Ma i talenti da soli non bastano. Vanno allenati e sviluppati. Dietro ogni sportivo o artista di successo ci sono centinaia di ore di allenamento e sacrifici. Ciò che vediamo “a prima vista” è solo il risultato di anni di lavoro. Accanto ai talenti, è fondamentale scoprire le proprie passioni, cioè ciò che ci entusiasma e ci fa stare bene: le lingue, i bambini, lo sport, la musica, la cucina, i videogiochi, l’arte. Anche chi pensa di non avere passioni può capirle osservando ciò che non riesce a smettere di fare: leggere, cucinare, creare, parlare con gli amici.
Eppure c’è una terza domanda decisiva: cosa puoi apportare al mondo? Non basta essere bravi e appassionati se nessuno ha bisogno di ciò che facciamo. È utile guardare a ciò che gli altri ci chiedono: spiegare matematica, aggiustare un telefono, ascoltare problemi, organizzare feste. Spesso lì si nasconde qualcosa che il mondo apprezza e di cui ha bisogno.
In Giappone questa ricerca si chiama ikigai: il punto in cui si incontrano i talenti, le passioni e ciò di cui il mondo ha bisogno. È una bussola che aiuta a trovare il lavoro e la vita più soddisfacenti. Non significa che senza ikigai non si possa essere felici: si può lavorare in un campo adatto a noi e coltivare le passioni nel tempo libero, oppure impegnarsi nel volontariato.
Le persone più felici sono quelle che scelgono ascoltando le proprie emozioni, senza farsi guidare solo dagli sbocchi professionali o dalle pressioni esterne. Le sensazioni sono i migliori consiglieri per costruire il nostro futuro.

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