sabato 30 agosto 2008

Uniamo le energie

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Il 23 e 24 maggio scorsi la Regione Piemonte ha indetto un importante convegno sull'energia. Lo scopo era quello di fare il punto sulla situazione energetica del Piemonte e prendere con serietà gli impegni proposti dall'Unione Europea. Vi propongo il manifesto (semplificato in alcuni passaggi).

L’energia è indispensabile alla vita degli uomini, è un diritto che deve essere garantito a tutti: a chi si affaccia oggi a nuove opportunità di sviluppo e a chi ne è ancora escluso. La sua produzione, consumo e distribuzione è però oggi fonte d’ingiustizie, conflitti, ragione di povertà e di disagio sociale.

Produrla, usarla e distribuirla con intelligenza, non sprecarla, è innanzitutto un fatto di equità e giustizia verso l’ambiente e verso l’umanità, quella più giovane e povera in particolare.

Finora così non è stato. In poco più di 150 anni abbiamo consumato un patrimonio naturale, il petrolio e i combustibili fossili, accumulato in un lento processo naturale durato centinaia di migliaia di anni. Lo abbiamo concentrato in poche mani, con gravi rischi per la pace sul pianeta.

Così non può più essere. Dobbiamo cambiare, far venir meno le ragioni di tanti conflitti, cominciare a renderci indipendenti dal petrolio. Tutti insieme, unendo le nostre forze. Per condividere un benessere sobrio ma distribuito in modo più equo; per costruire un sistema in cui il consumo delle risorse naturali, della terra e dell’energia sia commisurato alla capacità del pianeta di rigenerare risorse che non sono infinite.

Questo scenario futuro che contiene rischi e preoccupazioni porta in sé grandi opportunità. La conoscenza, la tecnologia, la ricerca ci forniscono un grande aiuto, ci aprono straordinarie occasioni di creare nuovo valore e ricchezza, nuove imprese e lavoro, rispettando delicati equilibri ambientali che una volta alterati è impossibile ricostruire.

Oggi è possibile pensare di passare da un mondo in cui pochi producono e dettano regole e prezzi, a un modello di rete diffusa, di democrazia dell’energia, in cui ciascuno di noi preleva e produce al tempo stesso.

Ma la scienza da sola non è sufficiente. Per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio occorre un impegno collettivo straordinario, quotidiano, fatto di comportamenti, regole, strumenti coerenti con questa sfida epocale.

Il Piemonte ha deciso di raccogliere questa sfida, investendo sulle energie rinnovabili, sul risparmio e le tecnologie sostenibili per assicurare un futuro ai nostri figli, per non consumare risorse inutilmente, ma anzi per cogliere le possibilità che questa sfida apre, con un impegno corale di tutti, dell’intera collettività.

Un impegno, articolato in dieci punti, che ciascuno di noi prende da qui al 2020:

  1. a condividere concretamente gli obiettivi fissati dall’Unione europea: + 20% di produzione da fonti rinnovabili, - 20% di emissione di gas serra, + 20% di risparmio energetico, +10% di  biocarburanti ricavati non da fonti alimentari, ma da cellulosa e residui legnosi, mantenere i boschi produce energia e fa bene ai boschi;
  2. a prendere le nostre decisioni considerando attentamente gli effetti che produrranno sul clima e il consumo di energia;
  3. a scrivere regole semplici e trasparenti per promuovere le fonti energetiche rinnovabili e il risparmio energetico, per rimuovere le barriere burocratiche che spesso causano ritardi e difficoltà nell’adozione di soluzioni energeticamente efficienti;
  4. a progettare le nostre case e i luoghi di lavoro con criteri nuovi, per autoprodurre calore ed energia, per il risparmio dell’energia, dell’acqua, dei materiali in un equilibrio capace di garantire ai cittadini comfort, qualità e rispetto ambientale;
  5. a promuovere processi di lavorazione a basso contenuto di energia, sostenendo la ricerca e favorendo il risparmio e l’autoproduzione energetica nei luoghi di produzione;
  6. a promuovere l’uso dei mezzi pubblici di trasporto, e di veicoli non inquinanti, ad alta efficienza energetica e che sfruttano fonti rinnovabili, migliorando le reti infrastrutturali, sviluppando l’uso dei tram, dei treni, delle metropolitane;
  7. a sostenere la produzione agricola piemontese attenta ai valori e alle risorse ambientali; a favorire i prodotti locali e di stagione riducendo costi e impatto ambientali del trasporto dei prodotti agricoli da un punto all’altro del mondo;
  8. a far si che i produttori di energia da fonti tradizionali s'impegnino a convertire una quota pari al 20% della loro produzione globale;
  9. a sostenere la scuola, l’università, il mondo educativo in generale perché è lì che si costruisce una diversa consapevolezza collettiva, fin dai primi anni della scuola elementare, per crescere i nostri giovani in una cultura energeticamente più sobria razionale e giusta; a sviluppare una formazione tecnica dei lavoratori e delle imprese improntata allo sfruttamento delle energie rinnovabili e del risparmio energetico;
  10. ridurre il divario energetico che punisce i più poveri e svantaggiati e dare possibilità a tutti di prelevare e immettere energia attraverso una rete aperta e diffusa in cui tutti possiamo essere consumatori e produttori al tempo stesso.

