lunedì 14 febbraio 2011

Chi ha scoperto la penicillina?

vincenzo tiberio.gifIl 12 febbraio 1941 guariva il primo paziente curato con l’antibiotico. La scoperta attribuita ad Alexander Fleming in realtà era già stata realizzata da Vincenzo Tiberio.

Chi ha scoperto la penicillina?

Alexander Fleming, naturalmente, che nel 1945 per la sua intuizione si guadagnò il premio Nobel. Esattamente settant’anni fa, il 12 febbraio 1941, grazie alla penicillina, guariva il primo paziente, un soldato la cui ferita si era infettata: la setticemia si risolse nel giro di ventiquattr’ore.

Sì, la penicillina è una scoperta di Alexander Fleming. Risposta giusta. Ma anche ingiusta. Ingiusta nei confronti di Vincenzo Tiberio, un medico molisano che già nel 1895 scrisse per gli Annali di Igiene Sperimentale – all’epoca una rivista di grande prestigio – un articolo intitolato: «Sugli estratti di alcune muffe». Poche pagine per spiegare i risultati delle ricerche di Tiberio: «Appare chiaro – vi si legge – che nella sostanza cellulare delle muffe esaminate sono contenuti principi solubili in acqua forniti di azione battericida».

Salta all’occhio che le osservazioni del medico italiano arrivarono oltre trent’anni prima che un altro scritto, questa volta a firma di Alexander Fleming, riportasse le stesse osservazioni e le stesse conclusioni, nel 1928. Ma se a Fleming sarebbero toccati gli onori e la gloria,Tiberio sperimentò solo la diffidenza o l’indifferenza della comunità scientifica dei suoi tempi: i suoi colleghi liquidarono la relazione da lui sottolineata tra la presenza di muffe e la morte dei batteri come una banale coincidenza.

«Primo nella scienza, postumo nella fama» si legge sulla targa di marmo che fa bella mostra di sé sulla facciata della casa dove il medico abitò, a Sepino, in provincia di Campobasso. Anche se scontento e deluso – al punto da lasciare l’Istituto d’Igiene per arruolarsi in Marina – Tiberio non abbandonò mai la sua passione per la scienza. Racconta suo nipote, Giulio Capone, anche lui medico, che dietro una foto della moglie Amalia,Tiberio scrisse a mo’ di dedica: «Lunga e difficile è la via della ricerca ma alla base di tutto c’è l’amore».

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