venerdì 20 marzo 2009

A studiare s'impara

MWSnap109.jpgE' stato calcolato che in nessun periodo della vita si usa più del 20% del potere totale del cervello.
Il rendimento scolastico non è sempre indice di intelligenza. E' la vita che dà le grandi promozioni e e le grandi bocciature. Ma chi si scoraggia facilmente non fa molta strada.
D'altra parte non bisogna aspettarsi successi fulminei. Quando ci si pone un obiettivo ambizioso, occorrono sforzi prolungati, pazienza e perseveranza per realizzarlo.

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mercoledì 18 marzo 2009

L'Ue mette al bando lampadine a incandescenza

risparmio_energetico_bulbo.gifAddio alla lampadina elettrica con il filo di tungsteno, inventata da Edison e immessa sul mercato 130 anni fa. La scomparsa di questa "tecnologia del secolo scorso" sarà graduale ma ineluttabile: la Commissione europea ha adottato definitivamente, oggi a Bruxelles, due regolamenti che prevedono la messa al bando progressiva nell'Ue delle tradizionali lampadine a incandescenza, rispettivamente per gli usi domestici e per l'illuminazione di strade, uffici industrie, e la loro graduale sostituzione con le nuove lampadine ad alta efficienza energetica, a partire dal settembre di quest'anno e fino al settembre 2012.

L'approvazione della Commissione formalizza in via definitiva una decisione, presa l'8 dicembre scorso dai rappresentanti dei governi dei Ventisette in un comitato Ue di regolamentazione, e poi avallata il mese scorso dal Parlamento europeo. Le lampadine a incandescenza non saranno più messe in commercio per fasi, ogni anno a settembre, cominciando quest'anno da quelle trasparenti da 100 Watt (e quelle smerigliate di qualsiasi potenza), per poi passare via via a quelle di consumo inferiore, fino alla totale messa al bando nel settembre 2012.

In ogni edificio pubblico, ufficio, strada, fabbrica o casa privata, le lampandine a incandescenza dovranno essere sostituite dalle lampade compatte fluorescenti (fino all'80% di risparmio), o delle alogene di nuova generazione (dal 25 al 50 per cento di minor consumo).

Entro settembre, l'industria del settore (che ha appoggiato la decisione e sta già adattando le linee di produzione e le strategie commerciali alla nuova era dell'illuminazione efficiente) non fornirà più ai punti vendita le lampade a incandescenza da 100 Watt e quelle smerigliate, di qualunque potenza (i consumatori potranno ancora acquistare i prodotti presenti sul mercato fino al loro esaurimento).

Il provvedimento Ue, in realtà, non specifica la tecnologia da sostituire, ma impone il rispetto delle classi di efficienza energetica A, B e C; e le lampadine a incandescenza sono tutte classificate nella parte inferiore della scala, come D, E o F.

La seconda fase scatterà nel 2010, sempre a settembre, quando cesseranno le forniture ai negozi di lampade inefficienti da 75W. Poi, a settembre del 2011, toccherà alle lampadine da 60W, e infine, un anno dopo, a tutte le altre (da 40, 25 e 15 Watt). Dal settembre 2012, insomma, saranno immesse sul mercato solo lampade di efficienza energetica A, B o C, indipendentemente dalla loro potenza.

Quest'addio definitivo alle lampade a incandescenza consentirà, tuttavia, alcune, limitatissime eccezioni: le lampadine da frigo, da freezer o da forno, quelle usate in neonatologia e quelle per le incubatrici negli allevamenti. La decisione comunitaria prevede poi un'ulteriore tappa nel 2016, quando l'immissione sul mercato cesserà anche per le lampadine di classe C.