Uniamo le energie perché ciò accada. FACCIAMOLO TUTTI, facciamolo adesso.

 

mercoledì 27 agosto 2008

Storia della Pixar

642536753.jpgPer continuare la rassegna iniziata con Nokia, Apple, mi sembra interessante parlarvi della Pixar, (stai tranquillo Giacomo racconteremo anche la storia di Windows e del suo fondatore Bill Gates).

Chi di voi non ha visto un film Pixar?

Ricorderete (chi non l’ha ancora fatto legga prima la storia di Apple) dopo il divorzio da Apple negli anni ‘80, Steve Jobs fondò una azienda da mettere in concorrenza con la stessa Apple e soprattutto IBM, la NeXT. L’avventura NeXT, partita con investimenti faraonici e prospettive importanti, si rivelò un totale fallimento commerciale, arrivando a vendere solo poche decine di migliaia di calcolatori l’anno.
Buona parte della “colpa” del fallimento fu proprio di Steve Jobs: già, lo stesso che oggi sembra trasformare in oro tutto ciò su cui posa gli occhi (iPod, iPhone), e della sua sostanziale inesperienza nella gestione “globale” di una grande azienda, pur fatte salve le sue doti di “visionario”, dal momento che molti prodotti NeXT sono alla base degli attuali successi di Cupertino.

Quello che pochi sanno è che, parallelamente alla fondazione di NeXT, Steve Jobs aveva rilevato dal regista George Lucas il reparto di animazione computerizzata, trasformato in una società indipendente sotto il nome, appunto, di Pixar.
Nella visione di Steve, Pixar doveva affiancarsi all’amata NeXT nello sviluppo di tecnologie innovative nel campo del trattamento di immagini, soprattutto in ambito medico ed accademico.
Inutile dire che quel settore si rivelò molto poco produttivo, trasformando la Pixar in una enorme trappola mangia-soldi, molti dei quali erano risparmi personali di Jobs.

Un po’ per fortuna, un po’ per la caparbietà degli uomini di Pixar, John Lasseter in testa, l’azienda si è buttata nella produzione di cortometraggi animati, suscitando l’attenzione di Disney che decise di investire per far produrre a Pixar lungometraggi animati al computer.

Tutti i lungometraggi della Pixar sono stati realizzati in collaborazione con la Walt Disney Pictures. Entrambe le compagnie hanno siglato un affare da 10 anni e 5 film, nei quali le due compagnie si dividono i costi di produzione ed i profitti, con la Disney che riceve il 12,5% del reddito ed i diritti del film (compresi quelli per il merchandising, ossia tutti i gadget che accompagnano l’uscita di un film). L'accordo si è rivelato molto fruttuoso per entrambe le aziende, ed i lungometraggi della Pixar hanno ottenuto molto più successo di quelli d'animazione propri della Disney.

I primi cinque lungometraggi della Pixar hanno incassato più di 2,5 miliardi di dollari, rendendola, film dopo film, la casa di produzione più di successo di tutti i tempi. Nonostante questo, Disney e Pixar non si sono mai amati.

