Ecco le migliori scoperte sulle batterie che potrebbero arrivare
in commercio in un periodo più o meno breve: dalla ricarica wireless, alla ricarica superveloce.
In alcuni centri si studiano le batterie strutturali, cioè
integrate nella struttura, con l’utilizzo della fibra di carbonio come
elettrodo negativo (polo -) mentre il positivo è un composto di fosforo, ferro
e litio. Altri centri di ricerca invece hanno brevettato un elettrodo di carbonio
ultraveloce: nanotubi di carbonio allineati che potrebbero aumentare la potenza della batteria di dieci
volte, incrementare l'immagazzinamento di energia di tre volte, e aumentare il ciclo di vita di una
batteria di cinque volte.
I ricercatori dell'Università del Texas stanno sviluppando
una batteria agli ioni di litio che non utilizza il cobalto (poco diffuso,
costoso, con grandi problemi ambientali legati alla sua estrazione) ma nichel, manganese
e alluminio. Anche la Cina, ha
annunciato batterie senza cobalto destinate al mercato dei veicoli elettrici dotate
di una maggiore densità energetica, che potrebbe portare a un'autonomia fino a
800 km per le auto elettriche, allungando anche la durata.
In Australia stanno sviluppando una batteria al litio e
zolfo, superando le prestazioni degli ioni di litio, in grado di alimentare uno
smartphone per 5 giorni, oppure un’auto per 1000 km, con un impatto ambientale
minore rispetto e costi di produzione inferiori. Anche l’americana IBM, in
collaborazione con Mercedes afferma di lavorare su batterie che vanno oltre la
tecnologia degli ioni di litio, più
economica da produrre, che può caricarsi più velocemente degli ioni di litio.
Le batterie del futuro dovranno caricarsi in pochissimi
minuti senza degradarsi mentre oggi sappiamo che la ricarica veloce, ammesso
che si trovi la colonnina, se usata frequentemente danneggia a lungo andare la
batteria. I Giapponesi di Panasonic per esempio stanno lavorando su questo. In
più di un centro di ricerca si sta lavorando su batterie che utilizzano il
silicio, impropriamente chiamate anche batterie alla sabbia: si perché il
silicio è uno degli elementi chimici più diffusi nei minerali, e nella sabbia.
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