lunedì 28 marzo 2011

Centrali nucleari del mondo viste su Google Earth

00nuc.jpgIn questi giorni, dopo l'incidente alla centrale giapponese di Fukushima, il più grave mai verificatosi dopo Chernobyl 1986, noi italiani, specialmente noi piemontesi, vicini di casa dei cugini francesi, ci domandiamo se siamo al sicuro con le 19 centrali francesi di cui almeno 4 non troppo distanti da nostri confini, e di quelle svizzere.

E' vero che da noi il goveerno ha deciso di sospendere per un anno, per poterci riflettere, il piano di ritorno al nucleare, ma le nubi radioattive non conoscono confini. I reattori francesi distano poco più di 200 km dalla nostra città e non sono tantissimi se considerate che in Giappone la popolazione è stata evacuata nel raggio di 100 Km.

Sappiamo che pochi luoghi al mondo hanno rischio sismico simile al Giappone ma sappiamo anche della loro precisione nel gestiregli eventi. Noi siamo italiani e la nostra approssimazione, in questo caso, un po' ci preoccupa.

Google Earth ci viene in soccorso: qualcuno ha pensato di caricare tutte le centrali del mondo. Lo ringraziamo.

Centrali nel mondo

Pi-greco, dopo la virgola, cinque miliardi

pi greco2.gifIl «pi greco», che appartiene alla categoria di numeri che i matematici chiamano «trascendenti», ha infinite cifre dopo la virgola e da sempre i matematici si sono impegnati a calcolare i suoi decimali non certo con la pretesa di arrivare alla fine, impresa del tutto impossibile, ma per cercare di scoprire in questa lunghissima serie di cifre qualche curiosità.

Nella parte decimale dei cosiddetti «numeri periodici», ad esempio, alcune cifre o gruppi di cifre si ripetono all’infinito, ma qualcosa del genre sembra non succedere ai decimali del «pi greco». Un numero veramente unico nel suo genere. Il calcolo delle cifre decimali, inoltre, viene anche utilizzato per verificare il grado di potenza di un computer, le potenti macchine che consentono oggi di raggiungere risultati un tempo impensabili. Nel 1949 furono calcolate più di duemila cifre decimali del «pi greco», ma già nel 1973 un computer arrivò al milione lavorando quasi un giorno intero. Il miliardo di cifre fu invece superato nell’agosto del 1989 con un IBM.

Gli ultimi dati sulle cifre decimali del «pi greco» hanno dell’incredibile. Alla fine del 2009 l’informatico francese Fabrice Ballard arrivò a calcolare quasi tremila miliardi di decimali facendo lavorare un computer per 121 giorni ma nell’agosto dello scorso anno l’ingegnere giapponese Shigeru Kondo ha raggiunto i cinquemila miliardi di decimali utilizzando un software creato dallo studente americano Alexander Yee. L’impresa è stata riconosciuta dal Guinness dei Primati. Ma Kondo, non soddisfatto della sua fatica, sta già lavorando per raggiungere, entro la prossima estate, i diecimila miliardi di decimali. Questo «pi greco», dunque, è davvero un pozzo senza fondo!

domenica 27 marzo 2011

La vasca idromassaggio Jacuzzi

jacuzzi.jpgNel 1917 sette fratelli di Valvasone, un paesino in provincia di Pordenone, partirono per gli Stati Uniti, insediandosi a Berkeley in California. I sette fratelli Jacuzzi si diedero subito da fare, iniziando prima a fabbricare piccoli aerei, tra cui il primo aereo a cabina chiusa e ad ala alta degli Stati Uniti, usato per il trasporto della posta, ma nel 1925 la morte per incidente di uno dei fratelli, Giocondo, interruppe la produzione. La ditta si indirizzò allora verso le pompe idrauliche, divenendo presto leader del settore, tanto da vincere la medaglia d'oro alla California State Fair del 1930.