La Commissione europea prevede che la sostituzione delle lampade inefficienti con quelle di classe A, B e C comporterà un risparmio per famiglia mediamente pari a 25-50 euro all'anno. Nonostante il prezzo più alto dei nuovi prodotti più efficienti (per una lampadina si passa, in media, da 0,50 a 5 euro), i consumatori da una parte risparmieranno sulla bolletta elettrica (circa l'80% in meno per ogni lampadina), dall'altra potranno contare su una durata di vita delle nuove lampade molto più lunga, rispetto a quelle a incandescenza (6-10 anni invece di 1-2 anni). Durante tutto il ciclo di vita di una lampadina ad alta efficienza, il risparmio è calcolato a circa 60 euro.

Questa decisione, da sola, comporterà per l'Ue ogni anno un abbattimento di 32 milioni di tonnellate delle emissioni di CO2, un risparmio di 11 miliardi di euro sullabolletta energetica. Entro il 2020, la riduzione del consumo di elettricità sarà di 80 miliardi di KWh, pari al fabbisogno totale del Belgio, o di 23 milioni di famiglie europee, e alla produzione annuale di 20 centrali elettriche da 500 MW.

La messa al bando delle lampadine a incandescenza è considerata in un recente rapporto McKinsey come la misura con il migliore rapporto costi/benefici fra tutte quelle che verranno prese nella politica climatica dell'Ue. La sua attuazione contribuirà significativamente al raggiungimento dell'obiettivo dell'aumento del 20% dell'efficienza energetica dell'Ue, entro il 2020, previsto nel 'Pacchetto clima'.

lunedì 16 marzo 2009

Il Web compie 20 anni

tim.jpgEra il 13 marzo del 1989 quando Timothy John (Tim) Berners-Lee, ingegnere inglese di belle speranze in forza al Cern di Ginevra, presentò per la prima volta ai suoi responsabili presso il laboratorio di fisica delle particelle un documento destinato a dar vita a una nuova era nell'industria e nella società tutta. In quel documento, che recava per titolo un generico "Information Management: A Proposal", erano infatti contenuti le basi della struttura del World Wide Web, termine coniato dallo stesso Berners-Lee per identificare un sistema di distribuzione/visualizzazione ipertestuale di dati scientifici (testi sostanzialmente) su computer collegati in rete (in modalità client/server) su scala planetaria.

La ragnatela telematica nacque quindi così e le cronache narrano che la persona a cui venne presentato lo studio, Mike Sendall, lo battezzò come "vago, ma interessante". Il progetto decollò – al fianco di Berners Lee entrò in gioco il ricercatore belga Robert Cailliau – e nella primavera del 1991 furono fatti i primi test che sfociarono, nel dicembre successivo, al primo sito Web al mondo (http://info.cern.ch) e al primo collegamento con un server posto al di fuori del Cern e situato negli Stati Uniti. Nessuno probabilmente lo sapeva ma si stavano gettando le basi del World Wide Web come lo intendiamo e utilizziamo oggi e nel febbraio del 1993, con Mosaic, vide la luce anche il primo browser per navigare in Internet, la rete nata un quarto di secolo prima (nel 1969, come Arpanet) come dorsale di comunicazione a scopo militare.

Cosa è successo negli ultimi 15 anni è sotto gli occhi di tutti. Il numero di siti attivi quando il Web è diventato "pubblico" - grazie alla rinuncia dei diritti d'autore da parte del Cern - erano 130 e sono diventati oltre 215 milioni (cui vanno sommati circa 180 milioni di blog per un totale di oltre 400 milioni di indirizzi http registrati). Gli utenti della Rete erano poche migliaia e oggi l'Itu, l'agenzia dell'Onu per le telecomunicazioni globali, afferma che poco meno di un quarto della popolazione mondiale (circa 1,7 miliardi di persone) è on line.

