Qual è stato l’impatto della pandemia su chi aveva scelto già da tempo l’isolamento volontario? C’è l’hikikomori che, prima del lockdown, stava cercando di uscirne ma con la pandemia, tutti a casa, la guarigione, è stata rinviata.
Chi stava cercando di resistere alla tentazione di isolarsi che col lockdown potrebbe aver assaporato i ‘piaceri’ dell’isolamento e quindi potrebbe essersi convinto ancora di più della sua scelta. C’è poi chi non aveva alcuna intenzione di uscirne: in questo caso i genitori potrebbero aver sottovalutato il problema, distratti dal fatto che ‘siamo tutti in casa, è normale’.
Per capire meglio il fenomeno è necessario ricordare che non è vero che la pandemia ci ha resi tutti hikikomori solo perché siamo stati costretti a rimanere in casa per periodi più o meno lunghi di tempo: c’è molta differenza, infatti, tra un isolamento volontario e uno forzato. L’hikikomori vive spesso il proprio ritiro come una scelta, nel caso della pandemia invece è stato un obbligo imposto.
L’hikikomori prova una solitudine non fisica ma psicologica: una condizione dell’individuo che consiste nel non sentirsi riconosciuto dagli altri, apprezzato e benvoluto nella propria versione autentica, senza maschere o comportamenti dissimulati.