All'inizio del 2004, in realtà, ci fu un tentativo di rinnovo del patto. Per il nuovo affare, la Pixar, forte della posizione di superiorità garantitasi nel tempo, avrebbe voluto lasciare alla Disney solo la distribuzione dei film e tenersi tutto il resto. L'offerta non fu, come ci si aspettava, accettata dalla Disney, e quindi non ci fu accordo.

Nel 2005 la Disney iniziò a produrre propri film in CGI (computer grafica), il primo dei quali è stato Chicken Little - Amici per le penne, ma con risultati scarsi e poco successo.

Nel 2006 la Disney acquista la Pixar, con un'operazione da 7,4 miliardi di dollari (contro i 10 milioni pagati da Jobs nel 1986, cioè 740 volte tanto), diventando così il più grande studio d'animazione del mondo; Steve Jobs entra nel consiglio di amministrazione della Disney e ne è attualmente il più grande azionista individuale.

I più famosi film Diney-Pixar:

  • Toy Story
  • A Bug's Life
  • Toy Story 2
  • Monsters & Co.
  • Alla ricerca di Nemo
  • Gli Incredibili
  • Cars - Motori ruggenti
  • Ratatouille

sabato 23 agosto 2008

Pininfarina

605419307.jpg7 agosto 2008: la famiglia Pininfarina è colpita da un grave lutto. Andrea Pininfarina, presidente e amministratore delegato della storica carrozzeria torinese, muore sul colpo in un incidente stradale alle porte di Torino. E’ un marito, un papà di tre figli che muore a 51 anni. Ma che cos’è la Pininfarina?

E’ una delle più importanti aziende italiane nel settore delle carrozzerie per automobili. Nasce a Torino il 22 maggio 1930 sotto il nome di Società anonima Carrozzeria da Battista Farina, chiamato Pinin Farina.

L'azienda sorge come una piccola attività artigianale dedita alla costruzione di carrozzerie su ordinazione di facoltosi clienti privati. In particolare fino alla metà del '900 la società si fece conoscere per la costruzione artigianale e in piccola serie di carrozzerie particolari progettate su meccaniche dell'Alfa Romeo, della Lancia e della FIAT.

In seguito alla seconda guerra mondiale Pininfarina concepì il suo primo grande successo mondiale presentando nel 1947 la Cisitalia 202, prima autovettura ad essere esposta al MOMA (il Museo d’Arte Moderna) di New York.

In seguito a questo successo la sua fama accrebbe a dismisura abbattendo le barriere nazionali.

Negli anni '50 inizia la vera e propria trasformazione da struttura artigianale ad una vera realtà industriale. Inizia la collaborazione con la Peugeot ed alla fine degli anni 50 il grande salto con l'importante commessa per conto della Alfa Romeo di 27.000 Giulietta Spider.

Nel 1961 l'azienda passa sotto la direzione di Sergio, figlio del fondatore, designer anch'egli di fama mondiale.

Il decennio 1960-1970 risulta essere quello più proficuo per quanto riguarda la creazione di modelli molti dei quali definiti "leggendari" come: l'Alfa Romeo Spider "Duetto", la Dino 246 e le Fiat "124 Sport Spider" e "Dino Spider".

Nel 1967 la Pininfarina si trasferisce negli stabilimenti di Grugliasco e qui per volere di Sergio Pininfarina si inizia ad investire pesantemente in innovazione e ricerca tecnologica: prima con la creazione del Centro di Calcolo e Disegno e, in seguito, con la costruzione di una galleria del vento in scala naturale, la prima in Italia per le autovetture e una delle poche allora esistenti al mondo. I risultati di questi sforzi sono: la Ferrari Daytona, la 308 GTB, la 365 e la 400i, la Fiat 130 Coupé, la Lancia Beta Montecarlo e le Lancia Gamma Berlina e Coupé.

Intorno al 1980 dalla produzione di sole carrozzerie su telai di altri, l'azienda inizia a produrre intere vetture tra le prime prodotte ricordiamo: la Fiat Campagnola e l'Alfa Romeo 33 Giardinetta. Sempre in questi anni iniziò a stringere rapporti con costruttori internazionali del calibro di Honda e Jaguar.

