lunedì 8 settembre 2025

Non bisogna voler essere chi non si è

Nell'adolescenza è normale guardarsi intorno e confrontarsi con gli altri. Capita spesso di pensare che i compagni siano più bravi, più belli, più simpatici o più fortunati di noi. Una ragazza può provare invidia per un’amica che vince gare sportive e colleziona medaglie, un ragazzo può ammirare il compagno che prende sempre voti altissimi o che è molto popolare. È umano: quando vediamo negli altri delle qualità che ci mancano, ci viene spontaneo desiderare di essere come loro. Ma la verità è che inseguire di continuo un modello che non ci appartiene non ci rende più felici, anzi rischia di farci sentire sempre in difetto.

Il problema del confronto è che dimentichiamo una cosa fondamentale: ciascuno di noi è unico. Non esistono due persone identiche per carattere, esperienze, passioni e sogni. Questo significa che non ha senso misurare il nostro valore con il metro degli altri. Forse non saremo i migliori nello sport o in matematica, ma potremmo avere talento nella musica, nella scrittura, nel disegno, nella comunicazione o semplicemente nel far stare bene le persone intorno a noi. Spesso queste qualità non sono immediatamente visibili o riconosciute da un premio, ma hanno un valore enorme nella vita reale.

Imparare a non voler essere qualcun altro è un passo fondamentale per crescere. Non significa smettere di migliorarsi, al contrario: significa imparare a riconoscere e coltivare i propri punti di forza, invece di inseguire continuamente traguardi che appartengono a un’altra persona. L’invidia, se non la lasciamo dominare, può trasformarsi in motivazione: posso ammirare chi corre veloce, ma piuttosto che sentirmi inferiore, posso chiedermi cosa mi piacerebbe davvero allenare in me stesso.

Anche i social network complicano le cose: vediamo solo i momenti migliori della vita degli altri e ci sembra che siano sempre felici, belli e vincenti. Ma quella non è la realtà completa, è solo una vetrina. Tutti hanno fragilità, paure e giornate storte, anche se non le mostrano. Ricordarselo aiuta a ridurre la pressione del confronto.

In fondo, ciò che rende davvero speciale una persona è la sua autenticità. Non saremo mai la copia perfetta di qualcun altro, ma possiamo diventare la versione migliore di noi stessi. Essere fedeli a ciò che siamo, coltivare le nostre passioni e imparare a valorizzarci è il modo migliore per vivere una vita piena e soddisfacente. E, alla fine, è molto più bello che rincorrere un ideale che non ci appartiene.

Impariamo da Jannik Sinner che, a dispetto dei suoi soli 24 anni, a volte sfodera una saggezza incredibile. Dopo la sconfitta di New York ha dichiarato: "Non sarò mai come Carlos, ma posso provare ad essere una versione migliore di me stesso". 

Agenda ONU 2030 - A che punto siamo?


L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è un grande piano globale che punta a rendere il mondo più giusto, sostenibile e vivibile per tutti entro il 2030. Comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), che spaziano dall’eliminazione della povertà alla lotta ai cambiamenti climatici, dal diritto all’istruzione al lavoro dignitoso. Ma a che punto siamo oggi?

I dati più recenti dicono che la strada è in salita: solo il 17% dei target è davvero “sulla buona strada” per essere raggiunto, mentre la maggior parte avanza troppo lentamente e diversi obiettivi stanno addirittura peggiorando. Questo significa che il mondo, al momento, è in ritardo rispetto agli impegni presi.

Tra gli obiettivi più critici troviamo:

SDG 2 – Fame zero: dopo la pandemia, il numero di persone che soffrono la fame è tornato a crescere, arrivando a oltre 700 milioni. Anche la malnutrizione infantile rimane un problema enorme.

SDG 4 – Istruzione di qualità: sebbene più ragazzi riescano a completare la scuola, il livello di competenze in lettura e matematica sta calando, complice la pandemia ma anche problemi strutturali, come la mancanza di insegnanti qualificati in molte aree del mondo.

SDG 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica: il mercato del lavoro è fragile, la disoccupazione giovanile resta alta e milioni di persone lavorano ancora in condizioni precarie o informali.

SDG 12 – Consumo e produzione responsabili: i Paesi ricchi sprecano enormi quantità di cibo ed energia, contribuendo a inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.

Non mancano però anche notizie positive. Alcuni progressi significativi ci sono stati: la mortalità infantile è diminuita, sempre più persone hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienici, le energie rinnovabili stanno crescendo e in diversi Paesi gli investimenti in ricerca e innovazione stanno aumentando.

Guardando alle classifiche internazionali, i Paesi del Nord Europa – come Finlandia, Svezia e Danimarca – sono tra i più avanzati nel raggiungere gli SDG, grazie a sistemi sociali solidi, politiche ambientali coraggiose e un alto livello di benessere diffuso. Al contrario, molti Paesi dell’Africa sub-sahariana, ma anche Stati segnati da guerre e crisi come Afghanistan e Yemen, faticano a garantire diritti fondamentali come il cibo, la salute e l’istruzione.

Il quadro generale, dunque, è fatto di luci e ombre. Se da un lato ci sono esempi positivi e progressi incoraggianti, dall’altro il tempo stringe e il 2030 si avvicina. Per recuperare il ritardo serviranno scelte coraggiose: trasformare i sistemi alimentari ed energetici, ridurre gli sprechi, investire in istruzione e lavoro dignitoso, e rafforzare la cooperazione tra Paesi.

L’Agenda 2030 non è solo un obiettivo dei governi, ma riguarda tutti noi: ciascuno, nel proprio piccolo, può contribuire a un futuro più sostenibile e giusto.

lunedì 1 settembre 2025

Consapevolezza: la chiave per costruire il tuo futuro

Quando si è giovani il mondo é ancora tutto da scoprire. Hai sogni, dubbi, paure, desideri. A volte ti senti invincibile, altre volte perso. È normale. Ma c’è una parola che può aiutarti a trovare la tua strada, a fare scelte più vere e a vivere con più forza e autenticità: consapevolezza.

Essere consapevoli significa sapere chi sei, riconoscere le tue emozioni, capire cosa ti fa stare bene e cosa no. È guardarti dentro senza paura, anche quando non ti piace tutto quello che vedi. Significa prendere coscienza dei tuoi punti di forza ma anche dei tuoi limiti, per poterli affrontare o trasformare.

E questo vale anche nello studio. Studiare con consapevolezza vuol dire capire perché lo fai: non solo per un voto, ma per costruire il tuo futuro. Significa scoprire quali materie ti appassionano davvero, ma anche impegnarti in quelle più difficili, perché sai che ogni sforzo ti fa crescere. Vuol dire riconoscere quando hai bisogno di aiuto, organizzare meglio il tuo tempo, imparare dai tuoi errori senza giudicarti.

Viviamo in un mondo pieno di distrazioni, in cui è facile seguire la massa, copiare, reagire di impulso, o cercare approvazione a ogni costo. Ma chi è consapevole sceglie con la propria testa. Sa dire sì, ma anche no. Sa quando è il momento di parlare e quando è il momento di ascoltare. Essere consapevoli ti rende più libero. Ti aiuta a capire cosa vuoi davvero, e ti dà la forza per raggiungerlo.

Fermati un momento, chiediti: chi sono davvero? Dove voglio andare? È da lì che comincia tutto.

lunedì 25 agosto 2025

Attendere

Viviamo in un mondo dove tutto accade velocemente. Basta un clic su WhatsApp per ottenere risposte immediate, un tap per guardare una serie TV senza pause, e pochi secondi per comprare qualsiasi cosa online. Ma cosa stiamo perdendo? L'arte di aspettare.

Aspettare non è solo "perdere tempo", è una parte fondamentale della vita. Pensateci: crescere, studiare, imparare a suonare uno strumento, innamorarsi o persino guarire richiedono tempo. Eppure, oggi l'attesa è spesso vista come un fastidio, un momento da riempire compulsivamente guardando il telefono.

Imparare a gestire l’attesa ci aiuta a vivere meglio. Non si tratta solo di fermarsi, ma di trasformare quel momento in un’opportunità per pensare, creare o semplicemente respirare. Imparare ad aspettare significa riscoprire un ritmo più umano, lontano dalla frenesia digitale, il tempo “lungo” necessario per fare le cose per bene, non di corsa.

