lunedì 29 gennaio 2024

Cyberspazio

Cyberspazio è un termine che si usa per descrivere un mondo speciale che puoi esplorare utilizzando un computer o un dispositivo connesso a Internet. È luogo virtuale dove puoi fare molte cose divertenti e utili. 

Immagina che il cyberspazio come un mondo fatto di computer e dispositivi collegati tra loro come una grande rete. Puoi entrare in questo mondo usando un computer o uno smartphone e visitare diversi luoghi, proprio come fai nel mondo reale.

Nel cyberspazio, puoi parlare con altre persone, senza barriere, in ogni parte del mondo. Puoi scrivere messaggi, fare videochiamate o inviare foto. Questo è utile per rimanere in contatto con gli amici, la famiglia o anche per fare nuove amicizie.

Puoi trovare un sacco di informazioni nel cyberspazio. Puoi cercare cose su Internet, come ricerche per i compiti a scuola o informazioni su argomenti che ti interessano. È come avere una grande biblioteca virtuale a portata di mano. Naturalmente puoi giocare online e vedere video, interessanti o divertenti. Puoi anche essere creativo nel cyberspazio. Puoi scrivere storie, disegnare, fare musica o persino creare video. Poi puoi condividere ciò che hai creato con gli altri.

È importante ricordare che nel cyberspazio ci sono delle regole da seguire, proprio come nel mondo reale. Devi stare attento a non condividere informazioni personali con sconosciuti e rispettare sempre gli altri utenti online. La tua privacy è importante. Assicurati di capire come proteggere le tue informazioni personali quando sei online. Non condividere mai il tuo nome completo, il tuo indirizzo o altre informazioni sensibili con persone che non conosci bene.

In sostanza, il cyberspazio è pieno di opportunità. È un posto dove puoi imparare, giocare, comunicare e fare molte altre cose. Ricorda solo di usare il cyberspazio in modo responsabile e sicuro.


lunedì 22 gennaio 2024

Notizie gratis in barba al copyright

Google News funziona aggregando notizie da varie fonti online e mostrandole agli utenti. Le notizie sono soggette a copyright, il che significa che l'uso non autorizzato può violare i diritti d'autore. La questione della raccolta e della pubblicazione gratuite di notizie, come fa Google News, è stata oggetto di dibattito e controversie in vari paesi. La risposta a questa domanda può variare in base alla legislazione vigente nella giurisdizione in cui si trova l'azienda che offre il servizio e alle leggi sul copyright e sulla proprietà intellettuale in vigore.

Giornalisti ed editori, a ragione, sostengono che la creazione di un buon articolo richiede sforzo, ricerca e professionalità che meritano e devono essere riconosciuti e ricompensati economicamente. La questione dell'uso gratuito di contenuti giornalistici è stata oggetto di dibattito proprio per questo motivo. In generale, la pratica di aggregare notizie e mostrarle gratuitamente può essere legale a condizione che si rispettino le leggi sul copyright e si evitino violazioni dei diritti dei titolari delle notizie.

Molti editori di notizie hanno sottolineato che la pubblicazione gratuita di contenuti giornalistici da parte di aggregatori di notizie come Google News può sottrarre entrate pubblicitarie agli editori stessi. Questo può avere un impatto negativo sulla sostenibilità economica del giornalismo professionale.

Per mitigare queste preoccupazioni, alcuni paesi hanno introdotto leggi che richiedono agli aggregatori di notizie di negoziare accordi di licenza con gli editori o di pagare una compensazione per l'uso di contenuti giornalistici. In questo modo si cerca di bilanciare il diritto delle aziende di aggregare notizie con il diritto degli editori di essere adeguatamente compensati per il loro lavoro.

In ogni caso, il dibattito sulla sostenibilità del giornalismo e sui modelli di business nel settore delle notizie è complesso e in continua evoluzione. L'obiettivo è trovare un equilibrio tra l'accesso alle informazioni per il pubblico e la protezione del lavoro degli autori e degli editori.


lunedì 15 gennaio 2024

Il Canale di Suez

In questi giorni, gli attacchi terroristici alle navi commerciali che percorrono il Mar Rosso, fanno tornare alla ribalta ciò che rappresentò, alla fine dell’Ottocento, la realizzazione del Canale di Suez. Per le importanti rotte commerciali Cina – Europa poter evitare la circumnavigazione dell’Africa fu essenziale; inoltre il Canale è un’importante fonte di reddito per l’Egitto. Inaugurato nel 1869 e lungo 193 chilometri, per il Canale passa il 12 per cento di tutte le merci del mondo. È una delle più importanti rotte per il commercio di petrolio ed è strategico anche dal punto di vista militare.