Nel 1986 l'azienda intraprende l'importante salto: la quotazione in borsa.

In questi anni il gruppo realizza importanti lavori per la Ferrari: Ferrari Testarossa, Ferrari GTO e F40; l'Alfa Romeo: Alfa Romeo Spider, Alfa Romeo 164; La Fiat: Fiat Fiorino, Lancia Thema, Fiat Coupé; Peugeot: Peugeot 205 Cabriolet, le serie x05 e alcune x06. stringe inoltre importanti accordi industriali con Daewoo, Cadillac, Bentley e Mitsubishi.

Agli inizi del nuovo millennio l'impronta del design Pininfarina è riconoscibile nei seguenti modelli: la Hyundai Matrix, Ferrari 575M Maranello, Ferrari Enzo e il modello unico la Ferrari P4/5, Mitsubishi Pajero Pinin, Alfa Romeo GTV. A anche la Nuova Punto è Pininfarina.

Oggi l'azienda è costituita da quattro stabilimenti: il centro di verniciatura e lastroferratura di Grugliasco (TO), il centro di ricerca e sviluppo di Cambiano (TO), l'impianto di San Giorgio Canavese (TO) e Bairo (TO).

Attualmente il gruppo è impegnato nella produzione dei modelli: Alfa Romeo Brera, Alfa Romeo Spider, Ford Focus Coupé-Cabriolet, Mitsubishi Colt CZC, Volvo C70; ed ha realizzato il design di auto come: Ferrari 599 GTB Fiorano, Maserati Quattroporte automatica, Maserati GranTurismo, Ferrari 612 Scaglietti.

Nel maggio 2006 Andrea Pininfarina diviene anche presidente del gruppo.

Nel 2006 la Pininfarina disegna la Torcia e il tripode dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006.

Negli ultimi anni la società Pininfarina ha iniziato un'importante e ambiziosa collaborazione con il gruppo del finanziere francese Vincent Bollorè per la produzione di macchine elettriche. Le auto saranno prodotte a partire dal 2010 e saranno vendute in Europa, Stati Uniti e Giappone. L'obiettivo iniziale sarà di costruirne 2.000 unità l'anno per poi arrivare a pieno ritmo a 15.000 per il 2013-2014. La vettura dovrebbe costare intorno a 15.000 euro e garantire con una carica di 5 ore delle batterie un' autonomia di 250 km.

martedì 19 agosto 2008

8 agosto 1956, la tragedia di Marcinelle in Belgio

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Sono le 8 e dieci del mattino dell'8 agosto 1956. Una colonna di fumo nero si leva dalla miniera di carbone di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio. A 975 metri di profondità si scatena l'inferno. Dei minatori scesi nel pozzo per il primo turno 262 muoiono, di cui 136 italiani.
Gli uomini si erano appena calati e l'estrazione era cominciata quando sulla piattaforma del piano 975, per un malinteso, la gabbia si avvia prima del tempo mentre un vagone mal inserito oltrepassa uno degli scomparti filando via verso la superficie, guadagnando velocità e danneggiando due cavi elettrici ad alta tensione. Un lampo e poi l'inferno: le fiamme avvolgono travi e strutture in legno e solo sette operai riescono a risalire in superficie accompagnati dalle prime volute di fumo nero e annunciando la tragedia che si sta compiendo.
I soccorritori tentano l'impossibile e sfidano la temperatura infernale causata dall'incendio. Il giorno dopo gli uomini sono ancora prigionieri: l'incendio non ha toccato chi lavora ai livelli più bassi della miniera e per giorni si spera di poterli trovare ancora in vita. Ma all'alba del 23 agosto i soccorritori tornano in superficie e le parole pronunciate da uno di loro suonano come un macigno: "Tutti morti". Li hanno trovati a 1.035 metri di profondità, avvinghiati gli uni agli altri in un'ultima disperata ricerca di aiuto e di solidarietà.
Quel giorno tante povere donne chiamano invano nomi italiani. Le grida, i pianti, le maledizioni formano un coro tragico finché le donne non hanno più voce e lacrime per piangere. Solo la pietà e l'intuito dell'amore permetteranno, in alcuni casi, di riconoscere i corpi arsi dalle fiamme. Bandiera nera per l'Italia e per i 406 orfani che sempre malediranno Marcinelle. E' in lutto il Paese dei poveri, degli emigranti, "merce di scambio" tra i governi italiano e belga che nel '46 firmarono l'accordo "minatori-carbone": l'Italia forniva manodopera (47mila uomini nel '56) in cambio di carbone.
Partiti da casa con un fiasco di Chianti e tre pacchetti di sigarette, sono inchiodati sotto un cielo perennemente grigio di fumi bassi, un paesaggio da "Cittadella" di Cronin, pavé nero e sconnesso, un lavoro che abbrutisce e a stento sfama, il grisou in agguato, i mucchi di scorie come nere sentinelle, umide baracche come case con appiccicate le cartoline illustrate di paesi col campanile in mezzo e la campagna attorno, un bicchiere di vino cattivo e una voglia disperata del sole di casa. In Belgio si muore di grisou, di fuoco, di mancanza di sicurezza nei pozzi, ma si muore anche più lentamente, senza accorgersene, di carbone che entra nei polmoni, di birra, di fatica, di nebbia, di muffa, di nostalgia. Vite vendute per un sacco di carbone.

