenti o manovre più rischiose. Inoltre, i dispositivi più complessi o tecnologicamente avanzati non mettono al riparo da possibili guasti improvvisi (come succede talvolta nei nostri stessi PC), possono richiedere speciali cure di manutenzione e revisione periodica e devono essere trattati da personale particolarmente esperto.
Per questo motivo, non è consigliabile utilizzare "pezzi di recupero" per la sostituzione di dispositivi di sicurezza attiva a bordo di veicoli, a meno che non siano stati accuratamente revisionati con tecniche appropriate e siano accompagnati da precisa garanzia del revisionatore circa la permanenza delle caratteristiche originali di sicurezza.

lunedì 25 agosto 2014

L'invenzione del bancomat

Luther George Simjian, di Origine armena ma emigrato negli Stati Uniti, è stato uno dei grandi inventori americani, con oltre 200 brevetti al suo attivo. La sua prima invenzione fu la cabina per le foto automatiche, che fu un enorme Successo. Dopo qualche anno pensò di estendere l'idea agli sportelli della banca, ma senza fortuna. A fronte della riluttanza delle banche, Simjian convinse la City Bank di New York, l'attuale Citibank, a condurre un esperimento di sei mesi; al termine dovette ammettere che a utilizzare la sua invenzione furono soltanto «prostitute, biscazzieri e quel tipo di gentaglia che si vergogna di farsi vedere in faccia dal cassiere di una banca», come scrisse più tardi. Non si diede per vinto, però, e continuò a perfezionare l'apparecchio.
Molti anni più tardi, mentre stava facendo un bagno caldo, John Shepherd-Barron, un tecnico scozzese della De La Rue, una delle più importanti aziende al mondo autorizzate a stampare banconote e carte valori, cominciò a pensare a una macchina che gli permettesse di prelevare il suo denaro in qualsiasi parte del mondo senza problemi. L'idea gli era venuta osservando una macchinetta distributrice di bevande presso la sua ditta, e pensò di sostituire la cioccolata calda con le banconote. Presentò l'invenzione alla banca inglese Barclays, che installò il primo dispositivo nella cittadina di Enfield, a nord di Londra. All'epoca non erano ancora state inventate le carte magnetiche, perciò Shepherd-Barron utilizzò speciali assegni impregnati di una sostanza radioattiva, che venivano inseriti nella macchina e validati attraverso l'introduzione di un codice numerico, il PIN (Personal Identification Number). E questa è la seconda grande invenzione di Shepherd-Barron: un codice di 4 cifre, il numero massimo di cifre che la moglie Caroline confessò di poter ricordare.
L'invenzione fu perfezionata a partire dal 1968 negli Stati Uniti da Don Wetzel, che sviluppò la scheda magnetica come la conosciamo oggi.

venerdì 22 agosto 2014

Guida in caso di pioggia

L'aquaplaning indica il galleggiamento del veicolo su uno strato d'acqua raccoltosi sul fondo stradale anche per cause diverse dalla pioggia; davanti allo pneumatico si forma un "cuneo" di acqua che gli intagli sul battistrada non sono più in grado di "pompare" lateralmente, finchè lo pneumatico perde completamente aderenza. Il fenomeno aumenta in proporzione allo spessore dello strato d'acqua, all'usura del battistrada, alla velocità del veicolo. A parità di questi elementi, viene esaltato dalla pressione dello pneumatico inferiore al normale o dalla condizione di veicolo scarico (diminuisce la pressione sul suolo).
La strategia fondamentale (riduzione della velocità, ricalcolo della distanza di sicurezza).
In caso di pioggia occorre procedere guidando con attenzione mantenendo una velocità moderata, evitando brusche accelerazioni, decelerazioni e improvvise sterzate. Si ricorda che in caso di pioggia e di precipitazioni atmosferiche in genere i limiti di velocità sono ridotti a 110 km/h sulle autostrade e 90 km/h sulle strade extraurbane principali. Particolarmente insidiose possono essere le pozzanghere, quando - come spesso accade - non se ne conosce la profondità. Alcuni tratti di strada possono essere seriamente allagati: affrontarli a velocità eccessiva implica la certezza della assoluta ingovernabilità del veicolo. La ridotta aderenza rende necessario aumentare in modo consistente la distanza di sicurezza, dal 20 all' 80% a secondo delle condizioni.
Nelle frenate di emergenza con blocco delle ruote, su terreno bagnato, occorre affrontare un duplice rischio: l'allungamento dello spazio di arresto e la ingovernabilità del veicolo, che non risponde ai comandi dello sterzo.
Entrambi sono il risultato della scarsa aderenza, e possono essere favorevolmente risolti dall'ABS, ma solo entro certi limiti.

