mercoledì 25 giugno 2008

Nokia

ea0f2d36e162e60e719c233e48f77d56.jpgUna bella storia dalla fredda Finlandia.

Voi pensate che la prima azienda mondiale  produttrice di telefoni cellulari sia nata come oggi la conosciamo?

Leggete il seguito e ne sarete sorpresi.

La Nokia fu fondata nel 1865 per iniziativa di Knut Fredrik Idestam, come impianto per la lavorazione del legno e della cellulosa sulle rive del fiume omonimo specializzata nella produzione di CARTA IGIENICA.

All'inizio del XX secolo iniziò a produrre gomma  e inziò ad usare Nokia - nome del fiume e della città - come marchio di fabbrica. Poco dopo la Prima guerra mondiale la società finlandese - che ad un certo punto divenne la più importante fornitrice di stivali per l'esercito - acquistò l'impianto per la lavorazione del legno, come anche un produttore di cavi per il telefono ed il telegrafo. Le tre realtà si fusero nel 1967, costituendo l'odierna società Nokia.

È interessante notare che il nome Nokia, comune al fiume ed alla città che esso attraversa, deriva dal ritrovamento di una piccola martora nera nelle vicinanze.

Negli anni '70, la Nokia s'impegnò maggiormente nell'industria delle telecomunicazioni, sviluppando strumenti per la commutazione automatica. Negli anni '80, la società mise sul mercato una serie di personal computer, chiamata MikroMikko. La Nokia iniziò anche a sviluppare telefoni mobili.

All'inizio degli anni '90, la società incorse in gravi problemi finanziari, che la costrinsero ad uscire da diversi comparti, come quello dei televisori e dei computers. La divisione che si occupava dei PC è stata così ceduta alla International Computers (ICL), ora parte della Fujitsu - Siemens Computers.

La decisione di concentrarsi sull'industria delle telecomunicazioni e sulla produzione di telefoni cellulari fu vincente, trasformando la Nokia in una delle realtà di maggior successo a livello mondiale in questi due settori.

Antoni Gaudì, architetto geniale

af0e7aa2861478f8599301217cce4850.jpegIl 25 giugno del 1852 nacque a Reus in Spagna (Tarragona) da una famiglia di calderai Antoni Gaudì l'architetto famoso per il Tempio della sagrada Familia di Barcellona e per altre opere molto colorate. Fin da piccolo fu attratto dai colori e dalla geometria e fu anche un attento osservatore della natura e dell'ambiente circostante: ammirava il lavoro di suo padre e di suo nonno, artigiani del rame molto abili nei lavori manuali. E proprio seguendo queste passioni che gli erano state tramandate, la sua grande immaginazione e l'abilità nei calcoli, a 17 anni andò a Barcellona a studiare architettura.

Ma come tutti gli artisti geniali sollevò molte critiche e diffidenze tra i suoi professori, per il suo estro che già si iniziava a mostrare esuberante. I suoi primi lavori svegliarono l'interesse della borghesia catalana che subito confidò in lui per portare a termine opere creative e singolari. Questo fu il caso dell'industriale Eusebi Güell che lo contrattò per la costruzione di un palazzo, di una chiesa per una colonia industriale ed alcuni padiglioni per la sua residenza estiva. Inoltre, Güell gli incaricò anche il progetto della città giardino che avrebbe dovuto portare il suo nome. Ma l’opera più emblematica di Gaudì è il Tempio Espiatorio della Sagrada Família al quale l'artista Gaudí si dedicò anima e corpo fino al resto dei suoi giorni.

Se vuoi saperne di piùcopia e incollanell barra degli indirizzi

http://it.wikipedia.org/wiki/Gaud%C3%AC


 

lunedì 23 giugno 2008

La prima macchina da scrivere

09c891dbfa08e7f7b28823e5ff8fed6b.jpgOggi – 23 giugno – ma dell’anno 1868, viene brevettata la prima macchina da scrivere,  commercializzata poi nel 1872 dalla Remington: che fin dalla sua prima versione riportava proprio la celebre sequenza QWERTY. Per quale motivo proprio questa sequenza? Beh, voi forse non avete mai usato una macchina da scrivere. Come funzionava una macchina meccanica?

Era composta essenzialmente da un telaio, un carrello contenente un rullo sul quale si appoggiava il foglio di carta, un blocco di martelli azionati da una tastiera. La pressione di un tasto comportava l'azionamento del martello corrispondente che andava a colpire il foglio di carta che poggiava sul rullo e quindi l'avanzamento del carrello in modo che la pressione di un nuovo tasto portasse alla scrittura di un carattere nella posizione successiva, sulla stessa riga. Quando il carrello arrivava a fine corsa, oppure quando veniva raggiunto il margine destro di scrittura, si doveva far avanzare il foglio di una riga e il carrello alla sua posizione iniziale; per questo si usava normalmente una leva, azionando la quale si portava il testo a capo; l'azione in sé era nota come «ritorno a carrello».

