I gas serra possono essere il risultato di processi naturali, come nel caso del vapore acqueo, o di processi naturali e artificiali, come l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4), oppure di processi soltanto artificiali. Quello più citato quando si parla di riscaldamento globale, però, è l’anidride carbonica, che rappresenta oltre il 75 per cento delle emissioni causate dall’uomo ed è il principale responsabile dell’aumento della temperatura sul pianeta, un fenomeno ormai provato scientificamente e che secondo l’IPCC, il comitato sul cambiamento climatico dell’ONU, entro il 2030 sarà superiore agli 1,5 °C ritenuti la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili, seppure con grandi spese di denaro e risorse.
Esistono varie stime su quanto i diversi settori delle attività umane contribuiscano, in percentuale, alle emissioni globali di gas serra. Sono valutazioni molto complesse e che possono cambiare a seconda dei parametri considerati. Una delle stime più citate è quella del’IPCC che si basa sui dati del 2010: il 25 per cento deriva dalla produzione di elettricità e calore, dalla combustione di carbone, gas naturali o petrolio; il 24 per cento dall’agricoltura, dall’allevamento e dalla deforestazione; il 21 per cento dall’industria; il 14 per cento dai trasporti; il 6 per cento dal consumo di combustibili fossili per uso residenziale e commerciale; e per il 10 per cento da una serie di altre attività come l’estrazione di combustibili fossili, la raffinazione del petrolio, la sua lavorazione e il suo trasporto.
I trasporti dunque (anche se la quota è in aumento) contribuiscono solo per il 14%, meno di allevamento e agricoltura, e sono per il 70% su strada e il resto in parti uguali navi e aerei. Su strada sono suddivisi per il 60% auto e per il 40% veicoli commerciali.
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