Negli ultimi anni Facebook è stata oggetto di richieste di chiarimenti da parte delle autorità per la privacy di mezzo mondo. Ma se Facebook è gratuito, come fa a incassare 55 miliardi di dollari all’anno? «Senatore, noi vendiamo pubblicità», aveva replicato a caldo Mark Zuckerberg quando fu ascoltato in Senato. Ormai è chiaro come il concetto di gratuità di questa e delle altre piattaforme social sia da intendersi : quando ci iscriviamo a Facebook (o apriamo una casella di posta Gmail o usiamo Google Maps) non dobbiamo mettere mano al portafoglio e non sono previsti pagamenti per sbloccare funzioni aggiuntive durante l’utilizzo, mai. Ma è anche vero che i nostri dati hanno un valore su cui si basa il business dei colossi digitali (vendono spazi e formati pubblicitari agli inserzionisti grazie alla loro capacità di indirizzare minuziosamente i messaggi verso utenti e gruppi di utenti di cui conoscono abitudini, scelte, preferenze, desideri, progetti, ecc.
Nel 2019 la Commissione europea ha intimato al social di spiegare in modo chiaro sulle sue pagine perchéil servizio è gratis. Ora nelle “Condizioni d’uso” si legge che «anziché richiedere all’utente un pagamento per l’utilizzo del social, Facebook riceve una remunerazione da parte di aziende e organizzazioni per mostrare agli utenti inserzioni relative ai loro prodotti e servizi». Naturalmente è una pagina interna, difficile da trovare, cliccare e consultare, mentre la rimozione della dicitura è gratis e per sempre sta sulla home se si accede da pc, mentre sullo smartphone non compare.
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