mercoledì 23 novembre 2022

Ricchezza ed emissioni di carbonio

Secondo recenti studi l’immissione senza misura in atmosfera di gas che causano l’aumento di temperatura a livello globale e della crisi climatica non può essere considerata una responsabilità condivisa ed equamente distribuita tra tutta l’umanità. I cambiamenti climatici terrestri sono infatti maggiormente imputabili a una ristretta cerchia di popolazione ricca che, in particolar modo negli ultimi decenni, ha procurato un consumo sfrenato ed eccessivo delle limitate risorse del pianeta.

Il rapporto Oxfam pubblicato nel 2020, indaga chi sono stati, tra il 1990 e il 2015, i soggetti maggiormente responsabili della crescita del riscaldamento globale, arrivando a rivelare una profonda correlazione tra ricchezza ed emissioni di carbonio. Nei 25 anni considerati, l’1% più ricco della popolazione mondiale, pari a 63 milioni di abitanti,  ha emesso in atmosfera il doppio di CO2 rispetto ai 3,1 miliardi di persone che fanno parte della metà più povera della popolazione. Un dato, questo, che restituisce la fotografia di un mondo lacerato dalle disparità, in cui i più poveri sono costretti a subire l’impatto dello stile di vita insostenibile di una cerchia ristretta di popolazione e a pagarne i costi direttamente sulla propria pelle.

Lo studio prende in esame le emissioni di CO2 relative all’arco di tempo che va dal 1990 al 2015, anni in cui la produzione di tale gas climalterante è aumentata di circa il 60% e procede nell’analisi dividendo la popolazione in tre categorie sulla base del reddito: il 10% della popolazione è considerata ricca, il 40% media e il restante 50% povera. La ricerca ha stimato che nel 2015 il 10% più ricco della popolazione mondiale era responsabile di quasi la metà delle emissioni totali mentre, nello stesso anno, la metà più povera del pianeta era responsabile solo del 7% delle emissioni: ciò sta a significare che circa 60 milioni di persone inquinavano sette volte di più rispetto 3 miliardi di individui. Il restante 44% relativo alla produzione di gas climalteranti era attribuibile al 40% della popolazione che si trovava a recepire un reddito medio. Una proporzione simile a quella rilevata. Un ricco produce emissioni medie pro capite pari a 216 tonnellate di CO2 all’anno mentre un povero emette 0,7 tonnellate, 300 volte di meno.

Da un punto di vista geografico, nel 1990, le più elevate emissioni erano da imputare a una piccola fetta di popolazione ricca che viveva principalmente in Nord America, in Europa e in Russia. Nel 2015 Nord America ed Europa avevano comunque mantenuto il loro primato di ricchi consumatori ma si è assistito all’entrata in scena di altri grandi attori tra i maggiori inquinatori globali, ovvero la Cina e, in misura minore, l’India, diventate in qualche modo la grande “fabbrica del mondo”.

Ora sappiamo con certezza su chi ricadono le maggiori responsabilità e dobbiamo agire di conseguenza.

lunedì 14 novembre 2022

Guglielmo Marconi

Se oggi telefoniamo con un cellulare, un cordless, ascoltiamo la radio, guardiamo la TV, navighiamo su internet usando il Wi-FI lo dobbiamo al genio di Guglielmo Marconi. Nato a Bologna nel 1874 da padre italiano proprietario terriero e madre irlandese è considerato in tutto il mondo il padre del Wireless, la trasmissione di segnali, prima semplici, con il codice Morse, poi via via più complessi passando per le trasmissioni radio, poi radiotelevisive, oggi dati internet.