Ragazzi, provateci: spegnete il telefono, lasciatevi il tempo di riflettere o di osservare ciò che vi circonda. L’attesa non è un ostacolo, ma un’occasione per crescere e vivere più pienamente. Magari non sarà facile all'inizio, ma potrebbe diventare una delle scelte più importanti per il vostro futuro.

Magari riscoprendo la lentezza necessaria per leggere un bel libro.

lunedì 18 agosto 2025

Auto a guida autonoma: record di velocità

Il team PoliMOVE del Politecnico di Milano ha recentemente stabilito un nuovo record mondiale per veicoli a guida autonoma, raggiungendo una velocità di 318 km/h con una Maserati MC20 modificata. 

Questo risultato è stato ottenuto presso il Kennedy Space Center in Florida, utilizzando la pista di atterraggio degli Space Shuttle, lunga 4,6 km. La Maserati MC20 utilizzata per il record è stata equipaggiata con sensori avanzati, tra cui telecamere e tecnologia Lidar, per garantire una navigazione autonoma precisa anche a velocità elevate.  Questo traguardo rappresenta un passo significativo nello sviluppo delle tecnologie di guida autonoma, dimostrando la capacità dei veicoli senza conducente di operare in sicurezza a velocità elevate. Le competenze acquisite attraverso queste sperimentazioni potranno contribuire a migliorare la sicurezza e l'efficienza dei sistemi di mobilità autonoma nelle applicazioni quotidiane. 

La Maserati MC20  era completamente autonoma e non aveva un pilota a bordo durante il test. Il veicolo è stato controllato esclusivamente dagli algoritmi di guida autonoma sviluppati dal team, utilizzando sensori avanzati come Lidar, telecamere e GPS ad alta precisione. Questa impresa dimostra il livello avanzato della tecnologia di guida autonoma, capace di gestire la velocità estrema senza intervento umano.

Il Politecnico di Milano, attraverso il team PoliMOVE, continua a essere all'avanguardia nella ricerca sulla guida autonoma, contribuendo in modo significativo all'evoluzione del settore automobilistico e della mobilità intelligente.

lunedì 11 agosto 2025

Nvidia: il colosso dei chip per l'IA

L'Intelligenza Artificiale sta trasformando società e tecnologia e questi cambiamenti probabilmente sono altrettanto significativi per il mondo quanto le rivoluzioni agricole e industriali avvenute in passato, le quali ebbero entrambe drastiche conseguenze economiche per il mondo civilizzato dell'epoca. Sebbene i tempi di questi cambiamenti siano imprevedibili, una cosa è chiara: la corsa dell'intelligenza artificiale non è possibile senza progressi e senza una “fornitura stabile” di hardware e software.

Tra le società al centro dello sviluppo dell’intelligenza artificiale Nvidia spicca principalmente per la crescita della domanda di applicazioni di intelligenza artificiale (AI) iniziata alla fine del 2022 e i giganti dell’industria digitale fanno la fila per ottenere le unità di elaborazione grafica (GPU).

I client di Nvidia sono Meta (Facebook, Istagram, Whatsapp), Amazon e Microsoft, Google e altri produttori di chip “storici” del calibro di Intel e AMD (“concittadine” di Nvidia, ossia aventi sede a Santa Clara in California) si “accontentano delle briciole” , dato che Nvidia controlla ben il 95% del mercato dei chip per l 'Intelligenza Artificiale . Di conseguenza, i guadagni e le entrate di Nvidia si stanno moltiplicando rapidamente. 

Il prezzo elevato e la sua scarsa disponibilità sul mercato dei chip sta spingendo alcuni dei principali clienti di Nvidia ad avviare la progettazione e la produzione in proprio di chip per Intelligenza Artificiale per ridurre la loro dipendenza dal colosso.

Le GPU hanno i loro limiti, in particolare quando si tratta della velocità con cui i dati possono essere trasferiti su e fuori di esse. I modelli di intelligenza artificiale moderna funzionano su un gran numero di GPU e chip di memoria interconnessi. Spostare rapidamente i dati tra di loro è fondamentale per le prestazioni. Alcune startup stanno cercando di superare questi limiti progettando GPU di grandi dimensioni in modo tutto il lavoro possa essere svolto tutto al loro interno migliorando di centinaia di volte la velocità e dimezzando i consumi di energia.

Ma se è vero che i “grandi clienti” di Nvidia stanno cercando di ridurre la loro dipendenza dal colosso californiano, resta il fatto che si prevede che continueranno ad acquistare le sue potenti GPU. E questo non è una sorpresa, poiché le prossime GPU di Nvidia saranno molto più potenti di quelle attuali. 



sabato 9 agosto 2025

Tsutomu Yamaguchi: l’uomo che sopravvisse a due bombe atomiche

Può sembrare incredibile, ma esiste una persona che è riuscita a sopravvivere a due bombe atomiche: quella di Hiroshima e quella di Nagasaki, sganciate dagli Stati Uniti nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di Tsutomu Yamaguchi, un ingegnere giapponese nato nel 1916 e morto nel 2010 all'età di 93 anni.

Il 6 agosto 1945, Yamaguchi si trovava a Hiroshima per lavoro. Alle 8:14 del mattino, la città fu colpita dalla prima bomba atomica mai usata contro dei civili, chiamata "Little Boy". Al momento dell’esplosione, si trovava a circa 3 chilometri dal punto d’impatto. L’onda d’urto lo scaraventò fuori dal tram su cui viaggiava, causandogli gravi ustioni e ferite, ma ebbe la prontezza di rifugiarsi in un canale, riuscendo a salvarsi.

Il giorno dopo, ferito ma vivo, decise di tornare a casa, ignaro che la sua città natale fosse Nagasaki. Il 9 agosto, si trovava in ufficio a raccontare al suo capo la tragedia di Hiroshima. In quel momento, alle 11:02, un’altra bomba atomica – questa volta chiamata "Fat Man" – colpì proprio Nagasaki. Ancora una volta, Yamaguchi era a circa 3 km dall'esplosione e, ancora una volta, sopravvisse.

Dopo la guerra, tornò a lavorare come ingegnere e per anni non raccontò quasi nulla della sua incredibile esperienza. Solo nel 2005, dopo la morte di suo figlio a causa di un cancro, decise di condividere la sua storia per lanciare un messaggio di pace e spiegare quanto siano devastanti le armi nucleari.

Yamaguchi è l’unico ad essere stato ufficialmente riconosciuto dal governo giapponese come sopravvissuto a entrambe le esplosioni. In Giappone, i sopravvissuti alle bombe atomiche sono chiamati hibakusha, mentre chi è sopravvissuto a entrambe viene definito nijū hibakusha.

La sua vita è diventata un simbolo della resistenza umana, ma anche un monito contro l’uso delle armi nucleari. Come disse lui stesso: “Pensavo che la nuvola a fungo mi avesse seguito da Hiroshima. Non capisco perché il mondo continui a costruire queste armi.”

martedì 5 agosto 2025

Hiroshima, 80 anni dopo: ricordare per non ripetere

Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, una bomba atomica chiamata Little Boy fu sganciata su Hiroshima. In pochi secondi, una città viva fu trasformata in un deserto di fuoco. Morirono circa 140.000 persone entro la fine dell’anno. Oggi, 80 anni dopo, ricordiamo non solo la tragedia, ma anche le storie di chi è sopravvissuto.

Uno dei volti di Hiroshima è Setsuko Thurlow, che aveva solo 13 anni. Era in classe quando vide un lampo accecante. L’edificio crollò su di lei e rimase sepolta tra le macerie. Qualcuno riuscì a tirarla fuori, e Setsuko vide “una processione di fantasmi”: persone coperte di ustioni, con la pelle che pendeva come stracci. Da allora, ha dedicato la vita a raccontare cosa ha vissuto, per impedire che succeda di nuovo.

Un altro sopravvissuto, Shigeaki Mori, era un bambino di otto anni. Rimase ferito, ma sopravvisse. Crescendo, scoprì che molti soldati americani prigionieri di guerra erano morti anche loro a Hiroshima. Ha passato decenni a cercare le famiglie di quei ragazzi per dire loro: “Anche loro sono vittime”.

Queste storie ci parlano di coraggio, ma anche di memoria. Hiroshima oggi è una città di pace, piena di studenti, fiori e cicatrici invisibili. Ogni anno, il 6 agosto, migliaia di lanterne vengono lasciate galleggiare sul fiume per ricordare le anime perdute.

