Con i combustibili fossili questi problemi sono relativamente facili da risolvere, perché sia il gas sia il petrolio possono essere stoccati, conservati e trasportati, e poi usati in futuro ma l’energia elettrica è difficile da stoccare, e di solito quella prodotta deve essere consumata immediatamente.
Con una rete globale i luoghi in cui il bisogno di energia da fonti rinnovabili è più sostenuto saranno collegati ai luoghi di produzione anche se distanti centinaia o migliaia di chilometri.
L’Italia ha una configurazione geografica molto particolare, è una striscia allungata in cui il fabbisogno di energia è soprattutto al Nord, dove si concentra la maggior parte della produzione industriale, mentre le risorse rinnovabili sono prevalentemente al Sud, per ovvie ragioni climatiche». Questo problema non si pone con i combustibili fossili, perché le centrali termoelettriche sono collocate soprattutto al nord. Ma quando il grosso della produzione energetica rinnovabile sarà nel sud Italia, sarà necessario che la rete sia ancor più interconnessa per consentire consentire il trasporto dell’energia dai luoghi di generazione a quelli di consumo.
Nel mondo ci sono anche progetti eccezionali e mastodontici. Alcuni sono in fase di pianificazione, come per esempio la realizzazione di un cavo nel Mediterraneo che colleghi Israele alla Grecia, e un altro Israele alla Francia. Altri sono per ora soltanto idee, ma molto ambiziose: un consorzio vuole realizzare un cavo che colleghi gli impianti solari del Marocco con il Regno Unito. Un altro ancora progetta di collegare Australia, Indonesia e Singapore con un insieme di cavi lunghi in tutto 4.200 chilometri.
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