Alexandre Campos Ramirez nacque a Fisterra, in Galizia, nel 1919. Conosciuto come Alexandre de Fisterra o Alexandre Finisterre in onore della sua città, cominciò a lavorare a Madrid come editore indipendente, vendendo i suoi giornali per strada. Nel 1936, durante la Guerra civile spagnola, rimase ferito in un bombardamento. Nelle giornate passate in ospedale, a Montserrat, notò che insieme a lui erano ricoverati molti bambini, alcuni dei quali presentavano gravi mutilazioni e mai più avrebbero potuto giocare a pallone.
Finisterre, appassionato di ping-pong, si disse: se è possibile giocare a tennis su un tavolo, perché non giocarci anche a calcio? Così, aiutato dal falegname basco Francisco Javier Altuna, costruì un prototipo di calcio-balilla.
In realtà qualcosa di simile era già stato inventato in Germania da Broto Wachter che, sei anni prima, ne aveva realizzato una versione più semplice senza le sagome dei giocatori, ma il modello di Finisterre è quello che segna la nascita del calcio-balilla moderno.
Finita la guerra, Finisterre brevettò la sua invenzione, ma la sfortuna era in agguato: mentre valicava il confine tra la Spagna e la Francia portando con sé tutti i documenti del brevetto, un tremendo acquazzone li ridusse in poltiglia.
A Parigi brevettò il voltapagine a pedali per gli spartiti dei pianisti, ma poi fu costretto a fuggire ancora, prima in Ecuador e poi in Guatemala, dove perfezionò e iniziò a fabbricare il calcio-balilla.
Al suo ritorno in Spagna, dopo la caduta del regime dittatoriale del generale Franco, il calcio-balilla era già diventato un successo, so¬rattutto grazie a Marcel Zosso, un imprenditore di Marsiglia che già nel 1947 aveva iniziato a produrre e a distribuire il gioco nel sud della Francia. Due anni dopo Zosso decise di esportarlo anche in Italia, dove arrivò in treno una notte di dicembre del 1949, trovando i fornitori soprattutto tra i produttori di casse da morto.
Fu così che nel gennaio del 1950 comparve il primo calcio-balilla italiano, prodotto dalla famiglia Cariando, oggi il principale produttore italiano. Il calcio-balilla, così chiamato in Italia perché usato nella riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra, gli ex balilla, è diventato negli anni seguenti uno dei giochi da bar più praticati al mondo, approdando nel 2008, seppure in via sperimentale, ai Giochi Olimpici di Pechino.
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