Perché parlarne oggi, a 80 anni di distanza? Perché viviamo in un mondo dove le armi nucleari esistono ancora. Ricordare Hiroshima non è solo storia: è un impegno. È scegliere il dialogo invece della violenza. È dare valore alla vita.

Setsuko una volta ha detto:

"Come sopravvissuta, ho il dovere morale di raccontare. Ma anche voi, giovani, avete il potere di cambiare il futuro."

Non dimentichiamo. E non smettiamo di costruire la pace.

lunedì 4 agosto 2025

L'impronta ecologica della produzione di microchip

Siamo soliti pensare che la transizione ecologica sia favorita dalla digitalizzazione ma l'impronta ecologica della produzione di microchip è significativa e complessa, coinvolgendo sia un consumo elevato di risorse naturali, come l'acqua e l'energia, sia l'emissione di sostanze chimiche e rifiuti pericolosi.

La produzione di microchip richiede grandi quantità di acqua ultra pura, necessaria per la pulizia e il raffreddamento durante i vari processi di fabbricazione. Una singola fabbrica di semiconduttori consuma milioni di litri d'acqua al giorno. Ad esempio, il Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il più grande produttore mondiale di chip, consuma circa 150.000 tonnellate di acqua al giorno. Questo dato diventa particolarmente critico in regioni soggette a siccità o scarsità idrica, come Taiwan, che sta già affrontando problemi legati alla gestione delle sue risorse idriche.

Taiwan, che rappresenta circa il 60% della produzione globale di semiconduttori, sta cercando soluzioni per migliorare l'efficienza nell'uso dell'acqua e ha investito in sistemi di riciclo. Tuttavia, l’isola è altamente vulnerabile a periodi di siccità, che potrebbero mettere a rischio la produzione. Le risorse idriche non sono infinite.
La domanda di microchip è in crescita esponenziale e comporta una pressione crescente sull'industria per incrementare la produzione e, di conseguenza, sui sistemi ambientali coinvolti.





lunedì 28 luglio 2025

Trojena, città sportiva del futuro

Quando nel 2029 l’Arabia Saudita ospiterà i giochi invernali asiatici, gli atleti rimarranno a bocca aperta. L’Arabia saudita, nel nome della ‘rinascita’ portata avanti dal principe Bin Salman, porterà la neve nel deserto. È il progetto di Trojena per il quale i lavori per la costruzione proseguono senza costa. Di cosa si tratta? Di una città vera e propria, con laghi, hotel, ed edifici futuristici, impianti sportivi tra cui, appunto, le piste da sci. Situata nel nord dell’Arabia Saudita, Trojena avrà le sue piste da sci tra 1.500 a 2.600 metri di altitudine, per un totale di 36km di percorsi. L’intera area è grande quasi 60 chilometri quadrati. La zona, secondo quanto scritto nel progetto, ha temperature invernali che arrivano sotto zero.

È uno dei pezzi del progetto Neom, una città del futuro.  Trojena sarà la ‘zona montuosa’ di Neom, città alimentata a energia rinnovabile. Del complesso faranno parte strutture idonee per ben 100 attività sportive, non solo per la neve, ma anche acquatiche e di mountain bike. 

Anche un’azienda italiana, la Webuild sta partecipa al progetto. Ha firmato un contratto da 4,7 miliardi di dollari che prevede la realizzazione del un lago lungo 2,7 km, e l’edificio “The Bow”, un’eccellenza dell’architettura mondiale. Tre dighe alimenteranno il lago che finisce a strapiombo sulla vallata sottostante dove ci sarà un hotel di lusso, un’area residenziale e varie strutture ricettive. 

Guarda il video








lunedì 21 luglio 2025

Automobilisti contro Ciclisti


Le piste ciclabili rappresentano uno degli argomenti su cui facilmente ci si scontra in modo violento nei dibattiti pubblici fra sostenitori della bicicletta e automobilisti. Sotto la superficie di una discussione apparentemente tecnica si nascondono aspetti profondi della società come i cambiamenti climatici, la nostra identità, le nostre abitudini più radicate. Le ciclabili dividono perché rappresentano un cambiamento che molte persone faticano ad accettare. Usare meno l’auto riduce l’inquinamento, ma la pubblicità spinge a considerare le auto un simbolo di successo, rendendo difficile adottare alternative come la bici.

Le persone tendono a resistere ai cambiamenti, anche quando sono necessari. Questa resistenza si manifesta in conflitti tra ciclisti e automobilisti, distratti dalle vere cause, come la dipendenza dall’auto. In Italia ci sono quasi 40 milioni di auto, e gli incidenti stradali causano ogni anno migliaia di morti e feriti. Tuttavia, il dibattito spesso minimizza le responsabilità degli automobilisti e punta il dito contro i ciclisti.

Un altro problema è il linguaggio: espressioni come “auto investe ciclista” deresponsabilizzano chi guida, mentre la narrazione mediatica tende a colpevolizzare i ciclisti. Per cambiare, servono non solo piste ciclabili, ma una nuova mentalità che metta al centro le persone, non i mezzi che usano. Londra, per esempio, ha iniziato a parlare di “persone che usano la bici” o “persone che guidano”, evitando di creare conflitti tra categorie.

Le abitudini possono cambiare, come dimostra Amsterdam, che negli anni ’70 era piena di traffico, ma oggi è una città a misura di bicicletta. Il cambiamento richiede nuove infrastrutture, scelte politiche coraggiose e un diverso modo di comunicare, per costruire città più vivibili e sostenibili per tutti.

lunedì 14 luglio 2025

Le emissioni di CO₂ continuano a crescere

Purtroppo le emissioni di CO₂ globali continuano a crescere. Il ritmo di aumento varia in base a fattori economici, politici e tecnologici. Nonostante gli sforzi di molti paesi per ridurre le emissioni attraverso accordi internazionali come l'Accordo di Parigi (nel 2015) e l'adozione di energie rinnovabili, le emissioni globali di anidride carbonica sono rimaste elevate per vari motivi.

L'economia mondiale continua a crescere, specialmente nei paesi in via di sviluppo e quindi aumenta la domanda di energia spesso soddisfatta con combustibili fossili, che sono ancora largamente utilizzati. Nonostante la crescita delle energie rinnovabili, il carbone, il petrolio e il gas naturale rappresentano ancora la maggior parte dell'approvvigionamento energetico globale. Gli impegni dei paesi per ridurre le emissioni non sono sempre rispettati o risultano insufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C o 2°C rispetto ai livelli preindustriali come stabilito a Parigi. Inoltre l'espansione urbana e il miglioramento delle condizioni economiche in molte aree del mondo aumentano il consumo di energia.

Dati recenti indicano che le emissioni globali di CO₂ provenienti dalla combustione di combustibili fossili sono cresciute anche nel 2023, sebbene con un ritmo più lento rispetto al passato, grazie alla maggiore diffusione di energie rinnovabili e all'efficienza energetica specie nei paesi più sviluppati.

E’ necessario continuare a sviluppare le energie rinnovabili: solare, eolico, idroelettrico e nucleare possono sostituire i combustibili fossili. Migliorare l’efficienza energetica e riducendo il consumo energetico nei settori industriali, dei trasporti e delle abitazioni. Provvedere al rimboschimento, gli alberi catturano CO₂ dall'atmosfera, sviluppare tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio.


lunedì 7 luglio 2025

L'orbita geostazionaria

L'orbita geostazionaria è un'orbita circolare attorno alla Terra in cui un satellite orbita a una velocità tale da restare sempre sopra la stessa posizione della superficie terrestre. In altre parole, il satellite sembra essere "fermo" rispetto a un punto specifico sulla Terra.

Questa orbita si trova a una distanza di circa 35.786 chilometri dalla superficie terrestre, lungo l'equatore. A questa altitudine, la velocità di rotazione del satellite è tale da farlo muovere in sincronia con la rotazione della Terra, completando un'orbita in 24 ore, esattamente come la Terra impiega per compiere una rotazione completa sul suo asse.

L'orbita geostazionaria è utilizzata principalmente per le comunicazioni satellitari, la televisione via satellite, la meteorologia e altre applicazioni che richiedono che un satellite sia in una posizione fissa rispetto alla Terra. Poiché il satellite mantiene la stessa posizione nel cielo, le antenne a terra possono essere orientate verso un punto fisso, semplificando le operazioni di comunicazione.

