Rubare i colori alla natura, al sole, alla neve, alle foglie, ai fiori, al grano per far risplendere i quadri e renderli più veri. Chi guardava i dipinti doveva prima di tutto sentire il calore del sole e farsi abbagliare dalla sua luce: per questo Vincent Van Gogh, e tanti altri artisti suoi colleghi, si precipitarono nelle botteghe che vendevano tubetti portentosi, pieni di colori sgargianti al punto giusto. Soprattutto il giallo. E l’effetto fu immediato: i famosi Girasoli dipinti del pittore olandese sembravano lì per essere raccolti. Ma succedeva alla fine dell’Ottocento.
Ora ci si è accorti che qualcosa li fa appassire. I petali stanno diventando ocra e nel giro di una decina d’anni, del giallo sole non resterà traccia, al suo posto sorgerà il marrone. Tutto per colpa del cromo, la sostanza chimica usata per far brillare il colore: a forza di stare alla luce, proprio quella che voleva imitare, pian piano si spegne. Lo hanno scoperto gli scienziati del Consiglio nazionale delle ricerche insieme ai chimici dell’università di Perugia e di altri tre atenei europei. Per non danneggiare le opere di Van Gogh, sono andati a prendere i tubetti originali rimasti nello studio di un pittore belga vissuto nella stessa epoca di Vincent e li hanno fatti invecchiare a forza mettendoli sotto una lampada solare, la stessa che quando finisce sopra la nostra pelle la fa abbronzare. Cinquecento ore dopo il giallo era diventato color cioccolata.
A questo punto i ricercatori del Cnr si sono rivolti al direttore del museo di Amsterdam, dove è raccolta la maggior parte delle opere di Van Gogh, chiedendo il permesso di prelevare un pizzico di colore da due quadri, le «Rive della Senna» e la «Veduta di Arles con iris» dipinti l’uno nel 1887 e l’altro l’anno dopo. Rifatto l’esperimento, il risultato non è cambiato. Il cromo, la stessa sostanza che fa luccicare anche forbici e vassoi, non sopporta la luce. E quando s’impasta nei colori fa appassire i fiori.
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