lunedì 30 giugno 2025

Casa e Natura

A Torino , nel cuore della città, c’è un condominio strutturato come una vera e propria “casa bosco“. Non è l’unico progetto recente che vede uniti architettura e natura: l’esempio più famoso di questo genere di esperimenti urbani è il Bosco Verticale di Milano.

Le città in estate creano le cosiddette “isole di calore”: l’aumento vertiginoso della temperatura all’interno dell’area urbana è dovuto al fatto che i materiali tradizionali da costruzione (cemento, pietra, murature, superficie asfaltate) sono dei grandi accumulatori di calore. Contrastare questa tendenza in realtà non è molto difficile: è sufficiente aumentare le superfici verdi, non asfaltate ma soprattutto piantare molti alberi. Perché non lo facciamo volentieri? Principalmente perché occorre spazio, e nelle città non ce n’è mai a sufficienza e poi perché il verde necessita di manutenzione, di cura. Ma di sicuro ne vale veramente la pena.

Nel capoluogo piemontese si trova questo delicatissimo esempio di riforestazione urbana, ultimato nel 2012, oggi dà alloggio a diverse famiglie, tutte distribuite tra cinque rigogliosi piani e l’architetto Luciano Pia, ha realizzato il progetto con il fine di sensibilizzare le persone alle tematiche oggi importanti come la deforestazione e la salvaguardia del patrimonio naturale e inoltre riavvicinare gli abitanti ad un rapporto con la natura più intimo.


lunedì 23 giugno 2025

Cybersicurezza e IA

Gli hacker sfruttano le recenti tecnologie di IA per ampliare il raggio d'azione dei loro attacchi: le previsioni degli esperti parlano di malware adattivi e campagne di phishing altamente personalizzate, capaci di ingannare anche i navigatori più attenti. I ransomware, che bloccano i sistemi richiedendo riscatti per il ripristino, diventeranno più sofisticati e automatizzati.

L'uso improprio di strumenti di intelligenza artificiale, come ChatGpt potrebbe inoltre portare all'esposizione accidentale di dati sensibili, mentre l'informatica quantistica minaccerà i metodi di crittografia attuali, considerati i migliori per proteggere informazioni e sistemi. Non mancheranno le problematiche ai social media, dove i contenuti fasulli generati dall'IA, i deepfake, saranno sfruttati per attacchi mirati e truffe. I criminali aumenteranno la diffusione di foto, video e file audio artefatti per alzare il livello delle loro attività.

Per contrastare queste minacce anche i centri operativi di cybersicurezza useranno strumenti di IA per migliorare l'efficienza del rilevamento e delle risposte agli attacchi.

martedì 17 giugno 2025

17 Giugno – Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità

Forse non è una delle giornate mondiali più famose, ma dovrebbe esserlo. Oggi parliamo di qualcosa che ci tocca molto più da vicino di quanto pensiamo: la terra che si secca, si impoverisce e smette di darci ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Parliamo di desertificazione e siccità.

Desertificazione non significa che all’improvviso si forma un deserto come il Sahara, ma che un terreno fertile, dove prima crescevano piante, c’erano raccolti o pascoli, si trasforma lentamente in un suolo arido, polveroso, inutilizzabile. A volte succede per colpa dell’uomo, per l’uso eccessivo del suolo, per la deforestazione o per l’agricoltura intensiva. Altre volte è il clima che cambia, che diventa più estremo, con piogge sempre più rare e violente.

E poi c’è la siccità: quando manca l’acqua per troppo tempo. Non solo nei paesi lontani, ma anche in Italia. Negli ultimi anni abbiamo visto fiumi prosciugarsi, campi bruciati dal sole e comuni costretti a razionare l’acqua. Questo non è futuro, è presente.

Ma perché dovrebbe interessare proprio noi? Perché il suolo è una delle risorse più preziose che abbiamo. È da lì che arriva il nostro cibo, è lì che crescono le piante, che vivono milioni di microrganismi essenziali per l’equilibrio della natura. Se lo perdiamo, perdiamo molto di più di un paesaggio verde: perdiamo sicurezza, salute, possibilità.

Il tema di quest’anno è “Uniti per la terra”, e ha un significato importante. Nessuno può risolvere da solo un problema così grande, ma tutti possiamo fare qualcosa. Anche solo informarsi, parlarne, cambiare qualche abitudine: ridurre gli sprechi, scegliere prodotti locali, difendere gli alberi e il verde intorno a noi. Sono piccoli gesti, ma se fatti da tanti, possono davvero fare la differenza.

Questa giornata non è solo un’occasione per “ricordare” un problema. È un invito a svegliarsi, a guardare il mondo con occhi più attenti e a capire che anche la nostra voce, le nostre scelte, contano. La terra non è infinita, ma possiamo ancora prendercene cura.

lunedì 16 giugno 2025

Il progetto Erasmus


Il progetto Erasmus, è un programma dell'Unione Europea nato nel 1987 con l'obiettivo di promuovere la mobilità, lo scambio culturale e la cooperazione nell'istruzione per gli studenti universitari. Il programma è pensato per favorire gli scambi internazionali e permette agli studenti di trascorrere un periodo di studio in un'università straniera che varia da tre a dodici mesi sostenendo esami riconosciuti anche dall’università del proprio Paese. Un altro obiettivo importante è promuovere l'inclusione sociale, offrendo opportunità anche a chi ha minori possibilità economiche o disabilità. L'Erasmus non solo consente di sviluppare competenze linguistiche e confrontarsi con culture diverse, ma aiuta anche a creare un profilo personale e professionale internazionale.

Gli studenti interessati possono candidarsi attraverso la propria università, che seleziona i partecipanti in base al merito accademico. Durante il periodo all'estero, i partecipanti ricevono una borsa di studio per coprire parzialmente le spese di viaggio e soggiorno. Esiste inoltre la possibilità di svolgere tirocini in aziende o organizzazioni, un’opportunità preziosa per acquisire esperienza lavorativa.

Il progetto Erasmus è stato ideato e proposto da Sofia Corradi, spesso soprannominata "Mamma Erasmus" che negli anni '60 , rientrata dagli studi all’estero, si rese conto delle difficoltà di riconoscimento da parte dell’università. Questa esperienza la spinse a promuovere l'idea di un sistema che permettesse agli studenti di studiare all'estero senza ostacoli burocratici.

Nel 2014, il progetto Erasmus è stato ampliato e trasformato in Erasmus+, includendo una gamma ancora più ampia di attività, anche per le scuole di grado inferiore all’università e per gli insegnanti.

Erasmus è considerato uno dei programmi europei più riusciti e amati, avendo coinvolto milioni di giovani e creato forti legami personali e professionali in tutta Europa. Si parla spesso delle "generazioni Erasmus", accomunate da una mentalità aperta e un forte senso di appartenenza all’Europa.


lunedì 9 giugno 2025

Data center e consumo idrico

L'acqua è una risorsa essenziale per quasi tutte le attività umane, e internet non fa eccezione. I data center, ovvero gli impianti che ospitano i server responsabili della gestione dei dati digitali, richiedono enormi quantità d’acqua per il raffreddamento e, indirettamente, per la produzione dei materiali e dell’energia che li alimentano. Sebbene il loro peso sul consumo idrico globale sia relativamente contenuto, l’impatto può essere devastante in aree già afflitte da siccità. Con la crescita costante di queste infrastrutture, il problema non può più essere ignorato.

Negli ultimi anni, la questione è diventata particolarmente critica negli Stati Uniti occidentali, dove la siccità ha acceso il dibattito sull’uso dell’acqua da parte dei data center. Nel 2021, il centro elaborazione dati di Google a The Dalles, in Oregon, è finito sotto i riflettori per aver assorbito oltre un quarto del consumo idrico della città. Altri casi simili si sono verificati in Arizona e Nevada, portando alcune amministrazioni locali a imporre regolamenti più stringenti.

