sabato 26 marzo 2011

Desertec: energia dagli specchi nel deserto

Riempdesetec.jpgire il deserto del Sahara di specchi solari e’ un vecchio sogno di Carlo Rubbia, premio nobel italiano per la fisica nucleare. Ora pare che tutto il Club di Roma si stia muovendo per lanciare il progetto Desertec.

La mappa della produzione e distribuzione di energia sostenibile EUMENA (EUrope, Middle East and North Africa) prevede un largo impiego del solare termodinamico nei deserti. Le cose atlantiche sono destinate all’eolico, le Alpi all’idroelettrico, la Germania al fotovoltaico. All’Italia resterebbe la produzione geotermica.

Ricavare “energia dai deserti, come supplemento alle fonti europee di energie rinnovabili, può accelerare il processo di riduzione delle emissioni di CO2 e può aumentare la sicurezza delle forniture energetiche europee.”
Come ci si possa sentire rassicurati avendo un elettrodotto invece che un oleodotto che arrivi dall’Africa o dal Medio Oriente dipende da considerazioni geologiche, più che politiche. Dipende dal credere o meno nel picco del petrolio (e nella limitatezza dell’uranio e del gas naturale) che ne faranno oscillare i prezzi in futuro.

Coprendo di impianti lo 0,3% della superficie desertica di Nord Africa e Medio Oriente si potrebbe generare energia sufficiente a rifornire anche l’Europa oltre ai Paesi che ospitano i deserti. Il progetto costerebbe 400 miliardi di Euro. Se utilizzato su larga scala, il costo di un kWh prodotto con il solare termico potrebbe scendere dagli attuali 9-22 EuroCent/kWh fino a 4-5 EuroCent/kWh.

Il solare termico sarebbe accoppiato ad impianti di raffrescamento solare (una rete di distribuzione di frescura che lavora come il telericaldamento, centralizzando la climatizzazione) e di desalinizzazione dell’acqua marina (pratica economicamente meno costosa se si sfrutta il calore residuo), in grado di soddisfare la domanda attuale e anticipare quella futura.
Il progetto prevede anche una supergriglia di distribuzione dell’energia che minimizzi gli sprechi.

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