Secondo il modello dell’economia lineare, la vita di ogni prodotto è scandita essenzialmente da cinque tappe: estrazione, produzione, distribuzione, consumo e smaltimento. Questo vuol dire che l’industria estrae le materie prime vergini, le trasforma per produrre beni di consumo utilizzando lavoro ed energia, distribuisce i prodotti al consumatore, il quale, dopo averli utilizzati, procede allo smaltimento degli “scarti” e, quindi, dei prodotti stessi ormai diventati “rifiuti”.
Purtroppo questa vita dei prodotti, nonostante le differenti e ingenti quantità di materie prime vergini utilizzate per la loro produzione, l’energia utilizzata (e anche l’inquinamento prodotto) per la loro realizzazione, è piuttosto breve. Basti pensare che la vita di un bicchiere di plastica può durare anche solo il tempo di un semplice sorso d’acqua!
E’ oggi riconosciuto a livello mondiale che questo impiego delle risorse, unito alla costante crescita demografica, all’aumento dei consumi e all’utilizzo spesso poco efficiente delle risorse, non è più sostenibile. Se questa tendenza dovesse continuare all’attuale ritmo, nel 2050 ci troveremmo ad aver bisogno di due pianeti. Per questo dobbiamo essere tutti capaci di lasciare l’economia lineare e passare ad un altro tipo di economia: l’economia circolare.
L’economia circolare consiste nel conservare il più a lungo possibile il valore dei materiali e dell’energia utilizzati per fabbricare i prodotti, in un’ottica di condivisione, prestito, riparazione, ricondizionamento, ma anche recupero e riutilizzo che portano a “mantenere in vita” i prodotti il più a lungo possibile e a ridurre al minimo la produzione di rifiuti e soprattutto il loro smaltimento in discarica.
L’Unione Europea nel 2018 ha emanato nuove norme che aiutano a produrre meno rifiuti attraverso misure di prevenzione e di responsabilità del produttore al fine di realizzare prodotti più facilmente separabili o differenziabili, misure contro l’obsolescenza programmata dei prodotti, sistemi di cauzione-rimborso per una raccolta più efficiente di prodotti e materiali usati. La riduzione dei rifiuti dovrebbe passare anche da pratiche di “simbiosi industriale”, basate sul presupposto che quello che è scarto per una ditta può essere una risorsa per un’altra azienda.
Una volta che il prodotto ha però terminato la sua funzione, l’economia circolare, in accordo con la gerarchia dei rifiuti, ci chiede di reintrodurre i materiali di cui il bene è composto nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.
La strada è lunga, difficile e nuova, ma è necessario percorrerla se vogliamo un mondo sostenibile.
Nessun commento:
Posta un commento