Nel 1948 Kenneth, figlio di Candido, uno dei fratelli, a soli 15 mesi si ammalò di artrite reumatoide, soffrendo di forti dolori cronici, il bambino riceveva un trattamento idroterapico in ospedale, ma suo padre non poteva vederlo soffrire così tanto tra una visita e l'altra all'ospedale. Pensò allora che, modificando le pompe prodotte dalla ditta, poteva realizzarne una speciale, in grado di generare un getto d'acqua per la vasca da bagno.

Nel 1956 i fratelli Jacuzzi misero in commercio la loro nuova pompa, che chiamarono 1-300, come supporto terapeutico, vendendola nei negozi di articoli per il bagno. Per reclamizzare il prodotto Jacuzzi sponsorizzò il programma Regina per un giorno, dove la 1-300 divenne uno dei premi, ma fu quando le star di Hollywood cominciarono a offrirsi come testimonial che la pompa Jacuzzi iniziò a riscuotere un grande successo.
La vera svolta, però, avvenne nel 1968, quando Roy Jacuzzi, membro della terza generazione della famiglia, intercettando il bisogno degli americani di prodotti per la salute e il benessere, decise di integrare in un unico prodotto la vasca e la pompa, presentando la Roman Bath, una vasca con bocchette lungo i bordi dalle quali usciva l'acqua. Fu un successo straordinario; una nuova industria e una nuova era, quella dell'idromassaggio, erano nate.

La Jacuzzi divenne presto simbolo di uno stile di vita lussuoso e centinaia di migliaia di facuzzi furono installate presso terme, palestre e case private. Oggi sono moltissime le persone che si rilassano facendosi massaggiare dal getto d'acqua di una Jacuzzi. E la fama è ormai tale che il nome della famiglia è entrato nei vocabolari di tutto il mondo, diventando sinonimo di "vasca idromassaggio".

sabato 26 marzo 2011

Desertec: energia dagli specchi nel deserto

Riempdesetec.jpgire il deserto del Sahara di specchi solari e’ un vecchio sogno di Carlo Rubbia, premio nobel italiano per la fisica nucleare. Ora pare che tutto il Club di Roma si stia muovendo per lanciare il progetto Desertec.

La mappa della produzione e distribuzione di energia sostenibile EUMENA (EUrope, Middle East and North Africa) prevede un largo impiego del solare termodinamico nei deserti. Le cose atlantiche sono destinate all’eolico, le Alpi all’idroelettrico, la Germania al fotovoltaico. All’Italia resterebbe la produzione geotermica.

Ricavare “energia dai deserti, come supplemento alle fonti europee di energie rinnovabili, può accelerare il processo di riduzione delle emissioni di CO2 e può aumentare la sicurezza delle forniture energetiche europee.”
Come ci si possa sentire rassicurati avendo un elettrodotto invece che un oleodotto che arrivi dall’Africa o dal Medio Oriente dipende da considerazioni geologiche, più che politiche. Dipende dal credere o meno nel picco del petrolio (e nella limitatezza dell’uranio e del gas naturale) che ne faranno oscillare i prezzi in futuro.

Coprendo di impianti lo 0,3% della superficie desertica di Nord Africa e Medio Oriente si potrebbe generare energia sufficiente a rifornire anche l’Europa oltre ai Paesi che ospitano i deserti. Il progetto costerebbe 400 miliardi di Euro. Se utilizzato su larga scala, il costo di un kWh prodotto con il solare termico potrebbe scendere dagli attuali 9-22 EuroCent/kWh fino a 4-5 EuroCent/kWh.

Il solare termico sarebbe accoppiato ad impianti di raffrescamento solare (una rete di distribuzione di frescura che lavora come il telericaldamento, centralizzando la climatizzazione) e di desalinizzazione dell’acqua marina (pratica economicamente meno costosa se si sfrutta il calore residuo), in grado di soddisfare la domanda attuale e anticipare quella futura.
Il progetto prevede anche una supergriglia di distribuzione dell’energia che minimizzi gli sprechi.

venerdì 25 marzo 2011

Nucleare: tre italiani su quattro sono contrari

Nucleare_pedalata.jpgTre italiani su quattro sarebbero contro il nucleare. E non solo: il 70% del campione si mostra più agguerrito che mai su questo punto e pronto ad andare a votare al prossimo referendum con lo scopo di manifestare non solo il proprio dissenso ma anche per tentare di arginare la corsa all’atomo e per riaprire il dibattitto sullo sviluppo delle rinnovabili. A rivelarlo, un sondaggio condotto daGnresearch, società internazionale specializzata nell’individuare gli umori dei cittadini di ogni Paese.