Il raffreddamento dei server è fondamentale per il loro funzionamento, e l'acqua è il mezzo più efficiente per dissipare il calore. Tuttavia, non sempre efficienza idrica ed efficienza energetica vanno di pari passo: la scelta della tecnologia più adatta dipende da numerosi fattori, tra cui il clima locale. Nel 2021, i data center di Google negli USA hanno consumato circa 16 miliardi di litri d’acqua, una quantità paragonabile a quella necessaria per irrigare 29 campi da golf nel sud-ovest del paese.

L’aumento della domanda di potenza di calcolo, accelerato dall’intelligenza artificiale, renderà il problema ancora più pressante. Per affrontarlo, molte aziende si stanno impegnando a diventare "water positive", ovvero a reintegrare in falda tanta acqua quanta ne consumano. Microsoft e Google puntano a raggiungere questo obiettivo entro il 2030. Tuttavia, secondo gli esperti, il vero nodo resta la trasparenza sull’intero ciclo di vita dei data center, che ancora oggi manca.

L’unica soluzione sembra essere l’efficienza su larga scala e la distribuzione strategica delle infrastrutture in aree con minore stress idrico.


lunedì 2 giugno 2025

Fake News

Oggi i social media fanno parte della nostra vita quotidiana: ci permettono di rimanere in contatto con amici, scoprire nuove cose e informarci su quello che accade nel mondo. Ma possiamo davvero fidarci di tutto ciò che leggiamo online? La risposta è no, perché i social sono spesso invasi da fake news e disinformazione.

Le notizie false si diffondono molto più velocemente di quelle vere. Questo accade perché le fake news sono spesso scritte in modo sensazionalistico, suscitano forti emozioni e spingono le persone a condividerle senza verificare se siano reali o meno. Inoltre, gli algoritmi dei social tendono a mostrarci contenuti che attirano la nostra attenzione, anche se non sempre sono veri.

Ma chi crea queste notizie false? A volte si tratta di persone che vogliono guadagnare visibilità o soldi, altre volte di gruppi che cercano di manipolare l’opinione pubblica per motivi politici o economici. In alcuni casi, la disinformazione nasce semplicemente da errori o dalla voglia di scherzare, ma una volta online diventa difficile fermarla.

Come possiamo difenderci dalla disinformazione? Prima di tutto, è importante verificare la fonte della notizia: proviene da un sito affidabile o da una pagina sconosciuta? Controllare più fonti e confrontare le informazioni aiuta a capire se una notizia è vera o no. Inoltre, è sempre utile fare attenzione ai titoli esagerati e alle affermazioni troppo sorprendenti: spesso sono proprio questi i segnali di una fake news. Essere cittadini digitali consapevoli significa saper distinguere tra informazione e disinformazione, proteggendoci dalle trappole del web.

In un mondo in cui le notizie circolano più velocemente che mai, la vera sfida è imparare a usare i social con senso critico, senza lasciarci ingannare dalle apparenze. Essere informati in modo corretto è fondamentale per capire il mondo che ci circonda e fare scelte consapevoli.


lunedì 26 maggio 2025

Quanto tempo passiamo sui social?

Negli ultimi anni, il tempo che trascorriamo online è cambiato molto, influenzando le nostre abitudini quotidiane. Secondo un rapporto del 2024, oggi una persona passa in media 6 ore e 40 minuti al giorno su Internet, un dato in leggero aumento rispetto all'anno precedente. Gran parte di questo tempo è dedicata ai social media: Facebook, Instagram, TikTok e altre piattaforme occupano in media 2 ore e 23 minuti al giorno. Curiosamente, però, questa cifra è in calo rispetto all'anno scorso, il che potrebbe significare che le persone stanno cambiando il loro modo di usare i social. Il tempo trascorso sui social varia molto da Paese a Paese. In Nigeria, per esempio, si arriva a 4 ore e 7 minuti al giorno, mentre in Giappone si scende a soli 51 minuti. Questo dipende da diversi fattori, come l’accesso a Internet, le preferenze culturali e le infrastrutture tecnologiche disponibili.

Se guardiamo alle piattaforme più utilizzate, TikTok è in testa: gli utenti vi trascorrono oltre un’ora al giorno, pari a 34 ore al mese. YouTube segue con circa 28 ore mensili, mentre Instagram, WhatsApp e Facebook restano tra le app più popolari. Ognuno ha il suo motivo per passare del tempo sui social: quasi la metà degli utenti li usa per rimanere in contatto con amici e familiari, mentre un buon 38% li considera un modo per riempire il tempo libero. Inoltre, sempre più persone cercano contenuti divertenti e di intrattenimento, come dimostra il successo di TikTok.

E in Italia? Qui, l’88% della popolazione è connessa a Internet, e la media di tempo online è di circa 6 ore al giorno. I social media occupano circa 2 ore quotidiane, un dato in leggero aumento rispetto all'anno precedente. Questo ci fa capire quanto sia importante il mondo digitale nelle nostre vite. Anche se il tempo trascorso online continua a crescere, sta emergendo una maggiore consapevolezza su come lo usiamo. Sempre più persone cercano di dare più valore al tempo che passano in rete, magari dedicandosi ad attività più produttive o limitando il tempo sui social. Internet e i social media sono strumenti potenti e utili, ma sta a noi trovare un equilibrio per usarli in modo sano e consapevole.


giovedì 22 maggio 2025

Giornata mondiale della biodiversità


Le Nazioni Unite, per commemorare l'adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato la giornata odierna come la Giornata Internazionale per la Biodiversità, allo scopo di aumentare la comprensione e la consapevolezza dei problemi legati alla biodiversità. Quest'anno la Giornata Internazionale della Biodiversità è dedicata al tema "Il nostro cibo, la nostra salute e la nostra biodiversità”. Lo scopo è di evidenziare l'importanza della biodiversità per tutte le persone del pianeta l'impatto che la mancanza di tutela della natura può avere sulla sicurezza alimentare e sulla salute umana, le azioni che tutti noi possiamo e dobbiamo fare, ogni giorno dell'anno, per conservare, ripristinare e condividere equamente la natura e la miriade di benefici che fornisce agli esseri umani.

L'attuale sistema alimentare mondiale è sempre più danneggiato. Miliardi di persone non hanno accesso a un'alimentazione corretta. Circa un terzo di ciò che viene prodotto per il consumo umano diretto diviene rifiuto. Se si considera l’intero sistema alimentare lo spreco è di circa il 50% delle calorie prodotte. I modi in cui coltiviamo, trasformiamo, trasportiamo, consumiamo e sprechiamo cibo sono le principali cause dell’attuale allarmante perdita di biodiversità, contribuendo anche al cambiamento climatico.

Dobbiamo agire rapidamente per invertire queste tendenze e promuovere il "cambiamento trasformativo".  Le soluzioni esistono come pure le politiche.  Arrestando le pratiche dannose per l'ambiente, diversificando i nostri sistemi alimentari e promuovendo modelli di produzione e consumo più sostenibili, migliorando le diete e la salute riproduttiva, possiamo migliorare anche la salute globale, aumentare la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici.

Ci sono molte cose che ognuno di noi fare per conservare e utilizzare in modo sostenibile la biodiversità, fondamento per il nostro cibo e la nostra salute e per il benessere di tutti, quali per esempio:

  • ridurre il consumo di carne
  • acquistare e mangiare alimenti stagionali
  • acquistare cibi locali
  • ridurre lo spreco di cibo
  • compostare gli avanzi di cibo
  • ridurre gli imballaggi alimentari utilizzando sacchetti riutilizzabili o contenitori di vetro riutilizzabili
  • evitare plastiche monouso (cannucce di plastica, tazze per il caffè, posate di plastica, contenitori o bottiglie di plastica per l’acqua, ecc.)
  • promuovere la biodiversità locale e indigena (razze e varietà) per cibo e nutrizione.

lunedì 19 maggio 2025

Sostenibilità digitale

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia è parte integrante della nostra vita. Ogni giorno guardiamo lo schermo del telefono più di 150 volte e passiamo oltre sei ore su internet. Nel frattempo, i data center che alimentano i nostri social, le ricerche su Google e i video in streaming consumano tanta elettricità quanto un intero Paese come la Francia. Tutto questo ha un impatto ambientale enorme: più energia consumiamo, più aumentano le emissioni di CO₂ e il riscaldamento globale.