Il Canale ha una storia lunghissima: i primi scavi per collegare il mar Mediterraneo con il mar Rosso risalgono al 1800 a.C. quando fu creato un primo canale per l’irrigazione, che poteva diventare navigabile nei periodi di piena, in seguito chiamato Canale dei Faraoni. Le prime testimonianze certe della sua realizzazione però risalgono al 600 a.C.

I resti del Canale dei Faraoni furono rinvenuti nel 1799 dalla celebre spedizione in Egitto di Napoleone, che per diversi anni nutrì la speranza di poter aprire una via verso il mar Rosso. Napoleone rinunciò alla costruzione di un canale perché i suoi scienziati gli dissero che il livello del mar Rosso era di circa 9 metri più alto di quello del mar Mediterraneo: per costruire un canale navigabile per collegare i due mari sarebbe stato necessario creare un complesso sistema di chiuse. Gli scienziati di Napoleone però si sbagliavano: la differenza d’altezza tra i livelli dei due mari è in realtà trascurabile, ma si arrivò al 1854  prima che un francese - Ferdinand de Lesseps – ottenesse la concessione per cominciare la costruzione del canale.  La costruzione cominciò nel 1859, durò dieci anni e si svolse in condizioni terribili: morirono migliaia di lavoratori, in gran parte egiziani costretti al lavoro forzato, soprattutto a causa delle epidemie di colera e altre malattie che si diffusero nei cantieri. L’inaugurazione avvenne nel 1869 e fu un evento mondiale.

La Gran Bretagna, inizialmente contraria alla costruzione del canale ne ottenne il controllo alla fine del 1800, quando conquistò l’Egitto e comprò la Compagnia del Canale di Suez. Nel 1888, la Convenzione di Costantinopoli dichiarò il canale un territorio neutrale sotto la protezione britannica.

Il Canale di Suez, al momento dell’apertura, era un’opera imponente ma relativamente semplice: consentiva il transito di una nave per volta, e per garantire un passaggio più rapido lungo il tragitto si trovavano degli slarghi. Il tempo necessario per attraversarlo tutto, all’inizio, era di circa 40 ore.  Nel 1947 fu introdotto un sistema a carovane: ogni giorno erano organizzate tre partenze di grandi gruppi di navi tutte in fila, due dirette verso sud e una diretta verso nord, che procedevano in senso unico alternato: il tempo di percorrenza si accorciò a 15 ore. Questo sistema è rimasto in vigore fino all’allargamento del Canale, avvenuto nel 2015.

Fin dalla sua apertura, il Canale cambiò in maniera eccezionale i trasporti e i commerci. Nel 1870  i transiti attraverso il Canale erano 500 ma crebbero in maniera consistente fino a superare i 18 mila (50 navi al giorno) di oggi. L’apertura del Canale mandò in pensione la circumnavigazione dell’Africa e dopo che i paesi del golfo Persico diventarono grandi esportatori di petrolio, divenne essenziale per il rifornimento energetico dell’Europa.

Il Canale divenne centrale dopo la Seconda guerra mondiale: nel 1956 L’Egitto se ne appropriò e Regno Unito, Francia e Israele invasero il paese. Fu chiamata la crisi di Suez, durò otto giorni ma la pressione internazionale fu così forte che i tre paesi furono costretti a ritirarsi. A presidiare l’area furono mandati i caschi blu dell’ONU: per il Regno Unito e la Francia fu una grave umiliazione.

Nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, Israele ottenne il controllo di una delle due sponde del Canale che rimase chiuso per otto anni, fino al 1975. Al momento della chiusura, stavano transitando nel Canale 15 navi commerciali, che rimasero bloccate per tutti gli otto anni.

Per l’Egitto il canale di Suez è un’enorme fonte di reddito: il costo per il transito di ogni singola nave va dai 100 mila ai 500 mila dollari. Nonostante l’enorme costo di transito, generalmente per le compagnie navali usare il Canale di Suez è piuttosto conveniente, perché risparmiano 15 giorni di viaggio e il corrispondente consumo di carburante.


lunedì 8 gennaio 2024

L’auto ETERNA

La sostenibilità passa anche dall'uso oculato delle risorse a nostra disposizione. Ci sono due modi per perseguire la sostenibilità, quantomeno in ambito produttivo: il primo è creare un processo produttivo il più pulito possibile, con energia da fonti rinnovabili, sistemi di riciclo e recupero di tutte le risorse usate.

Il secondo, oltre a questo,  si concentra nel produrre oggetti "eterni", ovvero modulari che permettano a chi li acquista di poterli letteralmente smontare , andando facilmente a sostituire le componenti difettose.