Osservando le tabelle, poi, colpisce che a impensierire gli italiani non siano, stranamente, i terribili echi di Fukushima bensì l’impatto negativo che l’atomo potrebbe avere sull’ambiente e sulla salute degli individui in genere. Temutissime, dal 45% del campione, sono le scorie mentre il 29% di esso si dichiara terrorizzato dalla possibilità di un errore umano. Solo l’11% degli intervistati ha ammesso l’ossessione delle conseguenze di un eventuale incidente naturale sulle centrali e mentre il 37% degli stessi ammette di essere disposto a pagare bollette più salate purché l’energia venga prodotta da fonti rinnovabili.

Già noto, poi, ma sempre piuttosto curioso è invece notare come il 20% dei ferventi sostenitori del nucleare, ammetta sì di caldeggiare l’atomo ma mai sul proprio territorio …

 

giovedì 24 marzo 2011

World Water Day

acqua.jpgIl 22 marzo, come ogni anno dal 1992, è dedicato dalle Nazioni Unite all'acqua.

  • Un miliardo e cento milioni di persone, più o meno un sesto della popolazione mondiale, non hanno accesso ad acqua sicura e 2 miliardi e 400 milioni, ossia il 40 per cento della popolazione del pianeta, non dispongono di impianti igienici adeguati.
  • Ogni giorno, circa 6.000 bambini muoiono per malattie causate da acqua inquinata, da impianti sanitari e da livelli di igiene inadeguati – come se 20 jumbo jet si schiantassero ogni giorno.
  • Si stima che acqua non potabile e impianti igienici inadeguati siano all’origine dell’80 per cento di tutte le malattie presenti nel mondo in via di sviluppo.
  • Donne e bambine tendono a soffrire maggiormente a causa della mancanza di impianti igienici.
  • Lo sciacquone della toilette in un paese occidentale impiega una quantità d’acqua equivalente a quella che, nel mondo in via di sviluppo, una persona media impiega per lavare, bere, pulire e cucinare nell’arco di un’intera giornata.
  • Nel corso del secolo scorso l’uso dell’acqua è aumentato del doppio rispetto al tasso di crescita della popolazione. Il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia meridionale soffrono di carenze idriche croniche.
  • Nei Paesi in via di sviluppo fino al 90 per cento delle acque reflue viene scaricato senza subire alcun genere di trattamento.
  • Il pompaggio intensivo delle acque freatiche per ricavare acqua da bere e per l’irrigazione ha fatto sì che in numerose regioni i livelli dell’acqua siano diminuiti di decine di metri, costringendo le persone a bere acqua di qualità scadente.
  • Nei Paesi in via di sviluppo le perdite di acqua causate da dispersioni, allacci illegali e sprechi ammontano a circa il 50 per cento dell’acqua da bere e al 60 per cento dell’acqua irrigua.
  • Nel corso degli anni ’90 le inondazioni hanno interessato più del 75 per cento di tutte le persone colpite da disastri naturali, causando più del 33 per cento del totale dei costi stimati per i disastri naturali.

martedì 22 marzo 2011

Fukushima: il coraggio dei cinquanta

Militari-Fukushima05G1.jpgSono operai, ingegneri, tecnici, impiegati. Cinquanta persone ordinarie che hanno, però, fatto una scelta straordinaria: quella di restare nell’impianto nucleare di Fukushima – danneggiato dallo tsunami che ha causato, nei giorni successivi, quattro esplosioni e due incendi – per fermare la fuga di radioattività. Gli altri 750 lavoratori sono stati evacuati perché il livello di radiazioni era troppo elevato e poteva causare seri danni alla salute. Come il tumore alla tiroide, una ghiandola del collo particolarmente esposta al rischio di contaminazione.

