Il nomade digitale ha un lavoro, spesso è un freelance (un lavoratore autonomo), ma non ha un posto in cui debba recarsi obbligatoriamente per poter lavorare. Per capirci, non necessita di stare in ufficio in quanto svolge mansioni che possono essere effettuate da remoto.
Si tratta di una figura nata grazie ad Internet che ha trovato nella Rete una soluzione con cui conciliare produttività e delocalizzazione. Il Web consente infatti di dematerializzare gran parte di ciò che reputiamo indispensabile per la gestione della nostra vita professionale.
Un pc portatile e uno smartphone consentono di archiviare foto, scaricare e leggere libri, ascoltare musica e visualizzare video in streaming, prenotare voli e alberghi, gestire risparmi e investimenti, conservare i propri contatti, partecipare a videoconferenze con clienti e collaboratori, telefonare, pagare, emettere fatture e, naturalmente, svolgere qualsiasi mansione che possa essere portata a termine digitalmente.
Non stupisce quindi che, molto spesso, i nomadi digitali operino in settori dove la creatività è una componente fondamentale, tra loro troviamo quindi scrittori, giornalisti, programmatori, Web designer, pubblicitari, artisti, social media manager, influencer e tanti altri professionisti che non di rado sono riusciti a trasformare la propria passione in un lavoro, liberandosi contestualmente dal vincolo delle “quattro mura” di un ufficio e del cartellino da timbrare al mattino.
In un Mondo in cui milioni di lavoratori hanno improvvisamente scoperto il lavoro agile a causa di una pandemia globale, i nomadi digitali sono nativamente degli smart worker: per loro il lavoro da remoto non è l'eccezione o la novità, ma la normalità.
Il vantaggio non è solo per il lavoratore ma anche per le aziende che possono accedere ad una platea molto più vasta di lavoratori non essendo più limitate dal vincolo territoriale o dalla disponibilità o meno delle persone di trasferirsi per ragioni lavorative.
Chi, come ancora oggi buona parte delle persone, ha scelto un'occupazione da svolgere in ufficio sa che i suoi spostamenti sono determinati quasi sempre dalla necessità di raggiungere il posto di lavoro. Per i viaggi a corto raggio si devono aspettare invece i fine settimana, per quelli a lungo raggio le ferie. I nomadi digitali non hanno questo problema, si spostano quando lo desiderano perché non hanno i vincoli del lavoro “in presenza”.
Essere un dipendente che ha l'obbligo di rispettare orari rigidi significa spesso dover condizionare le proprie scelte a quelle dell'azienda presso la quale si è impiegati. Vacanze escluse (e non sempre) la maggior parte delle giornate saranno scandite dal lavoro, dai rapporti non sempre distesi con i colleghi, dalle decisioni non sempre condivise dei dirigenti e dalle politiche aziendali che devono essere rispettate come da contratto. Un dipendente deve, per forza di cosa, adattarsi al contesto in cui opera, un nomade digitale è, invece, per sua natura, un “indipendente” che ha il pieno controllo sul proprio tempo e sulle proprie priorità di vita.
Essere indipendenti significa anche poter scegliere in che condizioni lavorare: banalmente un nomade digitale non è costretto a vivere in un posto freddo e piovoso se non lo desidera perché il suo stile di vita lavorativo gli consente di trasferirsi senza particolari problemi.
Secondo il primo rapporto sui Nomadi Digitali in Italia la maggior parte delle persone che appartengono a questa categoria avrebbe un età compresa tra i 30 ed i 50 anni.