domenica 30 novembre 2025

Chat GPT ha 3 anni

Il 30 novembre di tre anni fa, è arrivato online ChatGPT, un’intelligenza artificiale capace di parlare con le persone quasi come se fosse umana. In pochissimo tempo è diventata uno degli strumenti digitali più usati al mondo, con centinaia di milioni di utenti ogni settimana.

Prima dell’AI, Internet era soprattutto un luogo dove cercare informazioni: se volevi capire qualcosa, dovevi scrivere una parola su Google e leggere pagine, blog o forum. Era utile, ma a volte lento: per riassumere un testo, fare una ricerca o capire un concetto complicato serviva tempo. I social erano il centro della vita online: foto, video, commenti e meme creati da persone reali. L’AI esisteva, ma era dietro le quinte, suggerendo video, pubblicità o contatti, senza interagire direttamente con l’utente.

Oggi, con ChatGPT e altre intelligenze artificiali, Internet è diventato molto più interattivo: non serve più cercare tra decine di siti diversi, basta fare una domanda e ottenere subito una risposta che è il condensato di tantissimi siti. E non solo testi: esistono AI che generano immagini, musica, presentazioni e persino codici di programmazione.

ChatGPT è la più usata tra tutte: milioni di studenti la utilizzano per studiare meglio, farsi spiegare concetti difficili o scrivere in modo più chiaro, mentre gli adulti la impiegano sul lavoro per organizzare idee, controllare documenti o creare contenuti. Internet è passato da essere un grande archivio a un grande assistente: non solo trovi informazioni, ma puoi anche farle creare, rielaborare e adattare a quello che ti serve.

Nei prossimi anni la presenza dell’AI sarà ancora più forte: probabilmente avremo assistenti digitali personalizzati che conoscono i nostri gusti, ci aiutano nello studio, ci danno consigli e ci accompagnano nelle scelte quotidiane, mentre le ricerche online diventeranno sempre più simili a una conversazione piuttosto che a una lista di link. Tutto questo porta anche sfide importanti: capire se una fonte è affidabile, non fidarsi ciecamente dell’AI, proteggere la propria privacy e non sostituire completamente il pensiero umano con quello delle macchine.

ChatGPT, in soli tre anni, ha cambiato profondamente il modo di usare Internet: l’AI non è più qualcosa per esperti, ma uno strumento quotidiano per milioni di persone. Il futuro sarà pieno di nuove possibilità, ma starà a noi usare l’AI in modo intelligente, creativo e responsabile. E ricordate che l'età minima per il suo uso sono i 13 anni.

lunedì 24 novembre 2025

Il Ponte sullo Stretto di Messina

Da decenni si parla del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera che dovrebbe collegare la Sicilia alla Calabria, unendo l’isola al resto d’Italia con una sola grande infrastruttura. Ma questo progetto divide ancora l’opinione pubblica: c’è chi lo vede come un simbolo di progresso e chi come un rischio enorme, economico e ambientale.

Il ponte progettato sarebbe sospeso, cioè sostenuto da due enormi piloni alti circa 400 metri, collegati da 4 cavi d’acciaio del diametro di oltre un metro. La campata centrale, cioè la parte sospesa tra i piloni, sarebbe lunga oltre 3,2 chilometri: la più lunga del mondo! Su di essa passerebbero auto, camion e treni su due livelli separati.

Per costruirlo servirebbero tecnologie molto avanzate, simili a quelle usate per i grandi ponti in Giappone o in Scandinavia. Gli ingegneri sostengono che il ponte sarà resistente ai forti venti e ai terremoti, visto che la zona dello Stretto è una delle più sismiche d’Italia. Tuttavia, alcuni esperti temono che i calcoli sulla stabilità e sulle correnti marine non siano del tutto sicuri, e chiedono studi più approfonditi.

Il costo stimato del ponte è di circa 14 miliardi di euro, ma secondo diversi economisti la spesa reale potrebbe essere molto più alta. A questo si aggiungono i costi di manutenzione, collegamenti ferroviari e stradali da completare su entrambe le sponde. I sostenitori dicono che l’opera porterebbe posti di lavoro, turismo e un trasporto più veloce di persone e merci. Gli oppositori, invece, ritengono che sarebbe meglio usare quei fondi per migliorare i trasporti locali, le ferrovie, autostrade e porti siciliani oggi ancora inadeguati.