I 50, invece, hanno voluto rimanere e ora combattono da soli contro il tempo per raffreddare il reattore, ed evitare nuovi scoppi o peggio la fusione del suo nucleo da cui si sprigionerebbe un’enorme nube tossica. Ora, stanno cercando di raffreddare il sistema con un idrante spara-acqua. La gente che abita nei dintorni della centrale è terrorizzata: una zona di raggio 80 km intorno all’impianto sono stati evacuati. Le file all’aeroporto sono chilometriche, come le code di auto dirette a Sud.

Chi non può andar via, si è barricato in casa, dopo aver fatto scorte di cibo. Per questo, gli scaffali dei supermercati sono ormai vuoti. Le autorità hanno perfino raccomandato di non stendere i panni all’esterno. Il livello di pericolosità – secondo gli esperti – è tra 5 e 6, su una scala che va da 1 a 7.

L’incidente di Fukushima sarebbe, dunque, il secondo più grave della storia nucleare: solo quello avvenuto nel 1986 alla centrale russa di Chernobyl sarebbe stato peggiore, con un livello di allarme 7.

lunedì 21 marzo 2011

Fukushima: il fantasma di Chernobyl

fukushima.jpgUna nube radioattiva si aggira per l’Oceano Pacifico. È sospinta dai venti, a volte deboli e incerti a volte forti e impetuosi. Minaccia le grandi città come Tokyo, da cui molti stranieri sono in fuga, però nessuno finora è riuscito a capire come misurare il grado di contaminazione. Di sicuro, chi si trova più vicino alla centrale di Fukushima, cioè chi abita in un raggio di 100 chilometri da dove si è verificato l’incidente, rischia di più.

Tutti dicono che non è una nuova Chernobyl – la centrale che andò in tilt nel 1986 in Ucraina emanando una nube tossica che arrivò fino in Italia – ma anche l’Europa è costretta a riflettere sulle fonti da cui trarre energia. Il primo Paese a parlarne è stato la Germania, dove alcune centrali nucleari sono vecchie. Il governo ha chiesto alle imprese di pensarci su due volte prima di ammodernarle di nuovo, visto che gli impianti degli anni Settanta non sono sicuri come quelli più avanzati. Poi è stata la volta della Svizzera che ha bloccato le autorizzazioni a chi voleva costruire le centrali.

Infine è toccato all’Italia. «Fermiamoci in tempo» dicono gli ambientalisti al governo, che pensava di rilanciare il nucleare dopo il 2020. I rischi sono tanti, soprattutto per la sicurezza, e dopo qualche resistenza anche il nostro Paese sembra volerci ripensare.

Pi-greco, e io recito i decimali

pi-greco1.jpgAkira Haraguchi è un ingegnere giapponese in pensione che si è guadagnato una certa notorietà proprio grazie al «pi greco». Nato nel 1946, Haraguchi probabilmente ha voluto dimostrare che anche il cervello umano è una macchina speciale e così il 3 ottobre del 2006, a sessant’anni, ha recitato a memoria le prime 100 mila cifre decimali del «pi greco».

Il suo «recital», organizzato in una sala pubblica di Kisarazu, una città a est di Tokyo, è iniziato alle 9 del mattino e all’una e 28 del giorno dopo l’ingegnere tagliò il traguardo dei 100 mila decimali. Il tutto venne filmato e documentato. L’ingegnere non recitò i numeri tutto d’un fiato, ma ogni due ore si concedeva una pausa di cinque minuti per rifocillarsi con gli «onigiri», polpette composte di riso bianco con un ripieno vegetale o di pesce e avvolte da un alga essiccata.

Il «Guinness dei Primati», però, non ha ancora riconosciuto l’impresa di questo ingegnere giapponese, ma continua, almeno per ora, a riconoscere il record di uno studente giapponese di 24 anni di nome Chao Lu che nel 2005 recitò 67.890 cifre del «pi greco» in 24 ore e 4 minuti.

sabato 19 marzo 2011

La Stazione Spaziale Europea

iss.jpg«Voglio fare l'astronauta!». Sono tanti i ragazzi che hanno pronunciato, almeno una volta nella vita, questa frase, sognando di svolazzare in una navicella in assenza di peso. Oppure di pilotare una mega astronave come quella di Avatar.

