mercoledì 7 settembre 2011

L'enigma di Alice

cioccolatini.jpgAlice ha una nonna, di nome Carla, appassionata di enigmi matematici.


Un giorno la nonna le mostra 9 cioccolatini e 4 sacchetti di carta e le dice: "Ti regalerò tutti i cioccolatini se sarai in grado di infilarne un numeero dispari in ogni sacchetto"!


Alice riflette un po' e poi trova la soluzione, guadagnando tutti i cioccolatini. Sapresti dire come?

lunedì 5 settembre 2011

A scuola un'ora dopo e la pagella migliora

sleepschool.jpgSvegliarsi presto per gli adolescenti è una gran faticaccia. Ma non è solo questione di pigrizia: più di uno studio scientifico ha dimostrato che l'orologio biologico dei ragazzi gira in ritardo di almeno un'ora o due rispetto a quello dei bambini e degli adulti.


Colpa della melatonina - l'ormone che regola l'alternanza di veglia e sonno - che entra in azione in ritardo. Forte dei dati scientifici, Paul Kelly - preside della Monkseaton School diTyneside, nel nord dell'Inghilterra - ha messo in atto un esperimento senza precedenti: per tutto lo scorso anno scolastico ha posticipato di un'ora l'inizio delle lezioni, consentendo ai ragazzi di entrare in classe alle dieci.


La cosa non è piaciuta a tutti ma il preside — accusato di eccessiva indulgenza verso la pigrizia dei suoi alunni e di grande stravaganza - ha ottenuto risultati straordinari: quei sessanta minuti di sonno in più hanno fruttato ottime pagelle, i voti migliori degli ultimi 40 anni.


Alle nove del mattino, i ragazzi erano a malapena svegli - ha spiegato Kelly - e la loro capacità di concentrazione molto compromessa. È stato sufficiente lasciarli dormire a volontà per averli in classe riposati, vigili e pronti a imparare.


Bastasse sempre così poco.

domenica 4 settembre 2011

Chi ha inventato il calcio-balilla?

calciobalilla.jpgAlexandre Campos Ramirez nacque a Fisterra, in Galizia, nel 1919. Conosciuto come Alexandre de Fisterra o Alexandre Finisterre in onore della sua città, cominciò a lavorare a Madrid come editore indipendente, vendendo i suoi giornali per strada. Nel 1936, durante la Guerra civile spagnola, rimase ferito in un bombardamento. Nelle giornate passate in ospedale, a Montserrat, notò che insieme a lui erano ricoverati molti bambini, alcuni dei quali presentavano gravi mutilazioni e mai più avrebbero potuto giocare a pallone.


Finisterre, appassionato di ping-pong, si disse: se è possibile giocare a tennis su un tavolo, perché non giocarci anche a calcio? Così, aiutato dal falegname basco Francisco Javier Altuna, costruì un prototipo di calcio-balilla.


In realtà qualcosa di simile era già stato inventato in Germania da Broto Wachter che, sei anni prima, ne aveva realizzato una versione più semplice senza le sagome dei giocatori, ma il modello di Finisterre è quello che segna la nascita del calcio-balilla moderno.


Finita la guerra, Finisterre brevettò la sua invenzione, ma la sfortuna era in agguato: mentre valicava il confine tra la Spagna e la Francia portando con sé tutti i documenti del brevetto, un tremendo acquazzone li ridusse in poltiglia.


A Parigi brevettò il voltapagine a pedali per gli spartiti dei pianisti, ma poi fu costretto a fuggire ancora, prima in Ecuador e poi in Guatemala, dove perfezionò e iniziò a fabbricare il calcio-balilla.


Al suo ritorno in Spagna, dopo la caduta del regime dittatoriale del generale Franco, il calcio-balilla era già diventato un successo, so¬rattutto grazie a Marcel Zosso, un imprenditore di Marsiglia che già nel 1947 aveva iniziato a produrre e a distribuire il gioco nel sud della Francia. Due anni dopo Zosso decise di esportarlo anche in Italia, dove arrivò in treno una notte di dicembre del 1949, trovando i fornitori soprattutto tra i produttori di casse da morto.