Il concetto dei prodotti modulari affonda le radici negli anni '90, quando gli appassionati di elettronica ed informatica cominciarono a recuperare componenti da diversi pc, assemblandole assieme e creando un dispositivo funzionante; entro certi limiti si fa ancora adesso ma meno.

Parliamo sempre di oggetti di piccole dimensioni e tutto sommato più semplici di un'automobile; nessuno in effetti avrebbe mai pensato che la "modulabilità" potesse essere applicata anche alle quattro ruote, con l'eccezione di un giovanissimo team di studenti e studentesse dell'Università di tecnologia di Eindhoven in Olanda.

Il gruppo universitario ha studiato e assemblato Eterna, l'auto modulare pensata per "sopravvivere alle automobili attuali". A rendere "eterna" Eterna, è la sua struttura, che può essere letteralmente "spaccata" in due: il team ha preso questa decisione dopo aver notato che non tutte le componenti di una vettura si deteriorano nello stesso modo e che, spesso, quando un'auto arriva "a fine vita" alcune delle sue parti sono in effetti ancora perfettamente funzionanti.

Da qui l'idea di creare due parti separate, con cicli di vita diversi: una parte intercambiabile con materiali dalla durata più breve, come i tessuti interni e le dotazioni di sicurezza (es. specchietti retrovisori digitali e cruise control) e un’altra parte che comprende i componenti di lunga durata, come il telaio, il motore e le batterie. In questo modo è possibile sostituire i materiali più delicati mantenendo invece quelli maggiormente resistenti.

"La terra non offre materie prime illimitate, quindi l'uso più efficiente dei materiali è la soluzione", ha dichiarato il team di studenti. A distanza di 5 anni le varie componenti potranno essere sostituite, a seconda della loro durata. Telaio e motore possono avere una vita molto lunga.


martedì 2 gennaio 2024

La diffusione delle auto elettriche

Mentre in Italia le auto elettriche (Battery Electric Vehicle BEV) ancora arrancano, in diverse nazioni hanno superato la soglia del 5% che rappresenta un punto di svolta. Nel 2022 diciannove Paesi (tra cui Stati Uniti, Cina e molti Paesi dell’Europa occidentale) hanno superato il 5%, e nel 2023 si sono aggiunti Canada, Australia, Spagna, Thailandia e Ungheria.

Decenni di ricerche hanno portato alla conclusione che la diffusione delle nuove tecnologie segue una curva a forma di S: le vendite si muovono molto lentamente nella fase iniziale, per poi accelerare rapidamente fino a che non diventano di massa. A questo punto si ha un nuovo rallentamento. I primi ad abbracciare la novità sono gli innovatori, poi la grande massa, e infine i ritardatari.

Un classico esempio è il forno a microonde che, brevettato nel 1946 e diventato pratico intorno agli anni ‘60 (prima era enorme e costosissimo), ha impiegato una ventina d’anni per arrivare al 10% delle famiglie statunitensi: la vera esplosione nelle vendite è arrivata negli anni ’80. Andamenti simili, più o meno diluiti nel tempo, li si è riscontrati per tantissime innovazioni, dall’elettricità alle radio fino ai più recenti TV a colori, telefoni cellulari e lampadine a LED.

Il concetto è quindi che nei Paesi nei quali le auto elettriche abbiano superato il 5% nelle immatricolazioni esse accelerano la loro diffusione e diventeranno dominanti. È chiaro che la regola del 5% va presa con le debite precauzioni: l’automobile è il secondo investimento delle famiglie dopo l’abitazione ed è quindi ben più impegnativa rispetto a un forno o uno smartphone. 

Un punto di svolta potrebbe essere nell’orizzonte dell’India, il terzo mercato automobilistico dopo Cina e Stati Uniti. In Norvegia, il Paese al primo posto per la diffusione dei veicoli elettrici, le nuove auto sono per 82%  elettriche. L’Italia è in ritardo e rimane ancora sotto il 5%.

Le case automobilistiche hanno un punto critico nella produzione: sotto certi numeri si può dire che producono in perdita. Nel caso di Tesla (il grande produttore americano) nel 2017, ha rischiato la bancarotta, solo quando la produzione è salita a 5.000 auto a settimana è iniziata la riduzione dei costi tale da consentire una diminuzione dei prezzi.

È comunque assodato che le vendite globali delle automobili con motori a combustione hanno raggiunto il picco nel 2017 e la crescita delle vendite è attualmente guidata interamente dai veicoli elettrici: questa tendenza continuerà finché l’automobile a benzina non diventerà una curiosità da museo.