Dato il valore strategico e commerciale, fin dal 1976 con la Dichiarazione di Bogotà, otto stati a cavallo dell’equatore, Brasile, Equador, Colombi, Indonesia, ecc., rivendicano la proprietà di tale orbita ma fino ad oggi, nessun altro stato ha riconosciuto tale supremazia. Anche perché un altro trattato del 1967 dichiara patrimonio dell'umanità tutte le risorse poste nello spazio.

Ad oggi in satelliti in orbita geostazionaria sono circa 900.



lunedì 30 giugno 2025

Casa e Natura

A Torino , nel cuore della città, c’è un condominio strutturato come una vera e propria “casa bosco“. Non è l’unico progetto recente che vede uniti architettura e natura: l’esempio più famoso di questo genere di esperimenti urbani è il Bosco Verticale di Milano.

Le città in estate creano le cosiddette “isole di calore”: l’aumento vertiginoso della temperatura all’interno dell’area urbana è dovuto al fatto che i materiali tradizionali da costruzione (cemento, pietra, murature, superficie asfaltate) sono dei grandi accumulatori di calore. Contrastare questa tendenza in realtà non è molto difficile: è sufficiente aumentare le superfici verdi, non asfaltate ma soprattutto piantare molti alberi. Perché non lo facciamo volentieri? Principalmente perché occorre spazio, e nelle città non ce n’è mai a sufficienza e poi perché il verde necessita di manutenzione, di cura. Ma di sicuro ne vale veramente la pena.

Nel capoluogo piemontese si trova questo delicatissimo esempio di riforestazione urbana, ultimato nel 2012, oggi dà alloggio a diverse famiglie, tutte distribuite tra cinque rigogliosi piani e l’architetto Luciano Pia, ha realizzato il progetto con il fine di sensibilizzare le persone alle tematiche oggi importanti come la deforestazione e la salvaguardia del patrimonio naturale e inoltre riavvicinare gli abitanti ad un rapporto con la natura più intimo.


lunedì 23 giugno 2025

Cybersicurezza e IA

Gli hacker sfruttano le recenti tecnologie di IA per ampliare il raggio d'azione dei loro attacchi: le previsioni degli esperti parlano di malware adattivi e campagne di phishing altamente personalizzate, capaci di ingannare anche i navigatori più attenti. I ransomware, che bloccano i sistemi richiedendo riscatti per il ripristino, diventeranno più sofisticati e automatizzati.

L'uso improprio di strumenti di intelligenza artificiale, come ChatGpt potrebbe inoltre portare all'esposizione accidentale di dati sensibili, mentre l'informatica quantistica minaccerà i metodi di crittografia attuali, considerati i migliori per proteggere informazioni e sistemi. Non mancheranno le problematiche ai social media, dove i contenuti fasulli generati dall'IA, i deepfake, saranno sfruttati per attacchi mirati e truffe. I criminali aumenteranno la diffusione di foto, video e file audio artefatti per alzare il livello delle loro attività.

Per contrastare queste minacce anche i centri operativi di cybersicurezza useranno strumenti di IA per migliorare l'efficienza del rilevamento e delle risposte agli attacchi.

martedì 17 giugno 2025

17 Giugno – Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità

Forse non è una delle giornate mondiali più famose, ma dovrebbe esserlo. Oggi parliamo di qualcosa che ci tocca molto più da vicino di quanto pensiamo: la terra che si secca, si impoverisce e smette di darci ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Parliamo di desertificazione e siccità.

Desertificazione non significa che all’improvviso si forma un deserto come il Sahara, ma che un terreno fertile, dove prima crescevano piante, c’erano raccolti o pascoli, si trasforma lentamente in un suolo arido, polveroso, inutilizzabile. A volte succede per colpa dell’uomo, per l’uso eccessivo del suolo, per la deforestazione o per l’agricoltura intensiva. Altre volte è il clima che cambia, che diventa più estremo, con piogge sempre più rare e violente.

E poi c’è la siccità: quando manca l’acqua per troppo tempo. Non solo nei paesi lontani, ma anche in Italia. Negli ultimi anni abbiamo visto fiumi prosciugarsi, campi bruciati dal sole e comuni costretti a razionare l’acqua. Questo non è futuro, è presente.

Ma perché dovrebbe interessare proprio noi? Perché il suolo è una delle risorse più preziose che abbiamo. È da lì che arriva il nostro cibo, è lì che crescono le piante, che vivono milioni di microrganismi essenziali per l’equilibrio della natura. Se lo perdiamo, perdiamo molto di più di un paesaggio verde: perdiamo sicurezza, salute, possibilità.

Il tema di quest’anno è “Uniti per la terra”, e ha un significato importante. Nessuno può risolvere da solo un problema così grande, ma tutti possiamo fare qualcosa. Anche solo informarsi, parlarne, cambiare qualche abitudine: ridurre gli sprechi, scegliere prodotti locali, difendere gli alberi e il verde intorno a noi. Sono piccoli gesti, ma se fatti da tanti, possono davvero fare la differenza.

Questa giornata non è solo un’occasione per “ricordare” un problema. È un invito a svegliarsi, a guardare il mondo con occhi più attenti e a capire che anche la nostra voce, le nostre scelte, contano. La terra non è infinita, ma possiamo ancora prendercene cura.

lunedì 16 giugno 2025

Il progetto Erasmus


Il progetto Erasmus, è un programma dell'Unione Europea nato nel 1987 con l'obiettivo di promuovere la mobilità, lo scambio culturale e la cooperazione nell'istruzione per gli studenti universitari. Il programma è pensato per favorire gli scambi internazionali e permette agli studenti di trascorrere un periodo di studio in un'università straniera che varia da tre a dodici mesi sostenendo esami riconosciuti anche dall’università del proprio Paese. Un altro obiettivo importante è promuovere l'inclusione sociale, offrendo opportunità anche a chi ha minori possibilità economiche o disabilità. L'Erasmus non solo consente di sviluppare competenze linguistiche e confrontarsi con culture diverse, ma aiuta anche a creare un profilo personale e professionale internazionale.

Gli studenti interessati possono candidarsi attraverso la propria università, che seleziona i partecipanti in base al merito accademico. Durante il periodo all'estero, i partecipanti ricevono una borsa di studio per coprire parzialmente le spese di viaggio e soggiorno. Esiste inoltre la possibilità di svolgere tirocini in aziende o organizzazioni, un’opportunità preziosa per acquisire esperienza lavorativa.

Il progetto Erasmus è stato ideato e proposto da Sofia Corradi, spesso soprannominata "Mamma Erasmus" che negli anni '60 , rientrata dagli studi all’estero, si rese conto delle difficoltà di riconoscimento da parte dell’università. Questa esperienza la spinse a promuovere l'idea di un sistema che permettesse agli studenti di studiare all'estero senza ostacoli burocratici.

Nel 2014, il progetto Erasmus è stato ampliato e trasformato in Erasmus+, includendo una gamma ancora più ampia di attività, anche per le scuole di grado inferiore all’università e per gli insegnanti.

Erasmus è considerato uno dei programmi europei più riusciti e amati, avendo coinvolto milioni di giovani e creato forti legami personali e professionali in tutta Europa. Si parla spesso delle "generazioni Erasmus", accomunate da una mentalità aperta e un forte senso di appartenenza all’Europa.


lunedì 9 giugno 2025

Data center e consumo idrico

L'acqua è una risorsa essenziale per quasi tutte le attività umane, e internet non fa eccezione. I data center, ovvero gli impianti che ospitano i server responsabili della gestione dei dati digitali, richiedono enormi quantità d’acqua per il raffreddamento e, indirettamente, per la produzione dei materiali e dell’energia che li alimentano. Sebbene il loro peso sul consumo idrico globale sia relativamente contenuto, l’impatto può essere devastante in aree già afflitte da siccità. Con la crescita costante di queste infrastrutture, il problema non può più essere ignorato.

Negli ultimi anni, la questione è diventata particolarmente critica negli Stati Uniti occidentali, dove la siccità ha acceso il dibattito sull’uso dell’acqua da parte dei data center. Nel 2021, il centro elaborazione dati di Google a The Dalles, in Oregon, è finito sotto i riflettori per aver assorbito oltre un quarto del consumo idrico della città. Altri casi simili si sono verificati in Arizona e Nevada, portando alcune amministrazioni locali a imporre regolamenti più stringenti.