Compì i primi studi a Bologna e a Firenze, e frequentò a Livorno l'istituto tecnico. Ancora giovanissimo ebbe l'idea di usare le onde elettromagnetiche per stabilire comunicazioni a distanza senza collegamenti con fili. Le onde erano già state studiate da Hertz, infatti erano chiamate onde hertziane. Interrotti gli studi si ritirò nella villa paterna di Pontecchio, nel comune di Sasso Marconi, presso Bologna e qui passò tutto l'inverno 1894-95 (ha 20 anni) in un paziente e tenace lavoro di esperimenti, guidato da una mirabile genialità d'intuito.

Scoprì abbastanza presto l’importanza di un’antenna la più alta possibile. La geniale invenzione dell’antenna gli permise, nella primavera del 1895, di ricevere segnali telegrafici intelligibili sino a 2400 metri di distanza, mentre altri, sperimentando con apparecchi molto simili, non erano riusciti ad andare oltre poche decine di metri; questa invenzione, da sola, giustifica il posto eminente che gli è unanimemente riconosciuto nel campo della radiotecnica.

All’inizio il suo lavoro non suscita particolare interesse in Italia, ma consapevole della grande importanza del lavoro e delle sue future applicazioni, si recò, per consiglio della madre, in Inghilterra, dove riuscì a interessare alla sua invenzione il direttore generale delle poste inglesi e a ottenere (2 giugno 1896) il brevetto del nuovo sistema di telegrafia senza fili. Insieme alle importanti scoperte la consapevolezza dell’importanza dei brevetti, la possibilità di emigrare in Inghilterra grazie alla madre anglosassone e un notevole fiuto per gli affari gli aprirono le porte del successo futuro. 

Dopo avere invano offerto il brevetto in esclusiva al governo italiano, riprese i suoi esperimenti in Inghilterra, riuscendo ad aumentare a 14 km la portata utile del suo sistema. Lo straordinario interesse suscitato in Inghilterra e poi nel mondo intero da questi risultati gli valsero un invito ufficiale perché ripetesse in Italia le sue esperienze instaurando con la Marina italiana quella collaborazione che doveva rivelarsi così proficua negli anni seguenti. 

Per molto tempo il centro naturale della sua attività fu tuttavia l'Inghilterra, dove aveva fondato nel 1898 la Marconi's Wireless Company. Marconi era un lavoratore instancabile e i progressi del nuovo sistema telegrafico furono rapidissimi: nel 1902 stabilì un collegamento tra Europa e America, dalla Cornovaglia (Inghilterra del Sud) alla penisola di Terranova, stabilendo il primo collegamento telegrafico transatlantico senza filo cui seguì l’attivazione del servizio radiotelegrafico regolare Europa-America.

Pur senza una laurea ottenne il premio Nobel per la fisica nel 1909 e nella seconda fase della sua vita, la vicinanza con il regime fascista offuscò non poco la sua immagine. Rimane tuttavia un gigante mondiale per le sue scoperte, e per lo sviluppo successivo delle sue intuizioni.


mercoledì 2 novembre 2022

Il parco solare bifacciale più grande d'Europa

Viene già definito il parco solare con pannelli bifacciali più grande d’Europa quello che sorge in Grecia, precisamente a Kozani, nella periferia della Macedonia occidentale, e che può produrre fino a 350 gigawattora di energia all’anno, sufficienti per alimentare 75.000 case.

E i numeri non finiscono qui. Il complesso, costato 130 milioni di euro, vanta 500.000 pannelli fotovoltaici. L'ha costruito un'azienda tedesca specializzata nelle rinnovabili, che ha poi venduto la sua opera al petroliere locale Hellenic Petroleum.

La Gracia punta ad aumentare al 35% la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. E la strada imboccata sembra buona, perché i dati dicono che la Grecia ha portato la sua quota già oltre il 20%, andando oltre le aspettative.

I pannelli bifacciali sono fatti da celle fotovoltaiche capaci di produrre energia da entrambi i lati, sfruttando non solo l’esposizione al sole, ma anche la luce riflessa dal terreno o da un altro materiale. L’aumento produttivo può arrivare a quasi il 30%.