domenica 8 luglio 2018

Inquinamento indoor: le insidie degli ambienti chiusi


Se pensate che chiudere porte e finestre sia la cosa migliore da fare per «lasciare fuori» l'aria inquinata siete sulla strada sbagliata. Anzi, paradossalmente, è l'aria che respiriamo in casa quella potenzialmente più inquinata. Secondo l'ultimo report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), al mondo nove persone su 10 respirano aria dai valori medi al di sopra dei livelli raccomandati per la salvaguardia della salute. Se l'aria «sporca» è causa di oltre 7 milioni di decessi l'anno, quattro sono da imputarsi a quella degli ambienti chiusi. E non è finita qui: l'inquinamento indoor  così viene chiamato in gergo  è spesso causa di dermatiti, fastidi agli occhi e alla gola, tosse e mal di testa. D'altra parte il 90% della nostra vita si svolge in ambienti artificiali.
Tre grandi categorie. I pericoli arrivano da inquinanti chimici, biologici e fisici, in parte di origine esterna e in parte interna. Responsabili sono gli occupanti stessi degli ambienti e poi l'arredamento, i materiali edili e gli impianti di condizionamento. Prelevando campioni di polvere nell'aria di casa è possibile rilevare la presenza di oltre 40 sostanze potenzialmente dannose. Quando si cucina. Tra gli inquinanti chimici, i più comuni sono i composti organici volatili come il benzene, la formaldeide, il toluene, gli ossidi di azoto e zolfo e il monossido di carbonio. Le cause sono diverse e vanno dal fumo di sigaretta ai processi di combustione che si generano quando si cucina. Ancora peggio se si utilizzano stufe a legna e caminetti. Insospettabili, eppure sotto accusa, sono i materiali utilizzati per l'arredamento come la formaldeide. Altre potenziali fonti «sporche» sono i prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, oltre ai prodotti antiparassitari, alle colle e ai solventi. Tra gli inquinanti biologici, invece, microrganismi e muffe: le loro colonie possono moltiplicarsi negli impianti di umidificazione e nei condizionatori, nei sistemi di riscaldamento e nei frigoriferi.
Poi c’è il pericolo radon, un gas naturale inodore e insapore che viene generato dall'uranio nella crosta terrestre, in quantità diverse da luogo a luogo. Molti suoli e molti materiali da costruzione ne emanano una certa quantità: se all'aperto si disperde nell'atmosfera, nelle case può concentrarsi nei locali interrati o seminterrati e al piano terra. Gli studi epidemiologici dimostrano che l'esposizione a concentrazioni elevate di radon aumenta il rischio di tumori polmonari.
Che cosa fare, allora? Se sul mercato ci sono diverse soluzioni tecnologiche per purificare l'aria ma si può cominciare da tante piccole accortezze. Gli esperti della Società di medicina ambientale sono chiari: non fumare in casa, evitare temperatura e umidità elevate, aprire le finestre almeno due-tre volte al giorno per cinque minuti. E poi utilizzare la cappa quando si cucina, effettuare una corretta manutenzione degli impianti di riscaldamento, usare con parsimonia prodotti per la pulizia e deodoranti, rimuovere, se possibile, i tappeti, passare di frequente l'aspirapolvere, tenere in casa piante da appartamento.

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