Dal punto di vista ambientale, il ponte potrebbe alterare l’ecosistema marino dello Stretto, dove vivono specie rare e si verificano forti correnti. Le associazioni ambientaliste chiedono di proteggere quest’area, considerata unica al mondo.

La decisione finale non riguarda solo l’ingegneria, ma anche la visione del futuro che l’Italia vuole scegliere: investire in un’opera simbolo o puntare su tante infrastrutture più piccole seppur utili nel quotidiano.


venerdì 21 novembre 2025

Giornata internazionale dei diritti dei bambini e degli adolescenti



Oggi celebriamo la Giornata internazionale dei diritti dei bambini e degli adolescenti. È un’occasione importante per ricordare che i diritti dei più giovani – come il diritto all’istruzione, alla salute, al gioco, alla protezione – non sono affatto scontati. Anzi, sono conquiste molto recenti nella lunghissima storia dell’umanità.

Il Novecento è stato definito “il secolo dell’infanzia”, proprio perché per la prima volta nella storia i bambini sono stati riconosciuti come persone a tutti gli effetti, con bisogni specifici e diritti propri. Fino a poco più di cento anni fa, la società vedeva l’infanzia come una fase “di passaggio”, una semplice anticamera della vita adulta. Si pensava che il bambino non avesse un mondo interiore complesso, né esigenze diverse da quelle degli adulti. La sua voce non veniva ascoltata: non c’erano diritti, tutele o leggi che proteggessero davvero i più piccoli.

Ma com’era la situazione prima del Novecento? Per millenni, nella maggior parte delle culture, i bambini erano considerati soprattutto una forza lavoro o una presenza da educare rigidamente. Nelle famiglie contadine lavoravano nei campi fin da piccolissimi; nelle città del primo Ottocento venivano impiegati nelle fabbriche per lunghe ore, in condizioni durissime. La scuola non era un diritto: era un privilegio per pochi. E la violenza verso i minori era spesso accettata come normale metodo educativo.

La svolta iniziò tra fine Ottocento e inizio Novecento, quando alcuni pedagogisti, medici e pensatori – come Maria Montessori, Ellen Key e altri – cominciarono a dire che i bambini non erano “adulti in miniatura”, ma individui unici, con un ritmo di crescita da rispettare. Da queste idee nacquero nuove scuole, nuovi metodi educativi e, soprattutto, un nuovo modo di guardare all’infanzia.

Il passo decisivo arrivò nel 1989, quando l’ONU approvò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il documento che per la prima volta riconosceva ufficialmente i diritti universali dei minori. Da allora, ogni paese è chiamato a garantire protezione, educazione, partecipazione e benessere a ogni bambino.

Oggi, quindi, celebriamo non solo una ricorrenza, ma un enorme cambiamento culturale: la consapevolezza che i bambini e gli adolescenti non sono il futuro in attesa, ma cittadini del presente, che meritano ascolto, cura e rispetto. Ricordare quanto sia recente questa conquista ci aiuta a capire quanto sia importante difenderla ogni giorno.

I DIRITTI DEI BAMBINI


lunedì 17 novembre 2025

Qualunque sia il tuo sogno

Quando pensiamo ai grandi campioni dello sport, Jannik Sinner per esempio, spesso ci sembra che siano nati per vincere. Li vediamo sollevare trofei, entrare negli stadi pieni, essere acclamati come eroi. Ma c’è una cosa che dovremmo ricordare: il talento aiuta ma da solo non basta. Il talento è come un seme: se non lo annaffi ogni giorno, non cresce. A far diventare forti questi ragazzi non è stato un destino scritto, ma la capacità di allenarsi quando nessuno li vedeva, di riprovare un colpo mille volte, di trasformare la delusione in energia. È questa la parte che non appare nei video su Instagram, ma che costruisce davvero un campione.