Il raffreddamento dei server è fondamentale per il loro funzionamento, e l'acqua è il mezzo più efficiente per dissipare il calore. Tuttavia, non sempre efficienza idrica ed efficienza energetica vanno di pari passo: la scelta della tecnologia più adatta dipende da numerosi fattori, tra cui il clima locale. Nel 2021, i data center di Google negli USA hanno consumato circa 16 miliardi di litri d’acqua, una quantità paragonabile a quella necessaria per irrigare 29 campi da golf nel sud-ovest del paese.

L’aumento della domanda di potenza di calcolo, accelerato dall’intelligenza artificiale, renderà il problema ancora più pressante. Per affrontarlo, molte aziende si stanno impegnando a diventare "water positive", ovvero a reintegrare in falda tanta acqua quanta ne consumano. Microsoft e Google puntano a raggiungere questo obiettivo entro il 2030. Tuttavia, secondo gli esperti, il vero nodo resta la trasparenza sull’intero ciclo di vita dei data center, che ancora oggi manca.

L’unica soluzione sembra essere l’efficienza su larga scala e la distribuzione strategica delle infrastrutture in aree con minore stress idrico.


lunedì 2 giugno 2025

Fake News

Oggi i social media fanno parte della nostra vita quotidiana: ci permettono di rimanere in contatto con amici, scoprire nuove cose e informarci su quello che accade nel mondo. Ma possiamo davvero fidarci di tutto ciò che leggiamo online? La risposta è no, perché i social sono spesso invasi da fake news e disinformazione.

Le notizie false si diffondono molto più velocemente di quelle vere. Questo accade perché le fake news sono spesso scritte in modo sensazionalistico, suscitano forti emozioni e spingono le persone a condividerle senza verificare se siano reali o meno. Inoltre, gli algoritmi dei social tendono a mostrarci contenuti che attirano la nostra attenzione, anche se non sempre sono veri.

Ma chi crea queste notizie false? A volte si tratta di persone che vogliono guadagnare visibilità o soldi, altre volte di gruppi che cercano di manipolare l’opinione pubblica per motivi politici o economici. In alcuni casi, la disinformazione nasce semplicemente da errori o dalla voglia di scherzare, ma una volta online diventa difficile fermarla.

Come possiamo difenderci dalla disinformazione? Prima di tutto, è importante verificare la fonte della notizia: proviene da un sito affidabile o da una pagina sconosciuta? Controllare più fonti e confrontare le informazioni aiuta a capire se una notizia è vera o no. Inoltre, è sempre utile fare attenzione ai titoli esagerati e alle affermazioni troppo sorprendenti: spesso sono proprio questi i segnali di una fake news. Essere cittadini digitali consapevoli significa saper distinguere tra informazione e disinformazione, proteggendoci dalle trappole del web.

In un mondo in cui le notizie circolano più velocemente che mai, la vera sfida è imparare a usare i social con senso critico, senza lasciarci ingannare dalle apparenze. Essere informati in modo corretto è fondamentale per capire il mondo che ci circonda e fare scelte consapevoli.


lunedì 26 maggio 2025

Quanto tempo passiamo sui social?

Negli ultimi anni, il tempo che trascorriamo online è cambiato molto, influenzando le nostre abitudini quotidiane. Secondo un rapporto del 2024, oggi una persona passa in media 6 ore e 40 minuti al giorno su Internet, un dato in leggero aumento rispetto all'anno precedente. Gran parte di questo tempo è dedicata ai social media: Facebook, Instagram, TikTok e altre piattaforme occupano in media 2 ore e 23 minuti al giorno. Curiosamente, però, questa cifra è in calo rispetto all'anno scorso, il che potrebbe significare che le persone stanno cambiando il loro modo di usare i social. Il tempo trascorso sui social varia molto da Paese a Paese. In Nigeria, per esempio, si arriva a 4 ore e 7 minuti al giorno, mentre in Giappone si scende a soli 51 minuti. Questo dipende da diversi fattori, come l’accesso a Internet, le preferenze culturali e le infrastrutture tecnologiche disponibili.

Se guardiamo alle piattaforme più utilizzate, TikTok è in testa: gli utenti vi trascorrono oltre un’ora al giorno, pari a 34 ore al mese. YouTube segue con circa 28 ore mensili, mentre Instagram, WhatsApp e Facebook restano tra le app più popolari. Ognuno ha il suo motivo per passare del tempo sui social: quasi la metà degli utenti li usa per rimanere in contatto con amici e familiari, mentre un buon 38% li considera un modo per riempire il tempo libero. Inoltre, sempre più persone cercano contenuti divertenti e di intrattenimento, come dimostra il successo di TikTok.

E in Italia? Qui, l’88% della popolazione è connessa a Internet, e la media di tempo online è di circa 6 ore al giorno. I social media occupano circa 2 ore quotidiane, un dato in leggero aumento rispetto all'anno precedente. Questo ci fa capire quanto sia importante il mondo digitale nelle nostre vite. Anche se il tempo trascorso online continua a crescere, sta emergendo una maggiore consapevolezza su come lo usiamo. Sempre più persone cercano di dare più valore al tempo che passano in rete, magari dedicandosi ad attività più produttive o limitando il tempo sui social. Internet e i social media sono strumenti potenti e utili, ma sta a noi trovare un equilibrio per usarli in modo sano e consapevole.


giovedì 22 maggio 2025

Giornata mondiale della biodiversità


Le Nazioni Unite, per commemorare l'adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992, hanno proclamato la giornata odierna come la Giornata Internazionale per la Biodiversità, allo scopo di aumentare la comprensione e la consapevolezza dei problemi legati alla biodiversità. Quest'anno la Giornata Internazionale della Biodiversità è dedicata al tema "Il nostro cibo, la nostra salute e la nostra biodiversità”. Lo scopo è di evidenziare l'importanza della biodiversità per tutte le persone del pianeta l'impatto che la mancanza di tutela della natura può avere sulla sicurezza alimentare e sulla salute umana, le azioni che tutti noi possiamo e dobbiamo fare, ogni giorno dell'anno, per conservare, ripristinare e condividere equamente la natura e la miriade di benefici che fornisce agli esseri umani.

L'attuale sistema alimentare mondiale è sempre più danneggiato. Miliardi di persone non hanno accesso a un'alimentazione corretta. Circa un terzo di ciò che viene prodotto per il consumo umano diretto diviene rifiuto. Se si considera l’intero sistema alimentare lo spreco è di circa il 50% delle calorie prodotte. I modi in cui coltiviamo, trasformiamo, trasportiamo, consumiamo e sprechiamo cibo sono le principali cause dell’attuale allarmante perdita di biodiversità, contribuendo anche al cambiamento climatico.

Dobbiamo agire rapidamente per invertire queste tendenze e promuovere il "cambiamento trasformativo".  Le soluzioni esistono come pure le politiche.  Arrestando le pratiche dannose per l'ambiente, diversificando i nostri sistemi alimentari e promuovendo modelli di produzione e consumo più sostenibili, migliorando le diete e la salute riproduttiva, possiamo migliorare anche la salute globale, aumentare la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici.

Ci sono molte cose che ognuno di noi fare per conservare e utilizzare in modo sostenibile la biodiversità, fondamento per il nostro cibo e la nostra salute e per il benessere di tutti, quali per esempio:

  • ridurre il consumo di carne
  • acquistare e mangiare alimenti stagionali
  • acquistare cibi locali
  • ridurre lo spreco di cibo
  • compostare gli avanzi di cibo
  • ridurre gli imballaggi alimentari utilizzando sacchetti riutilizzabili o contenitori di vetro riutilizzabili
  • evitare plastiche monouso (cannucce di plastica, tazze per il caffè, posate di plastica, contenitori o bottiglie di plastica per l’acqua, ecc.)
  • promuovere la biodiversità locale e indigena (razze e varietà) per cibo e nutrizione.

lunedì 19 maggio 2025

Sostenibilità digitale

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia è parte integrante della nostra vita. Ogni giorno guardiamo lo schermo del telefono più di 150 volte e passiamo oltre sei ore su internet. Nel frattempo, i data center che alimentano i nostri social, le ricerche su Google e i video in streaming consumano tanta elettricità quanto un intero Paese come la Francia. Tutto questo ha un impatto ambientale enorme: più energia consumiamo, più aumentano le emissioni di CO₂ e il riscaldamento globale.