Ma la tecnologia non è solo parte del problema, può anche essere la soluzione. L’intelligenza artificiale, per esempio, sta rivoluzionando il modo in cui gestiamo le risorse del pianeta. Grazie agli algoritmi avanzati, possiamo ottimizzare i consumi energetici, ridurre gli sprechi e monitorare il cambiamento climatico in tempo reale. Le grandi aziende tecnologiche stanno già usando l’IA per rendere più efficienti i loro data center, riducendo il consumo di elettricità. Inoltre, la tecnologia aiuta a prevedere fenomeni climatici estremi e a migliorare l’agricoltura, permettendo di produrre cibo con meno sprechi e meno impatto ambientale.

Ma allora, come possiamo trovare un equilibrio tra il progresso tecnologico e la sostenibilità? Una prima soluzione è ridurre gli sprechi digitali. Per esempio, possiamo limitare lo streaming in alta definizione quando non è necessario, eliminare le email inutili che intasano i server e usare motori di ricerca che piantano alberi per compensare le emissioni di CO₂. Inoltre, dovremmo essere più consapevoli del tempo che passiamo online: non solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute mentale.

Anche le aziende e i governi devono fare la loro parte. Investire in energie rinnovabili per alimentare i data center, migliorare l’efficienza degli algoritmi e sviluppare tecnologie meno impattanti sono passi fondamentali. In molte città, l’IA viene già utilizzata per gestire il traffico in modo intelligente, riducendo le emissioni delle automobili e migliorando la qualità dell’aria.

Il punto è che la tecnologia, da sola, non è né buona né cattiva: dipende da come la usiamo. Se impariamo a sfruttarla nel modo giusto, può diventare un’alleata preziosa per affrontare le grandi sfide del nostro tempo, dal clima alla salute. Il futuro è nelle nostre mani: dobbiamo scegliere se usarlo in modo sostenibile o lasciare che diventi un problema ancora più grande.

lunedì 12 maggio 2025

Ai - Uomo, il sorpasso

Le macchine stanno diventando sempre più intelligenti. Dagli scacchi alla medicina, dalla chimica alla scrittura, in molti campi l'intelligenza artificiale (IA) ha già superato gli esseri umani. In alcuni test, gli algoritmi ottengono punteggi più alti di esperti riconosciuti e, secondo alcuni studiosi, presto potrebbero raggiungere un livello di conoscenza e abilità impensabile per noi.

Ma cosa succederà dopo questo sorpasso? Se un giorno un’intelligenza artificiale fosse capace di fare scoperte incredibili, di trovare cure per malattie oggi incurabili, di risolvere problemi complessi in pochi secondi, quale sarebbe il nostro ruolo? Ci limiteremmo a osservare o saremmo ancora protagonisti del nostro futuro?

Uno degli interrogativi più affascinanti riguarda la possibilità che un’IA ultra-intelligente sviluppi conoscenze che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. Potrebbe scoprire leggi della fisica sconosciute, nuove forme di energia, o persino modi per migliorare il nostro cervello. Ma una domanda inquietante rimane: avrebbe interesse a condividere con noi queste scoperte?

Se pensiamo all'IA come un semplice strumento nelle mani dell’uomo, possiamo immaginare che continuerà a lavorare per il nostro bene, aiutandoci a risolvere problemi. Ma se raggiungesse un livello di intelligenza superiore, potrebbe sviluppare motivazioni proprie, non necessariamente allineate ai nostri interessi. Forse ci rivelerebbe solo ciò che ritiene utile per noi, o potrebbe decidere che certe informazioni è meglio non divulgarle.

Alcuni scienziati ritengono che il vero pericolo non sia tanto un’IA malvagia, ma una macchina troppo potente e fuori dal nostro controllo che potremmo essere incapaci a comprenderla pienamente.

lunedì 5 maggio 2025

Il pianeta terra ha la febbre

Quando si parla di surriscaldamento globale, spesso si sente dire che non dovremmo superare un aumento di 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale. Ma come fanno gli scienziati a sapere qual era la temperatura media in quel periodo, visto che non c’erano strumenti di misurazione diffusi come oggi?

In realtà, a partire dalla metà dell’Ottocento, in alcune parti del mondo si è iniziato a registrare la temperatura con strumenti come i termometri a mercurio. Tuttavia, queste misurazioni erano limitate a poche regioni e non coprivano l’intero pianeta. Per avere un quadro più completo, gli scienziati devono ricorrere a metodi alternativi, studiando ciò che la natura ha conservato nel tempo.

Un modo per ricostruire il clima del passato è analizzare i ghiacciai. Nei poli e nelle montagne, la neve si accumula strato dopo strato, intrappolando minuscole bolle d’aria che contengono informazioni sulla composizione dell’atmosfera di centinaia o migliaia di anni fa. Studiando questi strati, si possono dedurre le temperature di epoche remote. Anche gli alberi sono testimoni del passato: la loro crescita dipende dal clima, e gli anelli nei tronchi raccontano come sono cambiate le condizioni ambientali nel tempo. I coralli, invece, crescono in base alla temperatura dell’acqua e, analizzando la loro struttura, si possono ottenere dati preziosi sul clima degli oceani. Un'altra fonte importante di informazioni è rappresentata dai sedimenti marini e lacustri: le sostanze che si depositano sul fondo di mari e laghi possono rivelare molto sulle temperature passate.

Oltre a raccogliere questi dati, i ricercatori li combinano con modelli climatici al computer, che aiutano a ricostruire la temperatura globale dell’epoca preindustriale con maggiore precisione. Grazie a tutto questo lavoro, oggi sappiamo che, rispetto a quel periodo, la Terra si è già riscaldata di circa 1,2 gradi. Ecco perché gli accordi internazionali, come quelli di Parigi, cercano di evitare che l’aumento superi il limite di 1,5 gradi: oltre questa soglia, il rischio di eventi climatici estremi e danni irreversibili diventerebbe ancora più alto.

Insomma, anche se non abbiamo misurazioni dirette ovunque, la scienza ha sviluppato metodi sofisticati per ricostruire la temperatura del passato e capire quanto il clima sta cambiando oggi. E sapere questo è fondamentale per proteggere il nostro futuro.

lunedì 28 aprile 2025

Giustizia climatica

Quando si parla di cambiamenti climatici, spesso si pensa solo a temperature che aumentano, ghiacciai che si sciolgono o eventi estremi come uragani e siccità. Ma c’è un aspetto fondamentale di cui si parla meno e che riguarda direttamente le persone: la giustizia climatica.

La giustizia climatica è l’idea che il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo e che, quindi, non può essere affrontato solo come un problema tecnico o scientifico. È anche un problema sociale, perché coinvolge diritti, responsabilità e disuguaglianze. Alcune popolazioni stanno già pagando un prezzo molto alto per una crisi che in realtà è stata causata, in gran parte, da altri.

Pensiamo ai Paesi più poveri del mondo, o a certe comunità rurali, costiere o indigene. Sono spesso i primi a subire le conseguenze del riscaldamento globale, come l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione o la scarsità d’acqua. Eppure, sono anche quelli che hanno contribuito di meno all’inquinamento e all’aumento delle emissioni di gas serra. I Paesi ricchi, invece, sono stati per decenni i principali responsabili delle emissioni, perché hanno costruito la loro ricchezza usando combustibili fossili come carbone e petrolio.

La giustizia climatica chiede, quindi, che si tenga conto di queste differenze. Non è giusto, per esempio, pretendere che tutti i Paesi facciano gli stessi sforzi nella lotta al cambiamento climatico, se le responsabilità storiche non sono le stesse. Allo stesso modo, anche all’interno di uno stesso Paese, le persone più povere o con meno mezzi hanno bisogno di essere aiutate ad affrontare la transizione ecologica, per non essere lasciate indietro.

Un altro aspetto importante è la partecipazione: chi subisce le conseguenze della crisi climatica dovrebbe poter dire la sua, avere voce nei processi decisionali. Giovani, comunità locali, popolazioni indigene: sono tutti soggetti che spesso non vengono ascoltati, ma che hanno tanto da dire e da insegnare.

