mercoledì 25 settembre 2019

Decreto clima, che cos'è?

In questi giorni si sente molto parlare del decreto Clima. Che cos'è?. Prima di tutto cerchiamo di capire che cos'è un decreto, mentre tutti sappiamo di cosa si parla se diciamo clima. In Italia le leggi le fa il Parlamento. Il decreto è una legge proposta invece dal Governo (formato da Ministri e Presidente del Consiglio dei Ministri) che entro 2 mesi deve essere approvata dal Parlamento.
Il cambiamento climatico, il surriscaldamento del pianeta causato dalle mille attività dell'uomo, in genere l'uso dei combustibili per produrre energia, sono da tempo sotto la lente di osservazione degli scienziati. Prima solo loro ma ora tutti siamo coscienti che occorre un deciso cambio di rotta.
Ecco cosa prevede il decreto clima in discussione al Governo proposto dal Ministro dell'Ambiente Sergio Costa.
Bonus per la rottamazione
Si tratta di uno sconto fiscale di 2000 euro per chi rottama auto euro 4 o più vecchie ancora, utilizzabile per l'acquisto di abbonamenti ai mezzi pubblici o di servizi di car sharing. 
Scuolabus green
Si tratta di incentivi alle famiglie per l'uso di scuolabus a ridotte emissioni nelle città più inquinate.
Taglio dei sussidi inquinanti
Il Governo fino ad oggi ha dato aiuti economici a molte attività anche molto inquinanti legate alla produzione e all'uso di carbone, prodotti petroliferi e gas naturale. Il decreto prevede che tra il 2020 e il 2040 questi aiuti scenderanno ogni anno del 10% e il ricavato andrà a finanziare nuovi aiuti non dannosi per il clima.
Piattaforma per la qualità dell'aria
Si tratta di far lavorare insieme i vari ministeri per tenere sotto controllo le attività più dannose per il clima, ridurre progressivamente il loro impatto e promuovere attività non dannose per l'ambiente.
Sviluppo dei parchi nazionali
Tutti i 24 parchi nazionali che esistono in Italia otterranno dei fondi per le attività produttive ecosostenibili che verranno sviluppate al loro interno.
Sconti per i prodotti plastic free
Infine il Governo vuole incentivare la vendita di prodotti sfusi o a zero imballaggio di plastica.

domenica 22 settembre 2019

Noi siamo inarrestabili

“Noi giovani siamo inarrestabili“. Con queste parole Greta Thunberg ha aperto il Youth Climate Summit (Il summit dei giovani per il clima, che precede di pochi giorni il summit dei capi di governo) all’Onu a New York alla presenza del segretario generale Antonio Guterres. “Ieri milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto ragazzi – continua Greta – hanno marciato e chiesto vere azioni sul clima. Voglio ringraziare le Nazioni Unite e il segretario generale per l’organizzazione di questo evento, per aver invitato così tanti giovani”.
Dopo Greta ha preso la parola il segretario generale Guterres: “Sono entusiasta per la leadership e il dinamismo del movimento dei giovani per l’azione sul clima nel mondo. E pensare che due anni fa, quando ho iniziato, ero molto scoraggiato. A un certo punto però ho capito che, grazie ai giovani, c’era un nuovo slancio”.
Al summit Guterres parla di cambiamento, e non solo di quello climatico: “Tutto questo in gran parte è dovuto al coraggio con cui voi ragazzi state portando avanti questo movimento, arrivando a far sì che milioni di persone nel mondo dicano chiaramente che vogliono questo cambiamento e che i leader siano responsabili”.
Prima di parlare all’Onu Greta aveva parlato, nei giorni scorsi, al Congresso americano, dove aveva incontrato anche i membri della task force sul clima istituita al Senato Usa, per presentarsi qualche ora dopo, alla testa di un gruppo di giovani attivisti come lei, davanti alle commissioni affari esteri e clima della Camera. “Non vogliamo i vostri elogi – aveva detto rivolgendosi ai politici – e non vogliamo essere invitati per sentirci dire quanto siamo bravi e fonte di ispirazione. Risparmiateci tutto questo senza poi fare niente”. E ancora: “Quello che sta succedendo al nostro pianeta non sono mie opinioni, questa è scienza. Voglio che vi uniate al seguito della scienza e poi voglio che cominciate ad agire. So che state provando ma semplicemente non è abbastanza, mi dispiace”.

mercoledì 11 settembre 2019

La Francia sceglie l’ecotassa sui biglietti aerei

Viaggiare in aereo è inquinante. Troppo. Il governo francese corre ai ripari con un'ecotassa sui biglietti aerei, che finanzierà i trasporti ferroviari a partire dal 2020 su tutti i voli in partenza dal territorio nazionale.
A partire dall’anno prossimo, dunque, tutti i passeggeri dovranno pagare un supplemento che varierà da un minimo di 1,50 euro, se il tragitto è all’interno dell’Unione europea, fino a un massimo di 3 euro per i viaggi intercontinentali. Il sovrapprezzo invece sale ancora per la business class.
Il governo di Parigi prevede di incassare all’incirca 180 milioni di euro ogni anno, che saranno reinvestiti in misure a tutela dell’ambiente, in primis il potenziamento dei trasporti ferroviari.
Se ormai è noto che prendere un aereo è una delle azioni più inquinanti in assoluto, è molto meno chiaro cosa si debba fare per contenere le emissioni e rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Fino a oggi, fatte salve alcune eccezioni come la Svezia, in linea generale il trasporto aereo è rimasto pressoché immune alla tassazione ecologica.
Mentre si discute sul modo giusto per arginare le emissioni, il numero di viaggiatori continua a crescere, spinto dal proliferare delle offerte low cost e dal miglioramento del benessere economico di larghe fasce della popolazione. Nel 2017 oltre 1 miliardo di persone hanno volato in Europa, una cifra in continuo aumento.
la metà dei passeggeri si è spostata all'interno della UE,  il 17% con voli nazionali, e il 36 per cento è uscito dai confini europei. Proprio l’aeroporto internazionale di Parigi Charles De Gaulle è al primo posto per i trasporti di merci e al secondo posto per il traffico di persone. A superarlo soltanto lo scalo londinese di Heathrow, che nel 2017 contava 78 milioni di passeggeri.

martedì 3 settembre 2019

Il Motorola Razr pieghevole

Gli smartphone pieghevoli di Huawei e Samsung, annunciati a inizio 2019, ancora non si vedono. Dovevano debuttare a luglio in tutto il mondo, ma i problemi con l’amministrazione USA del gigante cinese e i difetti di produzione riscontrati dai coreani sui primi modelli hanno ritardato di qualche mese il lancio rispettivamente del Mate X e del Galaxy Fold. 
Quando arriveranno effettivamente sul mercato (probabilmente a settembre) i pieghevoli avranno prezzi altissimi (intorno ai 2000 euro).
Nel frattempo però ci sono anche altre aziende che lavorano a dispositivi analoghi. Prima tra tutte Motorola. Non con uno smartphone che si fa tablet con schermo grande, bensì con un vero e proprio telefono a conchiglia che si dispiega per trasformarsi in uno smartphone di grandi dimensioni. 
Costerà anche meno dei concorrenti cinese e coreano. Il prezzo, sempre secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere fissato attorno ai 1500 euro. Per ridurre il prezzo, però, Motorola non doterà il dispositivo di caratteristiche da top di gamma, preferendo puntare più che altro sull’effetto “wow” del display che si apre e si chiude trasformando un piccolo telefonino in uno smartphone a tutti gli effetti.
Sarà interessante capire se la proposta innovativa convincerà i consumatori.