venerdì 15 agosto 2008

L'invenzione della carta

1562742638.jpgSe avete vsto l'inaugurazione delle olimpiadi, vi sarete accorti che nel riporcorrere le grandi tappe della storia della cina, gli organizzatori si sono anche fermati sull'invenzione della carta, tradizionalmente attribuita ai cinesi. 

Alla civiltà egizia, ancora oggi considerata tanto grande quanto misteriosa, si deve la tecnica di ricavare fogli adatti alla scrittura dal midollo di una canna palustre: il papiro. La parola "charta" in latino indicava appunto i fogli di papiro, mentre ancora oggi in molte lingue la carta si indica con parole che ricordano il papiro stesso, ad esempio il francese "papier".

Per ottenere i fogli si "pelava" lo stelo della canna per ricavare il midollo che veniva tagliato in sottili striscioline che, accostate l'una all'altra o sovrapposte, venivano spalmate con colla di farina, il tutto veniva poi pressato ed esposto al sole ad asciugare. Il foglio poteva essere più o meno largo 30 cm e lungo 50. Da fogli accostati e incollati si ricavavano rotoli lunghi anche qualche decina di metri.

Successivamente si trovò il modo di lavorare delle pelli di animale in modo così particolare da ottenerne fogli sottilissimi molto più resistenti di quelli di papiro, quindi preferibili per documenti importanti come quelli legali o religiosi.
Questo nuovo materiale prese il nome della città di Pergamo, infatti stiamo parlando della "pergamena" che si otteneva dalla lavorazione della pelle di pecore, agnelli, cani, gatti.
Una delle doti più apprezzabili della pergamena era che, non lasciandosi attraversare dagli inchiostri, era possibile scrivere su entrambe le facce. Ancora nel XVI secolo in Europa si usava la pergamena per i documenti ufficiali.

L'invenzione della carta avvenne intorno al II secolo d.C., ad opera di  un cinese. In Cina si usava scrivere su strisce di seta con un pennellino, operazione per niente facile o riposante. Il ministro ebbe l'idea di raccogliere filamenti di seta schiacciarli e farli seccare per ottenere dei "foglietti" rigidi su cui era più facile scrivere. Successivamente ottenne fogli più grandi sfilacciando seta, stracci e fibre vegetali, riducendo tutto in una poltiglia che veniva stesa ad asciugare su pezze di seta dopo essere stata compressa al punto da ottenere uno spessore sottilissimo.

Dall'uso di seta e stoffa si passò all'uso di legno fatto macerare e lavorato con colle per trattenere l'inchiostro. Per secoli il commercio della carta fu esclusivamente nelle mani dei cinesi che detenevano il segreto della sua fabbricazione, ma nell' VIII secolo gli arabi scoprirono e diffusero il segreto in tutti i paesi da loro dominati.

Poco a poco l'utilizzo della carta si diffuse in tutto l'occidente e i cartai italiani si distinsero per la particolare tecnica di lavorazione che rese la rese ancora più leggera, compatta e lavorabile. Agli italiani si deve anche l'invenzione della filigrana.

