giovedì 16 marzo 2023

Polveri sottili fuori controllo

La concentrazione di polveri sottili che quotidianamente respiriamo non può dirsi sicura praticamente in nessun luogo sulla Terra: secondo la prima mappatura accurata dei livelli globali di PM2.5, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet, soltanto nello 0,18% della terraferma si respira una quantità di particolato al di sotto dei limiti fissati dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ai fini di tutelare la salute umana. Significa che appena lo 0,001% della popolazione terrestre è esposta a livelli medi annuali di PM2.5 inferiori ai 5 µg/m³ (dove 1 microgrammo - simbolo μg - corrisponde a 1 millesimo di milligrammo), la soglia che non andrebbe superata.

Il termine PM2.5 si riferisce alle polveri sottili, ossia le particelle sospese nell'aria, aventi dimensioni minori o uguali a 2,5 micron (1 micron - simbolo µm - corrisponde a un millesimo di millimetro). Queste polveri sottili si riconoscono perché sono quelle che tipicamente riducono la visibilità dell'aria e causano una specie di nebbiolina diffusa se presenti in concentrazioni elevate, quello che chiamiamo comunemente smog.

L'effetto di queste polveri sottili sulla salute è particolarmente preoccupante perché hanno dimensioni tali da penetrare facilmente nelle vie respiratorie profonde e da lì nella circolazione sanguigna. L'esposizione al PM2.5 è stata collegata a un aumento di ricoveri per patologie respiratorie e cardiovascolari, di asma e bronchiti croniche, di tumori ai polmoni, ma anche a patologie apparentemente poco collegate come basso peso alla nascita, effetti sulla salute mentale, diabete, ridotta fertilità. Le fonti del particolato sono per lo più gli scarichi dei veicoli, degli impianti industriali, del riscaldamento, e i fumi degli incendi boschivi.

L'analisi ha rivelato che negli ultimi due decenni le concentrazioni annuali di PM2.5 in Europa e Nord America sono diminuite, mentre sono aumentate in Asia meridionale, Australia, Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi.  La ricerca fornisce un quadro più chiaro (e sconfortante) della situazione globale dell'aria che respiriamo. Secondo l'OMS, quasi l'80% dei decessi legati al PM2.5 potrebbe essere evitato nel mondo se gli attuali livelli di inquinamento atmosferico fossero ridotti entro i limiti dettati dall’OMS.

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