In 20 anni la storia dell'umanità è cambiata anche grazie a questo distinto ingegnere inglese e oggi a Ginevra, presso la sede del Cern, si festeggia solennemente, alla presenza di Berners-Lee in persona, quel lontano giorno di marzo. Dal papà del cyberspazio è arrivato però ieri, nel corso di un'audizione alla camera dei Lord, un monito altrettanto importante. La Rete, questo in sostanza l'esplicita requisitoria di Lee, deve essere mantenuta integra e la privacy dei cittadini salvaguardata dai sistemi in grado di monitorare a fini commerciali e non (il Web come strumento di controllo) l'attività digitali degli utenti. Le violazioni a cui fa riferimento l'inventore del Www sono precise e chiamano in causa anche gli strumenti di "behavioral advertising", quelli che Google & Co. utilizzano per stilare i profili dei navigatori della Rete e confezionare l'invio di pubblicità mirata in base ai gusti delle persone. Berners-Lee chiede in tal senso urgenti e ragionati interventi legislativi, in grado di regolamentare e limitare l'accesso di soggetti terzi e delle autorità governative nella vita digitale dei cittadini. A tutela della privacy di questi ultimi. Le telecamere nella vita privata delle persone sono roba da Grande Fratello televisivo, e per l'inventore del Web la Rete non si presta a essere uno strumento per dare vita a "reality show" non autorizzati.

(il sole 24 ore)

sabato 14 marzo 2009

Giovanni Schiaparelli

200px-GiovanniSchiaparelli.jpg

"Ecco quello che le posso dire sul metodo del lavoro intellettuale. Memoria poca, genio nessuno, molta pazienza e infinita curiosità di sapere tutto. Questo è pressapoco il mio ritratto intellettuale".

Giovanni Virginio Schiaparelli nato a Savigliano ( Cuneo ) il 14 marzo 1835 e morto a Milano il 4 luglio 1910 è considerato uno dei più importanti astronomi italiani dell’800. Già a ventidue anni il governo piemontese gli pagò un soggiorno all’osservatorio di Pulkov ( vicino a Sanpietroburgo ) in quello che era l’osservatorio dello zar di Russia. Al suo ritorno in Italia, dopo tre anni, egli aveva acquisito una conoscenza astronomica molto elevata, tanto che fu nominato astronomo dell’osservatorio milanese di Brera. Nonostante gli scarsi mezzi dell’osservatorio a quei tempi, Schiaparelli scoprì un asteroide che fu poi chiamato Hesperia. Il suo interesse si volse però quasi subito alle comete, per le quali ipotizzò che non si trattasse di corpi solidi come gli asteroidi, ma fossero invece formate da materia friabile. Schiaparelli pensò che questa materia si sfaldava e i frammenti che ne derivavano potevano incontrare l’orbita della Terra dando luogo a quel fenomeno che conosciamo come Stelle Cadenti. La sua ipotesi si rivelò esatta ed egli fu dunque il primo a comprendere la natura degli sciami meteoritici, il più famoso dei quali manifesta i suoi effetti il 10 agosto, notte di S.Lorenzo, con una vera e propria pioggia di meteoriti.
Giovanni Schiaparelli

La sua scoperta gli procurò fama col vantaggio che Schiaparelli poté dotare l’osservatorio di Brera di un telescopio da 22 cm di fabbricazione tedesca, che per l’epoca aveva prestazioni eccezionali. Con questo strumento iniziò ad osservare i pianeti del Sistema solare, in particolare Marte. L’osservazione di questo pianeta fu molto intensa e quindi dettagliata: l’astronomo disegnò molte mappe della superficie, e a seconda della conformazione del terreno, designò con nomi originali zone da lui chiamate mari e continenti. A certe formazioni perfettamente dritte, diede il nome di Canali. Si dice che fu Schiaparelli a sostenere che questi canali erano probabilmente opera di civiltà intelligenti. Ma è solo una leggenda, in quanto l’equivoco fu provocato da Percival Lowell ( astronomo americano ) che sbagliò la traduzione di alcuni articoli scritti appunto da Schiaparelli. Le sue osservazioni di Marte continuarono a lungo, almeno fino al 1890, quando, avendo ottenuto per l’osservatorio un nuovo telescopio da 50 cm ( tra i più potenti del mondo, in quel momento ), si mise a studiare le Stelle Doppie e anche gli altri pianeti del Sistema solare per cercare di stabilire il periodo di rotazione di ciascuno di essi, raccogliendo dati di tale precisione che questi sono stati validi fino a pochi anni fa. Si spense a Milano nel 1910.