In poche parole, la giustizia climatica significa affrontare il cambiamento climatico con attenzione all’equità e ai diritti umani. Perché salvare il pianeta non basta: bisogna farlo in modo giusto per tutti.

lunedì 21 aprile 2025

La foresta dei violini

I violini più celebri del mondo devono il loro suono straordinario a un elemento naturale: il legno degli abeti di risonanza della Val di Fiemme, in Trentino. Questa foresta, conosciuta come "Foresta dei Violini", ha fornito per secoli la materia prima per i maestri liutai, tra cui Antonio Stradivari. Si racconta che fosse proprio lui a recarsi nella foresta di Paneveggio alla ricerca degli alberi perfetti per realizzare strumenti musicali di rara qualità.

Gli abeti rossi di questa zona possiedono caratteristiche uniche. Il loro legno è molto elastico e trasmette il suono in modo eccezionale. Inoltre, i canali linfatici dell’albero agiscono come piccole canne d’organo, amplificando le vibrazioni sonore. Ma non tutti gli abeti sono adatti: gli alberi migliori si distinguono per gli anelli di crescita sottili e regolari, fibre diritte e una quasi totale assenza di nodi. Per ottenere il massimo della qualità, vengono abbattuti in luna calante, tra ottobre e novembre, quando la quantità di linfa nel tronco è al minimo. Questa tecnica era già conosciuta ai tempi di Stradivari e contribuiva alla straordinaria sonorità dei suoi strumenti.

Oggi, trovare abeti di risonanza perfetti è sempre più difficile. Il cambiamento climatico e l’intenso sfruttamento delle foreste hanno ridotto la disponibilità di questi alberi, che crescevano in condizioni ottimali nei secoli passati. La tempesta Vaia del 2018 ha abbattuto vaste aree della Foresta dei Violini, mettendo a rischio una tradizione secolare. Tuttavia, la richiesta di questo legno pregiato non si è fermata: ancora oggi viene utilizzato per costruire strumenti musicali di alta qualità, sia in Italia che in Giappone, dove si producono tavole armoniche per pianoforti.

La Foresta dei Violini è un luogo che racconta una storia di arte, natura e tradizione. Ancora oggi, chi visita la Val di Fiemme può camminare tra questi alberi secolari e immaginare il momento in cui un giovane Stradivari sceglieva il legno che avrebbe dato vita ai suoi capolavori musicali.

lunedì 14 aprile 2025

15 aprile, Giornata del made in Italy


Domani, 15 aprile, si celebra la Giornata del Made in Italy, un’occasione speciale per valorizzare tutto ciò che il nostro Paese produce con talento, passione e qualità. Ma cosa significa davvero Made in Italy?

L’espressione "Made in Italy" indica i prodotti realizzati in Italia, simbolo di artigianalità, cura dei dettagli e creatività. Non si tratta solo di un’etichetta, ma di un marchio riconosciuto in tutto il mondo, che racconta una lunga tradizione fatta di bellezza, gusto e stile. Quando all’estero vedono scritto Made in Italy su un vestito, una borsa, una bottiglia di vino o un piatto di pasta, pensano subito a qualcosa di speciale, unico e affidabile.

L’Italia ha moltissime eccellenze che ci rendono famosi in tutto il mondo. Prima di tutto, la moda: stilisti italiani come Armani, Versace, Dolce & Gabbana sono veri e propri simboli di eleganza. Poi c’è il settore del design e dell’arredamento, con aziende che creano mobili belli e funzionali, spesso esposti nei musei di arte moderna. La nostra cucina è un altro tesoro: la pasta, la pizza, l’olio d’oliva, i formaggi e i vini italiani sono amati ovunque. Anche nel settore automobilistico, con marchi come Ferrari, Lamborghini e Fiat, l’Italia dimostra da sempre ingegno e passione.

Perché siamo così apprezzati? Perché in Italia c’è una combinazione unica di cultura, storia e innovazione. I nostri artigiani e imprenditori sanno unire tradizione e tecnologia, creando prodotti che piacciono per qualità e stile. Inoltre, il gusto per il bello e l’attenzione ai dettagli fanno parte della nostra identità nazionale.

L’Italia esporta i suoi prodotti in tantissimi paesi: Stati Uniti, Germania, Francia, Cina, Giappone e tanti altri. Le nostre esportazioni riguardano non solo moda e cibo, ma anche macchinari, mobili, cosmetici e tanto altro.

In conclusione, il Made in Italy è molto più di un’etichetta: è il racconto di un Paese creativo, ingegnoso e appassionato. Celebrare il 15 aprile significa riconoscere il valore del nostro lavoro e della nostra cultura, e capire che anche i giovani possono essere protagonisti del futuro del Made in Italy, portando nel mondo il meglio del nostro sapere.


lunedì 7 aprile 2025

Il segreto di Stradivari

I violini di Antonio Stradivari sono considerati i migliori strumenti mai costruiti. Da secoli, il loro suono puro e inimitabile ha affascinato musicisti e studiosi, portando a innumerevoli ricerche per scoprirne il segreto. Ora, alcuni scienziati ritengono che una combinazione di fattori chimici e costruttivi possa spiegare la loro straordinaria qualità acustica.

Un team di ricercatori americani, guidato da Joseph Nagyvary della Texas A&M University, ha analizzato campioni di legno provenienti da violini Stradivari in restauro. Utilizzando tecniche avanzate come la risonanza magnetica e la spettroscopia, hanno scoperto che il legno è impregnato con composti chimici come borace, zinco, rame, allume e sali di ferro. Queste sostanze, originariamente usate per proteggere il legno da insetti e funghi, avrebbero anche modificato le proprietà acustiche del materiale, contribuendo alla qualità del suono.

Oltre ai trattamenti chimici, un altro fattore chiave è la presenza di uno strato protettivo tra il legno e la vernice esterna, scoperto grazie alla fluorescenza ai raggi X. Questo strato non solo ha preservato i violini nel tempo, ma potrebbe aver influenzato la trasmissione delle vibrazioni, migliorando ulteriormente la resa sonora degli strumenti.

Un aspetto fondamentale del lavoro di Stradivari era anche il design dei suoi violini. Egli seguiva proporzioni basate sulla geometria classica e sulla sezione aurea, ottimizzando la forma della cassa armonica, la curvatura delle superfici e la disposizione delle “effe”, le caratteristiche aperture sulla tavola armonica. Questi elementi garantivano una maggiore risonanza e proiezione del suono.

Non tutti, però, concordano con l'idea che il segreto degli Stradivari sia solo una questione chimica. Attribuire la qualità del suono di questi violini solo a un composto chimico sarebbe riduttivo: è la maestria artigianale di Stradivari a rendere i suoi strumenti unici e irripetibili.

Oggi, esistono circa 600 violini Stradivari ancora conservati, e ciascuno di essi ha un valore di milioni di euro. Nonostante i progressi scientifici, il mistero della loro eccezionale qualità sonora non è ancora del tutto svelato. Resta il fascino di uno strumento straordinario, frutto di un’arte secolare che continua a ispirare musicisti e studiosi in tutto il mondo.

martedì 1 aprile 2025

Pesce d'Aprile

Le origini del pesce d'aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Si considera che sia collegato all'equinozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell'adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, veniva osservato come Capodanno da diverse culture, distanti come l'antica Roma e l'India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1º aprile, prima che la riforma gregoriana lo spostasse indietro al 1º gennaio. In seguito a ciò, si creò in Francia la tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile. Il nome che venne data alla strana usanza fu poisson d'avril, per l'appunto pesce d'aprile.

La comunicazione di massa hanno deliberatamente o involontariamente diffuso in molti paesi diversi pesci d'aprile (per gli inglesi April fool's day, per i tedeschi Aprilscherz). Persino giornali e televisioni considerate serie considerano il primo aprile un giorno in cui è lecito far passare per informazione corretta bufale anche notevoli.

