Fino a qualche anno fa la televisione serviva a vedere, la radio a sentire, il telefono a parlare. Ogni mezzo aveva una sua funzione precisa. Poi è cominciata quella che chiamano la "digitalizzazione dei media" e da allora tutto si è mescolato: puoi vedere la partita sul telefonino, un film sul computer, leggere un libro o ascoltare una canzonetta sul tablet.
Informazione, spettacolo, musica, sport, videogiochi viaggiano con maggior facilità e li trovi ovunque. E cambiato il modo di distribuirli e quindi anche il modo di consumarli. Si tratta soltanto di un progresso tecnologico, o anche culturale?
Cultura deriva dal verbo latino "colere" e nell'antica Roma aveva diversi significati: coltivare, abbellire, frequentare qualcuno, vivere. In altre parole, voleva dire crescere con un processo di sviluppo continuo, alimentato dalla capacità critica.
I nuovi mezzi, con il corollario di social network, senza dubbio sono un avanzamento. Ma tra un clic al cellulare e un like su Internet il rischio è di abbandonare la capacità di scegliere. E chi non sceglie, soccombe alle mode.
I ragazzi sanno bene che diventare utenti passivi, per pigrizia e incapacità di giudizio, spesso significa aprire le porte alla violenza e alla stupidità. Il pericolo, come sempre, non sta negli strumenti, ma in chi li usa.
Nessun commento:
Posta un commento