Ma la tecnologia non è solo parte del problema, può anche essere la soluzione. L’intelligenza artificiale, per esempio, sta rivoluzionando il modo in cui gestiamo le risorse del pianeta. Grazie agli algoritmi avanzati, possiamo ottimizzare i consumi energetici, ridurre gli sprechi e monitorare il cambiamento climatico in tempo reale. Le grandi aziende tecnologiche stanno già usando l’IA per rendere più efficienti i loro data center, riducendo il consumo di elettricità. Inoltre, la tecnologia aiuta a prevedere fenomeni climatici estremi e a migliorare l’agricoltura, permettendo di produrre cibo con meno sprechi e meno impatto ambientale.

Ma allora, come possiamo trovare un equilibrio tra il progresso tecnologico e la sostenibilità? Una prima soluzione è ridurre gli sprechi digitali. Per esempio, possiamo limitare lo streaming in alta definizione quando non è necessario, eliminare le email inutili che intasano i server e usare motori di ricerca che piantano alberi per compensare le emissioni di CO₂. Inoltre, dovremmo essere più consapevoli del tempo che passiamo online: non solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute mentale.

Anche le aziende e i governi devono fare la loro parte. Investire in energie rinnovabili per alimentare i data center, migliorare l’efficienza degli algoritmi e sviluppare tecnologie meno impattanti sono passi fondamentali. In molte città, l’IA viene già utilizzata per gestire il traffico in modo intelligente, riducendo le emissioni delle automobili e migliorando la qualità dell’aria.

Il punto è che la tecnologia, da sola, non è né buona né cattiva: dipende da come la usiamo. Se impariamo a sfruttarla nel modo giusto, può diventare un’alleata preziosa per affrontare le grandi sfide del nostro tempo, dal clima alla salute. Il futuro è nelle nostre mani: dobbiamo scegliere se usarlo in modo sostenibile o lasciare che diventi un problema ancora più grande.

lunedì 12 maggio 2025

Ai - Uomo, il sorpasso

Le macchine stanno diventando sempre più intelligenti. Dagli scacchi alla medicina, dalla chimica alla scrittura, in molti campi l'intelligenza artificiale (IA) ha già superato gli esseri umani. In alcuni test, gli algoritmi ottengono punteggi più alti di esperti riconosciuti e, secondo alcuni studiosi, presto potrebbero raggiungere un livello di conoscenza e abilità impensabile per noi.

Ma cosa succederà dopo questo sorpasso? Se un giorno un’intelligenza artificiale fosse capace di fare scoperte incredibili, di trovare cure per malattie oggi incurabili, di risolvere problemi complessi in pochi secondi, quale sarebbe il nostro ruolo? Ci limiteremmo a osservare o saremmo ancora protagonisti del nostro futuro?

Uno degli interrogativi più affascinanti riguarda la possibilità che un’IA ultra-intelligente sviluppi conoscenze che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. Potrebbe scoprire leggi della fisica sconosciute, nuove forme di energia, o persino modi per migliorare il nostro cervello. Ma una domanda inquietante rimane: avrebbe interesse a condividere con noi queste scoperte?

Se pensiamo all'IA come un semplice strumento nelle mani dell’uomo, possiamo immaginare che continuerà a lavorare per il nostro bene, aiutandoci a risolvere problemi. Ma se raggiungesse un livello di intelligenza superiore, potrebbe sviluppare motivazioni proprie, non necessariamente allineate ai nostri interessi. Forse ci rivelerebbe solo ciò che ritiene utile per noi, o potrebbe decidere che certe informazioni è meglio non divulgarle.

Alcuni scienziati ritengono che il vero pericolo non sia tanto un’IA malvagia, ma una macchina troppo potente e fuori dal nostro controllo che potremmo essere incapaci a comprenderla pienamente.

lunedì 5 maggio 2025

Il pianeta terra ha la febbre

Quando si parla di surriscaldamento globale, spesso si sente dire che non dovremmo superare un aumento di 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale. Ma come fanno gli scienziati a sapere qual era la temperatura media in quel periodo, visto che non c’erano strumenti di misurazione diffusi come oggi?

In realtà, a partire dalla metà dell’Ottocento, in alcune parti del mondo si è iniziato a registrare la temperatura con strumenti come i termometri a mercurio. Tuttavia, queste misurazioni erano limitate a poche regioni e non coprivano l’intero pianeta. Per avere un quadro più completo, gli scienziati devono ricorrere a metodi alternativi, studiando ciò che la natura ha conservato nel tempo.

Un modo per ricostruire il clima del passato è analizzare i ghiacciai. Nei poli e nelle montagne, la neve si accumula strato dopo strato, intrappolando minuscole bolle d’aria che contengono informazioni sulla composizione dell’atmosfera di centinaia o migliaia di anni fa. Studiando questi strati, si possono dedurre le temperature di epoche remote. Anche gli alberi sono testimoni del passato: la loro crescita dipende dal clima, e gli anelli nei tronchi raccontano come sono cambiate le condizioni ambientali nel tempo. I coralli, invece, crescono in base alla temperatura dell’acqua e, analizzando la loro struttura, si possono ottenere dati preziosi sul clima degli oceani. Un'altra fonte importante di informazioni è rappresentata dai sedimenti marini e lacustri: le sostanze che si depositano sul fondo di mari e laghi possono rivelare molto sulle temperature passate.

Oltre a raccogliere questi dati, i ricercatori li combinano con modelli climatici al computer, che aiutano a ricostruire la temperatura globale dell’epoca preindustriale con maggiore precisione. Grazie a tutto questo lavoro, oggi sappiamo che, rispetto a quel periodo, la Terra si è già riscaldata di circa 1,2 gradi. Ecco perché gli accordi internazionali, come quelli di Parigi, cercano di evitare che l’aumento superi il limite di 1,5 gradi: oltre questa soglia, il rischio di eventi climatici estremi e danni irreversibili diventerebbe ancora più alto.

Insomma, anche se non abbiamo misurazioni dirette ovunque, la scienza ha sviluppato metodi sofisticati per ricostruire la temperatura del passato e capire quanto il clima sta cambiando oggi. E sapere questo è fondamentale per proteggere il nostro futuro.

lunedì 28 aprile 2025

Giustizia climatica

Quando si parla di cambiamenti climatici, spesso si pensa solo a temperature che aumentano, ghiacciai che si sciolgono o eventi estremi come uragani e siccità. Ma c’è un aspetto fondamentale di cui si parla meno e che riguarda direttamente le persone: la giustizia climatica.

La giustizia climatica è l’idea che il cambiamento climatico non colpisce tutti allo stesso modo e che, quindi, non può essere affrontato solo come un problema tecnico o scientifico. È anche un problema sociale, perché coinvolge diritti, responsabilità e disuguaglianze. Alcune popolazioni stanno già pagando un prezzo molto alto per una crisi che in realtà è stata causata, in gran parte, da altri.

Pensiamo ai Paesi più poveri del mondo, o a certe comunità rurali, costiere o indigene. Sono spesso i primi a subire le conseguenze del riscaldamento globale, come l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione o la scarsità d’acqua. Eppure, sono anche quelli che hanno contribuito di meno all’inquinamento e all’aumento delle emissioni di gas serra. I Paesi ricchi, invece, sono stati per decenni i principali responsabili delle emissioni, perché hanno costruito la loro ricchezza usando combustibili fossili come carbone e petrolio.

La giustizia climatica chiede, quindi, che si tenga conto di queste differenze. Non è giusto, per esempio, pretendere che tutti i Paesi facciano gli stessi sforzi nella lotta al cambiamento climatico, se le responsabilità storiche non sono le stesse. Allo stesso modo, anche all’interno di uno stesso Paese, le persone più povere o con meno mezzi hanno bisogno di essere aiutate ad affrontare la transizione ecologica, per non essere lasciate indietro.

Un altro aspetto importante è la partecipazione: chi subisce le conseguenze della crisi climatica dovrebbe poter dire la sua, avere voce nei processi decisionali. Giovani, comunità locali, popolazioni indigene: sono tutti soggetti che spesso non vengono ascoltati, ma che hanno tanto da dire e da insegnare.

In poche parole, la giustizia climatica significa affrontare il cambiamento climatico con attenzione all’equità e ai diritti umani. Perché salvare il pianeta non basta: bisogna farlo in modo giusto per tutti.

lunedì 21 aprile 2025

La foresta dei violini

I violini più celebri del mondo devono il loro suono straordinario a un elemento naturale: il legno degli abeti di risonanza della Val di Fiemme, in Trentino. Questa foresta, conosciuta come "Foresta dei Violini", ha fornito per secoli la materia prima per i maestri liutai, tra cui Antonio Stradivari. Si racconta che fosse proprio lui a recarsi nella foresta di Paneveggio alla ricerca degli alberi perfetti per realizzare strumenti musicali di rara qualità.