Non sono degli eletti, dei "predestinati" a diventare campioni. Guardiamo le loro famiglie: il padre di Sinner era cuoco, la madre cameriera in un rifugio alpino, il padre di Alcaraz gestiva un locale di kebab, mentre i genitori di Jasmine Paolini avevano un piccolo bar. Il padre di Musetti lavorava in una cava di marmo. Persone impiegate in lavori normalissimi, faticosi, come quelli di tantissime famiglie. Eppure i loro figli oggi sono tra i più forti del mondo. E certo, anche ricchi.

Tu che leggi forse sogni di diventare un tennista o una tennista famosa,  o forse vuoi fare l’ingegnere, la fisioterapista, il fotografo, la cuoca, l’insegnante, oppure non lo sai ancora, ed è normalissimo. Ma qualunque sia il tuo sogno ha bisogno di impegno. Non di perfezione: di impegno. La scuola è il primo luogo in cui impari questa cosa, la tua palestra. Non perché ti serva ricordare ogni data o formula, ma perché ti allena al lavoro paziente, alla costanza, alla disciplina di provarci ancora, anche quando non ne hai voglia.

Dietro ogni tennista che alza un trofeo ci sono genitori che lo accompagnavano agli allenamenti, allenatori che credevano in lui, amici che gli dicevano “non mollare”. Nessuno diventa qualcuno senza l’aiuto di qualcun altro. Ma l’energia iniziale, quella che fa partire tutto, deve venire da dentro: da te. Non pensare che il tuo futuro sia deciso da dove sei nato o da che lavoro fanno i tuoi genitori.

Il futuro comincia quando inizi a costruirlo. Un piccolo passo, un tentativo, un esercizio, un gesto che sembra niente. Ma è così che ci si avvicina ai propri sogni: un giorno alla volta, con la testa alta e il cuore acceso.

giovedì 13 novembre 2025

COP30, il mondo si ritrova per salvare il clima

In questi giorni, a Belém, in Brasile, si sta svolgendo la COP30, la trentesima “Conferenza sul Clima” delle Nazioni Unite. Ma che cos’è esattamente la COP?

COP significa Conference of the Parties, cioè “Conferenza delle Parti”. Ogni anno, quasi tutti i Paesi del mondo si incontrano per discutere come affrontare il cambiamento climatico, un problema che ormai tocca tutti: siccità, incendi, uragani, scioglimento dei ghiacciai. Lo scopo è decidere insieme come ridurre le emissioni di gas serra, come proteggere le popolazioni più vulnerabili e come mantenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 °C.

La prima COP si è tenuta nel 1995 a Berlino. Da allora, ogni anno si è cercato di fare qualche passo avanti. Alcune edizioni sono diventate storiche. Per esempio, la COP21 di Parigi nel 2015 ha segnato un momento fondamentale: quasi tutti i Paesi hanno firmato il famoso Accordo di Parigi, impegnandosi a contenere il riscaldamento globale. Un grande traguardo, almeno sulla carta.

Poi ci sono state altre tappe importanti, come la COP23 (ospitata dalle isole Fiji nel 2017), che ha dato più spazio ai popoli indigeni e ha parlato di come l’agricoltura possa adattarsi al clima che cambia. E la COP29, tenutasi nel 2024 a Baku, dove si è discusso di soldi: i fondi che i Paesi più ricchi dovrebbero versare a quelli più poveri per aiutarli a difendersi dagli effetti del clima.

Ma non tutto è andato come sperato. Negli ultimi 30 anni, nonostante le conferenze, le emissioni globali continuano ad aumentare e il limite di 1,5 °C sembra sempre più difficile da rispettare. Molte promesse fatte nei vertici precedenti non sono state mantenute, e questo ha creato una certa sfiducia.

Per questo, la COP30 è considerata una conferenza decisiva. A dieci anni dall’Accordo di Parigi, il mondo deve dimostrare che non si limita alle parole. I governi devono aggiornare i loro piani di riduzione delle emissioni, trovare nuovi fondi per chi soffre di più gli effetti del clima e spingere la transizione verso energie pulite, come il solare e l’eolico.

Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha detto che “fallire l’obiettivo di 1,5 °C sarebbe un fallimento morale”. E ha ragione: le scelte di oggi decideranno il pianeta in cui vivranno le generazioni future.

lunedì 10 novembre 2025

Come funziona un aspirapolvere?

