venerdì 29 giugno 2018

Smart road

Benvenuti sulle Smart road, le autostrade intelligenti prossime venture destinate di qui a breve a rivoluzionare la mobilità del Paese e, più in là nel tempo, apriranno la strada ai veicoli a guida autonoma.
Ci sono i droni che si alzano in volo e sono in grado di monitorare i flussi di traffico, le condizioni meteo e i livelli di inquinamento e attraverso le telecamere verificare di continuo anche lo stato di salute del manto stradale, di ponti e viadotti. Pali piazzati a intervalli regolari diffondono il segnale Wi-Fi, raccolgono le informazioni dai veicoli in movimento e trasmettono a loro volta dati ed informazioni sia ai viaggiatori sia alla centrale del gestore della rete che in questo modo può tenere tutto sotto controllo. 
Poi ogni 30 chilometri ci sono le Green Island in grado di produrre energia elettrica rinnovabile, fotovoltaica oppure eolica, e dove è possibile ricaricare sia i veicoli che i droni.
Via vivavoce, attraverso un semplice smartphone, una voce nella lingua del viaggiatore segnala la presenza di cantieri, eventuali incidenti o interruzioni della viabilità proponendo percorsi alternativi e indicando agli operatori commerciali che trasportano merci limitazioni, suggerimenti o obblighi di percorso.
In caso di emergenza si può attivare il sistema «Sos On Board» e comunicare direttamente con le sale operative dell’Anas comodamente e in tutta sicurezza dall’abitacolo del proprio veicolo senza dover più scendere per raggiungere la colonnina Sos più vicina.
La sperimentazione partirà dalla  Salerno-Reggio Calabria, da poco rimessa a nuovo e ribattezzata A2 Autostrada del Mediterraneo. I primi risultati sono attesi già entro l’anno con i primi 30 chilometri lungo la direttrice Morano-Lamezia Terme messi in rete per poi salire sino a 140 chilometri e quindi arrivare a coprire nel giro di 2-3 anni tutti i 432 chilometri dell’intera A2. In totale l’Anas per «smartizzare» circa 2500 chilometri della sua rete ha stanziato 250 milioni di euro.
L’obiettivo primario è quello di aumentare i livelli di sicurezza degli utenti ma la Smart Road consentirà anche di ridurre le distanze e i tempi di viaggio e sarà predisposta per la connettività dei veicoli a guida autonoma.

lunedì 25 giugno 2018

Conosci i pomodori?

Sono circa 150 anni che usiamo i pomodori in cucina: una tradizione partita dal sud dell’Italia, che si è presto diffusa in tutto il mondo, anche grazie all’invenzione delle pizza. Eppure il nostro rapporto con i pomodori non è sempre stato così sereno: un tempo si pensava fossero velenosi e venivano consumati come frutti (è stata una sentenza della corte suprema americana del 1893 a stabilire che sono ortaggi). Ma di curiosità, tra storia, cultura, cucina, scienza e politica ce ne sono tante. 
Nella seconda metà del '700 si diffonde in Europa un frutto esotico: è una bacca originaria del Perù importata dagli spagnoli che gli Aztechi chiamavano xitomatl. Letteralmente significa “cosa paffuta con l'ombelico”. Sono frutti piccoli e di un colore vicino all'oro, che diventerà rosso, grazie a innesti successivi. 
In realtà il "pomo d’oro" in Italia è noto almeno dalla seconda metà del 1500, quando il medico senese Pietro Andrea Mattioli lo cita per la prima volta in un trattato scientifico. Ma il pomodoro che va di moda nel '500 è una spezia color oro che si mangia a spicchi.
Ci vorrà più di un secolo perché entri in cucina: il primo sugo di cui si ha traccia è la “Salsa di Pomadoro, alla Spagnuola” nel libro di Antonio Latini del 1694 e si prepara mescolando pomodoro alla brace, spellato, con cipolla, timo o maggiorana e aceto.
In realtà a rallentaree la diffusione del pomodoro in cucina è una leggenda che lo descrive come velenoso. Negli anni a cavallo del '700 una grande percentuale di europei teme il pomodoro, soprannominato "mela avvelenata" perché si pensa che gli aristocratici si ammalino e muoiano dopo averlo mangiato. Ma la verità è un'altra: i ricchi europei usano piatti di peltro, ricchi di piombo. Data l'acidità dei pomodori, quando vengono serviti su questa particolare stoviglia, i frutti filtrano il piombo, causando morti per avvelenamento. 
Il nome scientifico dei pomodori è Lycopersicon lycopersicum, che significa pesca del lupo. Si stima che ne esistano circa 10mila varietà: dalla A di Abracazebra alla Z di Zebra Cherry, così chiamato per la buccia a strisce (rosse e verdi).
Il pomodoro fa bene e lo dicono numerosi studi scientifici: secondo uno di questi, i pomodori cotti sono anche migliori di quelli consumati freschi. Cucinandoli per 15 minuti si rompe infatti la parete cellulare del pomodoro, che rilascia il licopene, un prezioso antiossidante, che si ritiene riduca il rischio di alcuni tumori e agisca anche contro il colesterolo alto e malattie cardiache.
La Tomatina è un festival che si organizza l'ultimo mercoledì di agosto di ogni anno nella città di Bunol, vicino a Valencia, in Spagna: il momento clou del festival è la lotta con il pomodoro che si svolge tra le 11,00 e le 13,00. È il più grande combattimento alimentare del mondo. Le strade diventano rosse, cosparse da oltre 120 tonnellate di succo. Migliaia e migliaia di persone arrivano da ogni angolo del mondo per tirarsi i pomodori dal 1945, quando sembra sia nata da una rissa spontanea in cui si erano utilizzati dei pomodori come armi.