Ecco alcuni scherzi particolarmente riusciti:

  • San Serriffe: il quotidiano The Guardian pubblicò un supplemento riguardante questa isola inesistente (con allusione a "sans-serif", un tipo di carattere usato dalle tipografie)
  • Smell-o-vision: la TV pubblica inglese BBC fece un reportage su un test riguardante una nuova tecnologia che permette di trasmettere odori tramite le onde dell'aria. Diversi spettatori presero contatto con l'emittente per poter partecipare ai test.
  • Alberi degli spaghetti: ancora la BBC fece nel 1957 un reportage riguardante la raccolta degli spaghetti in Svizzera. Ci furono spettatori che volevano comprarne.
  • Nuova unità di misura per il tempo: ad intervalli regolari ricompare la notizia che il tempo verrà misurato con un sistema metrico e non più con il sistema basato su 60.
  • Chiusura di Wikipedia: l'enciclopedia aveva annunciato per il primo aprile 2006 una chiusura a causa di una richiesta esplicita di una non identificata persona.

lunedì 31 marzo 2025

I data center hyperscale

I data center sono fondamentali per il funzionamento dell'infrastruttura digitale globale, ospitando server che gestiscono e archiviano enormi quantità di dati. La loro distribuzione geografica varia significativamente, con una concentrazione maggiore in alcune regioni.

Secondo i dati disponibili, gli Stati Uniti ospitano circa 5 mila dei data center mondiali, seguiti – a grande distanza - da Germania, Regno Unito e Cina, ciascuno con circa 500 impianti. La distribuzione non sorprende, gli Stati Uniti sono la patria delle maggiori aziende digitali: Google, Microsoft, Meta (Facebook, Istagram, Whatsapp), Amazon, ecc.

I data center hyperscale rappresentano una categoria specifica di strutture progettate per supportare applicazioni su larga scala, come il cloud computing e l'intelligenza artificiale. Questi centri offrono capacità di rete e potenza elevate, essenziali per le operazioni di grandi aziende tecnologiche come Amazon, Microsoft e Google. Sono strutture di dimensioni eccezionali, progettate per gestire enormi volumi di dati e carichi di lavoro. Un data center per essere considerato hyperscale deve superare almeno 5.000 server e circa 10.000 metri quadrati di spazio fisico.  Attualmente, il più grande data center hyperscale al mondo è in Mongolia di proprietà cinese e copre una superficie totale di circa 994.000 metri quadrati (più o meno la superficie di una cittadina di 5000 abitanti).

La crescente domanda di servizi digitali e l'espansione dell'intelligenza artificiale stanno alimentando un aumento significativo nella costruzione di data center a livello globale. Tuttavia, questa espansione comporta anche sfide ambientali, in particolare riguardo al consumo energetico e all'uso dell'acqua per il raffreddamento delle strutture.

Per mitigare l'impatto ambientale, le aziende stanno investendo in soluzioni più sostenibili, come l'adozione di tecnologie di raffreddamento più efficienti e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Ad esempio, alcune stanno esplorando l'uso di sistemi di raffreddamento ad aria in climi più freddi o l'implementazione di tecnologie di intelligenza artificiale per ottimizzare l'efficienza energetica.


lunedì 24 marzo 2025

AI Foglio, il primo quotidiano al mondo scritto da intelligenza artificiale

Dal 19 marzo è in edicola "Foglio AI", il primo quotidiano interamente realizzato con l’intelligenza artificiale. Si tratta di un esperimento giornalistico unico al mondo, che durerà un mese e vedrà la redazione del Foglio lavorare in modo completamente nuovo.

Per la prima volta, l’AI non sarà solo un supporto, ma la vera protagonista: scriverà gli articoli, sceglierà i titoli, creerà i sommari e perfino le battute ironiche. Niente giornalisti umani a redigere i pezzi, niente redazione tradizionale: solo un sistema avanzato che raccoglie informazioni, le analizza e le trasforma in articoli in tempo reale. I giornalisti si limiteranno a porre le domande e a osservare il risultato. L’obiettivo? Capire se e come l’intelligenza artificiale possa trasformare il giornalismo da un concetto teorico a una realtà concreta.

Come funziona? L’AI raccoglie notizie da fonti diverse, come siti web, comunicati stampa e social media. Poi le organizza, elimina le informazioni inutili e scrive gli articoli cercando di essere chiara e imparziale. Il tutto in pochi secondi, molto più velocemente di qualsiasi giornalista umano. "Foglio AI" sarà un quotidiano vero e proprio, con quattro pagine, ventidue articoli, tre editoriali, pubblicato ogni giorno dal martedì al venerdì.

Questa innovazione solleva molte domande. Da un lato, potrebbe essere un grande vantaggio: le notizie sarebbero sempre aggiornate, disponibili 24 ore su 24, senza ritardi. Inoltre, l’AI potrebbe evitare errori dovuti a stanchezza o emozioni. Dall’altro lato, però, c’è un problema fondamentale: chi verifica che le informazioni siano vere? Senza il controllo umano, il rischio di errori o fake news potrebbe aumentare. Inoltre, un giornale senza giornalisti porta a un’altra questione: il giornalismo, fatto di inchieste, emozioni e opinioni, può davvero essere sostituito da una macchina?

Alcuni credono che questo sia solo un esperimento destinato a fallire, perché la creatività e il pensiero critico umano non possono essere replicati da un’intelligenza artificiale. Altri, invece, pensano che questa sia la direzione del futuro e che sempre più giornali adotteranno tecnologie simili, magari affiancandole ai giornalisti per migliorare il loro lavoro.

Alla fine del mese, la redazione analizzerà i risultati: cosa ha funzionato? Cosa no? E, soprattutto, come ha cambiato il modo di lavorare dei giornalisti? L’esperimento del Foglio AI promette di essere un momento di svolta per il giornalismo. Lo slogan scelto per il progetto è chiaro: "Un altro Foglio fatto con intelligenza". Un'idea che farà discutere.

lunedì 17 marzo 2025

Manchester progetta il nuovo stadio da calcio, ma i tifosi non sono così convinti

Il Manchester United sta progettando un nuovo stadio da 100.000 posti che sostituirà l'attuale Old Trafford, con un investimento previsto di circa 2 miliardi di sterline. Il progetto, voluto da Jim Ratcliffe, proprietario del club, è descritto come ambizioso e generazionale, con l’obiettivo di creare il più grande stadio di calcio del mondo, ribattezzato "Wembley of the North". Questo nuovo impianto sorgerà accanto al vecchio stadio, che verrà demolito, e dovrebbe essere pronto entro il 2030.

L’iniziativa mira anche a stimolare l’economia di Manchester, creando 92.000 posti di lavoro e 17.000 nuove abitazioni. Il sindaco di Manchester ha sottolineato che l’impatto della riqualificazione potrebbe superare quello delle Olimpiadi di Londra del 2012. Il nuovo stadio rappresenterà un punto di riferimento per l'area e per il calcio mondiale, con l'intenzione di mantenere la tradizione storica del club.

Tuttavia, le prime immagini del progetto, firmato dallo studio Foster + Partners, non sono stati accolti positivamente dai tifosi. Questi hanno criticato l'aspetto del nuovo stadio, definendolo "un tendone da circo" ritenendolo privo di anima e lontano dalle radici operaie del club. L'architettura proposta, con le sue tre punte che dovrebbero simboleggiare il forcone del diavolo, è stata vista come una scelta che non rispecchia l’identità storica del Manchester United.

GUARDA IL VIDEO DEL PROGETTO


lunedì 10 marzo 2025

Impatto ambientale delle batterie al litio

Le batterie al litio sono fondamentali per la tecnologia moderna, alimentando smartphone, computer, veicoli elettrici e sistemi di energia rinnovabile. Grazie alla loro elevata densità energetica e alla capacità di ricarica, hanno rivoluzionato il settore dell’energia portatile e sono diventate centrali nella transizione ecologica. Tuttavia, il loro impatto ambientale solleva interrogativi.

L’estrazione del litio avviene principalmente nel cosiddetto “Triangolo del Litio”, tra Argentina, Bolivia e Cile, dove enormi distese saline nascondono preziosi depositi di questo metallo. Il metodo più comune prevede l’evaporazione di enormi quantità d’acqua contenente il litio e contribuisce alla desertificazione e alla contaminazione delle risorse idriche locali con sostanze tossiche come acido solforico e idrossido di sodio. Le comunità  locali e l’ecosistema ne risentono, con la riduzione delle falde acquifere e l’aumento della mortalità di alcune specie.