Paolo Nespoli, astronauta dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea), è uno dei cinque italiani che fino ad oggi ha realizzato questo sogno. La Stazione Spaziale Europea si può osservare anche a occhio nudo. La luce riflessa dai suoi pannelli solari la fa somigliare a una stella luminosa che si muove nel ciclo. Ma dove e quando guardare? A questo link puoi vedere in diretta dove si trova la stazione spaziale e quando passerà sull'Italia.

A dicembre Nespoli per la terza volta nella sua vita, è salito a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per una missione di sei mesi.
La Stazione Spaziale Internazionale è una delle più ambiziose opere tecnologiche mai costruite dall'uomo. Alla sua realizzazione hanno partecipato dieci Paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera) coordinati e rappresentati dall'ESA, il Canada, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti.

È stata completata proprio quest'anno ed è grande come un campo di calcio, con quattro laboratori per svolgere esperimenti scientifici di fisica, chimica, biologia, medicina, fisiologia, scienze dell'universo e deUa Terra. Dal 2 novembre del 2000, la stazione è sempre stata abitata. Nessuno è mai rimasto lassù da solo: erano sempre almeno in due, per farsi un po' di compagnia.

Per vivere nella ISS e far funzionare i laboratori occorre molta energia che viene prodotta utilizzando numerosi pannelli solari. Cibo e acqua sono importati dalla Terra, come anche l'ossigeno. In futuro, è però previsto un sistema che lo produrrà in orbita. Non si getta via niente.

Come accennato, sono molti i Paesi che hanno partecipato alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale e l'Italia è fra questi: la nostra industria spaziale è tra le migliori al mondo. Non a caso, buona parte della ISS è "made in Italy". Tra gli europei, siamo stati i primi, dopo russi e americani, a realizzare i moduli abitativi della Stazione.

Il "Nodo 3" e la meravigliosa "Cupola", da cui gli astronauti osservano la Terra, con finestre da ogni lato, sono stati costruiti in Italia. Perfino l'acqua è italiana. Perla precisione torinese, dai laboratori di ricerca della SMAT, la Società Metropolitana Acque del capoluogo piemontese.
A Torino si sta anche studiando il prototipo di un nuovo depuratore ancora più efficiente per, riutilizzare l'acqua metabolizzata degli astronauti. D'altra parte, lassù non si getta via niente: aria e acqua sono riciclate, depurate e riutilizzate.

giovedì 17 marzo 2011

Tecnologie verdi rischio spreco

risparmio_energetico.jpgNon basta installare lampadine a basso consumo, finestre con doppi vetri o usare auto non a benzina per ritenersi risparmiosi. Le tecnologie verdi vanno anche usate con oculatezza. Esattamente come non basta mangiare cibi light (si legge lait), cioè a basso contenuto di grassi, per pensare di dimagrire.

L’attenzione alla quantità è essenziale. Lo studio di un istituto di ricerca americano mette in guardia dall’effetto spreco di parte dei benefici ottenuti con le nuove tecnologie: se si ha un’auto che consuma poco, per esempio, si tende a fare più chilometri. Allo stesso modo si finisce di tenere sempre accese le luci a basso consumo o di riscaldare maggiormente una casa energeticamente efficiente. Per risparmiare davvero ci vuole più attenzione.

martedì 15 marzo 2011

Pulizia a quota ottomila

mount-everest-trash.jpgLavoreranno sull’Everest due mesi. Sessanta giorni per raccogliere la grande quantità di rifiuti abbandonati dagli scalatori e dalle spedizioni alpinistiche che hanno trasformato la massima vetta dell’Himalaya nella discarica più alta del mondo.