Per saperne di più

giovedì 12 marzo 2009

Con la superbatteria auto elettriche ricaricate in 5 minuti

thumbnail_26285.jpgRoma, 12 mar (Velino) - Ridurre i tempi di ricarica da otto ore a cinque minuti. Quello che per le batterie delle auto elettriche poteva sembrare un traguardo lontanissimo e forse irraggiungibile, pare che stia invece diventando realtà. Ricercatori del famoso MIT di Boston (Massachusetts Institute of Technology) hanno messo a punto una serie di batterie al litio che potrebbero rappresentare l'inizio di una vera e propria rivoluzione per l'elettronica di consumo e delle auto elettriche. Cellulari e portatili saranno ricaricati in pochissimi minuti, se non addirittura secondi. Ma la notizia più entusiasmante è che saranno pronte per la commercializzazione in tempi molto brevi, al massimo un paio di anni. Il tutto è reso possibile da un rivestimento di fosfato di litio. In questo modo si riduce il tempo di ricarica, mentre aumenta la densità di potenza con la stessa capacità di memoria. In pratica, la batteria potrà all'occorrenza fornire rapidamente più energia.

Il settimanale “Nature” ha preso in considerazioni questi studi che sono partiti dalle batterie attualmente in uso, quelle al litio-ferro-fosfato (LiFePO4). Queste possono sì raccogliere grandi quantità di energia, il tempo di ricarica è però relativamente elevato. Ciò è dato dal fatto che gli ioni, insieme alla loro carica elettrica, attraversano il materiale a velocità relativamente bassa. I ricercatori del MIT hanno creato una specie di corsia preferenziale grazie al rivestimento di fosfato di litio, che consente un rapido passaggio degli ioni litio, i responsabili del trasporto di carica delle batterie al litio. Con iIl risultato che i tempi di ricarica diventano strabilianti: dieci secondi per un cellulare, cinque minuti per un’auto elettrica. Altro elemento di forza di queste batterie turbo è il ridotto consumo del materiale che consentirà di rimpicciolire le batterie stesse. Facile intuire quali e quante applicazioni potranno avere in tutti i campi. Sulle auto ibride, per esempio, potranno costituire fin da subito una alternativa concreta e irrinunciabile. L’ora della elettrica, dopo oltre un secolo di letargo, sta forse per scoccare di nuovo.

mercoledì 11 marzo 2009

Avanti con il nucleare

On. le Cladio Scaiola.jpgGià nel giorno del giuramento al Quirinale, Claudio Scajola, neo-ministro dello Sviluppo Economico, aveva detto: «Ho un sogno: garantire al mio Paese energia certa, ad un costo ragionevole e in condizioni di assoluta sicurezza e di rispetto dell'ambiente».

Il significato un po' più preciso di questa frase lo si è capito più tardi: «Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione».

Oggi sappiamo di più: si tratta di 4-5 centrali da 1600 MW, che però non saranno a regime prima di 10 anni e che saranno di «Terza generazione avanzata». I critici hanno male accettato il riferimento alla Terza generazione perché, dicono, «non è sicura e produce troppe scorie».

Premesso che nessuna impresa energetica e nessuna tecnologia può essere «assolutamente sicura», bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e di affermarlo: sempre succederanno incidenti mortali. Il problema è quello di ridurli al massimo, compatibilmente con i costi necessari per  dare determinate garanzie. Fin d’ora e in 50 anni di applicazione e generazione energetica nucleare, pari a 10 mila anni di attività delle 442 centrali operative in 31 Paesi, il nucleare civile si è dimostrato l’energia che ha avuto i minori incidenti e che ha, rispetto ad altre attività, il minor rischio operativo.