Oggi sembra normale premere un pulsante e vedere l’aspirapolvere che “mangia” polvere e briciole dal pavimento. Ma cosa succede dentro questa macchina che ormai è presente in quasi tutte le case? Per capirlo, bisogna pensare a tre elementi fondamentali: il motore, il flusso d’aria e i filtri.

L’aspirapolvere funziona grazie a un motore elettrico che mette in movimento una ventola. Questa ventola gira molto velocemente e crea una differenza di pressione: davanti all’aspirapolvere la pressione diventa più bassa rispetto all’aria esterna. Proprio come quando si beve con una cannuccia, l’aria tende a spostarsi da dove c’è più pressione a dove ce n’è meno, trascinando con sé particelle di polvere, capelli e briciole. In altre parole, l’aspirapolvere non “risucchia” nel senso letterale: sfrutta la pressione dell’aria per spostare sporco e polvere verso l’interno.

Una volta entrato nel tubo, lo sporco non si disperde perché viene trasportato dal flusso d’aria fino a un contenitore. Nei modelli più vecchi si usano sacchetti di carta o tessuto che trattengono lo sporco, mentre nei modelli moderni ci sono contenitori in plastica trasparente, facili da svuotare. Alcuni aspirapolvere, detti ciclonici, sfruttano la forza centrifuga: l’aria viene fatta girare a spirale e le particelle di polvere, più pesanti, si separano cadendo nel contenitore.

Un’altra parte fondamentale sono i filtri. Non tutta la polvere è visibile: esistono particelle microscopiche che potrebbero tornare in circolo nell’aria, rendendo l’ambiente poco salutare. Per evitarlo, gli aspirapolvere montano filtri capaci di trattenere anche granelli piccolissimi, molto utili per chi soffre di allergie.

lunedì 3 novembre 2025

Il Villaggio Olimpico di Porta Romana: un nuovo cuore verde per Milano

A Milano, nell’area dello Scalo di Porta Romana, sta nascendo un progetto davvero speciale: il Villaggio Olimpico. Sarà uno dei luoghi principali delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, ma non finirà tutto con la chiusura dei Giochi. L’idea, infatti, è quella di creare un quartiere moderno, sostenibile e pieno di vita, che continuerà a servire la città anche dopo le Olimpiadi.

Durante i Giochi, il Villaggio ospiterà circa 1.400 atleti e atlete provenienti da tutto il mondo. Ci saranno palazzine moderne, spazi verdi, una grande piazza e aree comuni dove gli sportivi potranno rilassarsi, allenarsi o incontrarsi. Tutto è pensato per essere accogliente, pratico e rispettoso dell’ambiente.

Una delle cose più interessanti è proprio la sostenibilità. Il progetto prevede che oltre il 30% dell’energia arrivi da pannelli solari, e che l’acqua piovana venga raccolta e riutilizzata per irrigare i giardini e le aree verdi. Anche i materiali scelti per costruire gli edifici saranno ecologici e riciclabili. L’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto ambientale e creare un quartiere che possa essere un modello per il futuro.

Ma la parte più bella arriva dopo le Olimpiadi. Quando gli atleti se ne saranno andati, gli edifici del Villaggio verranno trasformati in residenze per studenti di cui Milano ha un enorme bisogno. Così, quella che per qualche mese sarà la “casa degli sportivi” diventerà la “casa dei giovani” che studiano a Milano. Ci saranno spazi per studiare, per incontrarsi, per coltivare orti urbani e vivere in modo sostenibile.

L’intera area dello Scalo di Porta Romana, che un tempo era un luogo industriale e un po’ abbandonato, tornerà a essere un punto vitale della città. Diventerà un quartiere aperto a tutti, con parchi, percorsi ciclabili, spazi pubblici e aree verdi.

Il Villaggio Olimpico è quindi molto più di un progetto sportivo: è un esempio di come un grande evento possa lasciare qualcosa di utile e duraturo. Non solo un ricordo delle Olimpiadi, ma un nuovo modo di vivere la città — più verde, più inclusivo e più attento all’ambiente.