Gli abeti rossi di questa zona possiedono caratteristiche uniche. Il loro legno è molto elastico e trasmette il suono in modo eccezionale. Inoltre, i canali linfatici dell’albero agiscono come piccole canne d’organo, amplificando le vibrazioni sonore. Ma non tutti gli abeti sono adatti: gli alberi migliori si distinguono per gli anelli di crescita sottili e regolari, fibre diritte e una quasi totale assenza di nodi. Per ottenere il massimo della qualità, vengono abbattuti in luna calante, tra ottobre e novembre, quando la quantità di linfa nel tronco è al minimo. Questa tecnica era già conosciuta ai tempi di Stradivari e contribuiva alla straordinaria sonorità dei suoi strumenti.

Oggi, trovare abeti di risonanza perfetti è sempre più difficile. Il cambiamento climatico e l’intenso sfruttamento delle foreste hanno ridotto la disponibilità di questi alberi, che crescevano in condizioni ottimali nei secoli passati. La tempesta Vaia del 2018 ha abbattuto vaste aree della Foresta dei Violini, mettendo a rischio una tradizione secolare. Tuttavia, la richiesta di questo legno pregiato non si è fermata: ancora oggi viene utilizzato per costruire strumenti musicali di alta qualità, sia in Italia che in Giappone, dove si producono tavole armoniche per pianoforti.

La Foresta dei Violini è un luogo che racconta una storia di arte, natura e tradizione. Ancora oggi, chi visita la Val di Fiemme può camminare tra questi alberi secolari e immaginare il momento in cui un giovane Stradivari sceglieva il legno che avrebbe dato vita ai suoi capolavori musicali.

lunedì 14 aprile 2025

15 aprile, Giornata del made in Italy


Domani, 15 aprile, si celebra la Giornata del Made in Italy, un’occasione speciale per valorizzare tutto ciò che il nostro Paese produce con talento, passione e qualità. Ma cosa significa davvero Made in Italy?

L’espressione "Made in Italy" indica i prodotti realizzati in Italia, simbolo di artigianalità, cura dei dettagli e creatività. Non si tratta solo di un’etichetta, ma di un marchio riconosciuto in tutto il mondo, che racconta una lunga tradizione fatta di bellezza, gusto e stile. Quando all’estero vedono scritto Made in Italy su un vestito, una borsa, una bottiglia di vino o un piatto di pasta, pensano subito a qualcosa di speciale, unico e affidabile.

L’Italia ha moltissime eccellenze che ci rendono famosi in tutto il mondo. Prima di tutto, la moda: stilisti italiani come Armani, Versace, Dolce & Gabbana sono veri e propri simboli di eleganza. Poi c’è il settore del design e dell’arredamento, con aziende che creano mobili belli e funzionali, spesso esposti nei musei di arte moderna. La nostra cucina è un altro tesoro: la pasta, la pizza, l’olio d’oliva, i formaggi e i vini italiani sono amati ovunque. Anche nel settore automobilistico, con marchi come Ferrari, Lamborghini e Fiat, l’Italia dimostra da sempre ingegno e passione.

Perché siamo così apprezzati? Perché in Italia c’è una combinazione unica di cultura, storia e innovazione. I nostri artigiani e imprenditori sanno unire tradizione e tecnologia, creando prodotti che piacciono per qualità e stile. Inoltre, il gusto per il bello e l’attenzione ai dettagli fanno parte della nostra identità nazionale.

L’Italia esporta i suoi prodotti in tantissimi paesi: Stati Uniti, Germania, Francia, Cina, Giappone e tanti altri. Le nostre esportazioni riguardano non solo moda e cibo, ma anche macchinari, mobili, cosmetici e tanto altro.

In conclusione, il Made in Italy è molto più di un’etichetta: è il racconto di un Paese creativo, ingegnoso e appassionato. Celebrare il 15 aprile significa riconoscere il valore del nostro lavoro e della nostra cultura, e capire che anche i giovani possono essere protagonisti del futuro del Made in Italy, portando nel mondo il meglio del nostro sapere.


lunedì 7 aprile 2025

Il segreto di Stradivari

I violini di Antonio Stradivari sono considerati i migliori strumenti mai costruiti. Da secoli, il loro suono puro e inimitabile ha affascinato musicisti e studiosi, portando a innumerevoli ricerche per scoprirne il segreto. Ora, alcuni scienziati ritengono che una combinazione di fattori chimici e costruttivi possa spiegare la loro straordinaria qualità acustica.

Un team di ricercatori americani, guidato da Joseph Nagyvary della Texas A&M University, ha analizzato campioni di legno provenienti da violini Stradivari in restauro. Utilizzando tecniche avanzate come la risonanza magnetica e la spettroscopia, hanno scoperto che il legno è impregnato con composti chimici come borace, zinco, rame, allume e sali di ferro. Queste sostanze, originariamente usate per proteggere il legno da insetti e funghi, avrebbero anche modificato le proprietà acustiche del materiale, contribuendo alla qualità del suono.

Oltre ai trattamenti chimici, un altro fattore chiave è la presenza di uno strato protettivo tra il legno e la vernice esterna, scoperto grazie alla fluorescenza ai raggi X. Questo strato non solo ha preservato i violini nel tempo, ma potrebbe aver influenzato la trasmissione delle vibrazioni, migliorando ulteriormente la resa sonora degli strumenti.

Un aspetto fondamentale del lavoro di Stradivari era anche il design dei suoi violini. Egli seguiva proporzioni basate sulla geometria classica e sulla sezione aurea, ottimizzando la forma della cassa armonica, la curvatura delle superfici e la disposizione delle “effe”, le caratteristiche aperture sulla tavola armonica. Questi elementi garantivano una maggiore risonanza e proiezione del suono.

Non tutti, però, concordano con l'idea che il segreto degli Stradivari sia solo una questione chimica. Attribuire la qualità del suono di questi violini solo a un composto chimico sarebbe riduttivo: è la maestria artigianale di Stradivari a rendere i suoi strumenti unici e irripetibili.

Oggi, esistono circa 600 violini Stradivari ancora conservati, e ciascuno di essi ha un valore di milioni di euro. Nonostante i progressi scientifici, il mistero della loro eccezionale qualità sonora non è ancora del tutto svelato. Resta il fascino di uno strumento straordinario, frutto di un’arte secolare che continua a ispirare musicisti e studiosi in tutto il mondo.

martedì 1 aprile 2025

Pesce d'Aprile

Le origini del pesce d'aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Si considera che sia collegato all'equinozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell'adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, veniva osservato come Capodanno da diverse culture, distanti come l'antica Roma e l'India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1º aprile, prima che la riforma gregoriana lo spostasse indietro al 1º gennaio. In seguito a ciò, si creò in Francia la tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile. Il nome che venne data alla strana usanza fu poisson d'avril, per l'appunto pesce d'aprile.

La comunicazione di massa hanno deliberatamente o involontariamente diffuso in molti paesi diversi pesci d'aprile (per gli inglesi April fool's day, per i tedeschi Aprilscherz). Persino giornali e televisioni considerate serie considerano il primo aprile un giorno in cui è lecito far passare per informazione corretta bufale anche notevoli.

Ecco alcuni scherzi particolarmente riusciti:

  • San Serriffe: il quotidiano The Guardian pubblicò un supplemento riguardante questa isola inesistente (con allusione a "sans-serif", un tipo di carattere usato dalle tipografie)
  • Smell-o-vision: la TV pubblica inglese BBC fece un reportage su un test riguardante una nuova tecnologia che permette di trasmettere odori tramite le onde dell'aria. Diversi spettatori presero contatto con l'emittente per poter partecipare ai test.
  • Alberi degli spaghetti: ancora la BBC fece nel 1957 un reportage riguardante la raccolta degli spaghetti in Svizzera. Ci furono spettatori che volevano comprarne.
  • Nuova unità di misura per il tempo: ad intervalli regolari ricompare la notizia che il tempo verrà misurato con un sistema metrico e non più con il sistema basato su 60.
  • Chiusura di Wikipedia: l'enciclopedia aveva annunciato per il primo aprile 2006 una chiusura a causa di una richiesta esplicita di una non identificata persona.

lunedì 31 marzo 2025

I data center hyperscale

I data center sono fondamentali per il funzionamento dell'infrastruttura digitale globale, ospitando server che gestiscono e archiviano enormi quantità di dati. La loro distribuzione geografica varia significativamente, con una concentrazione maggiore in alcune regioni.