 

Qual’era la seccatura maggiore? I martelletti che si scontrano a metà strada incastrandosi, costringendoti a sporcarti le mani. Bene. La disposizione dei tasti che iniziano con la sequenza QWERTY è proprio in funzione di questo problema. Venne commissionato ad un tale C. L. Sholes uno studio sulla sequenza dei simboli sui tasti, allo scopo di ridurre al minimo la possibilità di scontro. In pratica, due lettere frequentemente consecutive dovevano trovarsi a una distanza sufficiente da evitare l’incontro tra il martello che va e quello che viene, consentendo così di ridurre i tempi morti e di scrivere più velocemente. Beh, questo genio cos’ha fatto? Si è detto “Devo evitare che si scontrino i martelletti? Bene. Piazzo i tasti di modo da rallentare la battitura”. Ed ecco che nasce la QWERTY.
Nessuno, in giro per il mondo, si sognò mai di modificare l’usanza, nel fondatissimo timore che gli la gente non gradisse la nuova impostazione e non comprasse la macchina. Eccezione fatta per noi europei, chiaramente, ed in particolare per la italiana Olivetti, che decide infatti negli anni ‘70 di modificare la disposizione per adattarla alle lettere accentate presenti in lingua italiana.
La QWERTY quindi non è la disposizione ottimale per scrivere il più rapidamente possibile. L’alternativa più celebre è la Dvorak, inventata da un ononimo professore, in cui le lettere sono disposte diversamente, allo scopo di consentire un importante incremento nella velocità di battitura.
In questa tastiera, tutte le lettere più comuni sono in una sola riga principale. Le vocali e i segni di punteggiatura sono a sinistra, le consonanti a destra. Si ottiene un aumento della velocità di battitura di circa il 20%. Che non è poco.

Io non ho mai visto una tastiera così.

Oggi che i martelletti che si incrociano non esistono più, perché non si adottano se sono più veloci?

mercoledì 18 giugno 2008

La colazione fa bene all'esame

b400ab85e758e02e6a873f11d6607817.jpgUna recente ricerca norvegese condotta su 7.343 adolescenti ha riportato la stretta associazione tra consumo della colazione e rendimento a scuola. Lo ha affermato il professore di pediatria dell'università di Verona, Claudio Maffeis. "A parità di struttura familiare, fumo e 'dieting', chi consuma poche volte o mai la colazione ha un rischio tre volte più elevato di avere scarsi risultati nei test di verifica. Pertanto una buona colazione a base di cereali, latticini e frutta è particolarmente indicata per gli studenti che devono affrontare l'esame di maturità". Della colazione si è occupata anche un'indagine dell'Eurisko: l'85% degli italiani dichiara di farla e di questi il 46% vi dedica meno di 10 minuti, mentre il restante 15% la salta del tutto. Dunque la colazione si fa, ma male. (Ansa)

E tu come ti alimenti?

domenica 15 giugno 2008

12 Giugno - Giornata Mondiale Contro il Lavoro dei Minori

8de90d5abcbd8e35886f305bb14780e2.jpgIl 12 giugno è stata celebrata la Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile. Sono 165 milioni i bambini di età compresa tra 5 e 14 anni che lavorano, ovvero uno su sette, 74 milioni dei quali sono impegnati in attività pericolose. Una piaga che non risparmia neanche i Paesi industrializzati, nei quali sono presenti 2 milioni e mezzo di bambini lavoratori. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) che promuove oggi, come ogni 12 giugno, la “Giornata mondiale contro il lavoro minorile”. Il numero dei minorenni sfruttati è ancora più elevato e sale a 218 milioni se si considera la fascia d’età 5-17 anni. Mentre sono 72 milioni i bambini in età da scuola primaria non scolarizzati. La maggior parte dei bambini lavoratori vengono impiegati in agricoltura (il 70%), piuttosto che nei servizi (il 22%) o nell'industria (il 9%).
Secondo l’ILO, i minori lavoratori sono diminuiti,tra il 2000 e il 2004 dell’11% in media e del 26% nel settore dei lavori pericolosi. Per ridurre il fenomeno del lavoro minorile, secondo l'organizzazione, è fondamentale estendere l'accesso a un'istruzione gratuita e obbligatoria: ogni anno supplementare di scuola, fino a 14 anni, dà la possibilità di un reddito annuale futuro più elevato dell'11%.

lunedì 9 giugno 2008

Alluminio

d642db396af87f3365d04cabd46eca68.jpgL'alluminio ha degli indubbi vantaggi (rapporto leggerezza-resistenza, conducibilità termica ed elettrica, ecc.) che sono però scandalosamente sprecati se destinati a prodotti usa e getta. La produzione dell'alluminio richiede infatti un tale dispendio di energia che quest’elemento viene definito anche elettricità allo stato solido.

