martedì 5 agosto 2025

Hiroshima, 80 anni dopo: ricordare per non ripetere

Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, una bomba atomica chiamata Little Boy fu sganciata su Hiroshima. In pochi secondi, una città viva fu trasformata in un deserto di fuoco. Morirono circa 140.000 persone entro la fine dell’anno. Oggi, 80 anni dopo, ricordiamo non solo la tragedia, ma anche le storie di chi è sopravvissuto.

Uno dei volti di Hiroshima è Setsuko Thurlow, che aveva solo 13 anni. Era in classe quando vide un lampo accecante. L’edificio crollò su di lei e rimase sepolta tra le macerie. Qualcuno riuscì a tirarla fuori, e Setsuko vide “una processione di fantasmi”: persone coperte di ustioni, con la pelle che pendeva come stracci. Da allora, ha dedicato la vita a raccontare cosa ha vissuto, per impedire che succeda di nuovo.

Un altro sopravvissuto, Shigeaki Mori, era un bambino di otto anni. Rimase ferito, ma sopravvisse. Crescendo, scoprì che molti soldati americani prigionieri di guerra erano morti anche loro a Hiroshima. Ha passato decenni a cercare le famiglie di quei ragazzi per dire loro: “Anche loro sono vittime”.

Queste storie ci parlano di coraggio, ma anche di memoria. Hiroshima oggi è una città di pace, piena di studenti, fiori e cicatrici invisibili. Ogni anno, il 6 agosto, migliaia di lanterne vengono lasciate galleggiare sul fiume per ricordare le anime perdute.

Perché parlarne oggi, a 80 anni di distanza? Perché viviamo in un mondo dove le armi nucleari esistono ancora. Ricordare Hiroshima non è solo storia: è un impegno. È scegliere il dialogo invece della violenza. È dare valore alla vita.

Setsuko una volta ha detto:

"Come sopravvissuta, ho il dovere morale di raccontare. Ma anche voi, giovani, avete il potere di cambiare il futuro."

Non dimentichiamo. E non smettiamo di costruire la pace.

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