I ricercatori americani della Cornell University hanno recentemente pubblicato uno studio secondo cui il nostro pianeta sarebbe ben due volte più polveroso rispetto a quanto non lo fosse cento anni fa. Per arrivare a questa conclusione sono stati compiuti numerosi test specifici sul tasso di deposito della polvere nel corso del tempo in differenti ambienti acquatici e terrestri.
C’è da preoccuparsi per quanto emerso? Purtroppo come spesso accade per queste ricerche su ampia scala, anche in questo caso c’è molta incertezza sulle possibili ripercussioni al pianeta; nonostante ciò i ricercatori americani si starebbero orientando su due ipotesi ovvero sul fatto che potrebbero esistere effetti sia sulla temperatura globale che sulla desertificazione.
Si è infatti abbastanza concordi nel concludere che l’elevata presenza di pulviscolo, data la sua capacità di fungere da schermo alle radiazioni solari, nell’ultimo secolo si sarebbe rivelata un’efficace contromisura al riscaldamento globale; in sostanza si è convinti che senza questo fenomeno la temperatura media globale sarebbe potuta essere addirittura più alta rispetto all’attuale. La seconda ipotesi invece riguarda la diminuzione delle precipitazioni vista la capacità della polvere di influenzare la formazione delle nubi; si è quindi abbastanza certi che l’aumento delle aree desertiche e la diminuzione delle piogge nel pianeta possano essere eventi riconducibili al manifestarsi del fenomeno.
Nell'immagine potete vedere la nostra Pianura Padana. In quanto a livelli di inquinamento sta un buona compagnia con le aree più inquinate del pianeta (l'area metropolitana di new York, i Paesi Bassi ma soprattutto la Cina più industrializzata). La nebbiolina che vedete non è vera nebbia e nemmeno nuvole ma micropolveri che si estendono fin sull'Adriatico.
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