l riciclo della plastica, fino a oggi invocato come una
delle soluzioni per combattere l’inquinamento, non è più sufficiente.
Secondo uno studio della Scuola Agraria del Parco di Monza,
l’unica soluzione sarebbe quella di dare uno stop alla produzione e alla
commercializzazione dei prodotti usa e getta.
Secondo l’indagine, il riciclo – più volte indicato come
strada maestra da percorrere – sarebbe insufficiente per fermare
l’invasione della plastica.
Ipotesi questa supportata anche dai dati raccolti nel 2017
da Corepla (il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero
degli imballaggi in plastica), che mostrano come in Italia solo 4 imballaggi di
plastica su 10 di tutti quelli immessi sul mercato vengono effettivamente
riciclati; dei rimanenti, 4 vengono bruciati negli inceneritori – pratica
tutt’altro che priva di conseguenze negative per l’ambiente.
Un’altra soluzione sono le eco-plastiche. Per esempio la plastica
biodegradabile che si scioglie in acqua: un’idea rivoluzionaria, che aiuterebbe
a risolvere i gravi problemi all’ambiente e alla fauna marina.
La soluzione l’ha trovata un gruppo di ingegneri cileni,
usando il calcare al posto del petrolio. La nuova plastica, sarà di nuovo usata
nei supermercati e nei bar, ma la sua componente biodegradabile anzi solubile,
non inquinerà.
Oppure altre innovazioni, questa volta italiane, delle
plastiche biodegradabili ricavate da scarti di lavorazioni agricole.
Unico problema: sono più care delle plastiche tradizionali
fatte di petrolio. Ai governi tocca con la tassazione favorire le nuove plastiche
e disincentivare le vecchie inquinanti.
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