La campagna di pulizia è stata annunciata da un gruppo di sherpa. Il nome indica la popolazione delle montagne del Nepal tra cui vengono reclutati i portatori e le guide delle spedizioni himalayane.

Il raccolto sarà portato a Kathmandu, la capitale del Nepal, ed esposto pubblicamente come segnale dei cattivi comportamenti di chi affronta le scalate.

Durante il lavoro, gli scherpa tenteranno anche di battere un nuovo recordi di permanenza in vetta per 24 ore, primato che oggi è di 21 ore.

lunedì 14 marzo 2011

L’Italia che non parlava italiano

italiano.gifPrima dell’Unità ci si esprimeva in dialetto e la nostra bella lingua era nota solo alla minoranza che studiava.

All’inizio dell’Ottocento, prima dell’Unità, gli italiani si conoscevano poco fra loro. E per di più, quando s’incontravano, facevano fatica a capirsi: perché non parlavano la stessa lingua. L’italiano esisteva già da un pezzo, naturalmente, ma a saperlo erano in pochi: soltanto quelli che erano andati a scuola, una piccola minoranza. La gran parte degli italiani parlava soltanto in dialetto. E questo era un problema: non solo perché un dialetto è diffuso soltanto in una zona molto piccola, e quindi costringe a parlare solo con poche persone, ma anche perché tutti i libri e i giornali erano stampati in italiano. Senza conoscerlo, non si poteva sapere nulla di quello che capitava lontano dal proprio paese o dalla propria città.

Le cose sono cominciate a cambiare soltanto dopo l’Unità, quando il nuovo Stato italiano ha deciso che tutti i bambini dovevano andare a scuola, almeno alle elementari. E alla diffusione dell’italiano ha contribuito molto l’esercito: tutti i maschi erano obbligati a fare il soldato per qualche anno, e per questo venivano mandati in caserme lontane dalle loro case. Così, più o meno a vent’anni, per un certo periodo vivevano mescolati ai loro coetanei che arrivavano da tutti gli angoli d’Italia. Per capirsi, erano costretti a imparare un po’ d’italiano. Ma perché le cose cambiassero davvero si è dovuto aspettare un secolo intero: fino a quando, dalla metà del Novecento, in tutte le case sono arrivate le radio e i televisori, che «parlavano» soltanto in italiano. Così alla fine questa è diventata la lingua di tutti.

3.14 Pi-greco Day

pi-greco.jpgCosa è il Pi-greco? Con questa lettera dell'alfabeto greco si indica il rapporto tra una circonferenza e il suo diametro, ossia, in parole più sempici, quante volte un diametro è contenuto nella sua circonferenza. E' un numero non intero con infinite cifre decimali che inizia con 3,1415.......

Già avevo scritto lo scorso anno della ricorrenza il 14 marzo perchè gli anglosassoni usano scrivere la data mettendo prima il mese e quindi oggi è il 3.14.11.

Per i matematici inglesi in massimo della coincidenza sarà il 14 marzo 2015 (3.14.15) , e magari anche alle 9 del mattino e 26 minuti - 3.14.15.9.26 - infatti il pi-greco continua così 3.1415926.....

E' uno dei numeri tra i più fortunati nella millenaria storia della matematica. Muove in realtà i primi passi fra i babilonesi, che duemila anni prima di Cristo avevano calcolato come in un cerchio la lunghezza della circonferenza sia pari all'incirca il triplo del diametro. Fossero stati più precisi, oggi festeggeremmo il pi babilonese, o il pi egizio o ebreo visto che sullo stesso tema si sono scervellati tutti i popoli che si sono succeduti sul palcoscenico, allora centrale, del Vicino Oriente.

A fare centro fu però Archimede di Siracusa, che indicò il valore del pi greco (perchè non è stato chiamato pi-siciliano) compreso fra 223/71 ( 3.1408 ....) e 22/7 (3.1428 ....) .

