Nel 1958 - cinquant’anni fa - moriva il fondatore di LEGO, Oleg Kirk Christansen.
La storia di LEGO parte dalla Danimarca, negli anni 30. Christansen era un semplice falegname di Billund: dopo il periodo della depressione del 1929, scelse di abbandonare la costruzione di mobili e accessori per passare ai giocattoli. Solo poco prima del 1950 l'azienda abbandonò il legno per passare alla plastica, la cui produzione assumeva sempre maggiore rilievo via via che le vendite aumentavano.
Perché è stato chiamato LEGO? Si tratta di due parole danesi, LEg e GOdt che in danese vuol dire "giocare bene". Nel 1958 venne scelta l'attuale conformazione, con l'attacco tipico del Lego, costituito da un cilindretto che si incastra a pressione tra quattro bottoncini rotondi, permettendo così ai mattoni di collegarsi solidamente l'un l'altro.
I "pezzi" disponibili per le costruzioni oggi sono di quasi 2500 tipi diversi. Dal 1963 per la loro realizzazione venne abbandonato l’acetato di cellulosa è impiegato l'ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene), una delle espressioni più pregiate, inalterabili e affidabili della plastica. I mattoncini di allora si incastrano ancora perfettamente con quelli prodotti oggi: non hanno perso il colore, hanno mantenuto la forma, sono inattaccabili dagli acidi. Per ottenere le costruzioni formate da elementi perfettamente allineati, come ben sa chi lo ha usato, l'ABS viene fuso in stampi calibrati di elevata qualità, con tolleranza degna di ben altri settori di mercato: solo 1 millesimo di millimetro. Ciò consente alle costruzioni di avere quell'aspetto "perfetto" e quell'incastro sempre uguale anche dopo anni di impiego; una delle doti, questa, che ha sempre distinto il LEGO dai suoi concorrenti.
Il 7 giugno 1968 fu creato il Parco Legoland a Billund (la città di Christansen), con elaborati modellini di città in miniatura interamente costruiti con i mattoncini LEGO. Il parco di 12.000 metri quadrati ebbe nel primo anno 625.000 visitatori e nei vent'anni successivi crebbe di dimensioni fino a diventare otto volte la grandezza originale, e raggiungere la media di circa un milione di visitatori l'anno. Nel 1970 la LEGO occupava oltre 900 dipendenti ed era la più grande azienda europea di giocattoli. Nel 1992, usando prodotti LEGO, furono stabiliti due record nel Guinness dei primati: un castello composto da 400.000 mattoncini di 4,45 metri x 5,22 costruito e pubblicizzato dalla televisione svedese ed una ferrovia lunga 545 metri, con tre locomotive.


Oggi per noi è il primo giorno di scuola a differenza della maggioranza delle scuole italiane che iniziano lunedì 15 settembre. Ma oggi, per felice coincidenza, si celebra nel mondo, su iniziativa dell’ONU, la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Vi propongo il messaggio del direttore dell’UNESCO, ossia l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dell’educazione, la scienza e la cultura.
Mettete un monopolista contro l’altro, in settori di mercato talmente simili ed estesi da finire con l’avvilupparsi in una sola, colossale entità. Ciascuno dei due contendenti non si limiterà alla difesa del proprio impero marcando i confini col filo spinato: c’è un istinto che li spinge a partire all’attacco per sconfinare, creare scompiglio nel business altrui e mettere in discussione la supremazia del rivale. Tra Microsoft e Google sta andando esattamente così: alla prima non basta dominare nei programmi-base che fanno 'girare' i computer e li proiettano su Internet, così come l’altra non si accontenta più di spadroneggiare nel settore dei motori di ricerca, indispensabili per reperire informazioni nel Web. Entrambe da tempo hanno sbaragliato di fatto ogni forma di vera concorrenza accaparrandosi i tre quarti delle rispettive torte di mercato. Ma tra questi due protagonisti incontrastati dell’era tecnologica non è più pensabile la coesistenza da buoni vicini in una società sempre più largamente mediatizzata, che si è ormai resa dipendente dalla rete digitale al punto da non poter prescindere dalla navigazione online e dai sofwtare che la rendono possibile. Un buon 'browser' per navigare in rete (programma quasi sempre fornito da Microsoft, con le varie versioni di Explorer) e un motore di ricerca per trovare ciò che serve (quello di Google, nella gran parte dei casi) sono strumenti indispensabili per chiunque accenda l’interruttore di un computer, fatta salva l’attiva pattuglia di intenditori che usano programmi come Linux. Ma quando su Internet convergono informazioni che mescolano il testo e le immagini, il video con la musica, la grafica tridimensionale con un’interazione sempre più estrema – come accade oggi –, l’accesso alle profondità della rete e l’esplorazione di quel che vi brulica si confondono sino a trasformarsi in una sola attività complessa. Un invito a darsi battaglia per il dominio del Web, in pratica. Ed è la storia cui stiamo assistendo da alcuni mesi, puntata dopo puntata. L’ultima notizia di ieri. All’offensiva sferrata – peraltro invano – dall’azienda di Bill Gates per strappare a Google il primato della ricerca (tentando di acquistare Yahoo, secondo motore di ricerca) ha risposto infatti la società creata dalla coppia Sergey Brin & Larry Page (Google) con una mossa solo a prima vista sorprendente. Lanciando Chrome, il programma per navigare su Internet destinato a disturbare il primato di Microsoft, Google ieri ha messo in campo assai più che un competitore di Explorer: l’allegro marchio multicolore del motore di ricerca più cliccato del mondo ormai gareggia infatti per notorietà globale con la Coca-Cola, e ogni novità annunciata dall’azienda californiana finisce con l’imporsi per la forza dei numeri e del marketing. La stessa strategia sin qui usata da Microsoft, che è riuscita a spuntarla quasi senza combattere nel settore dei programmi per l’accesso al Web grazie al suo primato assoluto nei sistemi operativi (da Windows al più recente Vista), senza i quali – si può dire – un computer nemmeno si accende. Chi compra un Pc trova il pacchetto di Microsoft già installato, un fatto che è già costato a Gates più di una costosa grana con le autorità antitrust. Ora Google segue la stessa strada, sospinta quasi per inerzia dall’enorme forza acquisita nella parte informatizzata del globo. Senza di me dove vai? sembrano dirci entrambi gli aspiranti monopolisti di Internet, sgomitando con crescente ostilità. Un duello nel quale si giocano cifre imponenti, e una fetta della nostra libertà di comunicare. Chrome lancia la sfida a Explorer. Un nuovo capitolo della battaglia tra due monopolisti che si insidiano nei rispettivi mercati (Avvenire)