Nonostante ciò, le batterie al litio restano una componente chiave per ridurre l’uso di combustibili fossili, specialmente nel settore dei trasporti. Gli esperti ritengono che, considerando le emissioni complessive dei veicoli, il passaggio alle auto elettriche giustifichi l’impatto ambientale della produzione di batterie.

Sul fronte della sicurezza, le batterie al litio sono generalmente affidabili, ma in rari casi possono incendiarsi a causa di difetti o danni meccanici. Tuttavia non dimentichiamo che sono infinitamente più sicure di un serbatoio di benzina, liquido altamente infiammabile.

Il futuro delle batterie al litio dipende dall’innovazione: migliorare il riciclo, sviluppare metodi di estrazione meno impattanti e trovare alternative sostenibili sarà essenziale per bilanciare progresso tecnologico e tutela ambientale.


lunedì 3 marzo 2025

Balto, eroe dell’Alaska

Molti di voi avranno di sicuro visto il film di animazione Balto. Non è una storia inventata ma racconta un avvenimento veramente successo. Nel gennaio del 1925, la cittadina di Nome, in Alaska, fu colpita da un'epidemia di difterite, una malattia infettiva molto pericolosa che portava ancge alla morte, soprattutto i bambini. L’unico rimedio era un siero ma Nome aveva esaurito le scorte e l’unico posto in cui trovarne era Anchorage, a più di 1700 chilometri di distanza.

Il problema più grande era il trasporto. Il mare era ghiacciato e le navi non potevano navigare. Gli aerei dell’epoca erano ancora troppo inaffidabili, e il maltempo rendeva impossibile il volo. L’unica ferrovia arrivava solo fino a Nenana, un villaggio che distava ancora 1085 chilometri da Nome. Sembrava non esserci nessuna possibilità di far arrivare il siero in tempo per salvare gli abitanti della città.

L’unica soluzione rimasta era rischiosa e mai tentata prima su una distanza simile: una staffetta di slitte trainate da cani. Venti musher, i guidatori di slitte, e circa 150 cani si organizzarono per trasportare il prezioso carico tra il gelo e le tempeste di neve. Le condizioni erano proibitive, con temperature che scendevano fino a -50°C, venti così forti da far perdere l’orientamento e percorsi pericolosi tra laghi ghiacciati e montagne. Nonostante tutto, i coraggiosi musher e i loro cani si lanciarono nell’impresa.

Leonhard Seppala era considerato il miglior musher dell’Alaska. Per accelerare la corsa, decise di prendere una scorciatoia attraverso un tratto più corto ma molto più pericoloso, riuscendo così a risparmiare tempo prezioso. L’ultimo tratto della staffetta fu affidato a Gunnar Kaasen, che con il suo cane guida Balto affrontò l’ultima parte del viaggio, lunga 85 chilometri, fino all’arrivo a Nome. Quando la slitta entrò in città il 2 febbraio 1925, gli abitanti si radunarono attorno ai musher e ai loro cani, accolti come eroi. Il siero era arrivato in tempo e l’epidemia fu fermata prima che potesse causare ancora più vittime. Normalmente, per coprire quella distanza sarebbero stati necessari almeno venti giorni, ma grazie al coraggio di uomini e animali il siero arrivò in 5 giorni, salvando centinaia di vite. 

Dopo l’impresa, Balto divenne il simbolo di quella straordinaria avventura. A New York gli venne dedicata una statua a Central Park e ancora oggi, questa impresa viene ricordata con gara di slitte che segue parte dello stesso percorso affrontato dai coraggiosi musher del 1925.


lunedì 24 febbraio 2025

Cybersicurezza

Gli attacchi informatici rappresentano una minaccia crescente. Secondo recenti ricerche, ben il 68% degli attacchi sfrutta le ingenuità commesse in fase di programmazione e di crittografia.

Queste si dividono in due categorie principali: da un lato ci sono i cosiddetti "errori di competenza", legati a distrazioni su operazioni di routine, come non eseguire un backup o un aggiornamento; dall'altro gli "errori di conoscenza", in cui mancano esperienza e consapevolezza, come quando clicchiamo su un link sospetto o scegliamo una password poco affidabile.

Le aziende investono parecchie risorse in programmi di formazione, ma questi approcci spesso non riescono a influire sul comportamento del singolo. A tal proposito, il Governo degli Stati Uniti d'America ha redatto un "Piano strategico federale per la ricerca e lo sviluppo della sicurezza informatica", contenente tre linee guida studiate per ridurre il problema nei prossimi anni, traducibili in altrettanti consigli pratici.

Ingegnarsi - La sicurezza informatica può sembrare materia complessa, ma più è intuitiva e meno si rischiano errori. Dal punto di vista dei gestori dei siti è necessario rendere più evidenti le vulnerabilità, avvisando l'utente quando una connessione non è protetta e fornendo promemoria per aggiornare le password. Da quello personale, invece, la prima cosa da fare è proprio migliorare queste ultime (spesso poco sicure per paura di dimenticarle).

Per aumentare la sicurezza, servono pass-key lunghe e uniche per ogni account, evitando di usare sempre le stesse; occorre combinare lettere, numeri e simboli e mai ispirarsi a qualcosa di riconducibile a sé stessi (nulla che contenga nomi di figli, fidanzati e animali domestici o della squadra del cuore, per esempio).

Diffidare - Gli hacker spesso si infiltrano grazie a link apparentemente innocui inviati via email, sms o social media. Anche se può sembrare ovvio, molti cliccano d'istinto, pur non conoscendo la fonte del link, esponendosi a rischi di malware e furto di dati. Meglio diffidare, non aprire collegamenti o allegati provenienti da mittenti sconosciuti.

Aggiornare - Un altro errore che facilita il lavoro degli hacker è la mancata manutenzione dei dispositivi. Spesso, aggiornamenti e patch di sicurezza vengono ignorati, esponendo gli utenti a pericolose vulnerabilità. Gli upgrade di app e software non solo servono a migliorarne la funzionalità, ma contengono anche correzioni a bug che possono essere sfruttati da malintenzionati per accedere ai dispositivi. Attivare gli aggiornamenti automatici e fare manutenzione regolare dei propri netbook e smartphone è una pratica semplice, in grado di difenderci da molte minacce comuni. 


Giovani e informazione

In Italia un giovane su tre non capisce se un'informazione online è affidabile. Un fenomeno che si aggrava se si tratta di informazione scientifica e la tendenza a credere nelle teorie del complotto. È quanto emerge dal report 'Disinformazione a Scuola'.

Il report è stato realizzato su un campione di oltre 2.200 studenti di 18 scuole superiori di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. I dati mostrano come i giovani siano carenti nella corretta identificazione di notizie affidabili o non affidabili.

L'uso irresponsabile o distorto del digitale e dell'intelligenza artificiale oggi pone grandi minacce specie per i più giovani, profondamente connessi nelle piattaforme digitali e nei social media. Ci troviamo in un mondo in cui informazione e disinformazione coesistono e spesso sono assolutamente indistinguibili l'una dall'altra agli occhi delle persone non esperte. Questo crea confusione e spesso danneggia anche la reputazione di chi cerca di fare informazione affidabile.

lunedì 17 febbraio 2025

Che cos'è il Coltan

Coltan è la contrazione di columbite-tantalite e il suo valore dipende proprio dall’alto o meno tenore di tantalite. Quello che viene estratto nella Repubblica democratica del Congo (RdC) è ad alto tasso di tantalite, da qui il suo valore e la necessità di avere, da parte delle industrie dell’informatica, proprio il coltan congolese. La terra rara viene utilizzata per la fabbricazione di cellulari e molti altri apparecchi elettronici. Il coltan serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, portando un notevole risparmio energetico e a ottimizzare, quindi, la durata della batteria. La funzionalità di ogni apparecchio elettronico dipende proprio dal coltan.