Il simbolo del pi-greco fu introdotto solo nel 1706 dal matematico gallese William Jones, che utilizzò il pi in onore di Pitagora trascurando i meriti di Archimede, e fu poi diffuso da Eulero, matematico svizzero del 1700.

sabato 12 marzo 2011

Terremoto in Giappone, mai così violento

tsunami-giappone-11-marzo-2011.jpgUna scossa spaventosa per straordinarietà e durata: che lo dicano i giapponesi – abituati a convivere con le frequenti scosse sismiche – rende bene l’idea della potenza del terremoto, 8,9 gradi della scala Richter, che ieri mattina alle sette ha colpito l’intera costa nord orientale del Giappone. La terra ha tremato per un lungo, interminabile minuto: «Sembrava di stare su una nave in mare aperto» ha confidato ai giornalisti Mauro Politi, un ricercatore italiano che da un anno vive e lavora a Tokyo.

La popolazione ha reagito compatta e organizzata, rispettando i piani di evacuazione senza farsi prendere dal panico. Altrove i danni sarebbero stati ben maggiori ma in Giappone ormai da decenni le città sono costruite secondo criteri antisismici, cioè utilizzando materiali e progettando le strutture in modo che resistano ai movimenti tellurici. Nessuna precauzione, però, è bastata a salvare la vita delle oltre mille vittime. Molti sono i morti causati dallo tsunami scatenato dal sisma – con onde alte fino a dieci metri – che si è abbattuto sulla costa di Sendai.

Preoccupante la situazione della centrale nucleare di Fukushima, dove le scosse hanno provocato gravi problemi al sistema di raffreddamento dei reattori, che potrebbe rilasciare dei vapori radioattivi. Nelle ultime ore il governo giapponese ha ordinato l’evacuazione di tremila persone che vivono nella zona prossima alla centrale. Il terremoto di ieri mattina è il più grave mai verificatosi prima d’ora in Giappone e il settimo per gravità nella Storia del pianeta: secondo gli esperti fino a trentamila volte più violento di quello che colpi l’Aquila due anni fa.

venerdì 11 marzo 2011

Spegni il pc e dormi meglio

teen_computer.jpgGuardate la televisione un paio d’ore prima di andare a coricarvi, oppure giocate con un videogames o navigate in internet: poi, però, non lamentatevi se non dormirete sonni tranquilli. Questo – in sintesi – l’avviso che arriva dalla National Sleep Foundation, un’organizzazione americana che promuove studi sul sonno e sui problemi a esso legati.

L’ultima ricerca promossa dalla fondazione mette in relazione l’utilizzo di strumenti tecnologici – il pc ma anche il cellulare, la playstation e la tivù – con la difficoltà a riposare una volta sotto le lenzuola. Scesa la sera, l’esposizione alla luce artificiale degli schermi – spiega la ricerca – impedisce il rilascio della melatonina e sfasa la normale alternanza di sonno e veglia, rendendo più difficile addormentarsi. Uomo avvisato...

venerdì 4 marzo 2011

Bambini malati di smog

Lo smog continua ad appestare l’aria di Milano  e i bambini milanesi iniziano a subirne le conseguenze. Secondo i medici la differenza tra la frequenza delle malattie respiratorie nei bambini di Milano e quelli del centro-sud è enorme: 30-35% in più.

I bimbi milanesi contraggono patologie respiratorie in media 6-7 volte nei primi 3 anni di vita, e altre 4-5 negli anni successivi. Tonsilliti, bronchiti e otiti sono spesso frutto della combinazione inquinamento-allergie, e nei giorni di livelli alti di smog gli accessi di casi gravi al pronto soccorso aumentano di un 4-5%.

Questi problemi di salute sono acuiti dalla tendenza dei genitori ad esagerare con gli antibiotici.
L’ansia dei genitori nel cercare di anticipare il più possibile la guarigione li spinge a ricorrere all’antibiotico prima del tempo o addirittura quando non serve, sia facendo pressione sul pediatra sia ricorrendo al fai-da-te. Nel 60% dei casi (e nel 70% al di sotto dei 3 anni) l’infezione non è batterica, bensì virale, quindi l’antibiotico è del tutto inefficace e l’uso eccessivo o scorretto degli antibiotici favorisce la diffusione di batteri resistenti