lunedì 18 agosto 2014

La persona più pesante ad una maratona

Kelly Gneiting (USA) completò la maratona di Los Angeles nel 2011 quando pesava 181 kg. arrivò al traguardo in 9 ore e 48 minuti.

domenica 17 agosto 2014

Gli alberi più alti

Le sequoie, un tipo di albero a legno dolce, e gli eucalipti, spesso chiamati alberi della gomma, sono le specie di alberi più alte del mondo. Una sequoia del parco statale Prairie Creek Redwoods, in California, USA, è stata ripresa con una fotocamera appesa ai rami più alti della volta della foresta per includere interamente il tronco da circa 15 m. L'immagine finale è prodotta dal montaggio di 84 fotografie. Questa sequoia è alta oltre 91 m, ma diventa piccola rispetto all'aLbero vivente più atto, 'Hyperion", una sequoia (Sequoia sempervirens) del Redwood National Park, California, USA, che risultava alta 115,5 m a una misurazione compiuta nel settembre 2006.

venerdì 15 agosto 2014

Distanza di sicurezza

Fra le componenti principali per guidare un veicolo (anche la bicicletta è un veicolo) in sicurezza c'è la distanza da chi ci precede.
La distanza di sicurezza è la distanza che ogni veicolo deve mantenere da quello che lo precede, per potersi arrestare, quando necessario, senza tamponarlo. Nella valutazione della distanza di sicurezza è importante tenere in considerazione alcuni fattori : la prontezza dei riflessi del conducente; il tipo e lo stato di efficienza del veicolo; la velocità; la visibilità e le condizioni atmosferiche; le condizioni del traffico; la pendenza della strada e le caratteristiche e condizioni del manto stradale e l'entità del carico.
Tenuto conto che al raddoppio della velocità corrisponde uno spazio di frenata quadruplo, è prudente non scendere mai (neanche nella fase iniziale di un sorpasso, quando cioè si inizia ad uscire dalla "scia" del veicolo che precede) al di sotto delle seguenti distanze dal veicolo che precede:
50 km/h              25 metri equivalente alla lunghezza di   2 autobus
90 km/h              40 metri   equivalente alla lunghezza di    2 tir
130 km/h 130 metri      equivalente alla lunghezza di un campo da calcio
Se i freni non sono perfettamente efficienti, i pneumatici sono consumati, il veicolo è molto carico, lo spazio di frenata si allungherà di molto, e sarà quindi necessario aumentare le distanze almeno della metà.
Tali valori non devono essere considerati per la guida in caso di nebbia, quando invece devono valere altre considerazioni.
Una semplice formula da ricordare per calcolare approssimativamente una buona distanza di sicurezza è la seguente: dividere la propria velocità espressa in km/h per 10 ed elevare il risultato al quadrato; il numero risultante è un buon indicatore, in metri, della distanza di sicurezza da mantenere.
Esempio: a 50 km/h si dovrebbe mantenere una distanza di 25 metri.

giovedì 14 agosto 2014

La concentrazione di anidride carbonica

Gli oceani sono "pozzi" naturali di anidride carbonica (biossido di carbonio CO2) presente nell'atmosfera: ne assorbono circa 22 tonnellate al giorno. L'anidride carbonica atmosferica deriva da varie forma naturali, vulcani, respirazione animale, mondo vegetale, ma anche dalle attività dell'uomo (combustione). La concentrazione di CO2 è aumentata a partire dal 1800 in poi, cioè dall'inizio della rivoluzione industriale, con l'utilizzo dei combustibili fossili. In particolare la concentrazione negli anni '50 era di 315 ppm (parti per milione) mentra nel 2011 era passata a 391 ppm. Gli esperti sostengono che la concentrazione limite oltre la quale i cambiamenti climatici risultano irreversibili sia di 400 ppm: ci siamo arrivati.
L'assorbimento di CO2 da parte degli oceani ne sta lentamente modificando il grado di acidità (pH). Attualmente il pH si sta modificando ad una velocità 100 volte superiore rispetto a qualsiasi epoca passata. L'acidità continuarà ad aumentare con cambiamenti negli ecosistemi marini: la posidonia crescerà maggiormente mentre i coralli sarebbero a rischio.

