Il 6 agosto 1945, Yamaguchi si trovava a Hiroshima per lavoro. Alle 8:14 del mattino, la città fu colpita dalla prima bomba atomica mai usata contro dei civili, chiamata "Little Boy". Al momento dell’esplosione, si trovava a circa 3 chilometri dal punto d’impatto. L’onda d’urto lo scaraventò fuori dal tram su cui viaggiava, causandogli gravi ustioni e ferite, ma ebbe la prontezza di rifugiarsi in un canale, riuscendo a salvarsi.
Il giorno dopo, ferito ma vivo, decise di tornare a casa, ignaro che la sua città natale fosse Nagasaki. Il 9 agosto, si trovava in ufficio a raccontare al suo capo la tragedia di Hiroshima. In quel momento, alle 11:02, un’altra bomba atomica – questa volta chiamata "Fat Man" – colpì proprio Nagasaki. Ancora una volta, Yamaguchi era a circa 3 km dall'esplosione e, ancora una volta, sopravvisse.
Dopo la guerra, tornò a lavorare come ingegnere e per anni non raccontò quasi nulla della sua incredibile esperienza. Solo nel 2005, dopo la morte di suo figlio a causa di un cancro, decise di condividere la sua storia per lanciare un messaggio di pace e spiegare quanto siano devastanti le armi nucleari.
Yamaguchi è l’unico ad essere stato ufficialmente riconosciuto dal governo giapponese come sopravvissuto a entrambe le esplosioni. In Giappone, i sopravvissuti alle bombe atomiche sono chiamati hibakusha, mentre chi è sopravvissuto a entrambe viene definito nijū hibakusha.
La sua vita è diventata un simbolo della resistenza umana, ma anche un monito contro l’uso delle armi nucleari. Come disse lui stesso: “Pensavo che la nuvola a fungo mi avesse seguito da Hiroshima. Non capisco perché il mondo continui a costruire queste armi.”
Nessun commento:
Posta un commento