venerdì 22 giugno 2018

Nuovi mestieri: il curatore di testamenti digitali

Quando passeremo a miglior vita, che sarà della nostra presenza online? Social network, conti correnti, iscrizioni e abbonamenti: ora c'è chi se ne potrà occupare quando non ci saremo più.
Una società si è specializzata sulla preparazione delle persone, in particolare nelle loro vite digitali, per il giorno in cui non potranno più parlare da sole.
Sta emergendo un nuovo tipo di lavoro, che è un po’ come un "imbalsamatore" di vite digitali. Un lavoro in apparenza bizzarro, che però potrebbe rivelarsi una delle professioni più innovative del futuro. 
La gestione della nostra vita digitale dopo di noi attiene agli aspetti più vari: si va dalle piccole cose, apparentemente insignificanti, come per esempio le impostazioni sulla notifica del nostro compleanno sui social network a questioni più importanti e concrete che riguardano soprattutto coloro che, attraverso Internet, fanno affari, per esempio attraverso l'ecommerce: che ne sarà della presenza online dell'attività? Il sito e la pagina Facebook dovranno continuare a esistere? Chi dovrà amministrarli? Per quanto possa suonare strano, pare che di questi temi i giovani si preoccupino più degli anziani.
Sono già trascorsi 15 anni da quando esistono i social network (Facebook è nato ufficialmente nel 2004) e dunque è prevedibile che le persone che si pongono il problema del "dopo" inizieranno a essere sempre più numerose. E la conferma che si tratti di un tema davvero sentito viene indirettamente anche da Google, che non per nulla fin dal 2013 prevede un piano di gestione dell’account Google in caso di inattività per un lungo periodo: “Stabilisci quando Google dovrà considerare inattivo il tuo account e come dovrà gestire i tuoi dati in seguito. Puoi condividere i dati con persone di cui ti fidi o chiedere a Google di eliminarli”, si legge tra le istruzioni per l'uso.
Forse c’è una nuova consapevolezza di quanta parte della nostra vita sia custodita nei profili che abbiamo attivato in Rete: in passato nessuno ci pensava.

giovedì 14 giugno 2018

Il futuro di Internet viaggia su satellite

Nell'arco di pochi anni lo Spazio attorno alla Terra si riempirà di almeno 13.000 nuovi satelliti per le telecomunicazioni. Nell'arco di 12 anni, tra il 2005 e il 2017, il numero di persone al mondo con un accesso a Internet è passato da poco più di un miliardo a circa 3,5 miliardi e nei prossimi dieci anni Internet raggiungerà 5 miliardi di persone.
Per sostenere questa crescita le principali aziende di comunicazione si appoggeranno sempre di più a reti satellitari, e per il loro sviluppo e dispiegamento nello Spazio il 2018 sembra l'anno della svolta. È infatti nei prossimi mesi che si concentrerà la messa in orbita di nuove "costellazioni" di satelliti per le telecomunicazioni, capaci di portare Internet a livello capillare in ogni angolo del mondo
Ci sono ben otto nuove costellazioni di satelliti per le comunicazioni in preparazione, allestimento o già in fase di dispiegamento in orbita bassa (tra 160 e 2.000 km) o in orbita media, sotto i 2000 km.
Ci vorrà probabilmente un decennio, ma quando queste flotte di satelliti saranno operative al 100% aumenteranno l'accesso alla banda larga. Più la costellazione è vicina alla superficie, minore è la potenza del segnale necessario per comunicare, ma più frequente è il passaggio da un satellite all'altro (in quanto si muovono molto velocemente): per garantire la qualità e la continuità della comunicazione, una rete dislocata in orbita bassa deve perciò essere composta da molti satelliti, anche qualche migliaio.
Per contro, più elevata è la quota orbitale minore è il numero complessivo dei satelliti di quella costellazione e più a lungo rimane "visibile" un singolo satellite al singolo operatore, ma, naturalmente, è maggiore l'energia necessaria per la comunicazione.
Il cavo sottomarino superveloce per Internet
Le nuove reti in allestimento contano circa 13.000 satelliti ma poi esistano i programmi di sicurezza nazionale (segreti). Tutti attorno alla Terra e nessun incidente? In effetti sono tanti, ma non viaggiano tutti lungo una stessa orbita: qualche decina o centinaia di km più in alto o più in basso, e l'autostrada è libera. Su di una singola orbita a 700 km di quota si possono dislocare fino a 2.000 satelliti, a una ventina di km l'uno dall'altro: una possibilità di scontro c'è sempre, magari con qualche satellite fuori controllo, ma è davvero remota.