  

mercoledì 13 agosto 2014

I cambiamenti climatici

Il clima della terra è cambiato in passato. Il pianeta ha subito periodi di grandi glaciazioni verificatesi senza lacuna influenza fa parte dell'uomo. Circa 14.600 anni fa, con la fine dell'ultima glaciazione, ci fu un evento catastrofico: il collasso parziale della calotta polare antartica fece innalza il livello dei mari di 20 metri in meno di 500 anni.
Allora non c''erano grandi città sulle coste. Nel 2005, la città di New Orleans negli Stati Uniti fu devastata dall'uragano Katrina, che causò più di 1500 vittime. Un innalzamento del livello del mare di un solo metro causerebbe l'inondazione del 17% del Bangladesh, con decine di migliaia di senzatetto. Alcune nazioni, come le Maldive, scomparirebbero completamente, alcune delle più grandi città del mondo sarebbero distrutte e le acque dolci contaminate.
La temperatura media della terra è aumentata di 0,5°C negli ultimi 100 anni, con riduzione delle calotte polari ma anche dei ghiacciai alpini. Nell'estate del 2007 si è registrata la calotta polare artica (polo nord) più piccola. in Antartide c'è abbastanza ghiaccio da innalzare il livello degli oceani di 60 metri, e il ghiaccio della Groenlandia di altri 7 metri. un recente rapporto prevede un innalzamento a fine secolo di 1,4 metri, con conseguenze già gravissime.   

martedì 12 agosto 2014

L'invenzione del cellophane

Una sera come tante lo svizzero Jacques Brandenberger si trovava al ristorante, seduto al suo tavolo, in attesa che gli venisse servita la cena, quando un cliente del locale rovesciò accidentalmente del vino sulla tovaglia. Un cameriere si avvicinò e sostituì la tovaglia macchiata con un'altra pulita. Una situazione comunissima, ma per Branderiberger, ingegnere chimico, fu un episodio determinante. Quella sera decise, infatti, che avrebbe inventato una pellicola da applicare ai tessuti, in modo tale da poter prevenire gli incidenti come quello a cui aveva appena assistito al ristorante.
Condusse numerosi esperimenti, concentrandosi su un nuovo materiale, derivato dalla cellulosa: la viscosa liquida. I suoi tentativi però furono un vero fallimento: applicata sul panno, la viscosa si irrigidiva troppo e non serviva allo scopo. Tuttavia l'ingegnere si accorse che questo rivestimento formava una pellicola trasparente e flessibile, facile da staccare. Chiamò la sua scoperta "Cellophane", dall'unione delle parole cellulose e dia phane, ossia "cellolosa trasparente".
Poco tempo dopo Brandenberger costruì la prima macchina per la produ zione del materiale, e nel 1917 cedette i brevetti alla società La Cellophane, diventandone socio.
Nel processo produttivo la viscosa, la soluzione di fibre di cellulosa in genere derivate dal legno o dal cotone, veniva fatta passare attraverso un bagno acido da alcuni rulli. L'acido rigenerava la cellulosa, che veniva compressa dai rulli per ottenere una pellicola trasparente e resistente. Ulteriori trattamenti, come il lavaggio e la sbiancatura, completavano il processo.
La notizia dell'invenzione arrivò presto alle.orecchie del colosso DuPont, che nel 1923 riuscì a ottenere i diritti per il mercato americano, mentre La Cellophane mantenne i diritti per il resto del mondo.
Il cellophane ebbe subito un successo clamoroso, tanto più che, nel 1927, ricercatori della DuPont, guidati da William Hale Charch, realizzarono un modello a prova di umidità, particolarmente adatto per l'imballaggio di prodotti alimentari; ancora oggi in tutto il mondo si usa il cellophane, impiegato anche per nastri adesivi o per ottenere membrane semipermeabili.
E tutto per un bicchiere di vino rovesciato sul tavolo.

mercoledì 6 agosto 2014

6 agosto, anniversario di Hiroshima

Il Giappone ha celebrato il 69esimo anniversario della tragedia di Hiroshima. Erano le 8:15 del 6 agosto 1945 quando un bombardiere americano B-29 Superfortess, denominato "Enola gay", sganciava sulla città giapponese "Little boy", la prima bomba atomica della storia.L'ordigno nucleare esplose poco prima di toccare il suolo, facendo propagare l'onda d'urto distruttiva verso il basso. Ci fu un bagliore accecante e una vampata di calore che incenerì e fuse tutto quello che incontrò sulla sua strada in un raggio di decine di Km. Una colonna di fumo a forma di fungo s'innalzò per migliaia di metri nell'atmosfera mentre a terra morirono in poco tempo tra le 90mila e le 140mila persone.E' ancora incalcolabile, invece, il numero delle persone che, per decenni, hanno subito deformazioni fisiche, tumori e altri problemi di salute, a causa delle radiazioni.Il 28 luglio 2014, invece, è morto a 93 anni negli Stati Uniti l'ultimo membro dell'equipaggio dell'Enola Gay: il navigatore Theodore Van Kirk, conosciuto come "l'Olandese".In migliaia hanno voluto prendere parte alla cerimonia di commemorazione delle vittime, nei pressi del Monumento della Pace, ovvero l'ex cupola della Prefettura, unico edificio sopravvissuto alla forza distruttiva della bomba.Tra le persone intervenute alla cerimonia, presieduta dal sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui, anche il premier nipponico, Shinzo Abe e l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Giappone, Caroline Kennedy.