Fu così che nel gennaio del 1950 comparve il primo calcio-balilla italiano, prodotto dalla famiglia Cariando, oggi il principale produttore italiano. Il calcio-balilla, così chiamato in Italia perché usato nella riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra, gli ex balilla, è diventato negli anni seguenti uno dei giochi da bar più praticati al mondo, approdando nel 2008, seppure in via sperimentale, ai Giochi Olimpici di Pechino.

sabato 3 settembre 2011

L'orgoglio di arrivare ultimo

pistorius.jpegArrivare ultimi a un Mondiale d'atletica ed essere felici come se si fosse vinta la medaglia d'oro.Voi direte: non si può. E invece è possibile. Ma solo se si è un atleta eccezionale, come il 24enne sudafricano Oscar Pistorius, ultimo a tagliare il traguardo della semifinale dei 400 metri sulla pista di Daegu (Corea del Sud), ma a petto in fuori e con l'orgoglio di chi - nella storia dello sport - verrà ricordato come il primo atleta disabile ammesso a una gara per normodotati.


Un'impresa straordinaria: Oscar non aveva neppure uh anno quando per una grave malformazione gli amputarono le gambe. Eppure quel marmocchietto che sprizzava vita da tutte le parti, non voleva saperne di starsene fermo, piantato lì in casa come un palo. Cominciò a uscire e a praticare tutti gli sport, dalla pallanuoto al ruvidissimo rugby, dove servono spalle e gambe forti per resistere agli urti violenti in mischia.Tutto questo Oscar è riuscito a farlo grazie alle protesi che con il tempo sono diventate sempre più tecnologiche. Con quelle al posto delle gambe e dei piedi che non ricorda di avere mai avuto, Pistorius è diventato il disabile più veloce del pianeta. Irraggiungibile per quelli della sua categoria, atleti paralimpici.


Ma quando ha iniziato a battere gli awersari dotati di gambe e piedi naturali, allora qualcuno ha insinuato che quei successi derivassero proprio dalle sue protesi. Una commissione scientifica si pronunciò: quegli arti al carbonio «a ogni appoggio restituiscono il 90% dell'energia trasmessa alla pista, anziché il 60% come un piede umano».Tradotto: il ragazzo vince solo grazie all'aiuto della tecnologia. Ma quelle stesse protesi inserite nel fisico di un altro atleta disabile non garantirebbero le prestazioni che Pistorius ha ottenuto in questi anni grazie al talento e al sacrificio quotidiano, frutto di ore e ore di allenamento. Solo così l'atleta è riuscito a strappare il tempo necessario per sfidare i campioni normodotati.


Ha fatto la sua corsa, è arrivato ultimo, ma ha dimostrato che con la passione e la forza di volontà anche un uomo senza gambe può correre insieme agli altri. E se riesce a tagliare il traguardo, è una vittoria per tutti.

venerdì 2 settembre 2011

L'invenzione dello Scotch

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Richard Drew cominciò a lavorare nel 1923 alla Minnesota Manufacturing and Mining Company di Saint Paul, Minnesota, nota in tutto il mondo come 3M. La società produceva principalmente carta vetrata e Drew fu incaricato di testarne un nuovo tipo, la Wetordry, ideata per scrostare il colore dalle parti in lamiera delle auto.


All'epoca erano di moda le auto bicolore, ma per gli operai addetti alla verniciatura erano un incubo: avevano infatti grossi problemi nel tracciare un confine netto ogni volta che dovevano utilizzare due colori diversi. Osservando alcuni operai in una carrozzeria, Drew cominciò ad appassionarsi al problema. Abbandonò il suo lavoro sulla Wetordry e si mise a cercare una soluzione alla questione appena scoperta.