La RdC è uno dei paesi più poveri del mondo, nonostante la ricchezza del suo sottosuolo. Oltre alle tensioni interne, il paese ospita mezzo milione di rifugiati in fuga da conflitti regionali. La morte dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio ha recentemente riportato l'attenzione sulle problematiche del Congo, dove le risorse naturali alimentano i conflitti.

Dopo l'indipendenza dal Belgio nel 1960, la RdC ha vissuto periodi di instabilità politica e conflitti interni. Mobutu prese il potere nel 1967, instaurando una dittatura terminata con una guerra civile nel 1997, che portò al potere Kabila. Dal 1998 al 2003, la seconda guerra civile congolese causò la morte di migliaia di civili, con le fazioni in conflitto per il controllo delle risorse naturali.

Il prezzo del coltan varia a seconda della percentuale di tantalite, ma è anche un mercato molto instabile: nel 1998 costava 2 dollari al chilogrammo, nel 2004 – quando la domanda era estremamente elevata – è arrivato a toccare i 600 dollari, oggi vale tra i 100 e 150 dollari al chilogrammo. Il prezzo varia, anche, in base alla possibilità di estrarlo. La particolarità di questo minerale è che non si trova ovunque: ad esempio l’80 per cento delle riserve mondiali si trova in Congo.

Le guerre, anche a bassa intensità, che si combattono nella regione del Kivu, servono alle varie milizie presenti sul territorio proprio per impadronirsi dei giacimenti e quindi poter esercitare il monopolio dell’estrazione, contrabbandare il minerale nei Paesi vicini – come il Ruanda che è diventato uno dei maggiori esportatori, pur non avendo giacimenti di coltan, per poi venderlo alle industrie produttrici di componenti elettronici. Lo sfruttamento incontrollato di questa risorsa congolese ha costretto l’Onu ad accusare, in un rapporto del 2002, le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del Congo – quindi anche il coltan – di favorire indirettamente i conflitti civili nell’area.

L’estrazione del coltan non è difficoltosa e le milizie che controllano i giacimenti utilizzano manodopera minorile. Un rapporto di Medici senza frontiere spiega che molti di questi 'schiavi' muoiono di fatica e di diverse malattie che questo minerale può portare: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell'apparato digerente; aumento dei rischi del cancro; difetti genetici nella prole; malattie dell'apparato linfatico.


venerdì 14 febbraio 2025

Michele Ferrero

Il 14 febbraio di 10 anni fa moriva, all'età di 90 anni,  Michele Ferrero, l'uomo che ha inventato la Nutella e tanti altri dolci che tutti conosciamo e amiamo. Anche se il tempo passa, il suo spirito e le sue idee sono ancora vive nei suoi prodotti e nel territorio in cui ha lavorato.

Michele Ferrero non era solo un grande imprenditore, ma anche una persona che aveva a cuore la sua terra, le Langhe, e i suoi collaboratori. La sua azienda non era solo un posto di lavoro, ma una famiglia in cui ogni persona si sentiva parte di un progetto più grande. Pensava sempre a come migliorare i suoi prodotti e a come renderli accessibili a tutti, coniugando qualità e innovazione.

Oggi la Ferrero è presente in 55 paesi, ha 25 stabilimenti nel mondo, in 5 continenti, 47 mila dipendenti e vende ogni anno per 17 miliardi. Nato nel 1946 ad Alba, da un piccolo laboratorio aperto da Pietro Ferrero, il padre di Michele, oggi è il terzo gruppo dolciario al mondo. Tutto è avvenuto in appena 80 anni.

La sua idea più famosa? Creare una crema di cioccolato e nocciole che fosse buona, economica e facile da spalmare. Così nacque la Nutella, un'invenzione che ha rivoluzionato la colazione e la merenda di milioni di persone in tutto il mondo. Il segreto del suo successo? La semplicità: ingredienti di qualità, un gusto irresistibile e un prodotto alla portata di tutti.

Ma Ferrero non si fermava solo al cibo. Era un visionario che sapeva guardare avanti. Creò macchinari innovativi per migliorare la produzione e addirittura organizzò un servizio di autobus per portare gli operai dalle campagne alla fabbrica, evitando lo spopolamento dei piccoli paesi delle Langhe.

Non era solo un imprenditore, ma un uomo generoso e attento al sociale. Dopo l'alluvione del 1994 che colpì Alba, non esitò a scendere in campo accanto ai suoi operai per ripulire e ricostruire la fabbrica. Creò la Fondazione Ferrero, un luogo di cultura e solidarietà per ex dipendenti e per la comunità, che ancora oggi organizza mostre e attività sociali.

Michele Ferrero è stato un esempio di come si possa unire successo e valori umani. Un uomo che ha trasformato un’idea in un bene per tutti, proprio come altri grandi italiani come Adriano Olivetti o Enzo Ferrari. Il suo sogno continua a vivere in ogni barattolo di Nutella e in tutti noi che amiamo i suoi prodotti.

lunedì 10 febbraio 2025

L’Intelligenza Artificiale Può Essere Creativa?

La creatività umana è un processo complesso, intrinsecamente legato all'esperienza, all'intuizione, alle emozioni e alla coscienza. La creatività consiste nel "rompere gli schemi" e affrontare i problemi da angolazioni nuove, consiste nel collegare idee apparentemente distanti per creare nuove connessioni, come dimostra l'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg. Osservando il torchio per spremere l’uva, Gutenberg ebbe l'intuizione di adattarlo per imprimere caratteri su carta, dimostrando come la creatività umana sia capace di generare soluzioni rivoluzionarie associando concetti diversi.

La creatività dei computer  invece replica il processo creativo umano attraverso algoritmi e reti neurali, fa eseguire comportamenti che sarebbero considerati creativi se eseguiti da umani. Le AI moderne possono generare testi, immagini, musica e persino soluzioni innovative, ma il loro approccio si basa su grandi quantità di dati esistenti: l'AI può produrre soluzioni sorprendenti, ma si limita a rielaborare schemi preesistenti senza una comprensione profonda del contesto o delle emozioni.

Poi c’è il tema delle “allucinazioni” dell'AI, ovvero errori o soluzioni insolite generate casualmente. Sebbene queste anomalie possano sembrare creative, esse non nascono da un processo consapevole, ma da errori di calcolo. Un esempio di allucinazione è stato il suggerimento assurdo di un'AI che consigliava di usare colla per mantenere il formaggio sulla pizza.

Le AI sono molto potenti nell'analizzare dati e generare contenuti basati su schemi preesistenti, non possiedono la profondità interiore che caratterizza la creatività umana. Le AI, anche le più avanzate, imitano ciò che hanno appreso senza una vera comprensione. La creatività umana, invece, nasce dalla capacità di intuire nuove connessioni, di avere empatia e di esprimere emozioni, tratti che le macchine non possono replicare.

lunedì 3 febbraio 2025

TikTok e la sospensione negli Stati Uniti: cosa c'è dietro?

Nei giorni scorsi, TikTok ha vissuto momenti di grande incertezza negli Stati Uniti. Il social network è stato inizialmente chiuso su tutto il territorio nazionale, colpendo 170 milioni di utenti. Tuttavia, dopo sole 12 ore, la piattaforma è stata ripristinata. Il principale motivo ufficiale del blocco è legato a preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. L'amministrazione statale ha giustificato la decisione sostenendo che TikTok, di proprietà della cinese , potesse rappresentare un rischio per la privacy e i dati sensibili degli utenti americani.

Tuttavia la rapida riapertura, in coincidenza con l’inizio della presidenza Trump suggerisce che la temporanea chiusura possa avere motivazioni politiche ed economiche. Non a caso, il capo di TikTok era presente come ospite d'onore alla cerimonia di insediamento di Trump. Durante il blocco temporaneo i concorrenti di TikTok, come X (ex Twitter), BlueSky, YouTube Shorts e Instagram Reels, hanno cercato di attrarre il pubblico con funzioni simili a quelle di TikTok.

