COP significa Conference of the Parties, cioè “Conferenza delle Parti”. Ogni anno, quasi tutti i Paesi del mondo si incontrano per discutere come affrontare il cambiamento climatico, un problema che ormai tocca tutti: siccità, incendi, uragani, scioglimento dei ghiacciai. Lo scopo è decidere insieme come ridurre le emissioni di gas serra, come proteggere le popolazioni più vulnerabili e come mantenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 °C.
La prima COP si è tenuta nel 1995 a Berlino. Da allora, ogni anno si è cercato di fare qualche passo avanti. Alcune edizioni sono diventate storiche. Per esempio, la COP21 di Parigi nel 2015 ha segnato un momento fondamentale: quasi tutti i Paesi hanno firmato il famoso Accordo di Parigi, impegnandosi a contenere il riscaldamento globale. Un grande traguardo, almeno sulla carta.
Poi ci sono state altre tappe importanti, come la COP23 (ospitata dalle isole Fiji nel 2017), che ha dato più spazio ai popoli indigeni e ha parlato di come l’agricoltura possa adattarsi al clima che cambia. E la COP29, tenutasi nel 2024 a Baku, dove si è discusso di soldi: i fondi che i Paesi più ricchi dovrebbero versare a quelli più poveri per aiutarli a difendersi dagli effetti del clima.
Ma non tutto è andato come sperato. Negli ultimi 30 anni, nonostante le conferenze, le emissioni globali continuano ad aumentare e il limite di 1,5 °C sembra sempre più difficile da rispettare. Molte promesse fatte nei vertici precedenti non sono state mantenute, e questo ha creato una certa sfiducia.
Per questo, la COP30 è considerata una conferenza decisiva. A dieci anni dall’Accordo di Parigi, il mondo deve dimostrare che non si limita alle parole. I governi devono aggiornare i loro piani di riduzione delle emissioni, trovare nuovi fondi per chi soffre di più gli effetti del clima e spingere la transizione verso energie pulite, come il solare e l’eolico.
Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha detto che “fallire l’obiettivo di 1,5 °C sarebbe un fallimento morale”. E ha ragione: le scelte di oggi decideranno il pianeta in cui vivranno le generazioni future.

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