Nel 1925, dopo molti esperimenti, registrò il brevetto del nastro per le mascherature, che veniva attaccato, senza incollarsi in modo permanente, alla carrozzeria delle auto. In questo modo dipingendo le sbavature finivano sul nastro, e quando questo veniva tolto i contorni fra i colori restavano netti: al limite si colorava un po' il nastro stesso, ma il risultato finale era perfetto.


Mentre Drew studiava la quantità giusta di colla da mettere sul prodotto, il capofficina, esasperato dal fatto che il nastro non rimaneva mai attaccato a lungo, gli gridò di riprenderselo e di dire ai suoi pa-droni scozzesi di metterci più adesivo sopra. "Scozzesi", in lingua inglese Scotch, è spesso usato come sinonimo di "risparmiatori".


Drew si mise al lavoro, studiando le tipologie di collanti che meglio si adattavano allo scopo e sperimentandole su diversi materiali. Nel 1930 brevettò lo scotch, un nastro a prova di acqua, trasparente e applicabile con la semplice pressione delle dita. Il suo utilizzo passò rapidamente dalle autorimesse al settore alimentare, dove fu impiegato per sigillare i sacchi della spesa e i contenitori per il cibo, estendendosi successivamente a ogni settore della vita e del lavoro.


Fu una grande invenzione, particolarmente apprezzata negli anni della Grande depressione: grazie allo scotch fu più facile riparare gli oggetti che si rompevano, evitando di doverne comprare di nuovi. Libri, giocattoli, finestre, persine vestiti e banconote strappate vennero riparati grazie al nastro adesivo di Drew, che oggi trova posto nelle case e negli uffici di tutto il mondo.


 

mercoledì 31 agosto 2011

La scoperta del vetro infrangibile

vetro.jpgImmaginiamo il classico laboratorio ricolmo di ampolle, alambicchi, provette in cui bollono liquidi improbabili, e uno scienziato che, solitario, si muove maldestramente e affannosamente al suo interno: all'improvviso, una disattenzione, la rabbia dello scienziato e subito dopo la constatazione di un'incredibile scoperta.


È quanto accadde al chimico francese Edouard Benedictus, pittore, scrittore, musicista e appassionato di chimica molto conosciuto nell'ambiente culturale parigino a cavallo tra Ottocento e Novecento.


Un giorno del 1903 Benedictus era nel suo laboratorio quando, voltandosi, urtò un tavolo e fece cadere una bottiglia di vetro che vi era appoggiata sopra. Passata la rabbia per la disattenzione, notò subito che il fiasco, pur essendosi frantumato, non aveva lasciato cadere nemmeno una scheggia sul pavimento. Superato il primo momento di stupore, Benedictus si accorse che nella parte interna della bottiglia si era formata una patina di collodio, una soluzione di nitrocellulosa mischiata ad alcol ed etere, che ai tempi si adoperava come adesivo. 


L'evaporazione del liquido aveva formato una sottile pellicola, simile alla plastica, che, aderendo alla superficie interna della bottiglia, aveva impedito che il vetro andasse in mille pezzi. Sul momento il chimico francese non pensò di sfruttare la scoperta; rimise in ordine il laboratorio e tornò al suo lavoro.


L'occasione gli fu offerta qualche giorno dopo da alcuni articoli di giornale, che riportavano la notizia di incidenti stradali in cui i passeggeri avevano riportato gravi ferite a causa della rottura del parabrezza. Solo allora Benedictus andò nel suo laboratorio, deciso a investigare sulla strana pellicola che aveva impedito alla bottiglia di rompersi: dopo una giornata intera di prove ed esperimenti riuscì a produrre una lastra di vetro composita, costituita da due lastre di vetro normale tenute insieme da una pellicola adesiva di collodio che ne impediva la frantu-mazione in schegge. Chiamò il suo prodotto Triple, per ricordare la sua tripla stratificazione. Nacque così il vetro infrangibile, usato sia nel settore automobilistico, dove ogni giorno salva la vita a molte persone, sia nell'edilizia, dove ha avviato la nascita delle costruzioni in vetro.