Tik Tok rappresenta un caso unico, essendo la prima piattaforma non statunitense a ottenere un successo globale con oltre 1,5 miliardi di utenti, di cui 170 milioni solo negli Stati Uniti. Questo ha portato il social ad essere al centro di una disputa tra Washington e Pechino, che va oltre la semplice questione tecnologica. Tra le soluzioni proposte, si ipotizza un'acquisto da parte di un'azienda americana, oppure un accordo con un’azienda USA, per garantire una gestione più sicura dei dati degli utenti americani, oppure la chiusura definitiva della piattaforma negli Stati Uniti. 




lunedì 27 gennaio 2025

Perché è così difficile passare dalle auto a motore termico, a benzina o diesel, alle auto elettriche?

La domanda non è banale, perché mette in luce quello che ancora oggi è un grosso limite delle elettriche, cioè la densità energetica per Kg di batteria. Un valore che, sebbene sia molto migliorato negli ultimi anni, obbliga ancora ad avere batterie molto grandi e pesanti.

Negli ultimi anni è aumentata la capacità di immagazzinare energia nelle batterie è cresciuta, è così anche l’autonomia delle vetture elettriche ma la densità energetica delle batterie rimane di  0,2 kWh per kg di peso, rispetto ai 13 kWh di un chilo di gasolio o di benzina. Si può quindi dire che l'energia in batteria pesa 50 volte di pù anche se in circa 10 anni le batterie hanno fatto enormi passi avanti e l loro densità è migliorata di 10 volte. Di contro, però, il motore elettrico è molto più efficiente di un motore termico. 

Diesel e benzina hanno un’alta densità energetica e consentono di immagazzinare molta energia in uno spazio piccolo e leggero. Per questo hanno avuto molto successo come fonte di energia per veicoli.

Un altro vantaggio del carburante è che si tratta di un liquido, che necessita solo di un contenitore adattato alle sue caratteristiche per essere immagazzinato. Accumulare elettricità richiede un processo molto più complesso, con una batteria in grado di ricevere elettricità e  immagazzinarla.

Un’auto elettrica può immagazzinare molta meno energia, però ha bisogno di molta meno energia per muoversi, perché la trasforma in modo molto più efficiente. I motori a benzina più efficienti al mondo hanno un’efficienza energetica di circa il 40%, che aumenta al 45% sul Diesel. In altre parole, trasformano in movimento solo il 40-45% dell’energia che ricevono, mentre il resto viene perso in calore. Un motore elettrico, invece, ha un’efficienza superiore al 90%.

lunedì 20 gennaio 2025

Ma quanto è costata la pandemia da Covid 19 ?

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto enorme a livello globale, sia in termini economici che di vite umane. Si stima che il costo economico complessivo superi i 30-40 trilioni di dollari, includendo perdite di produzione, spese sanitarie e interruzioni economiche. Nel 2020, il PIL globale è diminuito di circa il 3,5%, segnando una delle peggiori recessioni dal secondo dopoguerra. Settori chiave come turismo, commercio e produzione sono stati gravemente colpiti, con perdite significative: solo il turismo ha subito un calo di circa 4,5 trilioni di dollari. Oltre alle perdite finanziarie, circa 100 milioni di persone sono cadute in estrema povertà, aumentando le disuguaglianze globali.

Dal punto di vista umano, la pandemia ha causato almeno 7 milioni di decessi ufficiali, ma le stime basate sulla mortalità in eccesso suggeriscono che il numero reale potrebbe essere compreso tra 14 e 20 milioni. Gli anziani sono stati particolarmente vulnerabili, con tassi di mortalità molto più elevati, soprattutto nei paesi con un'età media alta. Tuttavia, il bilancio delle vittime è stato influenzato anche dalla qualità dei sistemi sanitari e dall'accesso ai vaccini. I paesi con sistemi sanitari più fragili e una distribuzione ineguale delle risorse hanno sofferto un impatto maggiore.

I vaccini contro il COVID-19 hanno avuto un ruolo fondamentale nella mitigazione della crisi. Secondo studi pubblicati su The Lancet, nel primo anno di vaccinazione (2021), i vaccini hanno prevenuto circa 20 milioni di decessi a livello globale, riducendo drasticamente le forme gravi della malattia, le ospedalizzazioni e i decessi. Il loro impatto è stato particolarmente evidente nei paesi con alti tassi di vaccinazione, mentre in quelli con copertura vaccinale limitata l'efficacia è stata ridotta.

In sintesi, la pandemia di COVID-19 ha rappresentato una delle crisi più devastanti della storia moderna, con costi economici e umani senza precedenti. Tuttavia, grazie alla cooperazione internazionale e alla rapida introduzione dei vaccini, è stato possibile salvare milioni di vite e contenere, almeno parzialmente, gli effetti più gravi della crisi. Nonostante ciò, le sfide a lungo termine, come la povertà crescente, i danni economici e le disuguaglianze globali, rimangono significative.

lunedì 13 gennaio 2025

Il Canale di Panama

Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti e nei giorni scorsi ha lanciato alcune delle sue frasi ad effetto: annettere il Canada Agli Stati Uniti, impossessarsi della Groenlandia e, perché no, del Canale di Panama. Effettivamente il Canale è stato costruito dagli Stati Uniti a inizio ‘900, ma oggi, a chi appartiene? Negli anni Settanta il presidente Usa Jimmy Carter, deceduto in questi giorni,  firmò un accordo per restituire il Canale allo Stato di Panama, ma il trattato diverrà effettivo solo nel 1999.

Nel 1500 Ferdinando Magellano aveva appena circumnavigato per la prima volta il globo dall'Atlantico al Pacifico, che già, alla corte di Carlo V di Spagna, nel 1523, circolava un'idea: realizzare un canale in America Centrale per collegare i due oceani, tracciando una via più breve e sicura verso le ricche Isole delle Spezie e le Indie. Ma solo più di tre secoli dopo, nel 1881, Ferdinand de Lesseps, costruttore del Canale di Suez, iniziò gli scavi su incarico della Francia. Ad inizio ‘900 fu il presidente Usa Theodore Roosevelt a rispolverare il progetto, attratto dai notevolissimi vantaggi economici derivanti da canale.

Ma come funziona? Il canale artificiale corre ad una quota di 26 metri più elevata rispetto al livello dei due oceani. La zona attraversata raggiungeva i 160 m di altitudine: per ridurre il dislivello prima a 50 m e poi a 26, vennero asportati quasi 80 milioni di metri cubi di roccia (circa 8 milioni di camion). Dopo il fallimento dei francesi nel 1904 entrarono gli Stati Uniti. Un sistema di tre chiuse fanno salire le navi fino al canale; altre tre le fanno ridiscendere al livello del mare.

GEOPOP: IL CANALE DI PANAMA

lunedì 6 gennaio 2025

L'IA consuma molta energia

L’intelligenza artificiale (IA) sta rapidamente crescendo e questo progresso comporta un alto consumo energetico. I grandi datacenter, richiedono enormi quantità di energia. Dal 2012, il fabbisogno energetico dell’IA è raddoppiato ogni 3 anni, raggiungendo consumi annuali equivalenti a quelli di quaranta centrali nucleari.

Secondo un professore Olandese entro il 2027 i datacenter che supportano l'IA potrebbero avere un consumo pari a nazioni come l’Argentina o i Paesi Bassi. Questo elevato consumo è dovuto alla potenza dei server necessari per alimentare l’IA. Attualmente, l'industria dell'IA è principalmente autoregolamentata, non ci sono limiti di consumo stabiliti dalle autorità,  ma esistono incentivi per ridurre i costi energetici tramite l'innovazione.

Un ulteriore problema è il consumo di acqua per raffreddare i datacenter: Microsoft, ad esempio, ha aumentato il consumo di acqua del 34% tra il 2021 e il 2022. Questi problemi di consumo di risorse energetiche e idriche dell'IA sono destinati a crescere.

Intanto qualche proposta per ridurre i consumi sta venendo fuori. Per esempio l’uso di hardware che limiti la potenza oppure strumenti che nei momenti critici di maggiore consumo interrompano l’addestramento dei sistemi di IA, senza comprometterne le prestazioni. Oppure ridurre la velocità di risposta dell’AI in cambio di un minore consumo.