Molti non sanno che il rischio di morire in un viaggio in auto è superiore del 150-200% a quello di essere colpiti mortalmente da radiazioni nucleari e malgrado ciò un referendum che per questa ragione proponesse l’abolizione delle auto e la chiusura delle autostrade non avrebbe probabilità di successo (almeno in Italia)!

Anche la tragedia di Chernobyl avvenuta in Ucraina nell’86, e dovuta a manovre errate degli operatori e che ha provocato 31 vittime nell’immediato e 19 morti nei 20 anni successivi (l’unico vero incidente tragico nel campo del nucleare), impallidisce rispetto a quanto avvenuto nel campo dell’energia idroelettrica (quasi 2 mila morti alla diga del Vajont), alle 15 mila vittime che, si stima, ogni anno avvengano nel settore del carbone, ai 550 morti dell’esplosione dei serbatoi di gas liquido a Ixhuapetec nel 1984 in Messico o agli oltre 5 mila morti degli ultimi tre anni in Nigeria per gli incidenti agli oleodotti creati dalle popolazioni locali nel tentativo di alimentarsi  direttamente dai tubi.

E veniamo al dilemma: Terza o Quarta generazione? Oppure Terza generazione «avanzata»?

Per capire il salto generazionale è opportuno partire dagli inizi dell’era nucleare. La Prima generazione (Anni 50 e 60 del secolo scorso) deriva dalle applicazioni militari degli Anni 40. La prima centrale nucleare civile è la «Borax III», entrata in funzione nell’Idaho, negli Usa, nel 1954, ma la vera attività commerciale nucleare è legata all’inaugurazione della centrale di Shippingport in Pennsylvania il 26 maggio 1958. Queste centrali operavano prevelentemente con uranio non arricchito e avevano come «moderatore» la grafite e come «termovettore» il biossido di carbonio o l’elio. Sono state abbandonate per la loro insufficiente sicurezza a causa di fenomeni di corrosione.

Le centrali di Seconda generazione, ad uranio arricchito molto più sicure delle precedenti, grazie al controllo

computerizzato, utilizzano come «moderatore» e come «termoconvettore» l’acqua naturale (detta anche acqua leggera) in pressione o bollente.

Le centrali di Terza generazione non cambiano il processo di produzione di elettricità: ciò che cambia è la sicurezza rispetto ad eventuali incidenti.

Ma il vero salto tecnologico si avrà con le centrali di Quarta generazione.

Per queste si potranno usare combustibili diversi dall’uranio (per esempio: il torio, il deuterio, il litio). Non avranno più bisogno di «moderatori », i neutroni viaggeranno a 20 mila Km al secondo e il reattore sarà raffreddato a sodio o a piombo. La loro efficienza sarà molto superiore di quella della Terza generazione e, fatto più importante, permetteranno il riciclo automatico delle scorie e il loro utilizzo ulteriore, limitando fortemente i rischi di emissioni radioattive dei detriti.

Queste sono ancora allo stadio concettuale e sono oggetto di un’iniziativa avviata nel 2000, quando 10 Paesi si sono uniti per formare il «Generation IV International Forum», allo scopo di sviluppare i sistemi nucleari di futura generazione, tra 20-30 anni, subentrando gradualmente alle attuali generazioni di reattori a neutroni termici, in gran parte refrigerati ad acqua.

L’ultima di queste generazioni di reattori a neutroni termici è la Terza, è quanto di meglio possa oggi offrire l’industria e che è da poco sul mercato, la cui applicazione troviamo presso la centrale di Flamanville in Normandia e presso quella di Olkiluoto in Finlandia.