 Verso la fine del 1600 gli olandesi inventarono una macchina sfibratrice che trasformò la produzione della carta facendone un prodotto industriale, poco costoso e facilmente lavorabile.

mercoledì 13 agosto 2008

Cerimonia apertura olimpiadi

1319364889.jpgChi si è perso la cerimonia di apertura delle oolimpiadi può dare un'occhiata qua

http://it.youtube.com/watch?v=XO0bBywqw-M

 o qua

http://it.youtube.com/watch?v=JabHSCHISKA

lunedì 11 agosto 2008

Il Water Cube

1923027781.jpgIl Water Cube di Beijing è la splendida struttura che ospiterà la piscina olimpionica delle prossime Olimpiadi di Pechino 2008.

Progettata dagli architetti dello studio PTW e dal consorzio ARUP, la struttura esterna ha una morfologia che ricorda tante bolle d’acqua irregolari, leggere e luminose alla vista; ma la sua particolarità non si ferma alle caratteristiche estetiche. L’edificio, progettato secondo principi di design ecosostenibile, utilizza materiali ecologici e tecnologie per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.

Interessante è il materiale utilizzato per le pareti dell’edificio: l’ EFTE, un particolare tipo di Teflon, che reagisce al colore del cielo, cambiando il proprio creando effetti visivi fantastici, e che permette di catturare il 20% dell’energia solare incidente sul palazzo utilizzandola per riscaldare l’acqua delle vasche.

Durante il giorno lo stabile è illuminato dalla luce naturale, riducendo al 55% i consumi di elettricità per l’illuminazione. C’è da aggiungere che la zona nella quale sta per sorgere il Water Cube è caratterizzata da scarse risorse idriche; per porre rimedio a questo problema l’80% dell’acqua piovana raccolta dal tetto della struttura viene riciclata e riutilizzata.

Il progetto risulta ancora più interessante se pensiamo che i progettisti del Beijing Water Cube sono gli stessi che stanno progettando la prima città ecosostenibile cinese, Dongtan (vicino a Shangai).

Un altro splendido esempio di progettazione eco-sostenibile e affascinante. Che ne pensate?

venerdì 8 agosto 2008

Il Nido d'Uccello

1841122870.jpgOggi cominciano le olimpiadi in Cina. Tra le tante opere realizzate per questo importante avvenimento, il nuovo stadio olimpico di Pechino forse è quella che diventerà più famosa: Il National Stadium o The Bird’s Nest, letteralmente il “nido di uccello”.

Una struttura affascinante dove oltre 35.000 tonnellate di acciaio si intrecciano, come esili ramoscelli, per dar vita al “nido” più particolare della terra, un nido che accoglierà più di 90mila increduli spettatori delle Olimpiadi di Pechino (il via ad Agosto).

Il progetto, ideato dagli architetti svizzeri Herzog e de Meuron, è risultato il vincitore del concorso bandito nel 2002 proprio grazie alle sue forme morbide, originali ed organiche. Una forma data da innumerevoli intrecci che, oltre a regalare una bellissima opera diarchitettura contemparanea, risultano un interessante e meticoloso capolavoro di ingegneria.

Tutta la struttuta è ricoperta da due strati di materiale traslucido: l’EFTE, lo stesso materiale utilizzato per lo stadio del nuoto Water Cube di Pechino. Questo materiale, dalle prestazioni sorprendenti (una delle tante è che quando brucia non emette nè fuoco nè fumo) è utilizzato sia come membrana protettiva resistente agli agenti atmosferici, sia come (per la membrana interna) isolante acustico. Parte integrante della struttura è il tetto del “nido”, un guscio trasparente che consente il riflesso di fasci di luce all’esterno (e protegge gli spettatori da eventuali piogge).

I percorsi interni sono “segnati” da elementi in ardesia, intervallati da boschetti di bamboo, blocchi in pietra e piccoli giardini coperti. In questa architettura, in cui facciata e struttura coincidono, l’effetto visivo è sorprendente, nonostante la semplicità e l’essenzialità dell’idea. Dalla natura c’è sempre da imparare.