Se pensate che chiudere porte e finestre sia la cosa
migliore da fare per «lasciare fuori» l'aria inquinata siete sulla strada
sbagliata. Anzi, paradossalmente, è l'aria che respiriamo in casa quella
potenzialmente più inquinata. Secondo l'ultimo report dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità (Oms), al mondo nove persone su 10 respirano aria dai
valori medi al di sopra dei livelli raccomandati per la salvaguardia della
salute. Se l'aria «sporca» è causa di oltre 7 milioni di decessi l'anno,
quattro sono da imputarsi a quella degli ambienti chiusi. E non è finita qui:
l'inquinamento indoor così viene chiamato
in gergo è spesso causa di dermatiti,
fastidi agli occhi e alla gola, tosse e mal di testa. D'altra parte il 90%
della nostra vita si svolge in ambienti artificiali.
Tre grandi categorie. I pericoli arrivano da inquinanti
chimici, biologici e fisici, in parte di origine esterna e in parte interna. Responsabili
sono gli occupanti stessi degli ambienti e poi l'arredamento, i materiali edili
e gli impianti di condizionamento. Prelevando campioni di polvere nell'aria di
casa è possibile rilevare la presenza di oltre 40 sostanze potenzialmente
dannose. Quando si cucina. Tra gli inquinanti chimici, i più comuni sono i
composti organici volatili come il benzene, la formaldeide, il toluene, gli ossidi
di azoto e zolfo e il monossido di carbonio. Le cause sono diverse e vanno dal
fumo di sigaretta ai processi di combustione che si generano quando si cucina.
Ancora peggio se si utilizzano stufe a legna e caminetti. Insospettabili,
eppure sotto accusa, sono i materiali utilizzati per l'arredamento come la formaldeide.
Altre potenziali fonti «sporche» sono i prodotti per la pulizia e la manutenzione
della casa, oltre ai prodotti antiparassitari, alle colle e ai solventi. Tra
gli inquinanti biologici, invece, microrganismi e muffe: le loro colonie
possono moltiplicarsi negli impianti di umidificazione e nei condizionatori,
nei sistemi di riscaldamento e nei frigoriferi.
Poi c’è il pericolo radon, un gas naturale inodore e
insapore che viene generato dall'uranio nella crosta terrestre, in quantità
diverse da luogo a luogo. Molti suoli e molti materiali da costruzione ne
emanano una certa quantità: se all'aperto si disperde nell'atmosfera, nelle
case può concentrarsi nei locali interrati o seminterrati e al piano terra. Gli
studi epidemiologici dimostrano che l'esposizione a concentrazioni elevate di
radon aumenta il rischio di tumori polmonari.
Che cosa fare, allora? Se sul mercato ci sono diverse
soluzioni tecnologiche per purificare l'aria ma si può cominciare da tante
piccole accortezze. Gli esperti della Società di medicina ambientale sono
chiari: non fumare in casa, evitare temperatura e umidità elevate, aprire le
finestre almeno due-tre volte al giorno per cinque minuti. E poi utilizzare la
cappa quando si cucina, effettuare una corretta manutenzione degli impianti di
riscaldamento, usare con parsimonia prodotti per la pulizia e deodoranti,
rimuovere, se possibile, i tappeti, passare di frequente l'aspirapolvere, tenere in casa piante da appartamento.
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