Quest’ultima avrà una potenza di 1600 Megawatt, costi di generazione dell’elettricità inferiori di almeno il 10% rispetto agli altri impianti, riduzione del consumo della materia prima e delle scorie, standard di sicurezza più elevati rispetto agli altri impianti con interramento delle scorie a 500 metri sotto terra in rocce magmatiche e asismiche, ammortamento dell’impianto in 60 anni, prezzo di vendita di 35 euro per Megawatt contro una media europea di 75. Il sindaco di Eurajoki, cittadina vicina alla nuova centrale e i suoi amministrati sono felici, perché otterranno energia elettrica a basso costo e altri beni reali (strade, ospedali, scuole). Nessuno pensa al fenomeno «Nimby» («Not in my backyard», non nel mio cortile), tanto in voga in Italia, e tanto meno alla proposta «Banana» («Build absolutely nothing anywhere near anything», non costruire assolutamente nulla in qualunque luogo vicino a qualunque cosa).

Grazie a questo intelligente atteggiamento della popolazione locale, l’impianto di Olkiluoto comincerà a produrre già nel 2011 e sarà una centrale di Terza generazione avanzata.

(La Stampa, Tuttoscienze)

 

martedì 10 marzo 2009

Bill Gates

bill.jpgWilliam Gates III nasce a Seattle il 28 ottobre 1955. Apparteneva a una famiglia benestante (soltanto i nonni gli lasciarono un fondo di un milione di dollari, mentre il padre era un avvocato affermato). E' un bambino biondo e vispo: uno dei suoi passatempi preferiti è di nascondersi dentro uno scatolone di cartone per saltar fuori all’improvviso come un pupazzo a molla.

Anche lui, come molti bambini della sua età, ha una cameretta-pensatoio, che lascia perennemente in disordine. L’energia non gli fa certo difetto, e la impiega in un grande appetito di sapere, appassionato com’è di scienze e di viaggi nello spazio.

Ma non trascura lo sport, come lo sci nautico e il tennis. In tutto è molto perfezionista, ma soprattutto adora primeggiare: vuole essere il migliore. Al college, alla Lakeside Highschool, trova presto la tribù a cui fare riferimento per diventarne un leader: vuole entrare nei nerd, gli smanettoni informatici. L’occasione viene proprio a scuola, quando Bill e altri ragazzi sono inviati a conoscere i primi computer, a cui allora ci si poteva avvicinare per poche ore al giorno.

E' il 1970 e il giovane Gates, in compagnia dell’amico Paul Allen, aspetta la fine della scuola per andare a programmare. I ragazzi si considerano in "turno notturno non ufficiale" e lavorano a lungo, ben oltre il tramonto. La sua specialità è rintracciare le falle dei sistemi, e uno dei suoi primi lavori pagati è proprio un’attività di bonifica del software che controllava l’erogazione di una centrale elettrica, per 165 dollari la settimana. Quel lavoretto non gli impedisce di passare la maturità e iscriversi all’Università di Harvard, facoltà di giurisprudenza. Ai tempi del liceo aveva lavorato anche come fattorino alla camera dei rappresentanti, rivelando un innato senso degli affari.  E tu? Hai mai fatto piccoli lavori, solo per avere qualche soldo in più oppure per coltivare una tua passione?

Quando il candidato alla presidenza George McGovern licenzia il suo vice Thomas Eagleton, Bill Gates compra a poco prezzo un gran numero di spillette elettorali che raffiguravano la coppia Mc Govern – Eagleton ormai non più in corsa per la casa bianca. Poi le rivende come articolo da collezione, con un discreto guadagno. Ben presto la sua passione per il software ha la meglio sullo studio e di lì a poco fonda, insieme a Paul Allen, una società chiamata Micro-soft. Non aveva ancora vent’anni: Bill lascia definitivamente l’Università nel 1976.

