lunedì 24 luglio 2023

Facciamo un giro nel box Ducati Lenovo

Il retro-box della scuderia di Borgo Panigale (Bologna) è un brulicare di tecnici in tuta rossa che non solo assemblano e costruiscono, controllano e riparano, disegnano e inventano soluzioni per le moto, ma anche, e soprattutto, raccolgono e analizzano dati al fine di comprendere ogni dettaglio di ciò che avviene in pista durante i singoli giri dei propri piloti.

Tutto ciò avviene grazie alla sinergia con il personale specializzato di Lenovo, che per Ducati non è solo lo sponsor principale, ma piuttosto un vero e proprio partner tecnologico, parte integrante della struttura tecnica dal 2018, anno in cui è stato inaugurato l'accordo tra le due aziende.

Innanzitutto, è una questione di metodologia - ci spiega Gigi Dall'Igna, General Manager di Ducati Corse. Abbiamo otto moto in pista e condividiamo i dati di tutti i piloti al fine di migliorare la nostra performance. Ogni box è speculare, diviso in due, e ogni pilota ha il suo team e il suo tecnico di riferimento: l'ingegnere di pista. Quando Bagnaia gira sul tracciato, porta a spasso con sé la bellezza di oltre 60 sensori sparsi su tutta la moto, che servono a svelare i segreti di ogni singolo giro, le traiettorie percorse, le velocità raggiunte, le accelerazioni e le frenate effettuate, la temperatura raggiunta delle gomme, eccetera. Una volta rientrato ai box, la prima cosa che gli uomini in rosso fanno è collegare la moto a un cavo ad altissima velocità di trasmissione che scarica tutti i dati su un server e li rende disponibili in pochi secondi sui tablet di tutti gli ingegneri. Si tratta di un processo che avviene quasi in tempo reale - specifica Gabriele Conti, Il Direttore dei Sistemi Elettronici di Ducati. Questo perché la telemetria in diretta è vietata dal regolamento, perciò fino a che il pilota non rientra ai box noi siamo al buio, o quasi, circa ciò che sta succedendo sul mezzo.

Per conoscere i motivi di un problema tecnico o di una curva percorsa più lentamente del previsto, dunque ai box sono tutti in febbrile attesa del rientro del bolide che, una volta collegato ai server, inizia a far fluire dati e grafici in grado di fornire un quadro chiaro della situazione. Il solo a non essere del tutto ignaro di cosa succede mentre è in pista, in realtà, è il pilota, la cui moto è "addestrata" a riconoscere i problemi e ad avvisarlo con messaggi sul display che arrivano – questi sì – in tempo reale.

In pratica, se uno pneumatico è troppo caldo o troppo freddo, se il sistema pensa che sia troppo usurato, o se si sta andando troppo forte e dunque consumando qualche decilitro di benzina in più con il rischio non arrivare al traguardo (visto che il carburante caricato è sufficiente a compiere la distanza di gara e poco più), ecco compare sul display l'avviso elaborato direttamente dal software della moto: "I consumi sono troppo elevati", "La gomma anteriore è troppo calda" e via dicendo.

La questione delle gomme è preponderante nella MotoGP attuale, ogni mescola fornita dalla Michelin dà il meglio in una determinata fascia di temperatura molto stretta e non sempre è facile da individuare. Mentre in una sessione di prove libere, o anche in una di qualifica (anche se con tempi molto più serrati), si riesce ad analizzare i dati telemetrici raccolti tra un run (una serie di giri consecutivi) e l'altro e ad apportare eventuali correttivi, durante i 100 km di un Gran Premio, i tecnici ai box restano totalmente al buio, senza sapere (se non per ipotesi) se le gomme stiano funzionando al meglio e perché.

Al termine di ogni weekend di gara, i dati rilevati dai sensori vengono spediti ai server della sede Ducati dove avviene una seconda rielaborazione per creare un profilo del comportamento della moto e della guida dei piloti su ogni circuito.


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