Il dibattito sulla sicurezza dei ciclisti è sempre acceso. La questione della sicurezza dei ciclisti che in altri Paesi non si pone (provare per credere l’atteggiamento degli automobilisti austriaci in prossimità degli incroci con le piste ciclabili ) in Italia diventa la solita partita accesa.
Per gli automobilisti i ciclisti sono una "specie" molesta che si prende troppe libertà sulle strade, mettendo in pericolo se stessa e gli altri. Uno dei pericoli più frequenti è quello dell’improvvisa apertura della portiera da parte degli automobilisti, ma i rischi sono molti anche se non vi sono auto parcheggiate. Gli esperti di traffico individuano nella scarsa visibilità del ciclista che pedala troppo a destra la causa di molti incidenti. Non si tratta di teorie, ma di una casistica desunta dai verbali degli incidenti.
I quattro tipi di incidente illustrati mostrano in maniera decisamente efficace come molti incidenti possano essere evitati se i ciclisti si posizionano più al centro della corsia.
Caso n° 1. Il ciclista non è visibile perché la sua posizione e elementi urbani ne occultano la vista alle e auto provenienti da destra fino al momento in cui lui non raggiunge l’incrocio.
Caso n° 2. Il ciclista arriva all’incrocio ma è nell’angolo cieco in cui chi procede in senso opposto e deve svoltare a sinistra non può vederlo.
Caso n° 3. Anche in questo caso il ciclista è in un angolo cieco e c’è la possibilità che non sia visibile né naturalmente, né nello specchietto retrovisore, una casistica che diventa estremamente pericolosa quando a svoltare a destra sono camion o veicoli pesanti.
Caso n° 4. Il quarto caso è quello del contatto se l’automobilista non rispetta la distanza di sicurezza. Se si sta più a centro strada, il guidatore dovrà attendere che non vi siano auto in arrivo nel senso opposto e potrà superare la bici sull’apposita corsia.
Uno spostamento più a sinistra favorisce il rallentamento degli automobilisti, ma perché questo comportamento sia possibile ci vuole una diversa cultura da parte degli automobilisti, una piccola rivoluzione culturale che in Italia è in mano soprattutto alle giovani generazioni, quelle dei ciclisti urbani e delle masse critiche, dei bike pride e delle associazioni che si battono per promuovere un concetto piuttosto semplice: la bicicletta non intralcia il traffico ma ne è parte integrante. Il che comporta diritti, ma anche doveri, su tutti quello del rispetto del Codice. Alcuni giorni fa una donna di 88 anni è morta dopo essere stata investita da un ciclista 18enne che procedeva ad alta velocità. L’anziana stava attraversando la strada sulle strisce pedonali e il ragazzo - che sopraggiungeva a forte velocità - è attualmente indagato per omicidio colposo. La questione della sicurezza dei ciclisti include anche quella dei pedoni, la categoria più debole di tutte.
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