Uno dei primi software di questa nuova azienda è il linguaggio Basic per il microcomputer Altair 8800. La società continua a sfornare programmi sempre più diffusi, trasformando il titolare nell’uomo più ricco del mondo. Il primo “regalino” che si fa è una Porsche 911 verde smeraldo. Una delle specialità di Gates nei primi anni pionieristici sono i contratti per la concessione delle royalty derivanti dal software, che redige con l’aiuto del padre avvocato e che gli assicurarono la possibilità di monetizzare l’impegno profuso nello sviluppo del codice informatico.

domenica 8 marzo 2009

Solare Fotovoltaico e solare termico

energia_solare.JPGPer energia solare si intende l'energia, termica o elettrica, prodotta sfruttando direttamente l'energia irraggiata dal Sole (fonte rinnovabile) verso la Terra.

In qualsiasi momento il Sole trasmette sull'orbita terrestre 1367 watt per . Tenendo conto del fatto che la Terra è una sfera che oltretutto ruota, l'irraggiamento solare medio è, alle latitudini europee di circa 200 watt/m². Moltiplicando questa potenza media per metro quadro per la superficie dell'emisfero terrestre istante per istante esposto al sole si ottiene una potenza maggiore di 50 milioni di GW (un GW - gigawatt - è circa la potenza media di una grande centrale elettrica).

La quantità di energia solare che arriva sul suolo terrestre è quindi enorme, circa diecimila volte superiore a tutta l'energia usata dall'umanità nel suo complesso, ma poco concentrata, nel senso che è necessario raccogliere energia da aree molto vaste per averne quantità significative, e piuttosto difficile da convertire in energia facilmente sfruttabile con efficienze accettabili. Per il suo sfruttamento occorrono prodotti in genere di costo elevato che rendono l'energia solare notevolmente costosa rispetto ad altri metodi di generazione dell'energia. Lo sviluppo di tecnologie che possano rendere economico l'uso dell'energia solare è un settore della ricerca molto attivo ma che, per adesso, non ha avuto risultati rivoluzionari.

Come promesso a scuola allego al post due file:

  1. l'opuscolo enea sul solare fotovoltaico
  2. un semplice schema di un circuito solare termico
  3. il link a wikipedia energia solare

l'energia fotovoltaica.pdf

schema solare termico.pdf

Bill Apple

Steve_Jobs_and_Bill_Gates_(522695099).jpgI figli dell’uomo più ricco del mondo possono avere qualunque cosa dalla vita, tranne le due più diffuse fra i loro coetanei: l’iPod e l’iPhone. Glieli ha vietati papà con una motivazione inoppugnabile: sono prodotti Apple. E’ stata la moglie di Bill Gates a rivelare l’umana debolezza del signor Microsoft. Uno che ha passato l’esistenza a seppellire l’azienda rivale sotto i numeri del suo fatturato, ma non ha mai smesso di invidiarne la creatività. Il rancore di Gates è così profondo che non diminuisce neppure adesso che dall’alto del suo successo potrebbe permettersi di essere magnanimo. Neppure adesso che il signor Apple, Steve Jobs, è alle prese con una malattia grave.

Forse i figli dell’uomo più ricco del mondo possono avere qualunque cosa dalla vita, tranne due, perché il loro padre ha avuto tutto dalla vita tranne la scintilla artistica che invidia a Jobs. Ma sarebbe sbagliato ridurre la questione a una baruffa fra due fuoriclasse diversamente attrezzati. In realtà l’episodio ci colpisce perché ciascuno di noi, nel suo piccolo, ha un Gates o un Jobs con cui si confronta ogni giorno per rovinarsi meglio la vita. Alzi la mano chi nel suo ufficio non ha individuato un personaggio, uno solo, che per qualche ragione, spesso incomprensibile agli altri, egli considera il suo antagonista, soffrendo per i suoi successi anche quando non oscurano minimamente i propri. Una sfida che si trasforma in ossessione, quasi sempre all’insaputa del rivale, il quale starà pensando a tutt’altro: al nemico che si è scelto lui. Siamo una razza masochista, ammettiamolo: da Bill in giù.

(La Stampa, Massimo Gramellini)