Il vecchio orologio del nonno in un prossimo futuro pare destinato a restare nel cassetto, cosi' come sullo scaffale il libro con la copertina staccata, il segno della botta sull'auto o l'orlo del pantalone lungo: c'e' il rischio, infatti, che nessuno sappia piu' porvi rimedio. A dare ascolto alle previsioni della Cgia di Mestre, nei prossimi 10 anni una lunghissima serie di lavori manuali dell'artigianato e dell'agricoltura sono a rischio estinzione. Il perche' e' presto detto: c'e' un problema di ricambio generazionale. La differenza tra gli occupati nei settori presi in esame che sono sopra i 55 anni e i 'giovani' tra i 15 e i 24 anni da' 385.700 unita': il numero di figure professionali che potrebbero mancare da qui al 2021.
La lista dei lavori a rischio, secondo li''associazione artigiani, include gli allevatori di bestiame nel settore zootecnico, i braccianti agricoli e una sequela di mestieri artigiani come i pellettieri, i valigiai, i borsettieri, i falegnami, gli impagliatori, i muratori, i carpentieri, i lattonieri, i carrozzieri, i meccanici auto, i saldatori, gli armaioli, i riparatori di orologi e di protesi dentarie, i tipografi, gli stampatori offset, i rilegatori, i riparatori di radio e Tv, gli elettricisti, gli elettromeccanici, addetti alla tessitura e alla maglieria, i sarti, i materassai, i tappezzieri, i dipintori, gli stuccatori, i ponteggiatori, i parchettisti e i posatori di pavimenti. Nella mappa delle principali professioni a rischio estinzione, anche figure professionali piu' ''generiche'' come gli autisti, i collaboratori domestici, gli addetti alle pulizie, i venditori ambulanti, gli uscieri e i lettori di contatori. Per arrivare alla mappatura di categorie professionali che potrebbero diventare solo un ricordo, la Cgia ha calcolato il numero di occupati presenti oggi nelle principali professioni manuali compresi nelle due fasce d'eta' e ha poi ha misurato il tasso di ricambio, riuscendo cosi' a stilare una prima graduatoria per mestieri. Infine ha stimato il numero delle figure che, presumibilmente, verranno a mancare nei prossimi 10 anni per ciascuna attivita'.
A pagare lo scotto del mancato ricambio nel confronto tra 'giovani' e 'vecchi' del mestiere, sul piano numerico, a guidare la graduatoria e' la categoria''Collaboratori domestici ed assimilati, addetti non qualificati a servizi di pulizia in imprese ed enti pubblici, spazzini e altri raccoglitori di rifiuti ed assimilati'' con -96.783; a seguire 'Autisti di autobus, tram, filobus, camion e mezzi pesanti' con un -51.503; poco piu' sotto 'Agricoltori e operai agricoli di vivai, in pieno campo, coltivatori di fiori' con -49.909.
'Falegnami, impagliatori, cestai e spazzolai'? -12.556; ''Sarti, modellisti, cappellai, tappezzieri, materassai, ricamatori a mano''? - 15.472. ''Premesso che non siamo in grado di prevedere se nei prossimi anni cambieranno i fabbisogni occupazionali del mercato del lavoro italiano - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - siamo comunque certi di tre cose. La prima: fra 10 anni la grandissima parte degli over 55 censiti in questa mappa lascera' il lavoro per raggiunti limiti di eta'.
La seconda: visto il forte calo delle nascite avvenuto in questi ultimi decenni, nel prossimo futuro si ridurra' ancora di piu' il numero dei giovani che entreranno nel mercato del lavoro, accentuando cosi' la mancanza di turn-over. La terza: se teniamo conto che i giovani ormai da tempo si avvicinano sempre meno alle professioni manuali, riteniamo che il risultato ottenuto in questa elaborazione sia molto attendibile''. Ma come si puo' invertire questa tendenza? Per Bortolussi e' ''difficile trovare una soluzione che in tempi ragionevoli sia in grado di colmare un vuoto culturale che dura da piu' di 30 anni''.
Bisogna, dice, rivalutare sul piano sociale il lavoro manuale e non pensare, come avviene in tante famiglie, che sia l'ultima spiaggia in presenza di fallimenti scolastici. ''Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull'apprendistato approvato nel luglio scorso - conclude Bortolussi - qualche passo importante e' stato fatto. Ma non basta. Bisogna fare una vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignita', valore sociale e un giusto riconoscimento economico'a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtu' aggiuntiva che rischiamo di perdere''.
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