Secondo i dati disponibili, gli Stati Uniti ospitano circa 5 mila dei data center mondiali, seguiti – a grande distanza - da Germania, Regno Unito e Cina, ciascuno con circa 500 impianti. La distribuzione non sorprende, gli Stati Uniti sono la patria delle maggiori aziende digitali: Google, Microsoft, Meta (Facebook, Istagram, Whatsapp), Amazon, ecc.

I data center hyperscale rappresentano una categoria specifica di strutture progettate per supportare applicazioni su larga scala, come il cloud computing e l'intelligenza artificiale. Questi centri offrono capacità di rete e potenza elevate, essenziali per le operazioni di grandi aziende tecnologiche come Amazon, Microsoft e Google. Sono strutture di dimensioni eccezionali, progettate per gestire enormi volumi di dati e carichi di lavoro. Un data center per essere considerato hyperscale deve superare almeno 5.000 server e circa 10.000 metri quadrati di spazio fisico.  Attualmente, il più grande data center hyperscale al mondo è in Mongolia di proprietà cinese e copre una superficie totale di circa 994.000 metri quadrati (più o meno la superficie di una cittadina di 5000 abitanti).

La crescente domanda di servizi digitali e l'espansione dell'intelligenza artificiale stanno alimentando un aumento significativo nella costruzione di data center a livello globale. Tuttavia, questa espansione comporta anche sfide ambientali, in particolare riguardo al consumo energetico e all'uso dell'acqua per il raffreddamento delle strutture.

Per mitigare l'impatto ambientale, le aziende stanno investendo in soluzioni più sostenibili, come l'adozione di tecnologie di raffreddamento più efficienti e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Ad esempio, alcune stanno esplorando l'uso di sistemi di raffreddamento ad aria in climi più freddi o l'implementazione di tecnologie di intelligenza artificiale per ottimizzare l'efficienza energetica.


lunedì 24 marzo 2025

AI Foglio, il primo quotidiano al mondo scritto da intelligenza artificiale

Dal 19 marzo è in edicola "Foglio AI", il primo quotidiano interamente realizzato con l’intelligenza artificiale. Si tratta di un esperimento giornalistico unico al mondo, che durerà un mese e vedrà la redazione del Foglio lavorare in modo completamente nuovo.

Per la prima volta, l’AI non sarà solo un supporto, ma la vera protagonista: scriverà gli articoli, sceglierà i titoli, creerà i sommari e perfino le battute ironiche. Niente giornalisti umani a redigere i pezzi, niente redazione tradizionale: solo un sistema avanzato che raccoglie informazioni, le analizza e le trasforma in articoli in tempo reale. I giornalisti si limiteranno a porre le domande e a osservare il risultato. L’obiettivo? Capire se e come l’intelligenza artificiale possa trasformare il giornalismo da un concetto teorico a una realtà concreta.

Come funziona? L’AI raccoglie notizie da fonti diverse, come siti web, comunicati stampa e social media. Poi le organizza, elimina le informazioni inutili e scrive gli articoli cercando di essere chiara e imparziale. Il tutto in pochi secondi, molto più velocemente di qualsiasi giornalista umano. "Foglio AI" sarà un quotidiano vero e proprio, con quattro pagine, ventidue articoli, tre editoriali, pubblicato ogni giorno dal martedì al venerdì.

Questa innovazione solleva molte domande. Da un lato, potrebbe essere un grande vantaggio: le notizie sarebbero sempre aggiornate, disponibili 24 ore su 24, senza ritardi. Inoltre, l’AI potrebbe evitare errori dovuti a stanchezza o emozioni. Dall’altro lato, però, c’è un problema fondamentale: chi verifica che le informazioni siano vere? Senza il controllo umano, il rischio di errori o fake news potrebbe aumentare. Inoltre, un giornale senza giornalisti porta a un’altra questione: il giornalismo, fatto di inchieste, emozioni e opinioni, può davvero essere sostituito da una macchina?

Alcuni credono che questo sia solo un esperimento destinato a fallire, perché la creatività e il pensiero critico umano non possono essere replicati da un’intelligenza artificiale. Altri, invece, pensano che questa sia la direzione del futuro e che sempre più giornali adotteranno tecnologie simili, magari affiancandole ai giornalisti per migliorare il loro lavoro.

Alla fine del mese, la redazione analizzerà i risultati: cosa ha funzionato? Cosa no? E, soprattutto, come ha cambiato il modo di lavorare dei giornalisti? L’esperimento del Foglio AI promette di essere un momento di svolta per il giornalismo. Lo slogan scelto per il progetto è chiaro: "Un altro Foglio fatto con intelligenza". Un'idea che farà discutere.

lunedì 17 marzo 2025

Manchester progetta il nuovo stadio da calcio, ma i tifosi non sono così convinti

Il Manchester United sta progettando un nuovo stadio da 100.000 posti che sostituirà l'attuale Old Trafford, con un investimento previsto di circa 2 miliardi di sterline. Il progetto, voluto da Jim Ratcliffe, proprietario del club, è descritto come ambizioso e generazionale, con l’obiettivo di creare il più grande stadio di calcio del mondo, ribattezzato "Wembley of the North". Questo nuovo impianto sorgerà accanto al vecchio stadio, che verrà demolito, e dovrebbe essere pronto entro il 2030.

L’iniziativa mira anche a stimolare l’economia di Manchester, creando 92.000 posti di lavoro e 17.000 nuove abitazioni. Il sindaco di Manchester ha sottolineato che l’impatto della riqualificazione potrebbe superare quello delle Olimpiadi di Londra del 2012. Il nuovo stadio rappresenterà un punto di riferimento per l'area e per il calcio mondiale, con l'intenzione di mantenere la tradizione storica del club.

Tuttavia, le prime immagini del progetto, firmato dallo studio Foster + Partners, non sono stati accolti positivamente dai tifosi. Questi hanno criticato l'aspetto del nuovo stadio, definendolo "un tendone da circo" ritenendolo privo di anima e lontano dalle radici operaie del club. L'architettura proposta, con le sue tre punte che dovrebbero simboleggiare il forcone del diavolo, è stata vista come una scelta che non rispecchia l’identità storica del Manchester United.

GUARDA IL VIDEO DEL PROGETTO


lunedì 10 marzo 2025

Impatto ambientale delle batterie al litio

Le batterie al litio sono fondamentali per la tecnologia moderna, alimentando smartphone, computer, veicoli elettrici e sistemi di energia rinnovabile. Grazie alla loro elevata densità energetica e alla capacità di ricarica, hanno rivoluzionato il settore dell’energia portatile e sono diventate centrali nella transizione ecologica. Tuttavia, il loro impatto ambientale solleva interrogativi.

L’estrazione del litio avviene principalmente nel cosiddetto “Triangolo del Litio”, tra Argentina, Bolivia e Cile, dove enormi distese saline nascondono preziosi depositi di questo metallo. Il metodo più comune prevede l’evaporazione di enormi quantità d’acqua contenente il litio e contribuisce alla desertificazione e alla contaminazione delle risorse idriche locali con sostanze tossiche come acido solforico e idrossido di sodio. Le comunità  locali e l’ecosistema ne risentono, con la riduzione delle falde acquifere e l’aumento della mortalità di alcune specie.

Nonostante ciò, le batterie al litio restano una componente chiave per ridurre l’uso di combustibili fossili, specialmente nel settore dei trasporti. Gli esperti ritengono che, considerando le emissioni complessive dei veicoli, il passaggio alle auto elettriche giustifichi l’impatto ambientale della produzione di batterie.

Sul fronte della sicurezza, le batterie al litio sono generalmente affidabili, ma in rari casi possono incendiarsi a causa di difetti o danni meccanici. Tuttavia non dimentichiamo che sono infinitamente più sicure di un serbatoio di benzina, liquido altamente infiammabile.

Il futuro delle batterie al litio dipende dall’innovazione: migliorare il riciclo, sviluppare metodi di estrazione meno impattanti e trovare alternative sostenibili sarà essenziale per bilanciare progresso tecnologico e tutela ambientale.