Inoltre quella dell'alluminio è una produzione altamente inquinante. Per produrre l'alluminio necessario a costruire una lattina da 33 cl del peso di 16 grammi vengono inquinati:

38 metri cubi di aria (quanto una stanza);

18 litri di acqua (53 volte la sua capienza);

30 centimetri cubi di suolo.

Inoltre la produzione di una lattina:

  • Genera circa 800 grammi (50 volte il proprio peso) di rifiuti, in parte anche tossico-nocivi, spesso in paesi del terzo mondo dove viene in buona parte prodotto.
  • Produce 24 grammi di anidride carbonica (1,5 volte il proprio peso);
  • Richiede in termini energetici un consumo di petrolio equivalente a 5 volte il proprio peso: circa un terzo di lattina è piena di petrolio;
  • La sua realizzazione comporta la produzione di circa il 40% del suo peso in scarti di alluminio che dovranno essere riciclati.

È pur vero che il riciclaggio dell'alluminio consuma pochissima energia, "solo" il 5% rispetto alla produzione dell'alluminio primario; tuttavia l'energia primaria necessaria al riciclaggio di una lattina da 33 cl è superiore a quella necessaria al lavaggio/sterilizzazione di una bottiglia a rendere da 0,7 litri.

Inoltre da dati del Ministero dell'Ambiente tedesco risulta che il riciclaggio di una tonnellata di alluminio emette una quantità di diossina 80 volte superiore all'incenerimento di una tonnellata di rifiuti, considerando i limiti attualmente in vigore in Germania per gli inceneritori di nuova generazione.

Tutto questo per un imballaggio "inevitabilmente" usa e getta, visto che non è in alcun modo utilizzabile tale e quale e che nell'80% dei casi finisce ai bordi delle strade, in discarica, o all'incenerimento. Ma anche nella migliore delle ipotesi si tratterà di un dericiclaggio: se ne potrà ricavare cioè solo del materiale più scadente inspiegabile al massimo per realizzare cassettiere, testate per motori, ecc.

Non esiste peraltro la possibilità di recuperare l'alluminio sotto forma di lattina (ma nemmeno in fogli per cucina o accoppiato nei cartoni di tipo Tetra Pack o in altri imballi) dopo l'incenerimento dei rifiuti. L'alluminio non è infatti un metallo magnetico e non può quindi essere separato dalle altre ceneri; inoltre dopo l'incenerimento, se non già combusto, risulterebbe troppo contaminato per essere riciclato. Una sola bottiglia venduta come "vuoto a rendere" da 1 litro, utilizzabile in media 40 volte, fornisce la stessa prestazione di 120 lattine da 33 centilitri!

"Chi compra lattine compra rifiuti" è uno degli slogan in voga in Germania in merito a problema delle lattine; a Monaco di Baviera alcuni comitati hanno chiesto lo smantellamento delle raccolte differenziate dell'alluminio per non creare un alibi all’incremento della produzione di questo materiale così inquinante.

In Danimarca è proibito utilizzare contenitori in alluminio per le bevande.

Infine i vassoi usa e getta di alluminio, raccolti separatamente in mense ed ospizi in Germania, vengono portati a riciclare proprio in Italia.

Appare a questo punto poco opportuno organizzare, sponsorizzata dai produttori di alluminio e dalla Coca Cola, competizioni, ad esempio fra scuole, a chi raccoglie, di fatto però comprandole nei negozi, il maggior quantitativo di lattine.

L'unica competizione ecologica che si possa definire tale in tema di rifiuti è semmai quella tesa alla loro non produzione, visto che in natura non ne esistono!

In Italia se ne gettano ogni anno circa un miliardo e mezzo e se fossero messe una sull’altra coprirebbero la metà della distanza tra la terra e la Luna. Con 10 milioni di lattine un gruppo di volontari dell’AIDO ho costruito a Roma una copia della basilica di San Pietro in scala 1:5. Il "monumento" è rimasto esposto dal dicembre 1997 al marzo 1998 nell’area verde di via Accademia Aldina, lungo la via Cristoforo Colombo.


Si potrebbe allora iniziare proprio dall'esempio del WWF Internazionale che emulando il WWF Svizzera ha recentemente smesso la raccolta dell'alluminio e ha proposto invece di non comperare prodotti confezionati in alluminio!